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Eurhop Beer Festival: il mio resoconto

994246_672641246083851_434589248_n“Goodbye liver” recitava una spilletta del birrificio Bi-Du distribuita durante Eurhop Beer Festival. E il commiato all’amato organo ci stava tutto: la quantità di birre presenti al festival organizzato da Manuele Colonna è stato impressionante, offrendo una valida panoramica dell’arte brassicola internazionale. D’altra parte i numeri parlano chiaro: 250 birre per 40 birrifici, ospitati dietro due grandi banconi all’interno del Salone delle Fontane di Roma. In parole povere un sogno per tutti gli appassionati e beer lover, che per tre giorni hanno potuto bere e confrontarsi in una manifestazione d’eccezione. Credo che ogni nerd birrario si sia sentito perfettamente a casa, proprio com’è successo al sottoscritto 🙂 .

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Personalmente sono stato a Eurhop per l’intera giornata di sabato, riuscendo purtroppo a bere poche cose rispetto a quelle che mi ero prefisso. Ormai per me ogni evento è diventato il pretesto per spendere ore in chiacchiere – attività forse anche più piacevole di quella relativa alle bevute – sacrificando la degustazione a tappeto. Poco male, per fortuna a Roma tante birre si possono trovare con grande facilità. A ogni buon modo gli assaggi non sono mancati…

Partiamo da una delle birre che, come annunciato venerdì, attendevo con più curiosità. Mi riferisco alla Beersmark di Amiata (in collaborazione con Fritz Ale), ultima nata nel filone della riesumazione di stili antichi su cui sta puntando il produttore toscano. Appartiene alla scomparsa tipologia delle Danziger (alte fermentazioni assai speziate), quindi è difficile da valutare in mancanza di punti di riferimento. Non è malaccio, anche se il ginepro, quasi assente al naso, mi è sembrato troppo evidente al palato, compromettendone la bevibilità. Molto più interessante ho trovato la Suor Bastarda, versione sour (bello il gioco di parole) della birra alle castagne della casa. Questo è un esperimento davvero molto interessante.

Tra gli italiani era da segnalare il debutto in società di Birra Perugia, di cui ho assaggiato una piacevole Seven Hops. I ragazzi mi sono apparsi molto appassionati e competenti ed è confortante sapere che dietro la rinascita di un marchio storico non c’è una semplice operazione commerciale. Sempre restando in Italia ho provato praticamente tutta la linea di Hibu (grazie Raimondo!), che non mi è affatto dispiaciuta: la birra più particolare era la nuovissima Tribeca, prodotta con lieviti da rum.

Tra le novità segnalo poi l’ottima 3dike di Bi-Du, una classica Bitter che avrebbe meritato l’handpump, e la Stardust di Maltovivo, APA ruffiana e quindi gradevole. Non mi ha fatto impazzire la Rat Fener, nuova Dunkel Weizen di Montegioco, così come la Porter maturata in botti di Caol Ila di Foglie d’Erba, che sicuramente migliorerà tra qualche mese. Divine invece due birre “al vino” (scusate il gioco di parole): la Beerbera di Loverbeer e il Birrozzo di Stavio. Conferme poi per Pontino, Lambrate, Birra del Borgo e altri.

Sul fronte straniero ho trovato molto piacevole (soprattutto in bocca) la Circus of Sour di Magic Rock, appartenente allo stile delle Berliner Weisse. Del quotatissimo Kernel ho provato un’ottima Stout, mentre rimanendo in tema di “scure” una delle più apprezzate è stata (giustamente) la Bomb! di Praire, realizzata con caffè, cioccolato, vaniglia e peperoncini piccanti. Appena discrete invece la Summer Ale di Marina Cervesa Artesana e la Angry Hops di Beer Here.

Mi rendo conto che avrei voluto provare una marea di altra roba, non ultime le birre di Freigeist, ma le ore passate al festival non sono bastate. Complimenti a Manuele e al resto dell’organizzazione per lo splendido evento, Roma è sempre più la capitale della birra artigianale!

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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9 Commenti

  1. Ci tenevo a ringraziare chi senza i quali Eurhop non sarebbe stato possibile: Marco Caria, Luca Migliorati e tutto lo staff Publigiovane…I birrai mostruosamente in forma, Kuaska e i publicans romani e non che ci hanno dato un aiuto immenso!!!

    • è stato tutto meravigliosamente magnifico….ci siamo spompati ma ne è valsa decisamente la pena 😀 anche se c’ho ancora gli incubi per quelle spine americane 😛
      ad ogni modo per rispondere agli assaggi di andrea personalmente la barrel porter di gino l’ho trovato già abbastanza notevole, se migliora ancora non oso immaginare che possa diventare ma la palma d’oro per la migliore birra se la sono beccata a pari merito la memoriae 2012 di maltovivo e la sedici gradi di BdB in cask a caduta…poi certo magari ce ne sono di migliori che non ho potutto assaggiare però sono state veramente divine quelle due 🙂

  2. degli eventi di questo tipo a Roma per me è stato il più bello, sia per location che per varietà e qualità delle birre assaggiate. Ho anche azzeccato gli orari giusti venerdì e sabato, evitando la ressa, ma mi è dispiaciuto molto esser dovuto ripartire per Messina domenica, c’era ancora tanta roba che avrei voluto assaggiare.
    Le mie preferite la Export Stout London 1890 di Kernel, la Vinya Hop di Marina, la Sedicigradi di Birra del Borgo.
    Quesito: qualcuno ha trovato la Black Albert? in due giorni purtroppo non sono riuscito a beccarla.

  3. Un grandissimo evento, complimenti innanzi tutto a Manuele Colonna e poi a tutti coloro che hanno collaborato. Ho respirato un’aria internazionale in un contesto di grandi birrai e di un’offerta di qualità altissima in quanto a birre.
    Anche io non ho potuto fare tantissimi assaggi (non tanto per le chiacchiere ma è che non reggo molto l’alcol, purtroppo), tra quello bevuto ci tengo a fare due nomi: la Salzspeicher di Freigeist e la Frambozschella del Ducato, due capolavori strepitosi. Farei solo due piccolissimi appunti all’organizzazione: i bagni (pochi) e i rubinetti per i bicchieri (pochi e fiacchi, secondo me meglio le spazzole lava bicchiere). Complimenti ancora.

  4. Evento bellissimo, un plauso a COlonna per l’organizzazione e la bella idea della guida che è fondamentale. personalmente, mi sono mosso sull’estero e ho bevuto Waimea Pale Ale e London Stout da Kernel (condivido il giudizio di Andrea su qst ultima) e Zinnbier De la Senne, prima di lanciarmi, come mi ero ripromesso, in una serata Struise: Smonk, Rio Reserva (eccezionale, gemella della Tsjeeses), Black Damnation blackberry, Cuvée Delphine. per chiudere una Kerst di Extraomnes, impeccabile.
    complimenti ancora!!

  5. ci sono stato sabato pomeriggio. la Don Zaucher di Stavio è stata una conferma. mi è piaciuta molto la ‘fumata nera’ di BdB mentre, ahimè, non ho assaggiato la ’16 gradi’ che, a quanto leggo sopra, avrebbe meritato. tornando a Stavio, pura la Abot non mi è dispiaciuta affatto e per il prossimo natale ho acquistato la Malalingua di Retorto che, come da consigli, degusterò con panettone.
    beh, considerata l’affluenza e l’interesse generale, a quando la prossima???

  6. Ci sono stato venerdì e sabato e tra le tante chicche e meraviglie, quella che mi ha più colpito è stata la Table Beer di Kernel: 3,1% di alcool accompagnati da gusto e profumo ben al di sopra delle aspettative, i 3,1 gradi più saporiti della mia vita. Poi la Kerst Reserve, la Mamouche e la Ypres Reserve. Tanta altra roba buonissima, ma queste quattro su tutte.

  7. Vi odio tantissimo, almeno 3 “festival” strepitosi a Roma e nemmeno uno nella mia Milano, depressione!

    Un plauso a Colonna ed ai ragazzi della Publigiovane, ho passato due giorni bellissimi fra assaggi strepitosi e belle chiacchierate, grazie! 🙂

  8. Le birre che mi son piaciute di più tra le 21 che ho sentito il sabato dell’Eurhop sono state in ordine: la BOMB di PRAIRE (una imperial stout da 14° potente, con sentori di caffè, peperoncino, pepe, vaniglia, fava di cacao, frutta secca sbruciacchiata, liquirizia… una figata); poi la LONDON BRICK RED RYE di KERNEL (viscosa, agrumata, erbacea, caramellata, perfetta); e la FOU FOUNE di CANTILLON che in fusto è incredibile (la MAMOUCHE invece è un po’ troppo vegetale e sopravvalutata x me).

    Tra le acide/pseudo-gose italiane invece molto meglio la SALTY ANGEL di TOCCALMATTO che la KISS ME LIPSIA del DUCATO.

    Tra le ipeggianti da segnalare: tra le light la HALF MAST del SIREN CRAFT da 2,7°; tra le più corposette la QUARANTOT di LAMBRATE; tra le dark la DONKERE VADER del DUCATO.

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