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Barrow Valley, O’Hara’s e la rinascita della birra artigianale in Irlanda

Per decenni la tradizione birraria irlandese è rimasta in ombra, penalizzata dall’arrivo di grandi aziende straniere e da una scarsa valorizzazione delle sue risorse naturali e culturali. Tuttavia negli ultimi 30 anni è emersa una rinascita guidata dai birrifici artigianali, grandi e piccoli, che hanno dato nuovo impulso al settore. Questo percorso di riscoperta affonda le radici in una regione dell’Irlanda, storicamente vocata alla coltivazione di luppolo e orzo, che ha rappresentato la chiave della rinascita del movimento brassicolo locale, con protagonisti diversi produttori artigianali che oggi sono nomi noti in patria e nel mondo.

Storicamente, il luppolo non era coltivato in Irlanda, ma veniva importato dall’Inghilterra. Nel 1752, più di 500 tonnellate di luppoli inglesi venivano importati
attraverso Dublino soltanto.

O almeno questo è ciò che dice Wikipedia riguardo al luppolo. D’altronde, nonostante la tradizione birraria del paese, sono in molti, anche nella stessa Irlanda, a credere alla suddetta affermazione. Ad alimentare la credenza è il fatto che nelle isole britanniche la birra fu prodotta senza l’impiego di luppolo per diversi secoli.

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Basta però qualche ricerca più approfondita, per scoprire prove della coltivazione e il commercio di luppolo sull’Isola di Smeraldo sin dal ‘600. Ad esempio, il registro storico-commerciale “Transactions of the Royal Irish Academy” (che copre 121 anni di avvenimenti in Irlanda) nel Volume 17 riporta:

1632 circa, carciofi, cavolfiori, zucche, e luppoli, pare fossero appena stati introdotti e
crescevano molto bene.

Nel 1741, quindi più di un secolo e decine di attestazioni dopo, si menziona un evento organizzato dalla Royal Dublin Society (associazione filantropica fondata dieci anni prima, tutt’ora attiva e con l’obiettivo di favorire la crescita economica e culturale del Paese). In particolare, lo scopo dell’occasione era la presa in esame di alcuni luppoli locali, con relativi premi ai coltivatori che avessero fornito quelli di migliore qualità. Il primo premio fu assegnato a un certo Mr Humphry Jones di Mullinbro, nella contea di Kilkenny. Pare che la qualità generale dei luppoli fosse piuttosto elevata, tanto che furono premiati anche altri agricoltori tra cui Mr Lee di Wexord e Samuel Ealy di New Ross, sempre nella contea di Wexford.

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Si potrebbe continuare a elencare date e avvenimenti riguardanti il luppolo irlandese (si può leggere un elenco completo qui), ma non è lo scopo primario di questo scritto. Ci fermiamo anzi, qui, nella Contea di Wexford, e in particolare proprio nella città di New Ross. Questa è infatti l’ultimo comune che il fiume Barrow (il terzo più lungo d’Irlanda) attraversa prima di raggiungere il Mare d’Irlanda. E proprio il fiume dà il nome alla Barrow Valley: una regione nel sud-est in cui si produce gran parte del luppolo e dell’orzo irlandesi.

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Ecco che abbiamo menzionato anche l’orzo, ed è il momento di parlare di una contea al centro tra quelle di Wexford e Kilkenny, nonché è protagonista di questa storia. Si tratta  della contea di Carlow, nota ad archeologi e turisti per la presenza di sepolcri preistorici (i dolmen irlandesi). Perché è rilevante? Per due motivi, uno conseguenza dell’altro: la terra di questa contea è considerata la migliore d’Irlanda in cui coltivare l’orzo, ed è qui che è nata la Carlow Brewing Company, nota ai più per il marchio O’Hara’s. Una nota a piede del sito di Carlow recita:

Carlow Brewing Company è un birrificio irlandese indipendente a conduzione familiare, nel cuore della regione storica di coltivazione di malto “Barrow Valley”.

Parliamo di uno dei birrifici pionieri del movimento indipendente nato a metà degli anni ’90. La fondazione risale infatti al 1996, quando è iniziata la produzione di birra a marchio O’Hara’s che ha via via riempito scaffali di negozi e supermercati. Erano anni di fermento – nessun gioco di parole intenzionale – e cambiamento nel settore, in cui si avvertiva la fine di un secolo di declino per la tradizione brassicola irlandese, che aveva ridotto a una cinquantina il numero di birrifici (indipendenti e industriali) attivi nell’intera nazione. Complice della deprimente situazione fu l’insediamento di compagnie internazionali, che avevano imposto le loro regole e ricette obbligando l’importazione di luppolo dai loro paesi d’origine. Questa fu una delle cause del drastico calo nella coltivazione della pianta in Irlanda.

La Carlow Brewing Company e altre aziende indipendenti, come Porterhouse (Dublino), Whitefield Brewery (Tipperary) e Franciscan Well (Cork), rappresentarono una prima ondata di birrifici artigianali, in contrasto al dominio dei grandi marchi irlandesi (Guinness tra tutti) e in linea col crescente mercato della birra artigianale negli Stati Uniti degli anni ’80. Nacque così un fenomeno che diede nuova vita alle piccole realtà brassicole irlandesi, sempre più attente alle tradizioni e all’utilizzo di prodotti locali.

Riaprendo la parentesi luppolo, infatti, la produzione negli ultimissimi decenni ha mostrato numeri promettenti: secondo i dati dell’Observatory of Economic Complexity, nel 2022 l’Irlanda ha esportato luppolo per un valore di 230 mila dollari, rendendosi la 32ª maggior esportatrice mondiale (di fronte, però, a 5.61 milioni in importazione). Sebbene diversi tra i birrifici artigianali irlandesi precursori del movimento abbiano abbassato le saracinesche, O’Hara’s ha portato la sua ampia linea di birre anche oltre i confini locali, in mercati privi dell’ingombrante presenza di Guinness, Smithwick’s e dei marchi inglobati da Heineken.

La Carlow Brewing Company rimane, infatti, l’unico birrificio craft irlandese di cui si trovino i prodotti anche nei supermercati italiani. Parliamo, però, di un’espansione con radici ben ancorate alla contea di Carlow, tanto che ogni birra O’Hara’s contiene esclusivamente malto locale. Ed è così che quella regione bagnata dal fiume Barrow ha dato nuova linfa alla tradizione birraria irlandese, portando a riscoprire il connubio tra la storia agricola e quella birraria dell’isola attraverso una manciata di birrifici locali e indipendenti. Secondo i dati dell’Irish Food Board, in meno di 30 anni questa nicchia è arrivata a contare 79 microbirrifici. Un dato assolutamente rilevante, soprattutto se rapportato al territorio – piuttosto piccolo, ricordiamo – della Repubblica d’Irlanda.

Domenico Raimondo
Domenico Raimondo
Giornalista e copywriter, da pochi anni gestisce il blog di gastronomia e viaggi Menù alla cartina. Colleziona tappi di birra da quando ne ha memoria, ed è appassionato di birra artigianale da quando ha l'età legale per bere. Dopo esperienze in pub e nel produrre birra in casa, ha capito che è meglio la divulgazione, assieme all'ambizione di diventare al più presto beer sommelier. Ha vissuto a Cork, in Irlanda, e ha anche un trascorso come pizzaiolo.

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