Venerdì scorso il Morning Advertiser ha pubblicato un’indiscrezione decisamente interessante, soprattutto per gli appassionati italiani di birra. Di per sé il titolo non è particolarmente clamoroso: “AB Inbev lancerà una Lager italiana per competere con Peroni”. Si parla del mercato anglosassone e di una strategia piuttosto logica per una multinazionale del settore. Niente di sorprendente dunque, se non fosse che sotto la frase di apertura campeggia la foto della Lisa di Birra del Borgo. Il prodotto deputato a sfidare il famoso marchio industriale sarebbe dunque la bassa fermentazione made in Borgorose, presentata esattamente un paio di anni fa subito dopo l’acquisizione del birrificio da parte proprio di AB Inbev. Una rivelazione sconcertante, che sottende diverse implicazioni, ma di cui occorre anche definire i confini precisi.
La notizia è stata appresa direttamente dalle parole di Jason Warner, attuale presidente di AB Inbev per il Nord Europa e presto responsabile unico per il mercato europeo. Il manager ha rivelato che presto la multinazionale lancerà sul mercato britannico la Lisa di Birra del Borgo, spiegando che il birrificio rientra in una fascia “craft super premium” del mercato italiano, analogamente a quanto accade per il marchio Camden Town nel Regno Unito – altro birrificio controllato da AB Inbev. Per la verità Warner non ha mai fatto riferimento a Peroni, tranne quando quest’ultima è stata chiamata in causa dall’intervistatore:
Quando gli abbiamo chiesto se Lisa sarebbe stata in diretta competizione con Peroni, egli ha aggiunto: “Se la logica è che è italiana, allora sicuramente sì. Ma noi stiamo entrando in un segmento craft super premium, mentre Peroni è un marchio su larga scala. Proveremo a piantare il prossimo seme per offrire maggiore scelta ai consumatori”.
Da queste parole si comprende che il titolo del Morning Advertiser è abbastanza forzato e che difficilmente Peroni e Lisa si troveranno a competere sullo stesso livello. Tuttavia le successive dichiarazioni di Warner non lasciano dubbi sulle ambizioni di AB Inbev in riferimento alla Lager di Birra del Borgo:
Sappiamo che i consumatori si stanno indirizzando sempre più verso le opzioni premium, soprattutto quando mangiano fuori casa, e siamo felici di poter contribuire a elevare la loro esperienza gastronomica. Vogliamo alzare gli standard qualitativi della birra italiana, affinché Lisa diventi la Lager italiana preferita dai bevitori anglosassoni.
Chiaramente però l’ultima frase può essere interpretata in diverse maniere, anche perché i confini di questo obiettivo non sono molto precisi. Innanzitutto perché Lisa arriverà sul mercato britannico solo in fusto, limitando quindi l’azione di AB Inbev esclusivamente sul servizio alla spina. In questo contesto, essere la birra italiana preferita dai consumatori potrebbe significare tante cose. Parliamo di fetta di mercato secca? O del valore di mercato posseduto? Oppure semplicemente della percezione nelle opinioni dei bevitori, prescindendo da ogni dato quantitativo?
Qualunque sia l’interpretazione giusta, le dichiarazioni di Warner suggeriscono più di qualche riflessione perché implicano da parte di AB Inbev manovre importanti sul mercato anglosassone. Affinché gli obiettivi svelati al Morning Advertiser siano perseguiti realmente, significa che Birra del Borgo dovrà attaccare il Regno Unito con una potenza di fuoco che, obiettivamente, sembra poco sostenibile per un birrificio che ancora mantiene dimensioni artigianali. È quindi naturale che il pensiero corra subito a strategie di delocalizzazione della produzione della Lisa, che, se effettivamente realizzate, rappresenterebbero la fine del marchio reatino per come lo abbiamo considerato fino a oggi.
Oltre a queste valutazioni immediate, ci sono almeno altri due aspetti che meritano un approfondimento. Il primo appartiene alla sfera delle curiosità: le dichiarazioni di Warner rivelano l’intenzione di AB Inbev di lottare contro un marchio che in passato è stato, anche se per pochissimo tempo, di sua proprietà. Per pochi mesi, infatti, Peroni è rimasta nelle mani della multinazionale belga: la vicenda risale al 2015, quando AB Inbev acquistò il gigante SAB Miller e tutti i marchi da esso controllati, compreso quello di origine italiana. Poi intervenne l’antitrust europeo e impose al gruppo la cessione di alcuni assets: oggi Peroni (così come Pilsner Urquell, per citare un altro brand che ha subito lo stesso trattamento) è di proprietà della multinazionale giapponese Asahi.
Il secondo aspetto, ben più importante, riguarda la fonte della notizia. Per la prima volta a svelare gli obiettivi di Birra del Borgo non è stato l’amministratore e fondatore Leonardo Di Vincenzo, né un qualsiasi altro membro del birrificio. A illustrare le prossime strategie è stato un top manager di AB Inbev, con buona pace di chi continua a pensare che l’azienda di Borgorose sia ancora completamente indipendente. Il dettaglio è ancora più stridente se consideriamo la stretta attualità: negli stessi giorni in cui lo staff di Birra del Borgo concentrava le proprie forze per rispondere alle accuse di Gabriele Bonci, in un botta e risposta dai contorni sinceramente imbarazzanti, a migliaia di chilometri di distanza qualcun altro delineava le strategie commerciali per il futuro del marchio italiano.
La notizia del Morning Advertiser è dunque preziosa perché rivela quali dinamiche si instaurano quando una multinazionale acquista un birrificio craft. Personalmente credo che il modo in cui evolverà la questione Lisa nel Regno Unito ci dirà tante cose sul futuro di Birra del Borgo.
Ciao,
proprio ieri in un supermercato mi è andato l’occhio sulla confezione da 3 di birra Lisa.
Stavo per acquistarla per curiosità, ma poi ho desistito.
La prima domanda che mi è venuta in mente è stata: ma è pastorizzata?
Sapere rispondere a questa domanda?
Ciao
Carlo
Ciao Carlo, Birra del Borgo non ha mai avuto impianti per la pastorizzazione e dubito che qualcosa sia cambiato recentemente.
Ho letto che trattasi in realtà di una Golden Ale, anche perché come la conservi una Lager senza pastorizzare e senza catena del freddo?
Ci sono migliaia di Lager non pastorizzate al mondo…
E con che tecnica si conservano? Un lievito a bassa va in autolisi a temperatura ambiente e a me non risultano migliaia di Lager non pastorizzate al mondo.
Quindi secondo te le migliaia di Lager prodotte dai birrifici artigianali sono pastorizzate?
Nei brew pub sicuramente no basta la catena del freddo facilmente attuabile in tale contesto, molti birrifici artigianali invece impiegano lieviti da alta e rifermentano, che è a dir poco blasfemo.
Altri ancora impiegano conservanti che l’attuale legislazione consente. Una bassa, fatta con lievito a bassa e cioè in pasta, può essere conservata in 3 modi: pastorizzazione previo filtrazione, catena del freddo o conservanti chimici.
Chi rifermenta non fa basse, come non fa basse chi impiega lievito per alta fermentazione o lieviti liofilizzati, che non vanno in autolisi a temperatura ambiente.
Prendi la Tipopils, è richiesta una cella frigorifera per poterla servire nel locale.
Tana per Cerevisia. Ciao.
Io, spesso la compro, è un ottima alternativa alle birette tipo Poterti , beck’s Peroni e Moretti. Certo niente a che vedere con le varie RAle My Antonia. La cosa che mi preoccupa è prezzo veramente basso, se non sbaglio con meno di 4 euro prendi il cartone da 3. Se riuscissero ad abbassare il prezzo pure per le “storiche” artigianali (ex) , incomincerei a preoccuparmi..
Scusa Ricca ma se è “un’ottima alternativa” come dici, dov’è il problema? La vuoi pagare di più? Accomodati. Se incominciassero ad abbassare i prezzi anche delle storiche, io sarei il PRIMO ad essere contento. Il problema vero è: la qualità è/sarà la stessa? Qui è il punto, DOPO debito assaggio.
Turco: che a parlare sia Di Vincenzo o Babbo Natale, è irrilevante per me. La birra è buona o no? Direi che questo è un po’ più importante, per il consumatore. Fatti e non parole.
Ad majora.
Mi sembra giusto un attimo semplicistica la tua lettura, ma contento tu…
Alessandro, intendevo proprio questo se, se c’è un birrificio che ha i soldi per produrre una buona birra (credo guadagnandoci quasi niente) , temo che gli altri per reggere la concorrenza siano costrette ad adeguarsi e per forza giocare sulla qualità. Se andiamo su ad esempio uno dei siti che vendono on line (uno tra quelli qui pubblicizzati) vediamo che le Birre del Borgo tra le italiane è quella che ha prezzi migliori.
Ciao Ricca. Scusa: avevo capito male.
Se semplicità è assenza di orpelli e dietrologia, certamente. Se preferisci elucubrare scenari misteriosi, fai pure. Si è contenti in modo diverso.
Semplicistica, non semplice. C’è una bella differenza. Senza dover elucubrare scenari misteriosi.
[…] AB Inbev continua a spingere con decisione la Lisa, ormai diventata l’ammiraglia della casa: l’idea di farne una birra “italiana” per mercati stranieri non sembra […]
[…] ha trasformato la Lisa in una Lager da battaglia, con cui attaccare il canale gdo e il mercato britannico, delocalizzandone la produzione per abbatterne i costi. Almeno inizialmente il colosso non ha […]