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Il nuovo che avanza: dagli USA arrivano i Wheat Wine Ale

Da appassionati dobbiamo ammettere che la scena della birra artigianale americana è davvero affascinante. Il fermento in atto negli Stati Uniti è paragonabile a quello di altre realtà (compresa l’Italia), ma negli anni si è realizzato in maniera decisamente “invadente”, riuscendo a imporsi nelle abitudini di tanti consumatori e ottenendo un certo grado di emancipazione. Rappresentano probabilmente la nazione birraria più innovativa, capace ormai di dettare mode e tendenze anche nelle tradizionali potenze brassicole europee. Tra le tante novità provenienti dagli USA, bisogna segnalare anche la nascita di nuovi stili. In passato vi ho parlato delle Cascadian Dark Ale (anche dette Black IPA), oggi invece andremo alla scoperta di una nuova tipologia in forte ascesa: quella dei Wheat Wine Ale.

Un articolo pubblicato recentemente sul magazine online Imbibe si è concentrato proprio su questo giovanissimo stile birrario. Come potete intuire dal nome, è identificato da birre assimilabili ai Barley Wine, ma che nella ricetta prevedono un largo uso di frumento. Sono dunque produzioni dall’alta gradazione alcolica (possono tranquillamente superare il 10%), pensate per scaldare il consumatore soprattutto nei mesi più freddi. La quantità di frumento può raggiungere cifre ragguardevoli, anche superiori al 50% del totale fermentabile.

L’abbondante impiego di frumento chiaramente si ripercuote a livello organolettico. Di base l’ingrediente è in grado di aggiungere morbidezza insieme a una leggera acidità, oltre che a rendere il gusto più “rotondo” e a migliorare la resa della schiuma. In quantità elevate, il grano inoltre aggiunge un particolarissimo aroma di caramello, ben distinguibile anche nel retrogusto. In termini generali l’aggiunta di frumento contribuisce a rendere queste birre molto bevibili, favorendo dunque la creazione di produzioni definibili “dangerous drinkable” (o “troublicious”, come suggerisce Garrett Oliver).

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Come si può leggere su Beeradvocate, oggi i Wheat Wine Ale prodotti in america sono tantissimi e addirittura c’è una pagina del sito dedicata a questo stile. Compaiono inoltre tra  le linee guida del concorso del GABF, che prevedono la sottocategoria omonima nella tipologia residuale delle Other Strong Beer.

Una nota curiosa su questo stile riguarda le modalità (forse già intrise di leggenda) con le quali è nato. A metà degli anni ’80 Phil Moeller, ai tempi birraio della californiana Rubicon, commesse un grave errore durante una cotta, aggiungendo per sbaglio una quantità di frumento ben superiore rispetto alla ridottissima percentuale prevista dalla Winter Ale che stava brassando. Come da consuetudine brassicola, invece di buttare tutto decise di concludere la produzione per assaggiare la mostruosità che sarebbe uscita fuori. A differenza delle previsioni, la birra risultò a tal punto deliziosa che Moeller la trasformò nella produzione celebrativa per il primo anniversario del birrificio.

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Da quel momento molti birrai americani furono incuriositi dalla birra della Rubicon e iniziarono una fase di sperimentazione spasmodica, spesso con inquietanti variazioni sul tema (come l’aggiunta di bretta e miele per la Wheat Wine di COOP Ale Works). Estremismi a parte, le Wheat Wine entrarono nella gamma produttiva di tanti birrifici, decretando la nascita di un stile assolutamente inedito.

Una delle interpretazioni più celebri è quella di Smuttynose, produttore non difficile da reperire anche in Italia. Nella recensione apparsa su Una birra al giorno è raccontata un’altra curiosa vicenda legata allo stile, che per il suo nome incontrò inizialmente l’opposizione dell’agenzia federale per l’alcool e il tabacco. Secondo l’ente, infatti, la presenza del termine “wine” nel nome poteva risultare fuorviante per il consumatore (deficiente), convinto di acquistare un vino al posto di una birra. L’obiezione fu semplice: sul mercato erano consentita la vendita di Barley Wine, quindi il blocco alle Wheat Wine era insensato. Alla fine Smuttynose ebbe la meglio, non prima però di due anni passati senza la possibilità di commercializzare il prodotto.

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Così come è successo per le Cascadian Dark Ale, non è difficile immaginare un grande successo anche per le Wheat Wine Ale. Sicuramente a breve anche i birrai europei si cimenteranno con questa nuova tipologia, tra i quali non mancheranno quelli italiani. Ma probabilmente se ne riparlerà il prossimo anno, visto che fino a oggi non ho notizie di Wheat Wine italiani in maturazione.

Avete avuto possibilità di assaggiare un Wheat Wine? Che ne pensate di questo nuovo stile, vi stuzzica il palato?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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40 Commenti

  1. io lo incrociai già 6 anni fa al mio primo viaggio oltreoceano. non mi pare che nel frattempo abbia raccolto tutto questo successo…

    le American Black Ale (Cascadian lo trovo più tremendo che Black IPA) hanno molto più appeal, anche se meno interessanti secondo me

    • non san più cosa inventarsi. gente che si autocelebra nei retroetichetta come inventori delle White IPA. una volta erano gli altri a riconoscerti padre di qualcosa che si era affermato, non tu nel momento stesso in cui lo proponi. una roba patetica e tristissima

      c’è da dire che i Wheat Wine, come già detto, esistono da un bel pezzo. e il fatto che non siano l’invenzione di qualche markettaro dell’ultimora me li rende simpatici

  2. Non me la saprei immaginare una birra di frumento di una corposità e di una gradazione alcolica di una barley….il bello delle birre di frumento che con quel buon sapore acidulo e con una gradazione alcolica contenuta sono birre beverine anche in pienissima estate….forse non mi piacerebbe. Invece magari una oatmeal wine potrebbe essere una buona idea, e anche se non a livello barley wine ne esistono già con gradazioni “cazzute” 😀 la birra di segale mi manca invece….di ogni tipo 😛

    • Se parliamo di Weiss e delle loro cugine belghe le Blanche/Witt sì, ma…
      Bhè, la Weihenstephan Vitus fa 7.7°, io dopo il 3° litro inizio ad accusarla lievemente, al 4° ancora non ci sono arrivato.
      Pure la Mikkeller Not Just Another Wit, che è un imperial witt sta a 7.6°, bbona come ‘na cosa bbona!
      Non stiamo a gradazione alla Barley wine ma stiamo messi benino.

  3. So Bbone?
    Se lasciano beve?
    Te ne poi beve ‘n secchio e er giorno dopo nun c’hai er mar de testa de Cristo?

    Allora va tutto bene, son curioso e ne cercherò qualcuna, che poi letta così sembra una sorta di superweizenbock o superimperialwitt, avendo frumento e altri cereali a maltare….

  4. Noi ( birrificio BQ ) abbiamo appena messo una nuova birra nei locali BQ, di stile American wheat ( Emma ) dedicata alla mia bambina appena nata.Chi l’ha provata?

    • Stavo pensando anche io ad aventinus, ma in particolare alla weizen icebock che fa 12%.
      Io ne ho bevute un po’ sia fresche che con 3 / 4 anni alle spalle ma non ho mai bevuto un wheatwine quindi non sono in grado di fare paragoni.
      Magari un’american Wheat Wine è piu’ tipo una American Barley Wine (che per inciso secondo me non è sempre molto differente da una imperial ipa)
      Quindi magari qualcosa di un po’ piu’ bilanciato nell’amaro, visto che la aventinus icebock e’ una bestia dolce con un corpo ai limiti dello sciroppo.

      • Io non ne ho mai bevuti di Wheat Wine, ma credo proprio che il modello di riferimento per la parte “frumentosa” debbano essere le Wheat Ale americane e non Weizen o Weizenbock tedesche. Se avete in mente i due stili, saprete anche che le differenze sono molto evidenti.

        • Infatti penso che si ricolleghino molto di più al filone americano: poi si, esistono birre di frumento anche nelle categorie “germaniche” come la magnifica aventinus da voi citata ( però non capisco perchè la includete tra le doppelbock dal momento che le bock sono birre a bassa fermentazione mentre le wheat/weiss/blanche sono ad altra fermentazione….io direi che la classica definizione dunkel weiss ” weiss scura” sia più calzante) di gradazione più elevata ma comunque non credo che si avvicini al concept di questa categoria 🙂

          • Le Bock possono essere sia ad alta che a bassa, dipende solo dai °P, >16°P per le Bock e >18°P per le Doppelbock. Il colore poi non c’entra una mazza….

          • Il colore non è vincolante (anche se le Doppelbock sono quasi sempre ambrate scure), ma le Bock sono sempre a bassa fermentazione

    • Per la legge tedesca la definizione di Bock/Doppelbock dipende solo dai gradi Plato.
      Che poi si faccia distinzione tra Bock e Weizenbock per carità, comunque Bockbier rimangono.

        • infatti ero sicurissimo che le bock fossero birre a bassa fermentazione 🙂 però mi chiedo se una bock è a bassa fermentazione e le wheat in generale sono ad alta fermentazione….una wheat bock come sarà? alta o bassa?

          • Non facciamo confusione! Nelle Weizenbock l’uso del termine “bock” serve solo per indicarne la forza alcolica, facendo riferimento a uno stile che proprio di questa caratteristica fa il suo cavallo di battaglia (per gli standard tedeschi). Le Weizenbock sono ad alta fermentazione.

        • eh vabbè ma perchè proprio bock? voglio dire di stile di far birra che producono prodotti molto alcolici ce ne sono a iosa 🙂

          • barley wine, imperial IPA, imperial stout, le tripel e le quadrupel tra le belgian style ale, old ales e in un certo senso anche le baltic porter….

          • Vedi ti sei risposto da solo. Nessuno degli stili che hai citato è tipico della cultura tedesca, quindi è chiaro che in Germania abbiano pensato alle Bock quando serviva un “aggettivo” da aggiungere a Weizen particolarmente alcoliche.

          • ah se parliamo di tipologie tedesche hai perfettamente ragione: non fanno parte della loro cultura altre tipologie a parte la bock che comprendono prodotti molto alcolici ( a parte la san niklaus, tu mi dirai che è austriaca e non tedesca ma gli stili birrai sono molto simili a parte qualche differenza regionale come la wiener lager, che è molto molto forte ma che so io non è una bock visto che rientra tra quelle ad altra fermentazione)….però comunque mi sembra una forzatura….mi piace molto di più la denominazione dunkel weiss 😀

          • Ma le Dunkelweizen non sono la stessa cosa delle Weizenbock. Possono anche coincidere in alcuni casi, ma le prime indicano “semplicemente” Weizen scure, indipendentemente dal grado alcolico.

        • Secondo me il problema è proprio l’aventinus che confonde le idee a molti. Come rappresentanti dello stile “weizenbock”, birre come la vitus,la ayinger weizenbock o quelle della schneider sono forse più rappresentative. Va ribadito direttive dello stile non indicando il colore (che quindi può essere “hell” o “dunkel”).

          L’aventinus è una birra eccezionale (la potrei mettere tra le mie 10 preferite) ma fa un po’ storia a sé come tipologia birraia.

  5. Stile pazzesco. Sto progettando una birra in stile.
    La smuttynose wheat wine e’ una delle produzione americane che mi ha scioccato di più… Ne ho una in cantina da 1 anno e mezzo circa e la voglio tenere li il più possibile…..

    Sotto con le wheat wine!!!

  6. di Wheat Wine ne provai uno tanti anni fa in un brewpub di San Francisco, e poi piu’ di recente, due anni fa al Salone di Torino assaggiai quello di Snuttynose (quello della foto) e mi piacque molto, tanto che ho provato pochi mesi dopo a farne uno in casa.
    50% malto di grano, luppoli USA, quasi 13% alcool…
    Il risultato e’ stato quantomeno interessante, il frumento in questa alta concentrazione contribuisce a una certa acidita’ che ci sta anche bene. In assoluto la valutazione pero’ e’ difficile: una magnun a un raduno HB e’ stata apprezzata anche dai piu’ “critici”, mentre ad un concorso non e’ andato molto bene; diciamo che e’ un po’ spiazzante e poco inquadrabile, uno dei giudici infatti ha scritto solo “non riesco a definirlo” e un altro nulla. Io stesso non so ben inquadrarlo, il fatto e’ che non e’ un classico BW rotondo, da “meditazione”, ma non ha neppure la secchezza e vivacita’ di una birra”champagne” tipo Deus, pur avendo un po’ di tutte e due. Forse bisognerebbe decidersi su quale dei due estremi puntare, ad es come corpo e anche carbonazione.

  7. aggiungo che secondo me il nome piu’ appropriato dello stile e’ “wheat wine” (o wheatwine).
    In USA devono etichettarlo come wheat wine ale per i citati problemi con agenzia federale per l’alcool e il tabacco. Gli stessi problemi (per anni) si sono avuti con gli stessi Barlwy Wine, tanto che alla fine per poter usare questo nome e’ stato necessario scrivere invece sempre “Barleywine Style Ale”. Presumo quindi che per i wheat wine sia successo lo stesso, ma l’aggiunta della paroletta “ale” suona altrettanto male in entrambi i casi…

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