Alcuni mesi fa vi parlai del grave problema occorso alla belga Drie Fonteinen, costretta a perdere circa 100,000 bottiglie a causa di uno sbalzo di temperatura causato da un termostato difettoso. Per cercare di rientrare in parte dalle pesanti perdite, il birraio Armand Debelder decise di utilizzare le 60.000 bottiglie rimaste integre per produrre un distillato: poiché la birra era ormai compromessa, l’unico modo per non gettare tutto alle ortiche era di intraprendere questa particolare strada. Una strada, per la precisione, poco renumerativa, se pensiamo che per ottenere un prodotto del genere occorre un quantitativo enorme di birra; tuttavia in un momento di crisi ogni soluzione è preziosa. Recentemente il distillato, che si chiama Eau de Vie (o Spirits d’Armand), è stato presentato ufficialmente.
Disponibile in commercio a breve, la bevanda è stata prodotta dalla distilleria vallone De Biercé in 6.000 esemplari, tutti numerati. Se siete curiosi di conoscere qualche nota degustativa della Eau de Vie, vi rimando al post apparso in anteprima sul blog In.Birrerya.
L’idea di Armand, per quanto importante, non è tuttavia troppo inusuale per il mondo della birra. La creazione di distillati di birra è infatti un’abitudine discretamente diffusa, soprattutto in paesi come Germania e Belgio. Ad esempio, forse vi sarà capitato di notare in qualche birreria una strana bottiglia nera tondeggiante, riportande sull’etichetta l’inconfondibile nano di Achouffe: si tratta proprio della Chouffe Coffee, un liquore prodotto dalla distillazione della Mc Chouffe e con l’aggiunta di estratti di caffè.
O ancora, nelle scorse settimane è apparsa la notizia, riportata anche da Beverfood, che il famoso marchio Duvel ha lanciato Duvel Distilled, un distillato della sua famosa birra lasciato ad affinare in botti di bourbon e sherry per 3 anni. Il prodotto è realizzato partendo da una miscela di Duvel, riscaldata e distillata due volte per ottenere un alto contenuto alcolico. Il riscaldamento e la separazione di alcool sono eseguiti consecutivamente in colonna di distillazione e alambicco e ciò conferisce alla bevanda un’ampia varietà di aromi e sapori.
Ecco cosa ne pensa il birraio Hedwig Neven:
Di tanto in tanto ci piace provare nuove cose in birreria. Fin da bambino, io sono affascinato dalle diverse tecniche di fabbricazione della birra e dai processi di distillazione e di maturazione. Il brassaggio della Duvel richiede molta pazienza – ci vogliono 90 giorni, ma per questo esperimento abbiamo dovuto aspettare 3 anni in totale. Un’attesa che ne vale la pena!
La tendenza di distillare la birra sta prendendo piede anche in altri paesi e tra questi naturalmente non potevano mancare gli Stati Uniti. Qui due dei più grandi e rinomati birrifici artigianali, Rogue e Dogfish Head, hanno prodotto due rispettivi gin partendo dalle loro birre. Il primo di chiama Rogue Spruce Gin e si può distinguere per un elegante bottiglia con etichette verdi e il logo del birrificio. Il secondo si chiama Dogfish Head Jin e ha un’etichetta blu molto più simile a quelle delle rispettive birre. Se volete conoscere un giudizio su questi due prodotti, vi basta leggere l’interessante post su SevenPack.
E in Italia? L’unica certezza è che un birrificio deve vantare una produzione brassicola sufficientemente grande, visto che produrre un distillato di birra comporta sprechi pazzeschi. In un messaggio risalente al 2004 si parla di un distillato di Super Baladin, ma in giro non ho trovato altre notizie al riguardo. Nel turbinio di voci di corridoio e anticipazioni ufficiose, ultimamente mi sembra di ricordare qualche progetto italiano al riguardo, ma ormai la memoria comincia a perdere colpi 🙂 . Qualcuno può venirmi in aiuto?
Barchessa di Villa Pola ha realizzato un distillato di birra chiamato Anima della Barchessa. Ecco la foto: http://yfrog.com/2pfotopqj
assurdo…ma hanno usato quindi circa 10 bottiglie di birra (da 33cl?) per fare una bottiglia di distillato (da 75cl?)???
non gli conveniva rivenderle come “superstiti” con tiratura limitata e numero di serie??? 😀
Il rapporto di resa nella distillazione è di circa 1/7, 100 kg di vinacce o 100 litri di birra per ottenerne circa 14 litri di prodotto finito. Più o meno.
@cla
Se ti riferisci a 3Fonteinen, il rapporto è ben peggiore, perché le bottiglie non sono da 33 cl.
L’alternativa che proponi non era possibile, visto che dopo lo sbalzo termico, ciò che era rimasto dentro le bottiglie non era più considerabile birra. Credo che le soluzioni fossero farne un distillato o buttare tutto
saluti a davide! ciaoooooo lallo
Vi segnalo anche il Gouden Carolus Single Malt, che dal sito di Het Anker sembra già in commercio. Questo whisky è stato distillato sulla base della birra Gouden Carolus Tripel.
Saluti
Mi permetto di segnalare che anche noi del Birrificio L’Olmaia abbiamo fatto un distillato, prodotto molto interessante oltretutto, con la collaborazione della piccola distilleria artigianale “Alboni” di Colle Val d’Elsa. Purtroppo per motivi doganali/burocratici non siamo ancora in grado di poterlo mettere in commercio ( sembra di dover spostare il Colosseo da Roma a Milano ) da più di un anno stiamo cercando la “formula” giusta per svincolare il prodotto.
Appena saremo in grado di commercializzarlo verrà senz’altro comunicato “in giro”.
Tanti saluti
A tutti
[uso personale del blog]
un saluto al mitico Lallo!
Molto interessante…la mia seconda passione sono i distillati e mi chiedevo da tempo cosa succede distillando una birra fatta e finita
Ho qualche dubbio sulla definizione di distillato di birra: se ho capito bene i prodotti di cui sopra non sono assimilabili alla famiglia dei Whisky che ha in comune con la birra la fase di produzione del mosto (wort) e non prevede ovviamente bollitura e luppolatura.
La domanda che pongo e’ se sono effettivamente birre finite, carbonate e luppolate che vengono distillate o piu’ semplicemente un mosto da cereali maltati che viene fermentato e distillato…in pratica una acquavite di cereali…o un whisky non affinato che dir si voglia?
Confermo inoltre di aver visto in piu’ di un birrificio Belga dei semplici alambicchi (ricordo Abbey des Roques) non so se per produrre alcol agricolo o prodotti commerciali. Mentre in USA il fenomeno delle “craft distillery” e’ gia’ una realta’ e dietro di esse ci sono molte craft brewey che hanno il 50% del processo (produzione del mosto e fermentazione) disponibile.
Davide
Anche noi del birrificio Cajun ci siamo baloccati con un distillato. Abbiamo sacrificato 150 bottiglie della nostra amata Cecca per ottenere 6 litri di “Cuor di Cecca”. L’idea ci era venuta curiosando sulla produzione del whisky, dove si distilla malto d’orzo fermentato. Provate a googlare Bierbrandt e troverete qualche esempio tedesco interessante. In Italia esiste la Theresianer, in qualche locale l’ho vista ma non l’ho mai assaggiata. La nostra ragazza ha 51 gradi e profuma di rosa. Al momento è impossibile venderla per problemi fiscali. Stiamo eliminando il problema alla radice, bevendola noi!
[…] grappa di birra, ovvero i distillati di Birra Leggendo sul sito In Birrerya, su Cronache di Birra e su Beverfood, parrebbe proprio che quest’anno sia l’anno delle grappe di birra, […]
Salve a tutti, la mia azienda realizza proprio impianti di distillazione (per i più svariati tipi di distillati : whiskey, Rum, vodka… ecc…) . Ultimamente abbiamo anche provato a fare un esperimento di distillazione della birra, con un piccolo alambicco sperimentale (da laboratorio) , ed il risultato è stato molto interessante. Abbiamo pubblicato sul blog qualcosa a riguardo, se qualcuno è interessato a questo processo e desidera informazioni ci contatti, il campo è sicuramente molto promettente. Un saluto .
@Eugenio
Esperimento interessante, complimenti. Perché la prossima volta non provate con una birra più “nobile” di una semplice Tennent’s?
@Andrea
la Tennent’s verrebbe usata anche da Vapeur per il suo distillato.
Probabilmente ha il miglior rapporto prezzo/alcool….
@Andrea voglio effettivamente fare altri esperimenti, provando differenti birre di partenza . Per ottenere un distillato però è anche fondamentale trovare la giusta ricetta , ovvero : frazioni di distillato da usare , frazioni da scartare, numero di distillazioni successive , ricicli delle varie frazione in ciascuna ridistillazione … quindi le combinazioni sono tantissime. La prima prova l’ho effettuata con la Tennent’s Super perché ha un elevato grado alcolico ed un sapore che ho ritenuto “adatto” ad una prova di questo tipo; essendo poi una prima prova non sono andato a cercare birre con prezzi elevati, forse sarebbero state sprecate. Comunque è un campo che stiamo indagando, perché è veramente qualcosa di nuovo in ambito distillazione . Un saluto a tutti !
[…] di tempo libero, una bottiglia di Chouffe coffee che stava lì da troppo tempo ed ecco l’idea per i muffin di […]
Sono andato il Slovakia, li ci sono diversi distillati di birra, e li fanno per tradizione da molto tempo. Sono poco commerciali, e un pò difficili da trovare rispetto agli alcolici di marche famose.
qui pare ne abbiano
http://www.grappeshop.it/