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Tante novità dal birrificio Brewdog

Riprendiamo la pratica di dare un’occhiata alle nuove produzioni dei birrifici stranieri, in particolare riportando un corposo aggiornamento su Brewdog, produttore che si conferma sempre attivissimo. Partiamo allora da una nuova stagionale, la Alice Porter, che finalmente segna il ritorno dell’azienda scozzese alla realizzazione di birre “normali”. La nuova creazione è una Baltic Porter da 6,2% alc., brassata con una quantità ingente di malti scuri, l’impiego di vaniglia e due luppoli molto diversi tra loro: l’inglese Bramling Cross e il giapponese Sorachi Ace, quest’ultimo piuttosto trendy al momento.

Come si può leggere sul blog di Ales&Co, la Alice Porter vanta una storia particolare, per quanto non inusuale:

Nasce per celebrare il matrimonio del titolare del pub North Bar di Leeds, Matt Gorecki, che ha creato anche la ricetta insieme ad alcuni amici e le ha dato il nome della moglie, Alice. Dopo averne prodotto una piccola quantità (15 hl) in novembre, visto il successo riscontrato nel North Bar e nel pub di Brewdog ad Aberdeen, il birrificio scozzese ha deciso di fare diventare la Alice Porter una birra stagionale in edizione limitata prodotta esclusivamente nei mesi di gennaio, febbraio e marzo.

Ben meno interessante, almeno dal mio punto di vista, è l’annuncio di una nuova linea firmata Brewdog, chiamata Ipa is dead (ne ha parlato in passato La Bussola della Birra). Il nome aggressivo nasconde invece un’idea non proprio originale, per usare un eufemismo. Siamo infatti al cospetto di una nuova Single Hop edition, una serie di birre che si differenziano esclusivamente per la tipologia di luppolo impiegato, senza ulteriori contaminazioni. La ricetta di base è la stessa per ogni birra (una versione riveduta della celebre Hardcore Ipa di casa Brewdog) e l’unica qualità di luppolo è aggiunta sia in bollitura che in doppio dry hopping.

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Le gamma sarà (inizialmente) composta di 4 birre, ognuna a rappresentanza di un continente. I nomi saranno quelli dei luppoli impiegati, avremo quindi: Bramling X (Europa), Nelson Sauvin (Oceania), Citra (America) e Sorachi Ace (Asia). Il divertente sarà scoprire le differenze tra i diversi luppoli assaggiando le varie versioni.

Dicevo che non è un’idea originalissima e infatti in passato esempi simili sono arrivati da Mikkeller (che ha conquistato gran parte della sua fama proprio con le sue Single Hop) e, in modo più estemporaneo, da De Molen e altri.

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Concludiamo questo post monografico su alcuni progetti paralleli di Brewdog, se così vogliamo definirli. Lo scorso novembre il sito Beernews ha annunciato il lancio per il mercato americano di due birre, sulle quali compaiono le firme dei due fondatori dell’azienda: James Watt e Martin Dickie. Non compare però il marchio del birrificio, probabilmente perché le creazioni sono in esclusiva per un distributore americano.

Le birre si chiamano Old World India Pale Ale e Old World Russian Imperial Stout e, oltre a condividere delle etichette a dir poco meravigliose, puntano a rivalutare le classiche interpretazioni dei rispettivi stili di appartenenza.

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Ecco come James presenta la prima birra:

L’IPA è un vero tributo alle originali India Pale Ale e prevede l’impiego di soli luppoli inglesi, con una predominanza di Bramling Cross – l’idea è di realizzare una “Old World” IPA in contrapposizione alle West Coast IPA.

Interessante soprattutto il richiamo al luppolo Bramling Cross, che sembra essere entrato nelle grazie di Brewdog (è comparso ripetutamente in questo post). Che sia la prossima moda del movimento internazionale? Non lo escluderei, anzi…

Discorso molto simile per quanto riguarda la Old World Russian Imperial Stout, così come si può leggere sull’etichetta:

La Old World Russian Imperial ripropone esattamente le birre imperiali del passato. Il tenore alcolico misura la tradizionale cifra di 8,2%, ricercata per evitare il congelamento della birra durante i suoi viaggi lungo il Mar Baltico per raggiungere la fredda Mosca.

Due produzioni che mi affascinano parecchio ma che, come accennato, non potremmo bere fuori dagli Stati Uniti.

Sempre da Beernews scopriamo che Martin e James hanno lanciato un progetto analogo legandolo a un altro distributore americano. Anche in questo caso si tratta di due birre, appartenenti entrambe a stili analoghi. Si chiamano Ocean 77 Stout e Ocean 77 IPA. Probabilmente ulteriori dettagli saranno rivelati in futuro.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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10 Commenti

  1. una Baltic Porter da 6,2% alc., brassata con una quantità ingente di malti scuri, l’impiego di vaniglia e due luppoli molto diversi tra loro: l’inglese Bramling Cross e il giapponese Sorachi Ace…Una birra proprio “normale” 😉

    • Beh sì, in quella frase ho dimenticato di mettere i link alle birre più alcoliche del mondo, a quelle confezionate dentro gli scoiattoli morti, a quelle con 0,00001 gradi alcolici, a quelle con gli ingredienti più assurdi, a quelle che sono semplici blend.

      In pratica l’intera produzione di Brewdog dei mesi andati, che dovreste conoscere bene.

      Che posso farci, in confronto una Baltic Porter alla vaniglia mi sembra “normale” (con tanto di virgolette) 😉

  2. comunque l’etichetta della old world ipa è identica a quella della atlantic porter! (quella del famoso viaggio in nave ecc ecc) Riciclo di disegno o si tratterà della stessa birra? (Dubito)

  3. Per Caronte:
    non ho approvato i tuoi commenti. Sempre disponibile a lasciare spazio a messaggi che indicano dove poter bere una birra di cui parlo, ma se me ne arrivano 2 con lo stesso posto nel giro di un’ora, incentrati su birre che non ho minimamente citato, li prendo come spam. E quindi non li approvo.

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