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Gli ultimi sei anni di birra in Italia paragonati al resto dell’Europa

Circa una settimana fa il sito Shut up about Barclay Perkins – uno dei blog stranieri che seguo piĆ¹ assiduamente – ha pubblicato delle interessantissime statistiche sul numero di birrifici operativi nei paesi europei per il periodo 2009 – 2014. I dati dimostrano come il boom della birra artigianale sia un fenomeno non solo italiano e neppure limitato a poche nazioni, bensƬ di portata globale, poichĆ© interessa praticamente tutti i paesi del continente. In termini generali, si puĆ² constatare come nel giro diĀ pochi anni il totale dei produttori attivi in Europa sia raddoppiato, permettendo ad alcune realtĆ  di emergere in modo inedito sul panorama internazionale. I numeri, provenienti dal rapporto 2015 di Brewers of Europe, meritano senz’altro qualche approfondimento, perchĆ© rivelano risvolti curiosi e sconfessano alcune credenze.

Il primo luogo comune da rivedere riguarda il nostro paese. Siamo propensi a credere che l’Italia sia la nazione con la crescita piĆ¹ elevata degli ultimi anni, ma ne esistono diverse che nel periodo considerato mostrano un incremento percentuale ben piĆ¹ evidente. Nell’intervallo tra il 2009 e il 2014, l’Italia ĆØ passata da 256 birrifici a 599, con una crescita media del 134%. Un dato di tutto rispetto, ma che scompare di fronte a quelli di altre nazioni: in Spagna i produttori sono passati da 47 a 332 (+606%), in Svezia da 30 a 151 (+403%), in Norvegia da 22 a 77 (+250%). E in questa comparazione non considero le realtĆ  con un numero iniziale di birrifici troppo esiguo o con alcune statistiche mancanti. Persino la tradizionale Repubblica Ceca ha avuto una crescita superiore all’Italia (+154%), mentre non si piazzano troppo lontane da noi la Slovenia (+132%) e un’altra patria storica della birra: il Regno Unito (+128%).

CiĆ² che i numeri non dicono ĆØ che per fortuna la scena italiana ĆØ ben piĆ¹ matura che in altri paesi emergenti, dove la rivoluzione della birra artigianale ĆØ partita qualche anno dopo. Insomma, non sempre la crescita dei numeri coincide con quella qualitativa e sebbene alcune nazioni mediterranee e scandinave abbiano mostrato negli ultimi 6 anni un’ascesa piĆ¹ importante, mai cambierei il nostro movimento con il loro. In ogni caso il ritmo italiano ĆØ ben oltre la media europea, che si ferma all’88%.

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Sono quattro i paesi che negli ultimi sei anni sono rimasti pressochĆ© stabili, tra i qualiĀ uno ĆØ abbastanza clamoroso. Qualcuno di voi avrĆ  capito che mi sto riferendo alla Germania, nazione che ancora una volta conferma di vivere una crisi birraria senza precedenti. Nel 2009 i birrifici tedeschi erano 1.331 e oggi sono appena 21 in piĆ¹, come se il fenomeno mondiale della birra artigianale non fosse mai scoppiato. Sei anni fa la Germania era di gran lunga il paese europeo con il maggior numero di birrifici, riuscendo quasi a doppiare quelli del suo inseguitore, il Regno Unito (1.331 vs 745). ƈ incredibile pensare che in soli sei anni la Germania ĆØ riuscita a bruciare tutto il vantaggio posseduto, al punto che oggi i ruoli sono praticamente invertiti: ora in Gran Bretagna operano la bellezza di 1.700 produttori, che la rendono di gran lunga la prima nazione europea per numero di aziende brassicole attive.

Gli altri paesi rimasti stabili sono la Romania (un solo birrificio in piĆ¹ rispetto al 2009), la Croazia (nel 2009 i birrifici erano appena 7, oggi addirittura 6) e la Turchia (due birrifici in meno). Nei primi due casi spiegare il motivo dello stallo non ĆØ facile,Ā sulĀ terzo probabilmente invece pesano le regole non propriamente a favore dell’alcool della religione islamica.

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Continuando a considerare il totale di birrifici operanti sul territorio nazionale, l’Italia ottiene un prestigioso quarto posto, posizione impensabile fino a qualche anno fa. Curiosamente ĆØ la Francia (663 birrifici) a piazzarsi subito dopo Regno Unito e Germania, dimostrando che forse non ĆØ un paese cosƬ tanto insensibile al richiamo della birra. Da notare il quinto posto della Svizzera con 483 birrifici: se consideriamo la popolazione e la superficie del paese elvetico, si tratta di un dato davvero impressionante.

Guardando alla crescita impressionante della birra artigianale in Italia spesso ci siamo chiesti quanto il mercato sarĆ Ā in grado di sostenere l’intero movimento, considerando che il nostro consumo pro capite di birra ĆØ fanalino di coda in Europa. Per concludere puĆ² essere allora interessante paragonare il numero di birrifici con la popolazione di ogni paese e il relativoĀ consumo pro capite.Ā Tra le prime 10 nazioni per numero di produttori la Svizzera ĆØ quella con la situazione piĆ¹ peculiare, perchĆ© a fronte di un consumo quasi doppio rispetto all’Italia, ha perĆ² una popolazione decisamente contenuta e un numero di birrifici proporzionalmente molto alto. Come previsto il nostro paese presenta un valore basso rispetto agli altri, con una situazione molto simile a quella della Francia: popolazione simile, numero di birrifici simile, consumo pro capite praticamente identico. Le perplessitĆ  che abbiamo noi non possono che essere le stesse che hanno i francesi.

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Se siete alla ricerca di un segnale incoraggiante, allora ĆØ il caso di dare un’occhiata al Regno Unito. Qui la popolazione ĆØ praticamente identica a quella italiana, il consumo pro capite piĆ¹ del doppio (74 l/p) ma il numero di birrifici quasi triplo. Il vantaggio ottenuto quindi dal consumo pro capite si annulla totalmente se consideriamo il totale delle aziende brassicole operanti sul territorio britannico. Nel 2009 nel Regno Unito c’erano piĆ¹ birrifici che oggi in Italia, ma questo non ha impedito alla nazione di raddoppiare (e andare oltre) nel giro di sei anni. D’accordo che il consumo pro capite era il doppio giĆ  allora, ma probabilmente in Italia ci sono ancora ampi margini di crescita.

E poi bisogna considerare ciĆ² che i numeri non dicono, e cioĆØ come si compone qualitativamente il consumo di birra. L’impressione ĆØ che in nazioni come la nostra il pubblico si stia spostando sempre piĆ¹ verso i prodotti di qualitĆ , abbandonando la birra industriale. Questo ĆØ un altro fattore fondamentale che giocherĆ  un ruolo primario per le dinamiche del futuro del settore.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, ĆØ giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. ƈ organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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9 Commenti

  1. Visitata alcuni anni fa ad Esquelbec la Brasserie Thiriez…parlando con Daniel ho avuto la sensazione di un movimento brassicolo che si stava sviluppando e che noi conoscevamo poco, e giĆ  3/4 anni fa sbirciai un libro che raggruppava i numerosi birrifici artigiani. Anche a Bodegarden alcuni anni fa ricordo con piacere la Brasserie du Mont SalĆØve..ricordo anche alcune segnalazioni di brasserie a Lille, a cui non ho dato seguito. Credo che sia la Francia, sia il Nord Europa ( al Boreft beer festival, per me il piĆ¹ bel festival a cui ho partecipato, forse perchĆØ inaspettato, ho trovato diversi produttori danesi ed olandesi a me non noti) sono oggi sottovalutati e meritino ben piĆ¹ di un approfondimento. Ricordo in una visita a Orebro in Svezia da Narke che Anders Goranssons aromatizzava con rami credo di ginepro una birra che stava producendo, cosƬ come ricordo la cultura dei malti affumicati che personalmente conosco molto poco
    Mi fa piacere quest’articolo e mi piacerebbero ulteriori approfondimenti su queste culture brassicole, in particolare nord europee , a volte catalogate in maniera semplicistica, ma invece ricche di spunti

    • Sicuramente sono ricche di spunti, il problema ĆØ che fino a oggi, a parte rare eccezioni, in Italia abbiamo incontrato solo produttori che incarnano una filosofia abbastanza monocorde e con poche punte qualitative

  2. Per capire come il consumo pro capite possa reggere il numero di birrifici attivi ci servirebbe un altro dato: quanto si beve “nazionale” e quanto importato.
    Per caso tu sai reperirlo Andrea? Sarebbe molto interessante…

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