Ciò che sta accadendo nel settore italiano della birra artigianale è davvero sorprendente. Come se il Covid non fosse mai esistito, stiamo registrando la comparsa di nuovi progetti brassicoli con una frequenza impressionante. Il fenomeno, che si aggiunge ai programmi di espansione portati avanti da alcuni produttori nonostante il periodo che stiamo vivendo, è piuttosto rincuorante, ma non possiamo considerarlo da solo la cartina di tornasole della salute del mercato: nel frattempo alcuni birrifici hanno chiuso, mentre per altri il momento della verità arriverà solo nei prossimi mesi. Inoltre è possibile che, date le difficoltà del momento, in tanti sentano la necessità di comunicare con più efficacia i propri progetti rispetto al passato, contribuendo a far sembrare il periodo particolarmente frizzante. Qualunque sia la ragione di fondo, a distanza di un paio di settimane dall’ultimo aggiornamento torniamo a occuparci dei marchi birrari attivi da poco nel nostro paese partendo da Dariva Brewing & Drifting, “gipsy brewery” che sta uscendo con la sua prima birra proprio in questi giorni.
Deriva nasce dall’iniziativa di Alessio Scanavacca, appassionato, ex homebrewer, diplomato presso la Dieffe di Padova e con un’esperienza come responsabile di sala presso il pub di Busa dei Briganti. Attualmente Alessio lavora presso l’osteria Le Servite di Arco (TN) e parallelamente ha deciso di lanciare il proprio marchio brassicolo. È un birraio “gipsy”, cioè errante, e infatti collabora con i birrifici e gli amici che ha conosciuto lungo il suo percorso professionale. L’obiettivo è creare ricette originali e fuori dai canoni del mercato, senza troppi calcoli commerciali, spingendosi ai confini della sperimentazione. La prima birra si chiama Ok Boomer (5,5%) ed è definita Grape IPA, rappresentando l’anello di congiunzione tra le birre con mosto d’uva (le Italian Grape Ale, per l’appunto) e le moderne interpretazioni di India Pale Ale. La ricetta dell’Ok Boomer, che nasce dall’amicizia con Fabrizio Pellegrini del birrificio Leder (sito web) e Marco Comai della Cantina Comai, prevede l’impiego di mosto di uve Chardonnay e luppoli Mosaic e Citra, oltre a una percentuale di avena e frumento per compensare la secchezza finale e l’acidità del frutto. Per saperne di più potete consultare la pagina Facebook di Deriva.
È previsto per giovedì 15 ottobre l’evento di inaugurazione del birrificio Tsunami di Ceccano (FR), frutto dell’intraprendenza di quattro amici: Marco e Paolo Stirpe, Diego Fiacco e Domenico Iorfida. Probabilmente i loro nomi non vi suoneranno nuovi, poiché oltre a frequentare l’ambiente della birra artigianale da anni, sono anche i fondatori del marchio Cerevisia Vetus, che ha dapprima rappresentato una beer firm e poi anche un locale (situato sempre a Ceccano). Come successo in altri casi, nel momento di compiere il grande salto e diventare birrificio a tutti gli effetti, i quattro hanno deciso di trovare un nome tutto nuovo. Il birrificio Tsunami si avvale di un impianto da 670 litri, con tre fermentatori da 14 hl e uno da 650 litri. In futuro il capannone ospiterà anche il punto vendita e il laboratorio di qualità. Le birre prodotte a marchio Tsunami sono attualmente tre, tutte di stampo anglo-americano: Hoppy Fish (4,9%) è una Session IPA, Mellon (4,8%) una Golden Ale e Zipa (7%) un’American IPA. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito del birrificio.
La Basilicata non è certo una regione ricca di birrifici, ma a rimpolparne il numero arriva ora il birrificio Milvus Brewery. Il progetto è partito circa due anni fa ma la prima cotta è stata realizzata solo lo scorso maggio nell’impianto di Castel Lagopesole, borgo della provincia di Potenza dove si trova la sede produttiva. I soci sono Vito Samela e Lina Lucia, entrambi con anni di homebrewing alle spalle e la partecipazione ai corsi di degustazione di Unionbirrai. Vito, che si occupa delle cotte, è inoltre diplomato presso la Dieffe e può vantare uno stage presso il birrificio abruzzese Almond ’22. L’impianto dispone di una sala cottura da 5 hl e una cantina da 35 hl, mentre non manca un’area adibita a tap room. Attualmente le birre disponibili (tutte rifermentate in bottiglia e in fusto) sono cinque e si ispirano a stili piuttosto tradizionali: Pallid Harrier (4,5%) è una classica Blanche brassata con grano Senatore Cappelli; Bullfinch (6,5%) è una British Strong Ale molto bilanciata con il malto in evidenza; Dodo (5%) è un’American Brown Ale realizzata con luppoli Citra e Sultana; Blue Tit (4,5%) è una Pale Ale in stile inglese; Beauty Farmhouse è infine una Table Beer (4%) con segale realizzata in collaborazione con il birrificio Senzaterra. In programma già ci sono una IGA (per il prossimo Natale), una Double IPA, una Stout e una Berliner Weisse con frutta. Ulteriori dettagli sono consultabili sul sito del birrificio Milvus.
Concludiamo spostandoci a Ferrara, dove da fine luglio è operativo il marchio Birra Mitica. Anche in questo caso i soci sono due: Francesco “Balbo” Balboni e Francesco “Delfo” Delfino, appassionati di birra artigianale da diversi anni che circa un anno fa hanno deciso di lanciarsi in questa nuova avventura. L’impianto produce quattro stili permanenti, più birre speciali sviluppate per eventi, festività e altre occasioni. Le birre base sono La Mitica (4,2%), un’American Pale Ale con solo luppolo Amarillo, Mitica Rossa (4,6%), una Summer Ale bilanciata e pulita, Mitica Azzurra (6%), un’American IPA spostata ovviamente sulla componente amara, e Mitica Bianca (5,1%), una Blanche old style. Birra Mitica imbottiglia esclusivamente nel formato da 50 cl e le retroetichette riportano una miriade di informazioni: scala IBU e EBC, caratteristiche, abbinamenti, provenienza degli ingredienti, suggerimenti, caratteristiche e altro ancora. Dettagli sono disponibili sul sito del birrificio.