Difficile non cominciare il nuovo anno a ritmo rallentato, soprattutto se i giorni festivi continuano a dominare numericamente su quelli lavorativi. Allora per riprendere il ritmo gradualmente iniziamo il 2020 con una panoramica delle nuove birre italiane annunciate recentemente dai nostri birrifici: un articolo che con una valida metafora – ma non me ne vogliano i nomi coinvolti! – possiamo considerare assimilabile alle classiche ricette con gli avanzi di questi giorni 🙂 . E come non partire allora dalla 2020 (8%), una DDH IPA con cui il birrificio Crak (sito web) ha voluto omaggiare il nuovo anno che sarà sicuramente ricco di novità per l’azienda veneta. Il luppolo è ovviamente grande protagonista, nello specifico nelle varietà Citra e Nelson Sauvin: un’accoppiata sulla direttrice America – Nuova Zelanda dalla grande forza aromatica. La particolarità è che la 2020 è disponibile solo in confezioni di 4 lattine, due per ogni cifra che compone l’anno appena iniziato.
Chi negli scorsi giorni ha avuto la fortuna di partecipare al Napoli Beerfest probabilmente avrà assaggiato la Blackheart (6,6%) del cilentano Birrificio dell’Aspide (sito web). A detta del birraio Vincenzo Serra è un prodotto che porta con sé i profumi e i sapori dell’autunno, poiché la ricetta parte dalla base di una Robust Porter ma prevede alcuni ingredienti aggiuntivi: il grano Saragolla torrefatto direttamente in birrificio (proveniente dall’azienda agricola di Gianpaolo Giardullo di Albanella), la melassa di fichi e la melassa di canna da zucchero. Per la fermentazione è stato invece scelto un ceppo di Kveik lasciato lavorare a temperature piuttosto alte. Il risultato è una birra complessa, morbida e avvolgente, ma anche secca e facile da bere. Un esperimento pienamente riuscito, se è vero che da one shot la Blackheart entrerà regolarmente nella gamma del birrificio.
È stata lanciata a metà novembre ma vale la pena citare comunque l’ultima creazione di Birrificio del Vulture (pagina Facebook). In questo caso siamo al cospetto di un’Italian Grape Ale e per sapere quale uva è stata impiegata (ovviamente in forma di mosto) basta affidarsi al nome della birra, battezzata Aglianiga (6,9%). Facile quindi capire che protagonista è l’Aglianico del Vulture, fornito dalle rinomate Cantine del Notaio. E sempre nello stesso periodo è stata annunciata un’altra IGA italiana, quella cioè dello storico birrificio Almond ’22 (sito web). La birra si chiama Io, Chiara e L’oscuro (6%) ed è realizzata con una percentuale di mosto di Montepulciano d’Abruzzo. La “Chiara” del nome è Chiara Ciavolich, proprietaria della cantina Ciavolich di Loreto Aprutino (PE).
Tra le tante novità annunciate recentemente dal Birrificio Losa di Latina (sito web) si segnala la Mon-Key (6,5%), una Scotch Ale sui generis brassata con l’aggiunta di fiori di sambuco. I classici toni maltati dello stile di origine scozzese di fondono a note floreali e leggermente speziate, che vanno a esaltare anche la componente fruttata del profilo aromatico. La bevuta è asciutta e il finale delicato di fiori e spezie arricchisce il ritorno di miele di castagno, prugna e frutta secca. Una birra perfetta per il periodo, che si aggiunge ad altre Scotch Ale aromatizzate in maniera inusuale: una consuetudine ancora in forma embrionale – e che rimarrà tale considerando che lo stile di partenza non è molto diffuso – ma che comincia ad annoverare diversi esempi.
Risale invece allo scorso 18 dicembre la presentazione di C’ià Stout (4,2%), una Irish Dry Stout nata dalla collaborazione tra tre birrifici italiani: Beer In (sito web) di Portula (BI), Svevo (sito web) di Modugno (BA) e Birra 100Venti (sito web) di Borgomanero (NO). Come da copione la componente torrefatta proveniente dai malti scuri risulta morbida e delicata, lasciando subito spazio a una nette secchezza che ne favorisce la facilità di bevuta. Interessante la scelta del luppolo, cioè il Bullion, una storica varietà inglese che deriva da incroci con specie americane e che probabilmente rappresenta il primo luppolo utilizzato nelle Stout irlandesi. La C’ià Stout è stata presentata in contemporanea in una trentina di locali italiani, dove presumibilmente dovreste ancora trovarla disponibile.