Ieri si è conclusa l’edizione 2016 di Eurhop, che per Birra Amiata è stata l’occasione per presentare il suo nuovo progetto parallelo. Si chiamata Amiata Brewing Co. e nasce dall’incontro dei fratelli Cerullo con il birraio Alessio Bargagli; insieme hanno deciso di creare una linea indirizzata a un pubblico giovane, grazie a birre che possono definirsi “basilari” anche quando non si ispirano a stili di approccio immediato. È il caso della Gosemon (5%), una “gently” Gose con buccia di limone, zenzero e Miyagawa (mandarancio del Giappone); oppure della Humalaya (7%), una Ipa con luppoli sloveni, dove dominano le note di frutta tropicale e l’amaro è stemperato dall’aggiunta di lattosio. La linea si completa poi con la Fanny Smith (4,5%), prodotta con un solo luppolo (Enigma) e un solo malto, la Wonky Wit (5%), una Blanche che ha solo il 20% di orzo maltato (il resto è frumento e avena) e la M&lita (5,2%), con soli ingredienti italiani.
Parlando di Amiata, è poi il caso di segnalare la nuova collaboration brew realizzata con Mastino e Rattabrew. Si tratta della Tripletta, una Belgian Strong Ale decisamente forte (10%), dal colore dorato, che accompagna il ricchissimo bouquet con una piacevole secchezza finale. Da segnalare che è molto facile da bere nonostante il contenuto alcolico: un aspetto che la rende sicuramente “pericolosa”.
È invece una mega collaborazione l’ultima nata in casa Lambrate, frutto dell’incontro tra il birrificio milanese e i pub Brewdog italiani, sparsi tra Roma, Firenze e Bologna. Lo spirito di collaborazione si ritrova nel nome Tùtt Insèma (5,5%) e lo stile di riferimento è quello delle White Ipa, quindi moderne Ipa brassate con una percentuale di frumento e lievito belga (in questo caso Belgian Wit). I luppoli sono tutti americani e appartenenti alle varietà Amarillo, Citra e Simcoe, mentre i malti d’orzo impiegati sono Pilsner e Carared. È stata presentata a fine settembre nei tre Brewdog Bar e presso Birra a Berlino.
A Eurhop era presente anche la Furiosa (7%) di Birra dell’Eremo, nuova stagionale del produttore umbro. La genesi della ricetta è molto particolare, perché l’ispirazione deriva nientemeno che dalle Burton Ale, le antiche antenate delle IPA. Si presenta di colore ambrato scuro, con note erbacee da luppolo inglese e con una bella alternanza al palato tra profonde note maltate e la generosa luppolatura. Una chicca per gli amanti delle Ipa e delle tradizioni brassicole di tutto il mondo. Se ne volete sapere di più vi consiglio di leggere il blog di Birra dell’Eremo dove si parla della Furiosa.
Dall’antesignana delle Ipa passiamo a una delle sue interpretazioni più moderne. Il birrificio Il Conte Gelo ha recentemente annunciato la sua Valhalla (6,8%), che rientra nella tipologia delle Rye Ipa, brassate cioè con una percentuale di segale (in questo caso il 20%). Dorata alla vista e decisamente amara al gusto, si distingue per aromi resinosi e di frutta esotica.
Si chiama invece Sambucolica (5,8%) l’ultima birra a firma PicoBrew, che si caratterizza per l’impiego di bacche di sambuco. Il colore è tra il rosato e il violaceo per la presenza dell’insolito ingrediente, il corpo è leggero e la carbonazione molto vivace. È una produzione leggera e fresca, con note balsamiche e vinose derivanti dall’impiego del sambuco. Prodotta in quantità limitate, è ovviamente perfetta come aperitivo in sostituzione delle classiche bollicine.
A proposito di stagionale, risale a fine settembre il lancio della Druda (7%), nuova creazione del Birrificio del Vulture con cui tornano in auge le birre alle castagne. Brassata esclusivamente per l’autunno, il nome è un omaggio alle figure storiche delle brigantesse, essendo il produttore operativo in Basilicata.
Se non è cambiato qualcosa ultimamente nella legislatura Italiana, in materia di produzione di birra la Wonky Wit è praticamente fuori legge. Perché la legislatura consente l’impiego di cereali diversi dall’orzo, in una percentuale massima del 40%.
Dimentichi il frumento, che per la legislazione vale quanto l’orzo
Non mi risulta. Vado a memoria, ma se non erro la legge parla di cereali diversi dall’orzo maltato.
Non ti risulta perché vai a memoria 🙂
“la denominazione riservata al prodotto ottenuto dalla fermentazione alcolica con ceppi di saccharomyces carlsbergensis o di saccharomyces cerevisiae di un mosto preparato con malto, anche torrefatto, di orzo o di frumento o di loro miscele ed acqua, amaricato con luppolo o suoi derivati o con entrambi. La fermentazione alcolica del mosto può essere integrata con una fermentazione lattica. “(omissis)” Il malto di orzo o di frumento può essere sostituito con altri cereali, anche rotti o macinati o sotto forma di fiocchi, nonché con materie prime amidacee e zuccherine nella misura massima del 40% calcolato sull’estratto secco del mosto”.
E’ l’età che avanza.
Certo che madmax furyroad ha lasciato il segno. :):):):