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Assobirra promuove un altro consorzio regionale: nasce A.BI. Lombardia

abi lombardiaE siamo a tre. Lo scorso 10 novembre (ieri) in provincia di Pavia si è tenuto il battesimo di A.BI. Lombardia, organismo che segue le orme delle due sorelle maggiori, fondate nel 2012: A.BI. Lazio e A.BI. Campania. Gli obiettivi sono i medesimi: promuovere e sostenere la produzione di birra nella regione, rafforzando la filiera e valorizzando il territorio. Anche in questo caso la grande regista dell’operazione è Assobirra, l’associazione degli industriali del settore, capace di coinvolgere in questo progetto il sostegno dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Lombardia. Si tratta quindi di un’altra operazione politica, analoga a quelle già viste nel Lazio e in Campania, che secondo i suoi protagonisti dovrebbe sostenere i microbirrifici della Lombardia. O almeno di una parte di essi.

Dalle parole dei suoi creatori, sembrerebbe infatti che A.BI. Lombardia sia indirizzata principalmente alla tutela della birra agricola. Il sostegno dell’Assessorato all’Agricoltura è un indizio abbastanza importante, ma sono le parole dell’assessore Fava a confermare questa ipotesi:

La nascita di un’associazione lombarda dedicata alla birra testimonia un crescente interesse del territorio verso un comparto che solo di recente ha ottenuto il riconoscimento di prodotto agricolo, assicurando nuova occupazione e un’opportunità di reddito nella filiera cerealicola, dove i margini di guadagno si stanno riducendo. Regione Lombardia guarda con favore la nascita di imprese agricole innovative e multifunzionali, che coniugano la produzione legata al ciclo in campo all’artigianalità dell’arte birraria”.

Sarà anche per questo motivo che dei quasi 130 produttori lombardi attualmente attivi, solo 10 di loro hanno aderito all’associazione sin dalla sua nascita. I nomi sono i seguenti: La Morosina, Geco, Hibu, Settimo, Spluga, Doppio Malto, La Fenice, Palabrauhaus, Pratorosso e Vis Beer. Non conosco lo status societario di ognuno di loro, ma due di essi (La Morosina e Pratorosso) sono sicuramente agribirrifici. E per rafforzare il concetto, si osservi che il presidente di A.BI. Lombardia è alla guida di un birrificio agricolo: si tratta infatti di Filippo Ghidoni de La Morosina.

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Poche righe sopra ho riportato le parole dell’assessore Fava, ma probabilmente ricorderete che di lui ci occupammo già lo scorso luglio, quando, in occasione della presentazione della Guida alle Birre d’Italia di Slow Food, espose l’idea della creazione di un impianto di maltazione e del progetto “Luppoli in Lombardia”, mediante il quale riconvertire alcune attività agricole alla coltivazione di luppolo. All’epoca sembrarono idee poco percorribili, ma la nascita di A.BI. Lombardia rende attualissime le dichiarazioni di allora e i relativi progetti meno irrealizzabili di quanto potesse sembrare.

Ed ecco che l’idea di luppolo lombardo torna nelle dichiarazioni dell’assessore, sebbene nell’ultima frase si sia fatto prendere un po’ troppo dall’entusiasmo 🙂 :

Il prossimo febbraio Regione Lombardia insieme con AssoBirra organizzerà un convegno universitario sulla coltivazione del luppolo, prodotto che caratterizza da sempre le nostre campagne.

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Sembra quindi che nelle intenzioni di Fava e di A.BI. Lombardia ci sia la volontà di creare una filiera totalmente regionale della birra, con orzo e luppolo coltivati in loco. Un concetto che a me non piace particolarmente, soprattutto quando – come auspicato in Piemonte – questi ingredienti locali diventano praticamente obbligatori per i birrifici. È invece fondamentale che ogni produttore abbia la libertà di rifornirsi dalle aziende che preferisce, anche straniere, salvaguardando di conseguenza il livello qualitativo delle proprie produzioni. È impensabile che la birra sia al servizio delle Regioni, ma che nel frattempo continui a essere totalmente affossata dallo Stato italiano.

E proprio sul grave obolo statale delle accise si sono concentrate le parole di Alberto Frausin, che da qualche mese è tornato a vestire i panni di Presidente di Assobirra:

[…] Per questo siamo convinti che A.Bi Lombardia potrà essere un volano per lo sviluppo agroalimentare della Regione, come già avvenuto per le altre Associazioni da noi incubate e sostenute negli ultimi 2 anni nel Lazio e in Campania. Ma potremmo fare di più, se non dovessimo fare i conti con una delle tassazioni più alte d’Europa e con i prossimi aumenti del 1° gennaio 2015. Se la nostra accisa fosse ai livelli (3-4 volte in meno) spagnolo e tedesco, il settore vedrebbe generati circa 5.000 posti di lavoro in più…

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Concetto tra l’altro già espresso nel comunicato stampa di Assobirra della scorsa settimana.

In definitiva la nascita di A.BI. Lombardia conferma la volontà di diversi birrifici italiani di consorziarsi a livello regionale, ancora una volta sotto l’impulso di Assobirra. Rispetto alle due precedenti iniziative del genere non si parla di una birra “condivisa” – come la famigerata La Zia Ale – ma il progetto di filiera regionale appare molto più concreto che in esperienze analoghe. Ancora una volta non sarà facile capire l’impatto di un’associazione del genere, ma l’impressione è che il coinvolgimento della Regione Lombardia (e del suo assessore all’agricoltura in primis) abbia un peso politico importantissimo.

Come vedete la nascita di A.BI. Lombardia? Lo considerate un organismo importante per la promozione brassicola della regione o un caso di ingerenza della politica e dell’industria in un settore tipicamente artigianale?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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5 Commenti

  1. beh se dovessero portare avanti dei progetti agricoli intelligenti ad esempio per aiutare nuove filiere (sulla cui qualità si dovrà poi certamente vigilare) o per finanziare qualche nuova impresa nel settore birraio o ancora fare un pressing\lobbying per calmierare le accise o le burocrazie non vedo troppo male questa iniziativa…
    poi certo, associazione industriale e forte componente politica non sono mai un ottimo punto per cominciare in Italia, ma tant’è..
    le altre associazioni regionali (oltre forse a qualche birra collaborativa) per ora a cosa hanno portato?

    • Ecco la tua domanda finale è quella che immagino si pongano un po’ tutti. A livello visibile non mi pare di ricordare grandi traguardi raggiunti, ma bisognerebbe chiederlo a chi è all’interno di queste associazioni.

  2. Lungi da me difendere le parole di un assessore (chiunque esso sia), ma magari si riferiva solo al fatto che il luppolo da noi c’è da un bel po’… intesa come crescita spontanea, non come coltivazione:) ma magari sono io che voglio interpretare “bene”

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