Negli ultimi tempi sempre più spesso le strade della politica italiana e del mondo della birra (artigianale) si incrociano. È chiaro che un settore in crescita – e, dettaglio importante, uno dei pochi che non ha subito la crisi – attiri l’interesse di un pubblico variegato di attori, tra i quali non mancano i rappresentanti della nostra politica. In passato ad esempio è stato un decreto ministeriale a istituire la birra agricola, mentre in Piemonte è stato addirittura presentato un ddl sulla birra artigianale locale. Ma è riguardo alle accise che in passato il dibattito politico si è maggiormente concentrato sulla birra italiana, decretando un momentaneo stop al loro aumento. Il discorso sta però tornando d’attualità e proprio in questi giorni si è espresso al riguardo l’assessore lombardo all’agricoltura Gianni Fava. Tuttavia è andato ben oltre, arrivando addirittura a parlare di produzione locale di malto e luppolo.
Come riportato da Malto Gradimento, le parole dell’assessore Fava (esponente della Lega Nord) sono state raccolte in occasione della presentazione milanese della Guida alle Birre d’Italia di Slow Food. Ritengo che in queste occasioni sia sempre importante analizzare le dichiarazioni con attenzione e contestualizzarle all’interno di una visione più generale. Ad esempio la prima idea di Fava sarebbe finalizzata a sostenere gli imprenditori del settore con la creazione di un impianto regionale per la maltazione dell’orzo. Ma la domanda è immediata: in che modo un maltificio dovrebbe essere d’aiuto per i microbirrifici italiani? La risposta è nella birra agricola: come già accade con il Cobi nella Marche, la presenza di un impianto per la maltazione dei cereali permetterebbe ai birrifici coltivatori di orzo di consorziarsi e accedere ai vantaggi legati alla birra agricola (in primis di tipo fiscale). L’idea di Fava rappresenta quindi un vantaggio per il settore o un modo di amplificare le differenze tra attori operanti nello stesso settore? Decidete voi.
Più clamorosa è la seconda mossa di Fava, quella cioè inerente lo sviluppo di un progetto definito “Luppoli di Lombardia”. La Regione sarebbe infatti propensa a riconvertire alcune attività agricole per creare una filiera di luppolo interamente regionale. Come fa notare Damiano sul suo sito, i dubbi sono diversi: non si parla di una tempistica di fronte a progetti che richiedono decenni di lavoro, né di un diretto interessamento dei birrifici locali a luppolo coltivato in loco. È pur vero che da qualche parte bisogna cominciare e al momento sembra difficile uno sviluppo intensivo di varietà italiane senza un supporto (economico e legislativo) proveniente dall’esterno.
A ogni modo queste sono le parole dell’assessore:
In questo paese esiste una vocazione alla birra: certo l’acquisizione, anni fa, di marchi storici da parte di gruppi stranieri ha indebolito questa propensione, ma oggi, proprio grazie a realtà piccole e medio piccole, le cose possono andare diversamente. Occorre pensare di realizzare seriamente una filiera che realizzi un ciclo completo della produzione, dalle materie prime alla produzione e alla commercializzazione, sul nostro territorio a beneficio delle attività agricole.
Infine Fava si è espresso anche in merito al nuovo aumento delle accise, sospeso a suo tempo ma ormai prossimo a tornare in vigore. Citando uno studio di Ref per Assobirra, l’assessore ha sottolineato che come conseguenza di questo nuovo intervento sulle imposte di produzione, gli introiti del settore scenderanno da 177 a 68 milioni (-62%), provocando una perdita di 2.400 posti di lavoro. Chiaramente stiamo parlando di ripercussioni che si faranno sentire soprattutto per il comparto industriale, ma è innegabile che anche i nostri birrifici artigianali ne subiranno le conseguenze. Per non parlare di noi consumatori.
sarebbe bellisimo (parlando anche da lombardo).
per la questione luppolo sarebbe utile evitare doppioni ma creare una rete di collaborazione con realtà già iniziate in italia, come ad esempio quello che si sta già facendo in Friuli
Credo che l’assessore, soprattutto in merito a quanto detto sul luppolo, non capisca una… fava 😀
Poche balle, accise o non accise la birra la fanno pagare a peso d’oro: purtroppo in Italia c’è sempre sto vizio di inculare la gente!
Menomale che qualche birrificio (forse 2) ha prezzi umani!