Il mondo del luppolo non smette mai di evolversi, introducendo sul mercato nuove varietà e nuovi formati che ampliano le possibilità creative dei birrai. È un processo lento e complesso, che parte da anni di sperimentazioni agronomiche e arriva solo dopo una lunga fase di test nei birrifici, ma che negli ultimi tempi sembra accelerare grazie alla crescente domanda di soluzioni aromatiche sempre più specifiche. Non sorprende quindi che, accanto ai grandi classici ormai consolidati, stiano emergendo cultivar inedite e innovativi prodotti derivati dal luppolo, capaci di ridefinire il modo stesso di concepire certe ricette. Alcuni di essi hanno già trovato applicazione in Italia, sebbene ancora in maniera sporadica e sperimentale: segno che il mercato nazionale osserva con attenzione queste novità, pronto ad adottarle quando avranno dimostrato appieno il loro potenziale.
Elani
Una delle ultime varietà di luppolo apparse sul mercato è l’Elani, il cui annuncio ufficiale risale a poco più di un anno fa (settembre 2024). Ciononostante, da ciò che ci risulta, a oggi un solo birrificio italiano si è confrontato con questa tipologia: si tratta di Alder (sito web), che una decina di giorni fa ne ha sperimentato l’utilizzo nella single hop Solo Elani (6,5%). Questa varietà, precedentemente conosciuta con il codice YQH-1320, è stata sviluppata e registrata da Yakima Quality Hops, un’azienda americana che funziona come un “broker” nel settore dei luppoli, mettendo in connessione i coltivatori con i birrifici. Per la sua Solo Elani, Marco Valeriani si è rivolto al distributore Crosby Hops.
L’Elani ha un profilo aromatico pulito e ben definito, riconducibile principalmente a frutta tropicale e agrumi, nonché frutta a nocciolo. Apporta note di ananas, guava, lime, pesca e scorza di arancia e in tal senso funziona bene sia da solo che in combinazione con altre cultivar (Mosaic, Citra, Rakau, Motueka), soprattutto nella produzione di West Coast IPA, Hazy IPA e American Pale Ale. Ha un contenuto medio di alfa acidi e una grande quantità di olii essenziali, rivelandosi particolarmente flessibile: esprime tutta la sua potenza aromatica se aggiunto in dry hopping, ma risulta congeniale anche nelle fasi calde. Secondo Marco Valeriani ricorda il Centennial, con note agrumate e intensamente floreali, supportate da sfumature tropicali e di pesca. Possiamo confidare che a breve altri birrifici italiani si cimenteranno con questa varietà.
HPA-033
È invece ancora in fase sperimentale, ma già promette grandi cose, il luppolo australiano identificato dalla sigla HPA-033. Creato nel 2003 dal programma di ibridazione HPA (Hop Products Australia) e coltivato con costanza dal 2008, ha raggiunto il mercato in quantità limitate solo negli ultimi mesi. Si tratta dunque di una novità assoluta nel mondo dei luppoli e i primi esperimenti dei birrifici con questa varietà saranno utili per proseguire nella fase di test, che si concluderà con l’eventuale lancio ufficiale sul mercato. Solo allora il codice sarà sostituito da un nome commerciale – un percorso lungo, che restituisce la complessità che si nasconde dietro all’arrivo sul mercato di una nuova cultivar.
I descrittori principali del luppolo HPA-033 sono due: mango e marmellata di agrumi. È dunque una varietà in linea con quelle più in voga in questo momento storico e ci si aspetta che intercetterà l’interesse dei birrifici di tutto il mondo. L’unico produttore italiano a essersi confrontato con l’HPA-033 è Busa dei Briganti (sito web), che al recente Drinktec di Monaco di Baviera ha presentato la sua nuova Refraction (6,5%) presso lo stand del fornitore Barthhaas.
Prysma
L’HPA-033 non è l’unico ingrediente innovativo previsto dalla ricetta della Refraction. Come spiegato nell’ultima panoramica sulle nuove birre italiane, infatti, la creazione di Busa dei Briganti ha fatto ricorso anche a luppolo Eclipse nel nuovo formato Prysma, proprietario della stessa Barthhaas. In parole povere Prysma consiste in un estratto liquido di luppolo, disponibile in un’ampia gamma di varietà (Cascade, Citra, Galaxy, Krush, Mosaic, Spalter Select, ecc.), che si propone di esaltare al massimo il profilo luppolato delle birre evitando al contempo alcuni limiti dell’uso dei pellet. Può essere usato per sostituire in parte o completamente il luppolo tradizionale ed è venduto in barilotti di plastica, in forma fluida.
Rispetto ad altri prodotti simili, Prysma è completamente derivante dal luppolo, anche nella parte che funge da emulsionante. I suoi vantaggi sono innumerevoli, dal dosaggio semplice alla riduzione degli sprechi, dall’identità aromatica costante nel tempo all’esclusione delle parti vegetali della pianta. Può essere usato tanto in whirpool quanto durante la fermentazione. Interessante la scelta di Barthhaas, che sul suo sito web suggerisce l’uso di Prysma per la produzione di birre analcoliche o a basso contenuto alcolico. Il lato negativo? Come tutti i prodotti di questo tipo, può apportare alla birra un profilo più monocorde e “artificiale” rispetto al luppolo normale.








