Oggi è difficile stimare con precisione la capacità media massima cui possono aspirare i nostri birrifici, tuttavia l’impressionante ritmo con il quale compaiono nuovi produttori sembra rendere irrilevante qualsivoglia calcolo, pur rozzo che sia. A tal proposito oggi torniamo ad occuparci delle nuove aziende brassicole sorte recentemente in Italia, partendo dalla regione con il più alto consumo pro capite di birra: la Sardegna. Nel comune di Irgoli (NU) è infatti partita dallo scorso settembre l’avventura di Marduk Brewery, birrificio che porta il nome del dio degli Shardana, antico popolo dell’età del bronzo che si muoveva tra Sardegna, Egitto e Mesopotamia. Il birraio si chiama Mauro Loddo e ha 7 anni di esperienza nell’ambito produttivo, mentre l’impianto è completamente autocostruito.
La gamma di Marduk è attualmente limitata a quattro birre, che coprono diverse culture brassicole mondiali cercando di restare fedeli agli stili di riferimento (che ne definiscono i rispettivi nomi). La Bohemian Pilsner è quindi una bassa fermentazione ispirata alle Pils originarie della Repubblica Ceca; l’Altbier Munich ripropone le antiche Ale diffuse ancora nella città di Dusseldorf – la presenza del nome di Monaco dovrebbe riferirsi esclusivamente all’omonimo malto utilizzato; l’American IPA e l’American Pale Ale, infine, sono “classiche” interpretazioni in chiave stampo statunitense delle rispettive tipologie, entrambe brassate con luppoli americani. Per saperne di più vi rimando alla pagina Facebook del birrificio.
Si autodefinisce invece “minimo” il birrificio Cantaloop, che ha ufficialmente aperto i battenti nel 2013 a Cantalupo nel Sannio, in provincia di Isernia. L’idea parte nel 2009 per opera di Paolo Perella e della sua compagna Elide Braccio e, dopo alcuni anni di homebrewing, lo scorso anno sono riusciti finalmente a coronare il loro sogno. L’impianto ha una sala cottura da 3 hl ed è stato adeguatamente pensato, progettato e realizzato per una produzione mirata e limitata.
Attualmente le birre proposte sono quattro, tutte ad alta fermentazione. La R’Amata è una Strong Bitter, che Paolo ed Elide hanno pensato come “gateway beer” per avvicinare i consumatori meno esperti alla loro produzione; la Ianara è una Dunkelweizen, quindi una classica birra di frumento bavarese, ma nella sua versione “scura”; la Tre Croci è una Tripel di stampo belga, piuttosto tradizionale nella ricetta; la Taboo infine è un’Imperial Stout forte e alcolica, pensata anche per accompagnare piatti importanti. Ulteriori informazioni su questo produttore sono presenti nella relativa pagina Facebook.
Rientra nella corrente dei nuovi birrifici del Lazio Birra Losa, che ha effettuato la sua prima cotta solo lo scorso novembre. L’azienda sorge a Borgo San Michele (LT) e il nome è da pensare come un acronimo costituito dalle iniziali dei quattro ingredienti base della birra: luppolo, orzo, saccharomyces (lievito) e acqua. L’impianto è da 7 hl e la produzione si concentrerà quasi esclusivamente su alte fermentazioni. Le grafiche ricordano gli anni della Belle Epoque, così come gli oggetti d’epoca utilizzati per decorare la tasting room del birrificio. Le bottiglie sono nel formato da 50 cl, sul quale per fortuna sempre più produttori italiani stanno puntando.
Attualmente Birra Losa ha in listino due prodotti, purtroppo dai nomi non particolarmente originali. La Chiara è una Blond Ale che punta a essere molto bevibile, con un profilo luppolato in discreta evidenza e un contenuto alcolico non elevato (5,2%); l’Ambrata è invece ispirata alle belghe d’abbazia, quindi sicuramente più strutturata e alcolica (6%). Altre ricette sono in progettazione al momento. Per saperne di più potete consultare il relativo sito web.
Leggermente più ampia è invece la gamma del birrificio La Tresca, che, come riporta Malto Gradimento, è stato presentato al pubblico lo scorso ottobre. L’azienda ha sede a Suno (NO) e il non irrilevante numero di birre di partenza è anche giustificato dalle dimensioni dell’impianto: si parla addirittura di una sala cottura da 20 hl. Interessante notare come molte produzioni sono disponibili in diversi formati: 33 cl, 50 cl e 75 cl, oltre a fusti da 20 litri.
La gamma de La Tresca alterna alte e basse fermentazioni e tipologie appartenenti a diverse culture brassicole: troviamo così classici stili tedeschi come La Rossa (una Bock) e la Birra Bionda (una Helles), creazioni di stampo belga come la Cloe (Blanche) e la Oltre (Tripel), incarnazioni di tipo anglo-americane come La Bionda (Blond Ale) e la Lupalis (APA). Peccato che i nomi non sia granché… Anche qui ulteriori informazioni sul sito dell’azienda.
complimenti,a chi come noi crede nei birrifici artiggianali,volevo informarvi che anche noi siamo una e unica realta di birrificio artiggianale nella provincia di palermo
ristorante pizzeria brewpub oktoberfest cefalu!!!
E che gli artiggiani sono troppo per il consumatore…. circa una “g” di troppo!
Hai raggione, oggiggiorno non è facile lavorare con gli artiggiani
Forse è colpa dei mastri birraioli in germania
Tanto la birra buona la fa 1/15 dei birrifici!! All’inizio sembrano tutti bravi ma quando le birre hanno 6/7 mesi di vita, soprattutto in 33cl bottles, si scoprono delle vere e proprie zozzerie, non mi va di fare nomi, ma se lo metiterebbero proprio alcuni !!
Cantaloop mi è piaciuto molto, sia Paolo ed Elide, sia l’approccio alle birre. Piaciute la Tre Croci e la Taboo. Complimenti
Grazie per l’apprezzamento omonimo Paolo 🙂 ma sei passato qui da noi?
Paolo Mazzola….avevo omesso il cognome..ciao e in bocca al lupo.
Ciao Paolo crepi il loop e tante buone cose, e birra anche a te. Ci vediamo in giro
Paolo Cantaloop
Assaggiata ieri sera quasi tutta la gamma di La Tresca in occasione di una cena a Novara.
Non ci siamo.
La Lupalis (la apa) è la migliore. Aspetto e profumi adeguati, in bocca bell’amaro non invadente.
Le altre abbastanza disastrose. La Bionda aveva un po’ di puzzette, era molto torbida e con un amaro eccessivo e inadeguato.
La rossa, ancora una volta, troppo torbida e lievitosa. Difficile capire che fosse una bock.
La Oltre (la tripel) discreta al naso, ma priva della secchezza che avrebbe dovuto favorirne la bevibilità.
C’è parecchio da lavorare.
Mi hanno impressionati tutti questi nuovi in particolare la Tresca per gli investimenti messi sul campo,spero che le birre siano eccellenti …