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Lo stato del mercato delle lattine: intervista a Cime Careddu

Come abbiamo avuto di scrivere in passato, le lattine rappresentano il più grande fenomeno della birra artigianale degli ultimi 20 anni e probabilmente l’unico vero elemento rivoluzionario nato all’interno del movimento craft. Hanno cambiato l’immagine della birra artigianale e il modo di approcciarvisi, fornendo, almeno in Italia, una ventata di novità proprio nel momento in cui la moda dei microbirrifici stava cominciando a rallentare. Forse solo tra altri 20 anni capiremo davvero l’impatto di questo contenitore sull’andamento del mercato, ma intanto può essere utile fare il punto della situazione con chi costruisce impianti di inlattinamento. Abbiamo così deciso di rivolgere qualche domanda a Cime Careddu, azienda leader nel settore e partner di Cronache di Birra dall’inizio di luglio 2024.

Cime Careddu è una società molto rinomata nell’ambiente. Fu fondata nel 1986 a Canelli (AT) da Gino Careddu e la prima macchina di confezionamento, destinata proprio al settore birrario, fu venduta in Grecia. La crescita dell’azienda fu repentina, tanto che a metà degli anni ’90 la sede fu trasferita a Calamandrana (AT) in uno spazio più ampio. Il successo di Cime Careddu proseguì anche negli anni successivi: nel 2000 ci fu un ulteriore ampliamento con l’ingresso in società di Roberta Careddu e Beppe Di Dio, rispettivamente figlia e genero di Gino, che oggi dirigono l’azienda. Tra il 2022 e il 2023 è arrivato un altro upgrade, decisamente più consistente del precedente, che ha permesso di triplicare le dimensioni del comparto produttivo.

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Cime Careddu vanta impianti installati in ogni parte de mondo, dall’Italia all’America, dal Giappone al Sudafrica, dall’Isola di Tonga fino alla Nuova Zelanda. Ciononostante rimane un’azienda familiare e nel 2022 è entrata nell’organigramma anche la terza generazione: Carola Di Dio, figlia di Beppe, è la Responsabile Comunicazione e piattaforme Media. Anche grazie al suo contributo, negli ultimi tempi è stato dato un forte impulso al rinnovamento dell’immagine aziendale, specie con la campagna promozionale dei “Supereroi dell’imbottigliamento”. Da sempre le chiavi del successo di Cime Careddu sono il rapporto diretto con il cliente, senza troppi passaggi intermedi, e la tempestività nel risolvere eventuali problematiche.

Da sinistra a destra: Beppe Di Dio, Carola Di Dio e Roberta Careddu

Per saperne di più sul rapporto con il confezionamento in lattina, abbiamo rivolto alcune domande a Erik Bertero, Direttore commerciale di Cime Careddu, che ringraziamo per la disponibilità.

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Ciao Erik. Una delle più grandi rivoluzioni portate dalla birra artigianale è stata la rivalutazione della lattina come contenitore, che in molti casi ha finito per soppiantare la bottiglia di vetro. Dal punto di vista di Cime Careddu com’è cambiato il mercato delle lattine negli ultimi anni?

Dal punto di vista del costruttore posso affermare che il mercato delle lattine è l’unico che continua costantemente a registrare trend positivi di anno in anno. È un fatto abbastanza preventivabile dal momento che l’Europa, specialmente quella Mediterranea, è rimasta troppo a lungo ancorata alla bottiglia, mentre Regno Unito ed Europa del Nord avevano già puntato con decisione alla lattina come packaging di riferimento.

In Italia la tendenza è simile al resto del mondo o sta mostrando elementi peculiari?

L’Italia, seppur con ritmi più lenti del resto d’Europa, prosegue sul trend lattina. In particolare sto notando che diversi birrifici stanno ampliando i propri orizzonti anche al mondo dei soft drink, specialmente hard seltzer ed energizzanti.

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Lavorate con birrifici locali o internazionali? Potete raccontarci qualche storia interessante di partnership o collaborazioni di successo?

Da 38 anni lavoriamo ormai indistintamente in tutto il mondo, soddisfacendo le esigenze dei più piccoli birrifici fino ai colossi del settore. Tante sono le collaborazioni di successo, ma ciò che personalmente restituisce maggiore soddisfazione è veder crescere i clienti che continuano ad acquistare i nostri macchinari. Significa aver fatto centro, in tutte le componenti vitali dell’azienda: vendita, assistenza e qualità della produzione. Un esempio che possiamo citare su tutti è quello del birrificio polacco Browar Maryenstadtz, con cui definimmo una piccola imbottigliatrice in una fiera a Milano nel 2017 e, a distanza di sette anni, siamo alla quarta linea consegnata.

La lattina è un recipiente che offre grandi vantaggi, a patto di saperla gestire in maniera appropriata. Quali sono le criticità che possono emergere in fase di confezionamento?

L’ossigeno è il più grande nemico della birra, porta la birra a ossidazione variandone il sapore e, soprattutto, la durata di conservazione del prodotto. A differenza dell’imbottigliamento, dove possiamo fare il vuoto per assicurarci che in pre-riempimento non ci sia aria residua dentro la bottiglia, con la lattina non è possibile perché si accartoccerebbe. Inoltre la birra in lattina va “protetta” fino a quando viene aggraffata, in questa fase il prodotto è più esposto alla contaminazione esterna. Queste difficoltà spiegano perché poche aziende sono in grado di fornire sufficienti garanzie ai clienti nel settore del confezionamento in lattina.

Quali aspetti occorre tenere in considerazione quando si sceglie una macchina per l’inlattinamento?

Direi essenzialmente tre: prese d’ossigeno basse, sanificazione in grado di rassicurare il birraio e, ultima ma non meno importante, facilità d’utilizzo. Nella mia esperienza in questo settore ho visto tante macchine con un’interfaccia davvero troppo cervellotica e poco logica per le esigenze di chi utilizzerà quei macchinari, spesso alla prima esperienza con questo tipo di automazione.

Come pensate che il confezionamento della birra in lattina si evolverà nel prossimo decennio? Ci sono all’orizzonte delle innovazioni che saranno introdotte nel processo di confezionamento?

Credo che la lattina proseguirà in questo trend positivo andando sempre più a rosicchiare quote di mercato rispetto alla bottiglia. I vantaggi sono davvero troppi rispetto alla bottiglia, vantaggi su tutti i fronti: dal sanitario al logistico all’impatto ambientale.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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