Il mondo della birra è affascinante perché spesso racconta belle storie personali. In queste ore sta andando in scena una delle più belle in assoluto: quella di Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani, fondatori del birrificio MC-77 e freschissimi vincitori dell’edizione 2019 di Birraio dell’anno. Come forse saprete questo concorso indetto da Fermento Birra è una sorta di Pallone d’oro dell’ambiente e incorona il miglior produttore sulla base dei giudizi di esperti e operatori del settore. Naturalmente per Matteo e Cecilia si tratta di un importantissimo riconoscimento al lavoro compiuto in questi anni, un premio a uno splendido percorso di crescita durante il quale non sono mancati gli ostacoli e i momenti difficili. Che i due però sono riusciti a superare con la caparbietà e l’umiltà che li hanno sempre contraddistinti, oltre all’amore sconfinato per il proprio lavoro. Non è un caso che il risultato di Firenze abbia messo tutti d’accordo: è la consacrazione di Matteo e Cecilia sia come birrai, sia come persone.
La vittoria a Birraio dell’anno arriva alla fine di un’escalation graduale, cominciata nell’edizione 2015 con la vittoria nella categoria riservata ai birrai emergenti. Da quel momento i due cominciarono a scalare posizioni nella graduatoria generale: nel 2016 si piazzarono tredicesimi, nel 2017 arrivarono ottavi e nel 2018 ottennero un quinto posto a pari merito con Lariano. E ora la splendida affermazione dell’edizione 2019, che corona una felice unione personale e professionale. Così sembra improvvisamente lontano l’autunno del 2016, quando il terremoto che colpì il Centro Italia mise a repentaglio la vita stessa del birrificio: in quell’occasione il capannone di MC-77 subì ingenti danni strutturali e Matteo e Cecilia furono addirittura costretti a spostare i macchinari in altra sede. Fu una situazione molto delicata e per qualche settimana il destino dell’azienda sembrò segnato, ma come sempre la coppia proseguì a testa bassa e riuscì lentamente a ripartire. All’epoca auspicai che da quel momento difficile potesse cominciare una nuova fase per MC-77 ed è esattamente ciò che è accaduto.
Il trionfo di Firenze è quindi l’ennesima conferma dopo i tanti riconoscimenti in Italia e all’estero, tutti premi alla grande devozione di Matteo e Cecilia. Sono riusciti a imporsi nell’ambiente senza inseguire le mode, producendo birre che prima di tutto piacessero a loro (anche andando contro meri calcoli commerciali), studiando e viaggiando molto e mantenendo in qualsiasi occasione un profilo basso e discreto, che troppo spesso manca nel nostro settore. La loro vittoria è quella della passione più autentica per la birra, un fattore che non dovrebbe mai mancare in ogni birrificio.
Di seguito la classifica finale:
1° Matteo Pomposini e Cecilia Scisciani del birrificio MC77 di Serrapetrona (MC)
2° Giovanni Faenza del birrificio Ritual Lab di Formello (RM)
3° Marco Raffaeli del birrificio Mukkeller di Porto Sant’Elpidio (FM)
4° Conor Gallagher Deeks del birrificio Hilltop di Bassano Romano (VT)
5° Marco Sabatti del birrificio Porta Bruciata di Rodengo Saiano (BS)
6° Samuele Cesaroni della Brasseria della Fonte di Pienza (SI)
7° Emanuele Longo del Birrificio Lariano di Dolzago (LC)
8° Josif Vezzoli del birrificio Birra Elvo di Graglia (BI)
9° Luigi D’Amelio del birrificio Extraomnes di Marnate (VA)
10° Luciano Landolfi del birrificio Eastside di Latina
11° Gino Perissutti del birrificio Foglie d’Erba di Forni di Sopra (UD)
12° Agostino Arioli del Birrificio Italiano di Limido Comasco (CO)
13° Alessio Selvaggio del birrificio Croce di Malto di Trecate (NO)
14° Fabio Brocca del Birrificio Lambrate di Milano
15° Luigi Recchiuti del birrificio Opperbacco di Notaresco (TE)
16° Mauro Salaorni del birrificio Birra Mastino di San Martino Buon Albergo (VR)
17° Marco Ruffa del birrificio CR/AK di Campodarsego (PD)
18° Alessio Gatti del birrificio Canediguerra di Alessandria
19° Luana Meola e Luca Maestrini del birrificio Birra Perugia di Perugia
20° Giorgio Masio del birrificio Altavia di Sassello (SV)
Vale la pena spendere due parole anche sulla composizione del podio. Per il secondo anno consecutivo Giovanni Faenza di Ritual Lab si è piazzato secondo: se da una parte ci può essere la delusione per un’altra vittoria mancata per un pugno di voti, dall’altra c’è la fantastica costanza che sta dimostrando sin dalla sua prima partecipazione al concorso. Non dimentichiamoci infatti che nell’edizione 2017 Giovanni trionfò nella categoria Birraio emergente. Notevole anche il terzo posto di Marco Raffaeli di Mukkeller, che migliora sensibilmente l’ottava posizione del 2018: nel computo degli ultimi tre anni probabilmente avrebbe meritato molto di più, ma il birrificio si scontra con una distribuzione non proprio capillare sul territorio nazionale e forse è impossibile pretendere di più. Staremo a vedere il prossimo anno.
Dando uno sguardo alle altre posizioni si segnala il quarto posto di Conor Gallagher-Deeks di Hilltop, che mostra un’ottima costanza confermando il risultato dello scorso anno. Bel balzo in avanti per Marco Sabatti di Porta Bruciata (dal diciassettesimo al quinto posto) e per Samuele Cesaroni di Brasseria della Fonte (dal dodicesimo al sesto posto). Perdono invece punti Luigi D’Amelio di Extraomnes (nono), per la prima volta nella storia del concorso fuori dalle posizioni di vertice, e soprattutto Marco Ruffa di Crak (diciassettesimo), birrificio che gode di grande hype nell’ambiente, ma che non riesce a trovare una collocazione di prestigio a Birraio dell’anno – ammesso e non concesso che non lo sia essere comunque tra i 20 finalisti.
Poco da dire invece sulla categoria Birraio emergente. Doveva essere il trionfo di Bonavena e così è stato, confermando tutti i pronostici che avevano previsto una facile affermazione per Vincenzo Follino. Sarà interessante vedere come questo birrificio si comporterà il prossimo anno nella graduatoria principale, perché se anche nel 2020 continuerà a mantenere la qualità mostrata nel 2019, allora potrà davvero ambire alla vittoria finale. Interessante la seconda piazza di Andrea Filippini di Sièman, considerando le particolarissime produzioni di questo produttore (fermentazioni spontanee, Italian Grape Ale e Farmhouse “wild”). Per gli altri è stato chiaramente importante essere tra i 5 “giovani” più importanti d’Italia: un ottimo augurio per il proseguimento dei loro progetti.
Instancabili Cecilia e Matteo. Congratulazioni!