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La replica di Slow Food alla questione Salone del Gusto

slow-foodTra le diverse notizie riportate nel post di ieri, avevo anche citato la polemica nata dalla decisione di Slow Food di organizzare diversamente i birrifici italiani al prossimo Salone del Gusto: invece di approntare la solita zona unica per tutti i produttori (la Piazza della Birra), si è deciso di distribuire questi ultimi tra i vari stand, seguendo il principio dell’appartenenza territoriale – lo stesso utilizzato per le altre categorie produttive. Una scelta che ha lasciato perplessi operatori del settore e appassionati, come dimostrano i forum di Unionbirrai e MoBI.

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Oggi sul sito di Slow Food è apparsa una lunga replica di Alberto Farinasso – ufficio eventi Slow Food – che ovviamente difende la scelta dell’associazione. Riporto quelli che secondo me sono i passaggi salienti (però leggetela tutta, per non avere una visione parziale):

La scelta di realizzare un Salone suddiviso per aree geografiche (territori) è stata valutata attentamente ed ha ovviamente – come nel caso opposto adottato sinora, per categoria merceologica – dei vantaggi e degli svantaggi, ma è coerente col messaggio (e con gli stimoli) che il Salone vuole dare, ossia sottolineare il concetto del mangiare locale, dell’accorciamento della filiera, del cibo stagionale, del territorio come genitore dei cibi/prodotti biodiversi che contiene, …

Quanto più sapremo percorrere questa strada tanto meglio sarà: forse per il visitatore questo approccio può essere precoce, ma se non si prova non lo si saprà mai. E poi restano le varie manifestazioni dedicate alla birra dal GBBF (Londra) a Pianeta Birra (Rimini) ai vari eventi locali tipo Pasturana, dove la birra è tutta riunita in una grande Piazza. Forse i birrai e i microbirrifici sono troppo divisi ora (ASSOBIRRA, UNIONBIRRAI, …) e fanno l’errore di guardare ciascuno al proprio orto e cercano unità al Salone e a manifestazioni di settore: prima è bene siano coesi su alcuni princìpi base che li accomunino veramente, e si presentino uniti nelle manifestazioni birarrie e poi se anche al Salone sono ciascuno nel proprio territorio non vedo nulla di male.

Inoltre – e qui rispondo al forum Ub – Slow Food non vuole affatto danneggiare – e tanto meno intenzionalmente – il movimento artigianale italiano: ne è stato al fianco dall’inizio e ancora adesso lo è, in un mondo però che è più difficile (è vero è così: è più difficile fare le cose rispetto a 10 anni fa) e che per questo richiede strumenti e approcci nuovi, richiede più coesione e lavoro mutuo, più sforzo da entrambe le parti: una rinuncia più che una richiesta.

Per tornare ai commenti dei vari inserzionisti dei forum (in particolare a quelli di Mobi), si può dire tutto di tutti perché l’essere umano è così: parla più di quanto sa e spesso sa pochissimo. I dati però alla fine parlano: il numero dei micro-birrifici è aumentato (e quello dei grandi forse diminuito con la crisi), gli appassionati anche, la quantità di birra cruda (uso questo termine solo per brevità) bevuta anche, la guida ha raggiunto più persone e ne raggiungerà ancora in numero maggiore: tutto è a favore dei microbirrifici.

E ancora (sulla territorialità e nazionalità della birra e del movimento): Posso anche essere d’accordo che ora di territoriale (dipende, comunque, in quale accezione lo si intende in rapporto alla birra) in una birra c’è poco (a parte il birraio e qualche materia prima), ma questo non è vero per tutte e poi la diversità può essere data da uno o più elementi, da un’approccio alla fabbricazione, dalle materie prime disponibili (non solo malti e luppoli), altrimenti i birrai italiani utilizzando per la maggior parte malti Weyermann farebbero tutti birre che sanno del territorio di Germania? La biodiversità sta anche, e soprattutto, in altre cose.

Arrivati a questo punto mi butto nella mischia e dico la mia. Innanzitutto ho difficoltà ad accettare un discorso sulla territorialità per i birrifici italiani, che regolarmente impiegano materie prime che non hanno alcun legame con la zona di appartenenza. Talvolta si parla di connessione col territorio di una particolare birra, che utilizza uno specifico ingrediente locale… ma da qui a definire un principio di territorialità per un produttore ce ne passa.

Detto questo, mi sembra però esagerato alzare un polverone per le scelte organizzative di un evento che, per quanto prestigioso, non è incentrato affatto sulla birra.  Dal punto di vista dei birrifici è naturale storcere la bocca di fronte a una decisione che eliminerà uno strumento di grande visibilità come la Piazza della Birra, però mi sembra assurdo pensare che tale scelta sia fatta scientemente per colpire il movimento. Dal punto di vista dell’appassionato comprendo il venir meno di un punto di ritrovo, di una zona unica in cui incontrare produttori, appassionati e amici; però alla fine lo considero un capriccio, tanto più se deve essere il motivo per una critica all’organizzazione.

Un’ultima considerazione sullo strumento che ha alimentato la polemica, cioè il web. E’ una tecnologia eccezionale, senza la quale non esisterebbe questo sito in primis. Tuttavia è spesso fonte di incomprensioni: stride ad esempio che siano state scritte centinaia di parole su questa vicenda, quando magari la richiesta di un chiarimento a qualcuno di Slow Food (e sì che di appassionati ce ne sono all’interno dell’associazione…) avrebbe forse evitato il montare della polemica. Un errore nel quale cadiamo troppo spesso – e rispetto al quale non mi considero estraneo .

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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51 Commenti

  1. a me pare la polemica o il dissenso, nonostante la replica di Slow Food, abbia tutte le ragioni di esistere

    ci sono prodotti alimentari, molti, per i quali il legame col territorio ha molto senso. ce ne sono altri, invece, come la birra, per i quali ha senso parlare di legame con la tradizione, ma nessuno col territorio, e volerlo inscatolare per forza nella proprio visione è una forzatura. in Italia poi non ha senso parlare né dell’uno né dell’altro, tranne qualche raro caso

    il nocciolo è che la maggior parte del salone è plasmato sulla visione di SF e tutti i prodotti bene o male devono calarcisi dentro. sono scelte organizzative, non ci troverei altre giustificazioni

  2. @SR
    “il nocciolo è che la maggior parte del salone è plasmato sulla visione di SF e tutti i prodotti bene o male devono calarcisi dentro. sono scelte organizzative, non ci troverei altre giustificazioni”

    se il punto è che bastava avanzare giustificazioni organizzative al posto del principio di territorialità (che comunque determina la distribuzione degli stand), ci sto
    da qui ad accusare SF di danneggiare appositamente il movimento, o di minacciare boicottaggi o di vedere strani complotti, ce ne passa. Almeno IMHO

  3. Ma si sa, il buon Marcos vede fantasmi (farinetti, teo,open,assobirra) in ogni dove.
    Il salone non è una festa della birra, chi va al salone per assaggiare solo birra è un po’ pirla (Turco mi passi la rima).
    E’ un sistema che sfavorisce l’appassionato che cerca compagnia birraria e sbronza facile, ma favorisce la visibilità al consumatore medio.

  4. @marchetto
    intanto mi infastidisce che tui ti riferisca a me chiamandomi “il buon” che non accetto nemmeno da mia madre.
    io vedo fantasmi ovunque e forse è vero per mi sembra che le giustificazioni addotte da slow food siano quanto meno farragginose.
    in quanto a chiedere a SF chiarimenti sul loro operato ci sono mie mail inviate ai vertici di Sf , e loro conseguenti risposte non esaustive, di alcuni anni fa.
    io credo che qualcuno abbia cavalcato il movimento salvo poi mollarlo e cercando anzi di affossarlo.
    se poi avro sbagliato nel fare le mie considerazioni chiedero scusa.
    nel frattempo pero noto che dei pro nessuno si espone e la cosa mi fa pensare: o sbaglio io oppure l’argomento non interessa.
    in ogni caso c’è di che essere tristi.
    io comunque sono disponibile a confrontarmi con chiunque e attendo occasioni.
    limitatamente al salone la scelta di confinare i micro in ambito territoriale in virtu di un presunto legame con il territorio mi sembra una baggianata.
    inoltre citare il luppolo italiano come esempio di prodotti birrari legati al territorio è un altra fantasticheria.
    dire poi che il “padrone” non c’entra nulla con il movimento poi mi sembra una cosa talmente fuori di testa da non meritare nessun commento.
    poi marchetto che ha già dimostrato in altre occasioni di non apprezzare il mio pensiero potrebbe argomentare invece che limitarsi ad offendere (senza peraltro riuscirci).
    come ho gia detto io sono qui e aspetto il confronto.

  5. @Andrea Turco
    non ho dubbi. è che a volte nei suoi commenti (ne ricordo uno in coda al post sulle nostre birre) si esprime con malizia e invece non argomenta mai le sue considerazioni.
    Per il resto trovo ottimo il modo in cui gestisci il blog.

  6. @ marcos
    come il “padrone” non merita commenti?
    se mi/ci puoi dare qualche delucidazioni mi faresti cosa gradita, sai io sono [cit] “malato mentale” e a volte non afferro immediatamente il concetto.

  7. @Paolo in tram
    l’affermazione
    “…Teo e i presunti padroni. Quest’ultimi possono piacere o non piacere però non c’entrano col movimento della birra artigianale italiano”
    fatta sul forum di slow food mi sembra assolutamente oltre ogni misura. ritiene davvero il sig. Farinasso che l’avvento di Farinetti con Eataly, Open etc. etc. non abbia avuto influenza sul mondo birrario italiano?
    a me sembra invece che abbia la sua brava influenza. o no?

  8. @andrea

    io parlo per me e per quello che ho scritto su MoBI, la tesi per cui SF voglia scientemente boicottare l’immagine dei midrobirrifici non l’ho scritta io e pare anche a me fantasiosa. che però, viste anche le reazioni in UB, qualcosa sia andato storto mi pare piuttosto chiaro e condivido la posizione dei micro scontenti. peraltro, per vantarmi un po’, della nuova disposizione scrissi io per primo qualche mese fa dicendo quanto ripeto oggi. forse bisognava accorgersene prima, forse se ne sono accorti ma i margini di manovra erano inesistenti

  9. Io non capisco dove sia il problema!! SF organizza un evento e decide di strutturarlo in un certo modo, a mio avviso corretto e coerente col tema del salone…
    Oltre tutto, visto che la birra non è di certo, almeno per ora, l’attrazione principale per la maggior parte degli avventori, non vedo perchè dovrebbe avere un posto “centrale” con una piazza tutta sua!

  10. @ marcos
    mah, di certo il padrone non c’entra con l’organizzazione del salone, piazza della birra o no. Io come consumatore inconsapevole, vado al salone per altre cose. Che poi sia arrivato farinetti e abbia “influenzato” il movimento può anche darsi, nel tempo tutto cambia, (per fortuna) e non é detto, sempre in negativo, anzi… ricordo anni fa di aver assaggiato un “doppio malto”, si, si chiamava proprio così, marchiata s.lorenzo, beh.. lasciamo perdere.
    Ma poi a me che importa, sono impegnato in ben altre faccende investigative più importanti.
    ciao. paolointram

  11. @Paolo in tram
    dunque tanto per capire dalle tue parole sembra che l’avvento di farinetti abbia portato a dei cambiamenti in meglio tra i quali la scomparsa della doppio malto s.lorenzo.
    mi sembra che il tuo contributo al movimento si limiti a questa pugnetta di cercare di smascherare i tre delusa che tutti ormai sanno chi sono.
    per il resto non vedo tuoi contributi interessanti.
    ti senti particolarmente intelligente perché rompi ai delusa.
    bravo.

  12. @marcos
    no, non rompo a nessuno. Mi sento intelligente? Boh, io mi sento bene. La doppio malto, per fortuna, é scomparsa prima dell’avvento di farinetti.
    E comunque io non sono obbligato a dare nessun contributo al movimento, quindi scrivo quello che mi pare (andrea permettendo), ma soprattutto non mi faccio tante seghe mentali. E poi, banalità per banalità, smanettare troppo sulla tastiera, secondo me, porta a concludere ben poco nella vita. Vivi (e lavora) sereno che c’é spazio per tutti.
    ciao

  13. Riporto questa frase scritta dal resposabile slowfood:

    E poi restano le varie manifestazioni dedicate alla birra dal GBBF (Londra) a Pianeta Birra (Rimini) ai vari eventi locali tipo Pasturana, dove la birra è tutta riunita in una grande Piazza.

    Cosa c’entra il GBBF con le manifestazioni birrarie italiane? Come mai non viene menzionata la piu importante manifestazione solo sulla birra artigianale in Italia cioè l’Italia beer festival?

  14. La risposta di Slow Food non mi convince.
    E’ troppo stizzita e frettolosa nel liquidare le critiche e le opinioni di dissenso.

    Dico questo per un motivo molto semplice.
    La filosofia SF è la stessa da sempre.
    Però due anni fa c’era la piazza della birra.
    Ideata e accettata da SF.
    Quindi la possibilità di un approccio diverso non solo c’era, ma due anni fa è stata attuata.

    Di questo stiamo discutendo.
    Questo legittima la discussione.
    Che c’entrano rimini e pasturana?
    Si sta parlando del salone del gusto!
    Su questo non ci piove.

    La formula che al salone del gusto edizione precedente ha funzionato e ha soddisfatto ora è stata cambiata.
    Questa scelta potrà essere discussa o no?

    Il salone del gusto è il contenitore.
    Il contenuto sono gli espositori e i visitatori.
    Possibile che il contenitore sia così importante da ignorare il punto di vista del contenuto?

    La replica stizzita priva di vere argomentazioni non è costruttiva.
    Purtroppo è questo l’atteggiamento che non smentisce le visioni complottiste di alcuni di noi.

    A Natale tutte scatole vuote.
    Ma molto belle.
    Questo è il futuro!

  15. Ormai sono anni che al Salone del Gusto c’è la Piazza della Birra. Nell’edizione del 2008 aveva assunto una forma strana, un pò più intima, ma per certi versi isolata. Adesso Slowfood la cancella del tutto, relegando i birrifici nelle proprie regioni.

    Lungi da me rinnegare il gran contributo dato ai birrifici artigianali dalla rassegna di Torino in tutti questi anni, ma essendo ancora un fenomeno all’inizio della sua crescita, disperdere significa rendere la vita difficile a quei birrifici che saranno presenti.

    Ed inoltre il tutto diventa indifendibile, anche se le parole di Alberto sono accorate, in quanto l’Enoteca rimane lì dove si trova ed è tutta dedicata al vino… coerenza avrebbe consigliato il medesimo atteggiamento, non farlo significa andare contro un processo di affermazione del settore, forse per dare risalto solo ad alcuni…

    Sono pronto anche ad ammettere che questa scelta abbia una visione nel medio lungo periodo, magari a fronte del bilancio che si farà a fine Salone, ma in prima battuta, e spero che questi non crei barriere, non mi sembra la scelta migliore, la Piazza non isolava, semmai, a mio modesto parere, esaltava il concetto di birra e birre che perseguono da tanto tempo i birrai e Kuaska in particolare.

    Io comunque ringrazio Alberto Farinasso per aver preso “carta e penna” ed aver dato una risposta 3 mesi prima del Salone 2010

    Marco Tripisciano

  16. Ma se l’enoteca è rimasta al suo posto, con che coraggio Farinasso ha dato quelle risposte?

    Se come dice lui si parla sapendo poco o nulla allora ci spieghi.

    Perchè il vino, sulla territorialità del quale si è basata la fortuna dei viani, viene trattato in maniera diversa dalla birra?

    Perchè per la prima volta da quando esiste l’evento Salone UB non ho una presenza ufficiale?

    Occhio che qui siamo ad una grave inversione di tendenza. E non sappiamo neanche chi sia il timoniere.

  17. @Paolo in tram aka Norman
    come vedi non sono l’unico ad avere dei dubbi.
    mi fa piacere che si sia aperta una discussione.
    in quanto alle smanettate davanti al computer mi sa che tu ne sai molto piu di me.
    e sono sereno molto sereno.

  18. @ Marcos

    sulla discussione aperta sono contento e va bene, sullo smanettare sulla tastiera hai ragione anche, ma io non ho un c…o da fare tutto il giorno (già dato). Tu e altri, non credo (forse mi sbaglio), ma è un po’ un luogo comune, però a volte porta alla realtà. Se sei sereno, son contento per te. Comunque azzardo una scommessa: vedrete che i prossimi SdG saranno sulla scia di questo, per quanto riguarda la birra, cioé territorialità. E questo non per cocciutaggine, ma per visione positiva dettata dalla realtà.

  19. @Paolo in tram
    ma quale visione positiva? weyermann, Castle maltings e Durtz forniscono il 99% dei micro ivi compresi quelli che parlano di quanto sia buono l’orzo e il luppolo piantato con le loro manine.
    Concordo con te che nel futuro sara sempre piu cosi ma non per altruismo…
    Il territorio per un birrificio non esiste, è solo l’ennesima trovata markettara. A parer mio SF dovrebbe spiegare un po’ meglio la scelta di frammentare la presenza dei micro, e non limitarsi all’ironia. Io credo che ci sia in ballo la credibilità stessa del fenomeno SF. Personalmente non ci credo più alla luce di molte cose successe e sotto gli occhi di tutti. Ma questo è solo il mio pensiero.

  20. è legittimo disapprovare l’organizzazione per i suddetti motivi, non si può però pensare che SF si adegui al modo di “sentire” il mondo dei microbirrifici.
    SF ha una sua filosofia, sue idee che tenta ovviamente di applicare come crede
    alle varie realtà produttive.
    si ripete lo scontro avuto qualche tempo fa su questo blog.
    è ovvio che SF tenda a considerare un pregio la produzione-consumo in loco della birra. quindi tendendo implicitamente a favorire il consumo di birra dei birrifici
    vicini al consumatore. questo anche se i malti e i luppoli vengono dall’estero.
    non credo che un luogo a parte per una realtà piccola come la birra artigianale in un contesto così grande come il Salone sia una scelta valida di visibilità.
    il rischio è farsi vedere dai soliti noti già appassionati, cosa che secondo me non ha senso.

  21. perdonate ma la questione è piu ampia a mio modo di vedere:
    il vino è diverso dalla birra al punto da giustificare uno spazio riservato non legato a logiche localistiche mentre invece la birra deve essere confinata in ambito regionale perchè è un prodotto del territorio (ha un terroir?) ?
    a me sembra una fandonia.
    quali sono gli interessi di slow food?
    ci sono aziende che hanno interessi nel nostro mondo che hanno al contempo interessi in ambito slow food?
    è eccessivo pensare che SF abbia dato ascolto ad imprenditori del settore molto vicini al mondo SF?
    ok. magari è eccessivo.
    ma allora perchè il vino ha una sua dignità individuare e la birra no?
    in passato SF da me interpellata (Italia e Belgio) ha detto di non interessarsi al fenomeno lambic (per parlare di una birra legata al territorio) adesso invece ha cambiato idea?
    la piazza o via della birra era cosi sbagliata?
    non è possibile pensare ad un valore aggiunto per i micro che si presentano insieme ad un evento cosi grande rispetto al presenziare da soli?
    lo smembrare l’insieme dei micro non è come dire che non esiste un fenomeno birrario italiano?
    ma UB è stata interpellata? sembra di no. ed allora tutto il lavoro fatto da quest’ultima insieme a SF non vale piu nulla?
    ma allora tutto quel parlare di consorzi, di fenomeno birrario italiano, SF non lo vuole sostenere?
    boh. a me sembra strano (mi ripeto), e con questo mi zittisco, che nessun professionista si esponga in difesa o criticando questa scelta, e questo fatto visto alla luce dei recenti sviluppi del mondo birraio italiano mi fa pensare.
    noi non ci saremo e, come ormai da tempo, non sostengo piu il fenomeno SF.
    Mi sia consentito di considerare SF non come un mondo a sostegno dei piccoli ma un mondo che ha ben chiaro il peso mediatico, economico delle attività ad esso connesse.
    d’altra parte che SF sostenga o si faccia sostenere da produttori di acqua (e non mi riferisco solo a Lurisia), di aziende con logiche da GDO e da produttori (torrefattori) di caffè e poi parli di piccole economie, di terra madre, di favorire un mondo fatto di piccoli produttori non mi torna.
    davvero i piccoli produttori sono il fulcro del sistema? oppure sono gli sbocchi del mercato che si possono attivare sulla falsariga del piccolo è bello che sono interessanti?
    comunque attendo di conoscere ulteriori sviluppi della cosa.
    magari poi ci accorgeremo che hanno avuto ragione loro e che io sono nel torto.
    per adesso attendo di capire meglio cio che a me sembra molto chiaro.

  22. @marcos

    ma l’enoteca NON è una “piazza del vino”, non facciamo confusione. E’ un “bar-enoteca”, chiamalo come vuoi, dove vai a berti un bicchiere di vino, ma chi te lo serve non sa un tubo di cosa “vende”. Vorresti una cosa simile per la birra? Credo di no. Non si può paragonare alla “fu” piazza della birra.
    Anni fa era diverso, quest’anno SF ha scelto la strada della territorialità-regioni ecc. e non vedo perchè la birra debba essere un caso a parte. Giusto, sbagliato? Vedremo alla fine.

  23. L’enoteca non è un angolo dedicato ai produttori del vino come lo era la piazza?
    Allora ho frainteso l’intervento di Marco.
    E ho parlato senza sapere.
    Mi scuso.

    Anche se qualche dubbio rimane.

  24. ma le parole di Farinasso , riferite alle divisioni dei microbirrifici , non vogliono forse dire che non c’ è stato alcun fronte comune dei birrifici nel contestare la scelta ?
    non so , però abbiamo letto a destra e manca che nessuno è contento della scelta , ma se i micro fossero uniti e contestassero la scelta insieme …cosa succederebbe ?
    io nel 2008 ho visto gente mettere la testa dentro al “ghetto” della birra e poi “scappare” perchè non dava molta fiducia. dopo il salone si criticò un po’ quella chiusura , non era forse quello il momento di “trattare ” con SF una sistemazione migliore che mediasse tra micro e SF ?

  25. @paolo
    personalmente nutro ancora delle perplessità al riguardo del mondo SF che non sono scalfite nemmeno un pochino dalle info sull’enoteca etc.
    ammetto di essere prevenuto nei confronti di SF, alla luce del mio vissuto che attende ancora risposte che so già non arriveranno mai.
    vedremo alla fine dopo il salone.
    mi sia permesso di dire che il mondo cui appartengo mi sembra poco incline ad alzare la testa.
    ora pero mi taccio in attesa di un confronto che so già non avverrà mai.

  26. @Paolo

    Al salone del gusto ci sono stato l’intera settimana due anni fa.
    Sinceramente non sono sato all’enoteca perchè avevo poco tempo libero, ero lì a lavorare, e c’erano altre cose che mi interessavano di più.

    Ora, l’enoteca, anche se non è una piazza della birra può essere un buon compromesso per dividere i vinai territorialmente e creare comunque uno spazio vetrina-aggregativo che sia meno dispersivo.

    Chiedo io a te. Ci sei mai stato al sdg?
    Ho trovato estremamente frustrante e difficile spostarmi nella immane calca tra le varie zone.
    Se per visitare dieci birrifici dovessi farmi tutto il salone rinuncerei certo a priori.

    Vuol dire che non si vuole più chi va al salone principalmente per la birra italiana.
    E, checchè ne dica Farinasso o Paolo o chi volete, a me è sembrato che al sdg si fosse un po’ realizzato quel momento aggregativo che manca a tutte le altre manifestazioni citate.

    Il ghetto della birra era una bella cosa da un punto di vista dei birrai.
    Non ricordo un’altra manifestazione dove si stasse gomito a gomito con momenti di cameratismo quasi esilaranti (ricordo in particolare Steve che si esercitava al volo dei sottobicchieri colpendo bersagli a tre corsie di distanza. E le imprecazioni di rimando di Vito…bei momenti).

    Forse ha ragione Farinetti.
    Se siamo qui a rompergli le palle è per la incapacità del nostro movimento di creare qualcosa di simile in una sede più istituzionale.

    Ma anche concedendo la legittimità dell’azione, non capisco perchè SF distrugga quanto era riuscita a creare, invece di andarne fiera…nè capisco, come già detto come possa frettolosamente liquidare l’opinione dei birrai e dei birrofili.

    Ma SF non è l’unico imputato.
    E a parte il generoso Marcos non sento nessuno che cerchi di analizzare il problema, a parte le paranoidi ipotesi lette su altri forum.
    Che anche se dovessero avere un fondo di verità, non dovrebbero comunque esimere i birrai e le loro istituzioni da un grandissimo mea culpa.

    Ma Unionbirrai che posizione ha?

  27. @Livingstone
    A parte le risate, i sottobicchieri volanti e la prova fusti (miei e dei miei colleghi) alle 10 di mattina, c’è stato come sempre, uno scambio di esperienze molto utile che aiuta la crescita del movimento della birra artigianale italiana, oggi rimpiango il “bunker” che avevo criticato per la scarsa accessibilità. Non sarò presente al SdG quest’anno. Avevo disdetto già a metà giugno molto prima delle polemiche di questi giorni. Restare isolato tra olii e mozzarelle sarebbe stato poco utile e non avrebbe dato la visibilità che mi aspettavo dal SdG. Non credo che l’investimento sarebbe stato efficace a promuovere il mio piccolo birrificio ARTIGIANALE. Quindi me ne resto a casa, tanto l’olio e le mozzarelle le trovo tutti i giorni!

  28. sono daccordo con chi afferma che la scelta di non perpetuare la piazza delle birre crei una frammentazione ma allo stesso tempo penso che questo permetta di dare la possibilità di cerare di legare le birre al territorio attraverso degustazioni che si svolgeranno presso gli stand regionali nei quali i microbirrifici verranno ospitati.

    Io ne sto organizzando uno nello stand della Lomabrdia cercando di abbinare un Grana Padano in di diverse stagionature con le birre prodote dai birrifici presenti nello stand.

    Io direi: proviamo! se si dimostra troppo dispersivo tra due anni si ritorna alla piazza.

    Comunque ampio spazio alle birre è dato nei numerosi laboratori del gusto dedicati ad essa che per me rimangono un punto fermo nella filosofia educativa di SF.

  29. @living
    al SdG ci sono stato tutti gli anni, ricordo che nelle prime edizioni ero proprio tra quelli che servivano il vino (senza capirci nulla) all’enoteca, anche se allora non si parlava proprio di enoteca. Comunque condivido sul fatto che occorrerà girarlo tutto per trovare i vari birrifici, mah, non saprei, aspetterei alla fine per giudicare. Lo stesso ragionamento sulla “dispersione” posso fartelo sul vino, perché i produttori non li troverai nell’enoteca ma nelle varie regioni. E’ quella la questione, territorialità si-no. Non il fatto che SF voglia penalizzare la birra, almeno credo.
    ciao

  30. Devo confessare che questa foto ha per me un significato particolare.
    Proprio in quel momento ho sentito di respirare l’aria magica di qualcosa che poteva nascere.
    Un attimo che mi ha fatto prendere la decisione irrevocabile.
    Via la vecchia vita.
    Voglio far parte di questo meraviglioso mondo.

    Eh, si respirava una bella aria.

  31. x Giancarlo

    quando dici “Io direi: proviamo! se si dimostra troppo dispersivo tra due anni si ritorna alla piazza.”

    Come fai a sapere che si ritorna alla piazza? Io credo che le scelte SF le faccia da sola… senza interpellare nessuno, tra l’altro quest’anno UB non è nemmeno coinvolta…

  32. @ Livingstone
    UB non è stata coinvolta in nessuna maniera, e in questo non ha responsabilità.
    Molti birrai hanno ricevuto la visita di SF già da agosto scorso per l’adesione al SdG, e hanno versato un acconto più di un anno prima….probabilmente molti parteciperanno per non perdere l’acconto.

  33. @vito
    se hanno versato l’acconto e non hanno visionato prima il progetto possono chiedere la restituzione dei soldi. se lo sapevano c…i loro.
    certo che anche questo fatto dell’anticipo per un salone che incassa fior di quattrini dagli stand e dai biglietti (125000 persone a 20€ fanno un bel gruzzolo) mi sembra strano.
    curioso perlomeno…

  34. @Paolo
    francamente non saprei quanto incassano ma sommati agli introiti per gli stand mi sembra che ci sia parecchia ciccia (slow ovviamente).

  35. @ Vito

    Non voglio entrare nel discorso responsabilità.
    Però una associazione come UB che fino all’ultima edizione era coinvolta. che ha tra gli associati un grande malumore per questa scelta di SF, dovrà pur avere una opinione e una posizione ufficiale.

    Come minimo dovrebbe spiegare i perchè della sua esclusione o rinuncia.
    Poi, potrebbe, in via ipotetica, condannare l’atteggiamento e le scelte di SF. Oppure approvarle.

    Proporre una diversa scelta per il futuro che possa ricreare il momento d’aggregazione del quale molti sentono il bisogno.

    Senza timori reverenziali, parlare chiaramente.
    Porsi finalmente come il vero rappresentante dei microbirrai italiani.
    Non a parole, ma nei fatti.

    Fare un bilancio degli anni passati.
    Un programma per il futuro.

    Eh, facile lasciarsi prendere la mano quando si parla di queste cose…

  36. Non conosco i motivi che hanno portato a questa scelta. Mi spiace però, perchè “La Piazza” era uno spazio importante per continuare a dare visibilità a tutto il settore. Per l’italianità delle birre si discute da una vita, non è solo qualche campo sperimentale di luppolo in italia che risolverà la querelle. Io credo che esista una via italiana alla birra negli impianti ( italiani a differenza di quelli delle multinazionali), nella cultura birrogastronomica del nostro paese ( passatemi il brutto termine) nelle ricette che propongono, sempre più difficilmente riconducibili ad uno stile, nella fantasia, nei birrai…e così via.

  37. Di qualche giorno fa la pubblicazione sul sito UB di questa lettera aperta con la quale si comunica la posizione ufficiale riguardo alla questione in oggetto.

    http://www.unionbirrai.it/index.php?option=com_content&view=article&id=174:lettera-aperta-ai-soci-su-salone-del-gusto-2010&catid=37:news

    Posso solo dire che sono profondamente deluso e in profondo disaccordo con la posizione “volemose bene” espressa da UB.

    Ancora una volta non si raccoglie il sentimento espresso dalla base e si porge l’altra guancia di fronte ad una palata di m@@@@ ricevuta in faccia.

    Ma quando arriverà un consigliere UB normodotato sotto la cintura e dotato di un briciolo di amor proprio?

  38. La posizione del consiglio di UB è ovviamente dettata dal buon senso e dalla volontà di non creare rotture insanabili o, peggio, danneggiare indirettamente i propi associati. Di certo si è molto discusso in consiglio non solo degli atteggiamenti da assumere verso SF, ma anche con altre associazioni che operano più o meno sullo stesso terreno.
    Non si porge l’altra guancia, ma si cerca un dialogo civile (se alla controparti può interessare).
    Di certo UB, ha preso atto degli avvenimenti e del malessere che alcune parti hanno manifestato e ne terrà conto per le inziative future sia nella scelta dei collaboratori che dei partner e questo già è in atto.
    Personalmente ritengo più utile un atteggiamento costruttivo e propositivo che non inizare a fare proclami e guerre per riparare torti subiti (siano essi veri o presunti).
    C’è bisogno di unire, non di certo di dividere e creare ulteriori fazioni.

  39. A volte per unire c’è bisogno di qualcuno che si ponga come riferimento per tutti gli altri.

    Nel mondo della birra a me sarebbe piaciuto e sembrato logico che fosse UB.
    E, sempre a mio parere, UB deve imparare a battere i pugni sul tavolo e chiudere qualche porta quando serve.

    Poi magari nel chiuso della vostra cameretta lo state già facendo.
    Ma dalla provincia fell’impero non si percepisce muover di foglia.

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