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Baladin, la grande distribuzione e i malumori di un piccolo negoziante

Lunedì scorso il sito enogastronomico Puntarella Rossa ha pubblicato la lettera con cui Germano Grosso, un piccolo negoziante locale, si è scagliato contro il birrificio Baladin. La colpa sarebbe da ricercarsi nell’ingresso nella grande distribuzione da parte dell’azienda di Piozzo, in particolare nei punti vendita Panorama e Coop. Una scelta che, a detta dell’autore della missiva, sarebbe totalmente irrispettosa nei confronti dei negozi specializzati. Qualunque sia la vostra opinione in merito, è indubbio che la questione solleva comunque più di una riflessione.

Ma andiamo per gradi e cominciamo dal testo integrale della lettera:

Spett.le Birreria Baladin – Piozzo 13/05/15

Ieri è stato distribuito il volantino della Coop con la Birra Baladin a € 6,49. Qualche settimana fa le birre Baladin erano apparse nei supermercati Panorama. Come accaduto già per altre aziende, avete deciso, all’improvviso, di andare in grande distribuzione (tra l’altro a prezzi bassissimi) senza alcun riguardo per la rete dei negozi specializzati come il nostro che ha sicuramente contribuito nel corso degli anni al vostro successo. Mi sembra una gravissima scorrettezza! Come sempre, c’è chi scuote l’albero e chi si mangia le noci. Chi cioè ha sprecato tempo e cultura per spiegare ai consumatori chi è e chi non è Teo Musso, che cos’è e che cos’è stata Baladin e chi, invece, raccoglie i frutti di questo lavoro facendo i numeri sugli scaffali dei supermercati.

Sono sinceramente stanco ed avvilito per questo modo di fare, di questa assoluta mancanza di rispetto verso tanti piccoli operatori che tutti i giorni si danno da fare, tra mille difficoltà e con molti sacrifici, per valorizzare le produzioni alimentari di qualità, proprio contrapponendole alle produzioni industriali di cui i supermercati sono stracolme. Per questo ci sentiamo traditi quando produttori che ritenevamo seri e nostri alleati ci pugnalano alle spalle in questo modo.

A partire da oggi, quindi, con estremo rammarico, non intendiamo più vendere i vostri prodotti. Vi prego di mandare il vostro agente in zona per ritirare le bottiglie residue dell’ultima nostra fornitura, per le quali emetterete nota di credito, riaccreditandoci il dovuto.

Distinti saluti. Germano Grossi

Ora non so come voi la pensiate, ma le accuse mosse a Baladin a me sembrano a dir poco assurde. Ritengo che ogni birrificio, anzi ogni azienda, debba avere la libertà di muoversi secondo scelte commerciali totalmente autonome. Scelte dettate dagli obiettivi prefissati in partenza e delle quali ovviamente sarà responsabile, soprattutto nei confronti dei consumatori.

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Se non ricordo male già in passato qualche bottiglia di Baladin era apparsa sugli scaffali dei supermercati. Ma ammesso e non concesso che sia una situazione inedita, Baladin non sarebbe certo il primo microbirrificio a entrare nella grande distribuzione. Anzi, a ben vedere l’azienda di Teo Musso avrebbe compiuto questa mossa con enorme ritardo rispetto ad altri produttori con molti meno anni di militanza sulle spalle. Perciò la (non) notizia avrebbe lasciato tutti più o meno indifferenti se non fosse arrivata la lettera del signor Grossi ad agitare le acque.

A mio modo di vedere è perfettamente normale che un microbirrificio negli anni cresca, aumentando la produzione e decidendo di puntare su altri canali commerciali. Al netto di problemi intrinseci che possono riflettersi sulla qualità del prodotto finale, non vedo niente di scandaloso nell’ingresso di uno dei principali birrifici artigianali italiani nella grande distribuzione. Ciò che mi sorprende è che ci sia qualcuno che si sconvolge di fronte a una simile novità.

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Da consumatori restiamo affascinati quando vediamo gli scaffali dei supermercati statunitensi (ma anche inglesi o belgi) carichi di birre craft, magari vendute a prezzi concorrenziali. Quando però la stessa situazione viene traslata alla realtà italiana, ecco che compaiono i malumori. Probabilmente la grande distribuzione nel nostro paese difficilmente può garantire una conservazione soddisfacente del prodotto, ma questo è un aspetto di cui dovrà rispondere Baladin e su cui si può aprire un dibattito. Ma demonizzarla esclusivamente per motivi ideologici mi sembra grottesco.

Legarsi a un produttore, contribuire a farlo crescere – ma il concetto potrebbe benissimo essere letto al contrario – e inserirlo saldamente nella propria offerta significa compiere delle scelte commerciali. Se ho un negozio che vende piccole eccellenze alimentari, devo essere pronto a variare sempre la mia offerta, perché il mercato sarà destinato a evolvere velocemente. Lo leggiamo quotidianamente su Cronache di Birra: i microbirrifici italiani – per fortuna, aggiungerei – stanno crescendo velocemente, trasformandosi in realtà sempre più forti e strutturate. Alcuni già da tempo hanno abbandonato la dimensione della nicchia lasciando il posto a nuove realtà, altri invece preferiranno rimanere sempre piccoli e specifici. Sono evoluzioni diverse dettate da obiettivi e visioni differenti, ma sono dinamiche perfettamente normali e prevedibili.

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Il signor Grossi sarà quindi liberissimo di interrompere la sua collaborazione con Baladin (onorando gli accordi fino in fondo) e sostituirlo magari con un produttore più in linea con la sua idea. Ma condannare il birrificio per una scelta commerciale, definendola irrispettosa del suo lavoro, è una decisione che mi sembra di una limitatezza di pensiero assurda. Al netto delle considerazioni economiche, alla fine ciò che dovrebbe contare è soltanto la qualità del prodotto finale. Questo vale tanto per i consumatori, quanto per tutti i soggetti operanti ai vari livelli della filiera.

Voi invece cosa ne pensate?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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77 Commenti

  1. Legittimo smettere di vendere Baladin, legittimo pensare che entrare nella grande distribuzione sia qualcosa di irrispettoso, ma cascare dalle nuvole in quel modo mi fa pensare che quel commerciante non sia poi così informato sul mondo della birra artigianale Italiana.

  2. Io credo che il signor Germano abbia ragione, non entro nel merito se un birrificio può o non può finire in grande distribuzione, ma credo che tutti coloro che per anni hanno sostenuto un produttore meritino rispetto. Probabilmente, ed in questo caso mi rivolgo a Cronache di Birra, non avete mai acceduto ad un listino Baladin dove la birra costa, al piccolo negoziante, 5.50 più IVA a bottiglia (senza contare gli sconti per volume che non molti possono raggiungere) che come vedi sono ben lontani dai 6,49 del prezzo finale COOP. Mi chiedo, come farà adesso Germano a giustificare ai sui clienti anni di birra baladin venduta a 10 euro? Come potrà rinnegare ciò che per anni ha raccontato piccola produzione, prodotto di nicchia (perché così gli era stato “detto di fare”)?

    • Forse semplicemente spiegando le cose come stanno, così come in passato ha spiegato cos’è un prodotto di nicchia.
      Sul postulato poi secondo il quale io venditore che vendo la tua birra ti sto facendo un favore (anzi, ti sto addirittura permettendo di crescere) mi sono già espresso.

  3. Il probblema, non è assolutamente Baladin entrare nei supermercati grossi, il probblema è entrare facebdo con che la sua birra costi 6,90€, mentre che per molti anni i piccoli negozzi di prodotti artigianali di nicchia la vendessero a 15€ Con estrema fatica cercando di spiegare ai loro clienti il perche di quel prezzo. Sinceramente anch’io ne sarei rammaricato!

    • Pienamente d’accordo, io sto aprendo un beer shop e già ero indeciso se inserire la Baladin nella mia selezione (per motivi personali di gusto)… Ma a questo punto non ha senso inserirlo dato che alla coop costa 6,90€ e da me costerebbe minimo 8€. In piu nella GDO non avranno la stessa cura maniacale di conservazione che si potrebbe trovare in un negozio specializzato e tutto ciò influenzerà negativamente sul prodotto come tutti ben sappiamo, è un vero peccato

      • Secondo me un beer shop deve differenziarsi TOTALMENTE dalla GDO, altrimenti è solo un supermarket che vende birra a prezzi non competitivi. Quindi il primo consiglio che ti darei è: vai al super e togli dal tuo listino tutto quello che vedi (lancio una provocazione: anche la Westmalle tripel a meno che non riesci a venderla a meno che i 2,69 € di Esselunga, se no – da consumatore – continuerò a prenderla lì, tanto più che il discorso della conservazione lascia il tempo che torva: basta prendere le bottiglie che stanno in fondo allo scaffale evitando le prime file esposte alla luce…). Secondo consiglio (sempre da consumatore scassa c…): sarebbe bello se il tuo beershop si rifornisse da canali diversi dei 2-3 grandi distributori che ormai fanno il mercato. Nei b.s. italiani vedo un’offerta troppo standardizzata tipo:
        A) Scandinavia costituita solo da To Ol e catrame norvegese (cit.) assortito mentre un Sahti non l’ho mai visto;
        B) Scozia dove brewdog domina incontrastato mentre prodotti validissimi come la Oatmeal Stout di Broughton sono rarissimi.
        Detto questo in bocca al lupo !

  4. Irrispettoso è il prezzo alla quale nessun “appassionato” negoziante potrebbe permettersi di poterle rivendere perchè alcune birre del birrificio sono di listino a €6,40 + iva cad. (-scontistica) e visto che siamo in Italia, credo che tutti quanti sappiano dell’esistenza degli studi di settore!
    Per poter rivendere a quei prezzi Baladin si è palesemente abbassato le braghe con la GDO, mancando di rispetto a chi nel tempo ha investito tempo, parole e passione per descrivere e presentare al meglio i prodotti alla propria clientela, pagandoli a prezzo pieno in base “all’unico listino prezzi” in vigore!
    La pugnalata non è certo quella di essere finiti nella grande distribuzione ma quella di avere delle condizioni di vendita parecchio differenti e assolutamente sconosciute a quelli che hanno contribuito nel diffondere e fare accrescere la fama del marchio.

    • Condizioni che però sono le stesse di qualsiasi birrificio entri nella GDO, non solo di Baladin. Quindi come la mettiamo?

          • Bah…così dovrebbe essere!
            Poi ad ognuno il libero arbitrio, se per condizioni o quantità possa o voglia acquistare…ovvio che se uno che acquista una birra a 6,40+iva si ritrova la stessa bottiglia sullo scaffale di un supermercato a meno di quanto l’abbia pagata i giramenti di palle poi ci stanno tutti!

      • che l’incazzatura si estenderà a chiunque entri nella GDO, ma non per motivi ideologici bensì puramente commerciali. Il Germano in realtà si arrabbia con se stesso, con la sua ingenuità forse, che lo ha visto fra gli artefici della crescita di un prodotto che, non appena può, gli volta le spalle. It’s economy stupid, che glielo vai a dire a un commerciante? Lo sa meglio di noi. Ha ragione Baladin a fare i propri interessi, ha ragione lui ad arrabbiarsi (con se stesso) e a mettere dei pubblici distinguo, che magari lo aiuteranno a ricalibrare il suo business.

        • Sì ma è l’ABC del commercio quello dei prezzi differenti. Se il negozio di “Pippo” mi vende 100 birre al mese, per rientrare dei costi io produttore gli farò un determinato prezzo. Se arriva una catena di supermercati che mi garantisce un ordine di 10000 bottiglie al mese e una distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale, posso mai fargli lo stesso prezzo del negozio di “Pippo”? Ma fate sul serio?

          Facciamo che al negozio “Pippo” ho fatto 5,50 * 100 = Pippo mi garantisce 550 al mese. Alla GDO a fronte di un ordine di 10000 posso permettermi di offrire a 3,50 rientrando di 35000.

      • Non capisco la tua risposta, nessuna azienda è costretta ad entrare nella GDO, mentre tutte le aziende sono obbligate moralmente ad essere trasparenti nei confronti dei loro clienti sia piccoli che grandi.
        In questo caso Baladin si è comportata male perchè permetta che si venda al pubblico allo stesso prezzo che da agli specializzati.

        • Premesso che il prezzo citato dal signor Grossi è un prezzo promozionale (deciso dal rivenditore, non dal birrificio), direi che la spiegazione alla mia risposta la data Dino qualche commento più sopra.

          • Forse ci siamo spiegati male.

            Intendiamo dire, visto che lavoriamo da 20 anni nella GDO e nella DO, non capiamo ne la piccola polemica ne le posizioni un po sorprese, ne il motivo del dibattito.

            Nella GDO entri solo se ci vuoi entrare e non è assolutamente facile! spesso devi pagare un listing per entrare, inoltre non è detto che devi vendere tutto il tuo catalogo, infatti noi le birre le vendiamo per scelta solo nei specializzati perché i nostri prodotti sono realmente di nicchia e gli unici distributori che possono spiegare un prodotto diverso è lo specializzato, il prodotto va raccontato e spiegato.

            inoltre le promozioni vanno concordate tra GDO e fornitore.

            Baladin considera questa fase superata, oppure pensa che le sue birre non hanno bisogno di quel’aspetto e può rischiare di perdere il settore “specializzato” perchè la GDO gli farà numeri decisamente maggiori, è business.
            Oppure visto che non sono nati ieri, se per caso crollasse quel mercato si inventeranno qualche etichetta solo per gli specializzati, fare un etichetta nuova è la cosa più facile del mondo basta vedere quante ne fa la moretti.

            Ne approfitto per segnalare che il premio Cerevisia è stato vinto a mani basse dalla Poretti e baladin e altri birrifici hanno prestato il fianco a questa farsa.

            Insomma io risponderei al negoziante, che è inutile che si lamenti, prima di tutto perchè di fatto è il suo lavoro selezionare birre e birrifici e ormai Baladin ha perso da tanto tempo l’aspetto e la sostanza del “piccolo birrificio” un enotecaro deve essere sempre aggiornato e non esistono mai dogmi eterni sia nel mondo del vino figuriamoci nella birra, secondo dubito che a Farinetti interessino queste lamentele.

            ps io le Baladin sono anni che le vedo alla COOP di Milano.

        • …anche quando gli specializzati si limitano a comprare a fatica pochi cartoni, a pretendere il porto franco e, come spesso accade, a chiedere l’esclusiva per un intero rione se non per tutta una città ?

  5. Ognuno è libero di vendere il proprio prodotto dove crede. Non vi sono dubbi su questa legittimità. Detto questo Germano ha comunque ragione, se mi vendi da anni la tua birra a 5.50, il giorno che la vedo a 6.29 alla COOP in parte mi hai fregato. Se aggiungo che Baladin entra in GDO non certo per disperazione ma per fare ancor più soldi, io che ti ho venduto la produzione per anni, ho anche il diritto di giudicarti ingordo e poco incline ad aiutare il ‘settore’. È inutile che si pianga sulle tasse ed i costi tenendo prezzi altissimi per i piccoli rivenditori per cui una birra a 20km costa più di una della California, di Ghent o del Kent e poi ci si tiri giù le braghe davanti alle quantità COOP. E comunque faccio questa osservazione, se un piccolo birrificio vuole farsi conoscere passa dalla piccola distribuzione dei beer shops e dei negozietti, la GDO gli sputa in faccia. Se quando ha un grande nome ed è conosciuta ai più oltre che appetibile per gli scaffali COOP o ESSELUNGA siamo sicuri non debba nessun ringraziamento ai piccoli rivenditori, i loro clienti financo ai blogger di quel circuito che le hanno fatte conoscere?

  6. Un dibattito antico e forse lontano da una soluzione. Baldin non è il primo e non sarà l’ultimo a fare la scelta di operare nella grande distribuzione, molti già lo fanno, con marchi propri e con altre etichette. La questione, sia per gli operatori che per i consumatori (mi metto in questa categoria) è sulla qualità del prodotto preso nei supermercati. Quando ho comprato una birra artigianale in un supermercato quasi sempre l’ho trovata con difetti, talvolta evidenti, che finiscono per svilire il prodotto. Il risultato è che non ho più comprato i birrifici in questione, sia nei supermercati che nei negozi specializzati. Uno shop dovrebbe, a parer mio, smettere solo di comprare i prodotti che trova nella grande distribuzione, per ora è la sola possibilità di avere una politica commerciale diversa e competitiva.

  7. La penso esattamente come te. E penso anche che entrare nella GdO sia più che altro un rischio per i birrifici visto che le birre difficilmente vengono trattate nel modo corretto. Se poi il consumatore acquista una bottiglia e non la trova all’altezza, non la compra di nuovo. Poco gli importa se si tratta di un problema di produzione o di errata conservazione. La colpa, per chi acquista e non conosce le dinamiche logistiche e produttive, è quasi sempre sempre del birrificio, alla fine.

  8. nel dibattito manca l’attore fondamentale: Oscar Farinetti, dominus di Baladin e alleatto di coop. Probabile che Baladin ci perda con le vendite alla Coop ma tanto i soldi non si fanno con le birre artigianali. Pochi prodotti di qualità ti consentono di smerciare le pe nessuno beve mai, ma per i porcherie con cui guadagni. Per icui non siamo in una legittima strategia commerciale, stiamo parlando di protagonismo dentro l’oligopolio distributivo. E’ un’altra cosa. Altrimenti perché BALADIN e non altri birrifici?

    • Oltre al Bignami del luppolo, Le suggerisco di far ricorso, se non all’Accademia della Crusca o alla Treccani, almeno a una buona grammatica e ad un vocabolario. Così, intanto, capisco il suo pensiero senza doverlo decifrare !

  9. Il negoziante ha ragione, ormai Baladin non è più un microbirrificio, è diventato un produttore industriale, si sta “peronizzando”. Giusto lasciarlo.

  10. Buongiorno a tutti!

    Vorrei precisare che non tutte le birre Baladin sono vendute nella GDO. Le Open (White, Amber e Gold) vengono commercializzate in GDO assieme alla Nazionale. Le altre (da quello che so) non sono e non dovrebbero essere presenti nei supermercati (Panorama e COOP). Se ci sono, non è opera di Baladin ma dei distributori che riescono a rivendere la merce alla GDO o alla DO.

    Il mio modesto parere è che un birrificio dovrebbe essere libero di attuare le tecniche commerciali che meglio crede per la crescita della propria azienda. Se una commerciante non si rivede nella mission di un certo birrificio non è tenuto ad avere i suoi prodotti sullo scaffale. Dato il numero di birrifici artigianali che abbiamo nel nostro paese, non penso sia essenziale vendere Baladin per proporre una birra artigianale di alta qualità.

    Si, la differenza di prezzo non è da poco, ma il servizio che un negozio specializzato dovrebbe dare al proprio cliente è un valore aggiunto che un supermercato non ha, assieme al mantenimento corretto del prodotto quindi è proprio su questi due punti che si può giustificare un prezzo maggiore.

    Sbaglio?

    Un saluto.

    • nei supermercati conad della toscana tutta la line baldin manca solo la xyauyu-kentucky, le altre speciali ci sono tutte….

  11. Baladin si vende da sola, anche in GdO. Che numeri fanno gli specializzati? Secondo voi sta a 15 Euro nel negozietto perchè gli viene venduta a 12 dal birrificio invece che a 3 Euro cui va in GdO? Teo fa solo cassa sugli investimenti marketing pesanti del passato, è un imprenditore e quando gli fanno i volumi, ci va dietro. anzi di fianco alla Peroni.

    • Si continua a dimenticare l assetto societario di baladin: cioè Farinetti. Per cui il tema non sono certo le capacità (per entrare nella gdo servono soldi e/o potere contrattuale) tanto meno il prezzo che nella Gdo è una variabile dipendente. Baladin è parente stretta di Coop per parte di Farinetti e i soldi non li fanno certo con la birra, anzi possono tranquillamente rimetterci.

  12. Vi dico la mia…
    Avendo 2 beer shop prodotti del genere non li teniamo nemmeno più in considerazione e tutti i marchi che vediamo negli scaffali dei supermercati vengono automaticamente eliminati nei nostri punti vendita.
    Il vero problema è il seguente; comprare un prodotto a 6,40€ al supermercato e averlo comprato fino a poco tempo fa nel beer shop di fiducia al doppio, fa perdere clienti. Si corre il rischio di passare per “ladri” che hanno ultra caricato il margine del prodotto.

  13. mi associo al parere espresso da Marco (ore 13.42) baladin per me ha fatto nome non per la birra in sé, ma per le idee che ha avuto (e la bravura nel realizzarle) che sono state supportate dagli appassionati del settore.
    un birrificio che è cresciuto così tanto da poter in un certo senso dettare legge, gli vanno riconosciuti a mio avviso i meriti che ha, ma anche i difetti. se davvero vende “a ribasso” (e i volantini l’ho visti anche io) rispetto al piccolo negoziante e a tutto il circuito dove prima operava (e che gli hanno permesso di acquisire quel nome) in linea logica un qualcosa di sbagliato c’è…vuoi che si chiami capitalismo o altro, ma c’è… alla stessa stregua, chi da a Di Vincenzo i soldi per sbizzarrirsi con l’etrusca o l’equilibrista, forse tutte quelle persone che hanno imparato a conoscere il suo marchio e ora affollano i prati al BdBDay? così facendo (ripeto, dal punto di vista di baladin è commercio eh) snaturi un po’ quello che per anni hai sempre paventato, riuscirà a mantenere un profilo “artigianale” pur dovendo rimpinguare i magazzini della Gdo? e se non ci riuscisse, che succederà? ahimé credo proprio nulla, perché il cliente medio della coop molto probabilmente non capirà mai la differenza tra una IPA, una Bitter, e una Corona lasciata al sole…so biRe…

  14. Salve a tutti, un saluto ai lettori di questo bellissimo portale. Beh… dire che Baladin si stia “peronizzando” mi sembra eccessivo, anzi magari i brand storici della birra artigianale italiana arrivassero a usurpare il posto che occupano i marchi commerciali nella grande distribuzione…
    Io vivo in provincia di Napoli. Non ho mai trovato dalle mie parti le Baladin nei supermercati, ho notato però che già se si passa dai piccoli beer shop alle enoteche di grosse dimensioni il prezzo dei loro prodotti ha un sensibile ribasso, persino rispetto all’acquisto dei medesimi prodotti fatto dal sito dell’azienda. Certo questo tipo di scelte se sono comprensibili e giuste nell’ottica di espansione della fetta di mercato e della maggiore visibilità, dall’altro scontenteranno (giustamente) le realtà fatte di piccoli punti vendita. Non so sinceramente se esistano modi per adeguare il prezzo anche per i piccoli distributori. Probabilmente la conseguenza sarà che man mano che i marchi storici di birra artigianale si spostano nella grande distribuzione, i piccoli venditori se sono lungimiranti saranno costretti a puntare su nomi emergenti. Il che, sinceramente, non mi sembra in sé un male, anzi…

  15. Le birre Baladin escono già abbastanza anonime dal birrificio, acquistarne una dopo averla prelevata dallo scaffale di un ipermercato significa bere una birra di merda. Su Teo Musso non c’è ormai più nulla da aggiungere. Era un birraio ed è stato un pioniere, ma ora è sostanzialmente uno scaltro uomo d’affari e gli appassionati snobbano i suoi prodotti da anni.

    • Buonasera Michele, sono d’accordo al cento percento con le tue affermazioni.
      Bere Baladin significa “bere marketing”. Punto.

  16. E’ probabilmente vero pure che l’utente medio del supermarket non ha la cultura e l’abitudine al bere di qualità per apprezzare appieno il prodotto artigianale. Io però credo che certi processi “virtuosi” si possono attuare solo in tempi lunghi. Talvolta molto lunghi. Se il prodotto artigianale e di qualità non ha possibilità di arrivare alla grande distribuzione, pensare che la domanda di prodotto artigianale e di qualità possa crescere e che si possa diffondere la “cultura birrai” nel Paese resterà un auspicio utopistico. Poi che la grande distribuzione attualmente non dia adeguate garanzie sulla corretta conservazione del prodotto questo è vero. Ma credo che a questo, sempre nel medio-lungo periodo, le leggi della concorrenza del mercato possano ovviare. Io personalmente quando trovo nel CRAI oltre alle solite Peroni e Poretti e Moretti e compagnia cantante anche le birre Maltovivo (che tra i brand campani è quello un po’ più capillarmente diffuso) ne gioisco. Come gioisco nel vedere il sorgere di nuove realtà locali, a livello non solo di berr shop, ma anche di pub e birrerie che stanno effettivamente diversificando l’offerta. Perché sono queste le cose che danno visibilità e mercato alla birra di qualità.

  17. Devo dire che il Sig. Germano fa benissimo a non vendere piu’ le birre di Musso…. E’ legittimo decidere cosa vendere e cosa no. E se io fossi in lui mi guarderei bene in giro, e cercherei “craft” italiani ed europei con un miglior rapporto qualità/prezzo….
    Il problema di Germano, è che doveva svegliarsi prima, e capire che stava vendendo un prodotto che a mio insulso parere è tra i piu’ sovrastimati in Italia. E mi fa altrettanto piacere vedere che lo si inizia a trovare a quel prezzo nella grande distribuzione.

  18. Ciao,
    io una volta (anni fa) scrissi ad un produttore di vino toscano chiedendo quale prezzo mi potessero fare se fossi andato ad acquistare le bottiglie in loco, aspettandomi un forte sconto, e mi risposero che più che un piccolissimo sconto non potevano farmi, per rispetto nei confronti delle enoteche che vendevano i loro vini.

    Una cosa che ho notato con il vino, è che anche nella grande distribuzione non si trovano prezzi tanto più bassi che nelle enoteche, anzi spesso si trovano prezzi anche più alti.

    Ora non so se le aziende vinicole che noto più o meno agli stessi prezzi anche al supermercato hanno fatto accordi con la GDO tali da non “scontentare” le tante enoteche che vendono i loro prodotti, ma se così fosse la riterrei una mossa giusta ed intelligente.

    Ora non so che accordo abbia fatto baladin, ma mi sembra evidente che se è tale da portare alcuni suoi porodotti sugli scaffali delle coop a prezzi fortemente pià bassi di quelli applicabili ai più comuni beer shops, beh non la riterrei una scelta intelligente.

    Infatti come il Signor Grossi, molti decideranno (non per vendetta, ma per il semplice motivo che è inutile tenere occupato posto negli scaffali da bottiglie che non posso vendere se non a sprovveduti che non sanno che alla coop 10 metri più avanti la stessa bottiglia costa la metà ).

  19. non avevo finito la frase:

    Infatti come il Signor Grossi, molti beer shops decideranno (non per vendetta, ma per il semplice motivo che è inutile tenere occupato posto negli scaffali da bottiglie che non posso vendere se non a sprovveduti che non sanno che alla coop 10 metri più avanti la stessa bottiglia costa la metà ) di non vendere più prodotti Baladin.

    Per quanto riguarda la reazione del Signor Grossi, la condivido e sottoscrivo 🙂

  20. Sono molto d’accordo con Carlo, che per me ha centrato il punto.
    Si sta continuando a porre l’accento su una “questione morale” (tipo vendere l’anima al diavolo, perdita dell’aureola, diventare industriale… peronizzarsi!!); ma il problema è meramente concorrenziale.
    La stessa questione si porrebbe se avessimo a che fare col più piccolo e artigianale (qualsiasi cosa ciò voglia dire…) dei microbirrifici, il quale, invece che dividersi fra grande distribuzione e beershop, vendesse unicamente presso lo spaccio interno al birrifico e a qualche negozietto locale. Se allo spaccio del birrificio vendo una bottiglia alla metà del prezzo rispetto al negozio di prodotti locali in paese, tale negoziante verrà a dirmi “Cazzo fai? Prima io ti dico che vendo le tue bottiglie e poi tu stesso mi fai concorrenza sleale?”.
    Comunque alla fine negli scaffali dei supermercati ci finiscono solo quei 3-4 prodotti più “standard” rispetto al gusto medio dei consumatori (tipo la linea Open), di certo non ci troveremo le Xiauyu…!!!

  21. Chissá il Sig. Grossi, abbastanza risentito per aver visto le birre a metá prezzo al supermercato, alle quali sicuramente aveva dedicato tempo, scommettendo e contribuendo al successo della marca nella sua zona, allo stesso modo che finisce una relazione si é fatto prendere dalla fretta di sfogarsi e non ha considerato che queste sono le dinamiche del mercato, come ben diceva Andrea, e magari questa é solo la prima di una lunga serie.
    Senz’altro il consumatore sarà avvantaggiato e la filiera un poco meno, giacché molte PMI scompariranno quando la GDO capirà come vendere il prodotto, ossia conservazione a basse temperature e stessa rotazione che una PMI (sono del pensiero che la GDO al comprare grandi quantità e distribuirle su tutto il territorio nazionale non avrà la stessa velocità di chi compra direttamente al produttore o distributore e oltretutto mantiene una clientela fissa che lo rende capace di dare un servizio al cliente migliore).
    Detto questo concordo con chi dice che Baladin chissà non é stato del tutto etico e corretto, magari avrebbe dovuto negoziare con la GDO un prezzo finale più alto, per evitare cosí di svantaggiare gli anteriori “collaboratori”. Adesso é perfectamente plausibile soprattutto per un’impresa in espansione globale come Baladin, con un recente investimento nel nuovo birrificio e un aumento importante della produzione, rivedere le scelte del canale distributivo.

    • Le piccole attenzioni, nella produzione e nella distribuzione, sono le peculiarità della birra artigianale. Quando ci si ingrandisce molto ci si avvia verso altre strade. Il prodotto sicuramente resta eccellente ma… Sono scelte, tutto qui.

  22. L’argomento è un vero campo minato e credo sia difficile trovare un punto d’incontro alla fine della discussione, vorrei però aggiungere qualche spunto di riflessione:
    – A mio avviso, la questione nasce perchè il cliente Horeca non è consapevole dei costi che deve sostenere una struttura di ristorazione, ponendosi nei confronti di queste già con una diffidenza iniziale, convinti del fatto che il commerciante voglia speculare senza poter riconoscere il fatto che questo ha un rischio d’impresa e forse sarebbe anche il caso che possa ambire ad un utile finale.
    – Un birrificio che possa beneficiare di una maggiore forza di liquidità, avrà la possibilità di investire in ricerca, ottenendo la capacità di offrire nuovi prodotti che il ristoratore potrà proporre ai suoi clienti come novità per il canale Horeca.
    – Le birre in questione sono in offerta. Le promozioni dei supermercati in alcuni casi arrivano al sotto costo.

  23. nei super ,che possono permettersi economie di scala, si vedono spesso piccoli negozianti che non possono permettersi quei prezzi all’ingrosso, è il mercato.
    certo moralmente potresti creare due linee di produzione parallele( succede per molti marchi) ma è politica aziendale. teo è stato un pioniere , perché noantri non impariamo a creare mercato? ha venduto bottiglie a 90 euro, assurdo ma lo ha fatto . si può essere poeti da homebrewer nn da imprenditori

  24. Bisognerebbe lasciare che il sig. Baladin mettesse sugli scaffali della GDO anche la XYauYù o Terre e Lune per rimpiangere il lavoro svolto da persone come il sig.Gennaro!

  25. Germano ha espresso un suo pensiero e lo condivido facendo io il suo stesso mestiere. Però bisogna che seleziona meglio i suoi prodotti, sono oramai anni che baladin ha fiaccato i Maroni. E questo lo sa anche Musso, è proprio per questo che ha deciso di entrare nella grande distribuzione. Complimenti per il portale

  26. Il commerciante ha ragione, perché un’azienda non può tenere il piede in due staffe. La grande distribuzione acquista grandi quantità e ottiene sconti che il commerciante si sogna, e quando si ritrova un prodotto in concorrenza con un supermercato fa anche la figura del ladro. Legittimo quindi che baladin cambi la sua politica commerciale, ma avrebbe dovuto avvisare il canale distributivo precedente.

  27. secondo me e l inizio della fine per noi consumatori per un motivo che ho gia visto ed e quello del birrificio o per bacco nato con delle birre superlative ma da quando a ingrandito la produzione le birre sono scariche di tutto e tanto accadra pure a questo birrificio a mio parere uno dei migliori in italia e il mercato che ti porta a tutto questo sempre grazie a le famosissime gare a ribasso pochi anni e vedremo i nostri birrifici a livello delle birre del euro spin

  28. certo dispiace per lo sconforto comprensibile del negozianate, ma certo ha scelto di ‘spingere’, anche coi sui clienti, un produttore che è tra i più diffusi, distribuiti e commerciali (nel senso commercialmente strutturati) e che quindi è normale possa passare, almeno con una parte di gamma, in GDO. Altro discorso sarebbe stato se si fosse trattato di un piccolo produttore ‘dietro casa’ che a te vende a 10 e poi con un altro piccolo distributore vende a 5. i beershop, come le enoteche di qualità devono essere l’intermezzo tra piccoli e artigianlai produttori e un certo tipo di clientela attenta alla qualità; nel mondo-vini infatti i piccoli e curati produttori quasi mai sono in GDO se non in rasi casi, ed è ovvio che io consumatore so che tipo di prodotto andrò a comprare in uno o un altro canale

  29. Fino ad ora le birre “artigianali” italiane nell GDO erano simil-tali, sicuramente trovavo i prezzi competitivi ma la qualità lasciava a desiderare… Baladin l’ho sempre vista come birra da beer shop e non da supermercato proprio perchè il costo di una bottiglia rifletteva la qualità. Se Baladin riuscirà a mantenere il prodotto buono sarà sicuramente meno “artigianale”, qualche trattamento dovrà pur farlo… Ad ogni modo se il prezzo nella Gdo è di 6,5 Euro come fa il negozio o beer-shop a vendere gli stessi prodotti ad un prezzo più alto? Nei negozi specializzati si va a cercare il prodotto più raffinato, curato, artigianale…in questo modo si va a giustificare anche quei 10 Euro a bottiglia che vai a pagare. Un consumatore si può porre la domanda se sia ancora il caso di comprare una birra Baladin a prezzi elevati se la si trova a poco nella GDO perchè, nonostante si possa parlare di linee differenti, il nome che risalta è sempre Baladin.

  30. appoggio chi parla di “peronizzazione”..
    anzi invito ad andarvi a leggere le etichette delle birre Baladin se non lo fate da un pò…
    scoprirete che sono cambiati gli ingredienti..

    sinceramente mi ero accorto da un pò che anche il sapore delle ultime produzioni stava cambiando..
    esigenze forse in vista delle produzioni aumentate per soddisfare la GDO?

    Poi così come si è liberi di vendere in GDO…di non vendere le birre Baladin in negozio…sicuramente i consumatori sono liberi di non comprare..
    meditate gente..meditate

    anche perchè..bello…figo..geniale….eppure come già dicevano altri riferendosi ad altre birre(dalla california..dal kent etc )io ho sempre visto più di buon occhio una Karmeliet a 7€ che una Baladin a 10-12€..
    che si deve fare pure qualche migliaio di km per arrivare qua in italia..

        • non ho una bottiglia sottomano..
          mi pare la dicitura esatta sia “sciroppo da cereali”

          mentre invece sulle bottiglie di vecchi lotti di produzione erano indicati semplicemente malto,orzo etc etc (vado sempre a memoria non avendo bottiglie sottomano)

          • Non solo gli ingredienti, ma anche parecchio il ciclo produttivo, sono passati i tempi in cui le birre uscivano solo se mature, adesso manca il tempo e vai giù di fruttosio…

  31. Ho venduto birra artigianale ai negozianti al dettaglio e devo dire che non condivido l’ opinione dell’ articolista. La ragione è quella espressa dal negoziante; Baladin è libero di vendere alla GDO ma io che acquisto il prodotto da Baladin premettendo di acquistarlo solo se non la vendi alla GDO posso sentirmi preso in giro e danneggiato. Nessun negoziante al dettaglio di prodotti premium è disposto a vendere prodotti della GDO e molti produttori premium non vendono alla GDO per questo motivo.
    Bastava informarlo prima e probabilmente il negoziante non si sarebbe comprato il prodotto Baladin anche perchè il fatto di non vendere alla GDO è la premessa per chiudere un ordine.

  32. In generale nutro dei dubbi riguardo alla qualità finale delle birre artigianali presenti sugli scaffali della GDO.

    Spesso queste birre vengono stoccate in condizioni non ottimali e vengono trattate in malo modo, ossia sotto il sole, a temperature troppo calde o troppo fredde, scecherate, capovolte, sbattute.

    Quando le stappi spesso hanno difetti generati appunto dal cattivo trattamento della GDO.

    Mi risulta che molti produttori di birra artigianali sono attenti al trasporto, alla temperatura della cella frigorifera, all’efficienza dell’impianto di spillatura.

    Se da un lato i produttori di birra artigianali ci guadagnano perché espandono il loro business, dall’altro ci perdono in quanto il loro prodotto ha una qualità più scadente.

  33. Comprensibile da una parte la scelta di Germano, comprensibile dall’altra quella di Baladin. Poi ci sono i dubbi personali riguardo le strategie commerciali con le quali vengono fatte le scelte. Primo perché si può entrare in GDO o DO creando una linea di prodotti / etichette destinate a quel tipo di mercato, salvando il lavoro svolto fino ad oggi, da Baladin e dai negozi specializzati che l’hanno distribuita. Secondo selezionando con cura le distribuzioni a cui ci si rivolge. Vendere a Coop è diverso che vendere a Panorama ed è ancora altra cosa vendere ad Esselunga, modello di riferimento per tutti i supermercati italiani. Si tratta di strutture distributive che acquistano e vendono con logiche molto diverse una dall’altra. Terzo se è vero che Baladin è uno dei birrifici artigianali più grandi e famosi in Italia è altrettanto vero che ha potere di trattare sia il prezzo a cui viene venduto alla GDO che quello a cui venderà la GDO stessa. Non stiamo parlando del microbirrificio che si presenta davanti al buyer senza nessuna qualifica, sconosciuto e il cui marchio è un marchio debole, quindi con una politica commerciale che verterà solo sul concetto birra artigianale. Stiamo parlando di Baladin, un marchio forte nel mondo birrario, un marchio che può tranquillamente permettersi di vendersi senza svendersi anche nei supermercati.

  34. A mio avviso è legittimo il disappunto del venditore, ma da li’ a dare del disonesto al produttore, ce ne passa.
    Parimenti Legittima la scelta di non vendere piu’ suddetti articoli, io fossi in lui, anzichè chiedere rimborso, farei un bel “fuori tutto” delle sue giacenze, allo stesso prezzo delle mille luppoli Poretti o delle regionali Moretti, con tanto di tweet e post sui social networks.

    • Esatto, farei anch’io un fuori tutto in promozione e non tratterei più prodotti Baladin o di qualsiasi altro produttore “artigianale” che poi si serve anche dei supermercati

  35. è altresi’ vero che ci sono anche realtà in crescita che decidono di non vendere il loro prodotto ai locali, se questi ultimi non danno una sorta di “esclusiva”…Mah, misteri del commercio…

  36. A me invece sembra molto pratico poter reperire facilmente prodotti di qualità, senza dover dar vita ad una caccia al tesoro infinita in giro per le enoteche.
    Anzi, a dirla tutta acquisto sempre online (senza nemmeno dovermi incollare le casse per le scale perché me le consegnano al piano!).

  37. Io credo che un negoziante di prodotti di qualità non abbia motivo di risentimento verso questa strategia commericiale. L’utente medio, che fa massa nella GDO, è quello che acquista il marchio industriale scontato a 0.70 € e non certamente quello che compra una birra sopra i 7.
    Ne sono testimonianza i molti invenduti pieni di polvere che giacciono sugli scaffali dei supermercati costretti ad acquistare comunque grossi quantitativi per ottenere una debita scontistica, il che limita fortemente anche le tipologie di birra presenti rispetto ad un negozio specializzato.
    Non siamo in Francia dove, ad esempio, nel campo del vino la GDO fornisce una proposta qualitativa di alto livello e dove ho visto personalmente acquistare 1.200 € di Krug vintage mentre io ero alla cassa con per una bottiglia d’acqua da 20 cent.
    Io non comprerò mai un Brunello di Montalcino conservato sotto un faretto bollente in un supermercato.
    Se la piccola distribuzione mantiene una qualità della proposta elevata e un prezzo adeguato non credo che abbia nulla a temere, specie nella birra artigianale che rappresenta la fetta minore del mercato brassicolo.
    La domanda finale però resta: Baladin è birra artigianale ?

    • Buonasera Vittorio, Le Baladin ERA artigianale ed era pure ottima, ma la pecunia ha fatto sì che la qualità scendesse, e di molto.

  38. Ottimo articolo. Concordo pienamente. Il mondo si evolve costantemente e i produttori devono andare avanti. I negozianti pure – puntando quindi su nuove nicchie.

  39. Sono d’accordo con il negoziante. Non vorrei andare in un negozio di specialità per comprare un prodotto speciale realizzato in piccola produzione che penserei di essere di qualità superiore e di trovare una birra catena di supermercati ha venduto per un prezzo più elevato, anche se vorrei capire perché è stato venduto per un prezzo più elevato. Vorrei pensare che se Balidan è cresciuta e sta vendendo le loro birre in un volume più alto per i supermercati che avrebbero le capacità organizzative per comunicare questo ai piccoli negozianti. Sembra essere una grande svista che non hanno fatto ed è irrispettoso se non è male senso degli affari.

  40. Mah, sulle scelte strategiche ed a volte discutibile ed il rapporto morboso tra Teo e “l’altra birra” ovvero l’apertura al mondo industriale, a progetti sfacciatamente poco “artigianali” come EatItaly si è discusso a lungo in passato, questo è un aspetto che non leva e non mette nulla al personaggio, allo stile, al modo di fare impresa, ne è semmai un tratto in linea con le azioni degli ultimi 5/6 anni.
    Detto ciò, come appunto scriveva Andrea, c’era da stupirci che la cosa non fosse successa prima.
    Non mi scandalizzo e anzi sono contento che una birra buona entri in GDO se la qualità non sbraga.
    Sono principalmente un consumatore e sono contento di trovare buona birra ad un prezzo accettabile.
    Non c’è nulla di “artigianalmente” difendibile nel bere schifezze, e nel panorama birrario “craft” italiano ce ne sono tante, a 15€ al litro!
    Il beershop semplicemente deve diversificare l’offerta.
    Se davvero vuole fare cultura spingerà produttori emergenti, tipici, locali evitando magari di vendere un “brand” come è diventato quello nel noto cuneese…
    Ah, nulla di personale contro Baladin, a questi prezzi la compro senza problemi, siamo quasi in linea con il prezzo delle 33 di blasonate belghe di più lunga tradiszione e di sicura qualità
    Poi, scandalizzarsi x questa cosa mi pare fuori luogo, lo stesso dovrebbe farsi nel vendere le westvleteren da 33 a 10/12/14 euro quando gli stessi proprietari dei beershop se le vanno a prendere in Belgio a 2€ l’una… o NO? ;-P

  41. Ragazzi, l’unica arma che si ha è la sensibilizzazione del cliente purtroppo…
    Un beershop dovrebbe vendere prodotti di nicchia sulla base della qualità che un prodotto della GDO non può garantire.
    Si deve spiegare quindi al cliente cosa si vende ma al tempo stesso “sputtanare” tutti quei birrifici che come in questo caso Baladin, ma possiamo citarne tanti, si creano quest’immagine della birra di qualità e poi in realtà fanno buttano giù la maschera e fanno quel cambiamento di marketing che, come l’autore dell’articolo ammette, “era già programmato”…
    Bisogna spiegare la differenza tra GDO e non GDO.
    E’ l’unica arma che si ha… magari serve a poco, ma intanto si tutela la propria immagine da scelte eticamente scorrette che compiono le aziende.

  42. chiedo scusa rileggendo ho visto che qualcuno ha parlato della conservazione,cosa che ritengono basilare per definire la qualità verà del prodotto che arriva al consumatore.

  43. prima ti impongono di vendergli il prodotto cercando di non svalutarlo e facendoti applicare (non solo come consiglio) un prezzo altissimo e poi ti ritrovi lo stesso prodotto al 40% del prezzo in meno di quello che ti hanno imposto, nella pizzeria al taglio e nel supermercato vicino casa

  44. Bisognerebbe fare una seria riflessione su cosa è la birra in italia, su che “RAZZA DI MOSTRI” siano i produttoria artigianali italiani. Io da grande appassionato, che ha usato le proprie ferie per seguire produttori in giro per l’europa, MI RIFIUTO DI COMPRARE BIRRE ITALIANE SPECIE SE ARTIGIANALI, salvo rarissime eccezioni. Credo che il rapporto qualità-prezzo della birra italiana sia ridicolo se non demenziale, qualità spesso scarsa, grandi mal di testa e sopratutto costi incomprensibili. Perchè devo pagare 6 euro una birrettina da 33 che fanno da un paio di settimane mentre posso comprare birre che hanno secoli di storia, grande qualità e prezzi pari alla metà? ci sono birrifici INDUSTRIALI che fanno birre ECCELLENTI sotto molteplici punti di vista, magari dal 1500 dc, e io devo bere porcherie che non so nemmeno da dove arrivano solo perchè mettere il marchio ARTIGIANALE e ITALIANO “fa figo”? Facendo uno strano paragone è come se una squadra di calcio pagasse 5 milioni di euro per Messi e 200 milioni di euro per Scarpinhio giocatore di madre italiana proveniente da una piccola squadra di terza categoria… vedete voi.

    Scusate lo sfogo, forse non è nemmeno il posto giusto, ma di questi pseudo paladini della “qualità artigianale” che vendono prodotti molto molto molto opinabili, grandi diffusori di conoscenza, ma che in realtà si riempiono solo le tasche di quattrini, proprio non li sopporto. Presto spero che finirà anche questa moda e poi saranno cavolacci loro.

    Fondamentalmente esistono 2 tipi di birre, quelle buone e quelle no.
    Saluti.
    Cristian M.

    • Ecco ripartirei dalla tua ultima affermazione: esistono 2 tipi di birre, quelle buone e quelle no. Il tuo sfogo invece è contro le birre artigianali a prescindere.

    • Questi fanatici paladini della produzione di piscio in bottiglia sono chiaramente in malafede e molto spesso lavorano proprio per l’industria.

    • Concordo totalmente perchè sono esattamente sulla tua lunghezza d’onda, e sinceramente i birrifici artigianali italiani che si distinguono dal bailamme brassicolo sono veramente pochissimi, dato che tante birre si assomigliano e non aggiungono nulla di nuovo a ciò che la birra di per sè ha già di suo, indi per cui preferisco un buona/ottima birra industriale a tante artigianali fatte pagate a peso d’oro ma che non offrono quel quid in più.
      Infine, pur’io faccio la distinzione tra birre buone e birre cattive, che alla fine fine è ciò che conta.

  45. La domanda vera è…perchè non è sbagliato pensare a Baladin nella grande distribuzione e soprattutto a Fico ed è sbagliato per Baladin stesso pensare che un’azienda come Birra del Borgo abbia fatto male ad essere comprata dalla grande distribuzione se si parla in tutti e due i casi di mero fatturato e non di cambi di “ricette” imposti? Attendo risposta, grazie e cordiali saluti.

  46. Permetto che la qualità tanto decantata delle birre Le Baladin è scesa parecchio, a mio modesto parere, ed a parte questo condivido in toto le parole del negoziante amareggiato.
    Detto questo, il titolare di un’enoteca che ho frequentato per anni, che tratta anche le birre Le Baladin, mi confessò che le vende(va) solo perchè gliele richiedono ma se un cliente vuole “bere bene” non gliele consiglia affatto…e sto parlando di alcuni anni fa.

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