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Festival di Castellalto: il mio resoconto

Affluenza deludente, non c'è che dire 😛

Il post di oggi in realtà doveva essere pubblicato ieri, poi le notizie provenienti dall’Italia (e dall’Inghilterra) hanno preso il sopravvento. Poco male, visto che il festival di Castellalto è ancora in corso e lo sarà fino a domenica 12 agosto. Io ci sono stato nel week end di apertura, partecipando per la seconda volta a uno degli eventi birrari più grandi e pittoreschi che si tengono in Italia. A livello di quantità quest’anno Castellalto proponeva la bellezza di 101 spine con birre da tutto il mondo, divise in diversi punti di somministrazione sparsi per le viuzze del paese. Ed è qui l’aspetto pittoresco: per una settimana il borgo di Castellalto si offre totalmente alla birra artigianale, con un percorso di degustazione che si dipana tra cantine, terrazze, viuzze e piazzette. Se poi ci mettiamo il panorama che si gode dal “balcone d’Abruzzo”, capite bene quale cornice regala questo incredibile festival.

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Arrivato ormai alla sua settima edizione, l’evento può ormai vantare un’organizzazione perfetta. E vi assicuro che lo sforzo necessario è impressionante, sia perché bisogna gestire un’area grande quanto un intero paese, sia perché durante la manifestazione Castellalto è letteralmente invasa da migliaia di partecipanti, provenienti da tutta la provincia di Teramo e non solo. Merito della riuscita va a chi si prodiga ogni anno in prima persona: il mitico Loreto, coadiuvato alla grande da Matteo, Gianni e tutti gli altri. Facendo un rapido conto sono arrivato alla conclusione che lo staff è composto da un centinaio di persone: questo dovrebbe darvi l’idea del tipo di lavoro richiesto per un festival del genere. Che dire, davvero complimenti!

Il bel bicchiere serigrafato

Di fronte a più di cento birre disponibili è impossibile non avere l’imbarazzo della scelta. Per questa ragione ho puntato soprattutto i prodotti per me inediti, o che non bevevo da tempo. Sono partito dalla nuova Blache di Lotario di Opperbacco, birrificio di casa: è una birra di frumento nata da una ricetta simile a quella della Bianca Piperita, la cui peculiarità non è la menta piperita (assente) ma l’impiego di limoni freschissimi. E’ ovviamente fresca e dissetante, con un tocco balsamico che mi ha fatto venire qualche dubbio sulla totale assenza di menta. Chiederò lumi a Luigi Recchiuti, il birraio.

Ho apprezzato molto la California Uber Alles, neonata del progetto Buskers e brassata proprio presso l’impianto di Opperbacco. E’ la prima Buskers non estrema 🙂 : una bassa fermentazione decisamente dissetante, con un finale in cui il luppolo emerge splendidamente, pur mantenendosi “tranquillo”. Molto aroma e non troppo amaro, dunque, per una birra perfetta per il periodo. Interessante la Chiron di Thornbridge, una Pale Ale biscottata e non eccessiva nella parte amara, mentre non mi è affatto dispiaciuta la Haygus di Fano Bryghus, una Session IPA – definizione che mi fa accapponare la pelle – piacevole oltre mia più rosea aspettativa.

Tornando in Italia, ho provato la Hopaddendum di Revelation Cat: una bomba di luppolo clamorosa, ciononostante molto bevibile e gradevole. Virando sui classici, l’Old Style Porter di St. Peter’s si è rivelata la solita squisitezza brassicola, mentre la Blanche de Namur ha un po’ deluso le aspettative. Come immaginerete comunque l’elenco è davvero impressionante, date un’occhiata al sito di Castellalto per farvi un’idea di ciò che vi aspetta.

Moreno e il sottoscritto durante la degustazione di domenica

Domenica prima di ripartire per Roma ho condotto con Moreno Ercolani dell’Olmaia e i ragazzi di ADB Lazio un laboratorio di degustazione incentrata su cinque birre, quattro italiane e una inglese. Nell’ordine sono state assaggiate Blanche di Lotario (Opperbacco), Karkadé e La 5 (Olmaia), Jaipur (Thornbridge) e Perle ai Porci (Birra del Borgo). Ottime le due birre di Moreno, che ha avuto la possibilità di raccontare agli astanti la sua filosofia alquanto talebana, ma che gli amanti della birra artigianali non possono non apprezzare – come ho avuto modo di raccontare, amo tantissimo il suo modo di intendere il ruolo del birraio.

Per la parte ristorazione di Castellalto bisognerebbe scrivere un post apposito. Difficilmente un festival della birra è in grado di offrire tante leccornie ai visitatori. Segnalo le granette con le fave, un piatto locale che ha mandato ai matti il sottoscritto e non solo: una base di “polenta di frumento” ricoperta da fave cotte. Più facile a dirsi che a farsi, ma una di bontà eccezionale. E poi formaggio fritto, pasta con porcini, porchetta (fantastica), ecc. Senza contare gli immancabili arrosticini.

Purtroppo ho potuto godere della musica dal vivo solo in parte: domenica sera c’era una tribute band dei Pink Floyd, ma sono dovuto partire prima dell’inizio del concerto 🙁 .

Il balcone d'Abruzzo, con birra artigianale

Cos’altro aggiungere? Se possibile vi consiglio vivamente di farci un salto nei prossimi giorni, magari arrivando in orario di cena per evitare la folla che inevitabilmente si forma verso sera. L’ingresso è gratuito, il bicchiere su cauzione ed è possibile acquistare carnet da 10 gettoni scontati.

Non mi rimane che ringraziare e fare i complimenti a Loreto, Gianni, Matteo e tutti gli altri ragazzi che ogni anno rendono possibile questo straordinario evento. Castellalto è già nella mia agenda per l’estate 2013!

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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16 Commenti

  1. Castellhigh ha il suo fascino e il suo successo proprio grazie a un lavoro di squadra impressionante, loreto, massimilian, gianni e tutti gli altri sono diventati una macchina da guerra!

    e perfortuna ancora non finisce! “stiamo sgranati zizì!”

  2. Grande evento! ci sono stato il sabato sera, ovviamente una folla immane. La location molto bella e veramente pittoresca! La banda itinerante con tanto di percussioni che suonava le sigle dei telefilm era troppo divertente!! L’unica cosa ma secondo voi non c’era una predominanza di stili seppur con una disponibilità di oltre 100 spine?

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