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Ciò che mi piace e ciò che non mi piace di Brewdog

Se date uno sguardo alla tag cloud presente a fondo pagina nella colonna di destra, potete notare come uno dei termini più ricorrenti su Cronache di Birra sia Brewdog, il birrificio scozzese ormai diventato famosissimo in tutto il mondo. Niente di cui meravigliarsi: da quando esiste l’azienda, i due fondatori James Watt e Martin Dickie hanno sempre trovato il modo per far parlar di loro, grazie a una capacità sorprendente di sfornare continue trovate pubblicitarie. Trovate non sempre fortunate, bisogna ammetterlo, al punto che proprio qualche ora fa sul loro blog hanno pubblicato un post che elenca le “5 migliori e le 5 peggiori innovazioni” che li hanno contraddistinti in questi anni. E visto che anche in questo caso non sono completamente d’accordo con loro, ho deciso di redigere la mia personale lista di ciò che ho apprezzato e ciò che non ho gradito nella (breve) carriera di Brewdog.

Partiamo dagli aspetti che mi sono piaciuti:

1) Le birre normali e meno “chiacchierate”

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Non so se le birre ad effetto siano state quelle con cui Brewdog ha compiuto il definitivo salto verso la fama, l’unica cosa certa è che se il duo scozzese non avesse prodotto tante ottime birre base, difficilmente avrebbe raggiunto i traguardi di oggi. Personalmente apprezzo tante loro produzioni, ormai stabilmente reperibili anche in Italia: dalla Trashy Blonde alla 77 Lager, dalla 5 am Saint all’ammiraglia Punk IPA. Sembra che quando si ritorna nei canoni delle birre normali alla Brewdog difficilmente compiano errori, idea confermata dall’ultima creazione “tranquilla” del birrificio: la Alice Porter, una Baltic Porter davvero gradevole.

2) Le lattine

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La moda americana di utilizzare la lattina come nuovo contenitore per la birra artigianale si è cominciata a diffondere in Europa già da qualche tempo, sperimentata soprattutto da alcuni birrifici scandinavi. Se però a entrare in gioco è un nome importante come Brewdog, allora il fenomeno può rapidamente assumere proporzioni notevoli. E al di là delle polemiche sulle soluzioni tecniche adottate, la coraggiosa scelta di utilizzare l’alluminio sembra stia premiando il duo scozzese, sdoganando il nuovo (vecchio?) tipo di contenitore soprattutto presso i target più giovani. Il risultato, in particolare in un paese come l’Italia dove la birra artigianale è vista alla stregua del vino, può aprire scenari imprevedibili sul mercato. Staremo a vedere, nel frattempo complimenti per la scelta!

3) L’immagine di Brewdog in senso generale

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La solidità del marchio Brewdog risiede anche nelle chiare scelte di comunicazione compiute da James e Martin all’inizio della loro avventura. L’idea è stata semplice, ma anche coraggiosa: individuare dei “nemici” e colpirli ai rispettivi punti deboli, per incuriosire nuovi potenziali clienti e consolidare quelli già esistenti. Così da un lato non perdono occasione di rinnovare la loro crociata contro le pessime lager dell’industria, dall’altro si prendono continuamente gioco dell’immagine datata del mercato artigianale anglosassone – celebri i loro attacchi al Camra e alla sua visione tradizionalista della birra. Che si concordi o meno con le tesi di Brewdog, bisogna ammettere che ha trovato un modo vincente di comunicare la propria filosofia, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

E ora ciò che non ho apprezzato:

1) La sfida alla birra più alcolica del mondo

La battaglia a suon di ABV ingaggiata con i tedeschi dello Schorschbrau ha sicuramente permesso a Brewdog di ottenere visibilità anche sui media mainstream, ma personalmente ha stancato dopo circa due nanosecondi. Per alcune settimane i due birrifici si sono rincorsi in questa sfida alla birra più alcolica del mondo, sfornando edizioni super limitate che ogni volta spostavano l’asticella di qualche centimetro più in là. Giochino noioso se ce n’è uno, al punto che (per fortuna) anche i due protagonisti si sono presto annoiati, lasciando senza troppi rimpianti il primato agli olandesi del ‘t Koelschip. Contenti loro, figuratevi noi.

2) Serie Abstrakt e IPA is dead

I brewdogghi inseriscono le Abstrakt tra i loro successi, ma io non sono affatto d’accordo. Credo di essere uno dei pochi a non aver minimamente apprezzato le birre di quella che è definita dagli autori “la serie di birre artigianali più sperimentale in assoluto”, qualsiasi cosa voglia significare. In realtà non le ho assaggiate tutte (solo 2 o 3), ma la prova sul campo ha confermato le perplessità che erano emerse leggendo le ricette: stili più o meno diffusi – ma tutti impegnativi – con l’aggiunta di ingredienti spesso improbabili. Però le bottiglie sono carine…

Per quanto riguarda le IPA is dead (le single hop di Brewdog) non so se effettivamente abbiano ottenuto la fortuna sperata. Dopo un periodo iniziale di frenesia per accaparrarsele, mi sembra che in giro non se ne parli più. Un mezzo flop? Non saprei, la verità è che, almeno qui, non hanno minimamente ottenuto il successo di altri progetti analoghi (in primis quello di Mikkeller).

3) Beer Leaks

Sulla scia della continua (e concettualmente condivisibile) lotta contro i prodotti dell’industria, qualche mese fa Brewdog lanciò il progetto Beer Leaks: un sito che avrebbe dovuto rappresentare uno tsunami per il settore, rivelando gli scottanti segreti che si celano tra gli uffici e gli impianti produttivi delle multinazionali. Già in partenza il sito fu accolto molto tiepidamente, forse perché in pochi credevano che Brewdog potesse smascherare verità davvero sconvolgenti. E infatti a distanza di qualche settimana, il progetto è stato chiuso, a detta degli scozzesi per l’indifferenza dei consumatori. Insomma è colpa nostra, ma la verità è che James e Martin con questa storia non ci hanno certo fatto una bella figura: sembra quasi che si siano arresi prima ancora di cominciare, praticamente scendendo a patti con il nemico di sempre. Meglio tornare a fare birra, va…

Insomma alti e bassi secondo me, però con l’importante dettaglio che alla fine ciò che conta è la birra e secondo me Brewdog produce ottime cose. Quali sono invece gli aspetti per cui apprezzate o detestate il birrificio scozzese?

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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47 Commenti

  1. mi fa piacere che siamo d’accordo al 100%.
    Devo dire che le loro birre di base nemmeno mi piacciono più di tanto.

    Ma vorrei risottolineare come la serie abstrakt e la birra più alcolica (secondo loro), anche se li considerano come successi (sicuramente hanno avuto il loro ritorno), per me sono state delle toppate non indifferenti in senso assoluto.

    Come giustamente aggiungi, anche la serie ipa mi ha lasciato perplesso.
    Certo, ai bevitori di AiPiEi si rifila tutto.

    • Credo che a differenza di birrifici che vantano nella loro gamma una birra particolarmente riuscita, nessuna delle produzioni di Brewdog può essere considerata un gioiellino in senso assoluto. Però prese nel complesso, le loro birre base possono vantare un livello medio molto alto. Insomma manca il fuoriclasse, ma come squadra è ottima 🙂

      • Sì, è un discorso assolutamente relativo.
        alla fine tra marketing e qualità (il primo forse monopolizza la seconda) meritano di essere il primo birrificio craft europeo.

  2. quel che me gusta:
    punky ipa, 5 am. alice porter, nenny state, l’attutudine stradaiola. la comunicazione scanzonata

    quel che no me gusta:
    lager 77, i topi pieni di birra,la paradox

  3. Concordo, Abstrakt e End of History sono mere sperimentazioni pubblicitarie, non mi sento di accusarli per averle fatte ma sarebbe il caso “se la tirassero meno”.
    Beerleaks mi ha deluso, speravo facessero della loro campagna aggressiva qualcosa di utile e invece s’è bruciato tutto in poco tempo, peccato.
    Ah beh sulla lattina invece mantengo il silenzio, se n’è parlato fin troppo ormai haha

  4. Per me le Abstrakt sono state una buona idea. Poco chiacchierate, certamente meno di altre “campagne”, pubblicizzate per ciò che sono e nulla più. “Famolo strano” è la parola d’ordine, d’accordo, ma sfido chiunque a dire che non sono state finora veramente TUTTE diverse, dalla prima all’ultima.
    Il loro neo è il prezzo, ma è un argomento che non affligge soltanto Brewdog nonché una problematica molto più complessa.
    Parlando poi del gusto personale, a me finora ha stupito realmente solo la 04: davvero notevole. Il resto dei giochini divertenti e nulla più, anche se mi manca la 05.

    Sul resto, a me il pinguino come concetto non dispiaceva. La deriva della gara poi ha rotto i coglioni, e siamo d’accordo. Se poi secondo loro lo scoiattolo imbalsamato è stato fonte di successo, contenti loro…
    Concordo anche sulla IPA is dead, come se le avessero inventate loro le Single Hop.

    Forse, comunque, la palma per l’idea più fortunata che abbiano avuto finora se la contendono il bar-branding e l’Equity for Punks.

    Parlando delle birre, che in fondo in fondo è ciò che c’interessa, per me Brewdog ha alternato birre mediocri (tante) a birre notevoli (poche). Di recente, probabilmente, hanno preferito tornare a concentrarsi su quelle, e oltre la nuova ricetta della Punk IPA, distribuzione in lattina compresa, già citata da te, menzionerei la Avery Brown Dredge…

    • L’ultima mi manca.
      Sui due progetti da te citati (locali e Equity) ho preferito sorvolare per preferirne altri. Nel primo caso perché tutto sommato non è una loro innovazione (sebbene il progetto secondo me è ottimo per come è realizzato), bel secondo perché vorrei aspettare risultati più sul lungo termine

      • anche a me manca l’ultima.
        Il discorso (IMO) è che le abstrakt non valgono i soldi, tantomeno sono birre che mostrano qualche qualità soprendente o interessante; al di là da quanto enunciato dai BDs
        Giusto collector editions per fan incallliti o beer geeks

        I locali sembrano davvero fantastici invece, sia come stile (un po’ posh) e filosofia, sia perché propongono molte altre birre interessanti.
        Probabilmente in un città come roma spopolerebbero (io l’ho buttata lì, approfittatene :D)

  5. Mi PIACE:
    birre base, compresa hardcore IPA;
    lattine;
    etichette.

    NON MI PIACE:
    Equity for Punks:
    The End of History con relativi roditori;
    Pinguini nucleari surgelati;
    Le varie birre da 18,2% a 41% di alcol e le imperial mild.

    Tuttavia anche le cose detestabili hanno fatto hanno dato visibilità al marchio e di conseguenza agevolato la vendita di birre base.
    Forse i flop come Beer leaks me li fanno apparire più simpatici e meno spavaldi

  6. la cosa più evidente è che sono solo “chiacchiere e distintivo” (cit).
    il loro marketing è fine a se stesso, serve solo a fare parlare di se senza nessun contatto con la realtà.
    è una versione più estrema delle cuffie ai fermentatori.
    sensazionalsmo fine a se stesso che non fa bene al movimento.
    il fatto poi che abbiano affrontato un progetto così ambizioso ed interessante come quello delle lattine senza la dovuta competenza, ma anzi nel disinteresse più assoluto verso il cliente non depone a loro favore.
    Peccato che beerleeks sia stato chiuso: sarebbe stato bello vedere cosa avrebbero detto della querelle sulle lattine pastorizzate o no.
    La mentalità che sottende il loro marketing è la stessa che adottano le grandi multinazionali.
    Poi le birre sono buone , ma anche in questo caso la birra è un di cui.

  7. E’ un continuo sparare trovate più o meno serie, molte delle quali si finiscono ben presto nell’oblio. Che fine ha fatto il progetto di birrificio che presentarono tempo fa? E la sottoscrizione ad esso collegata? (a proposito, mi risulta che anche Struise stia pensando qualcosa di simile…).

  8. Io non capisco e non sò il motivo per cui hanno cambiato la ricetta della Punk Ipa, quando abbiamo fatto il nostro impianto, abbiamo comprato la colonnina Brew Dog proprio per avere la Punk IPA fissa con uno spazio tutto suo….la colonnina è in cantina…ed io rivorrei indietro la vecchia Punk IPA. Amici mi hanno detto che è cambiata anche la 5 A.M. ..possibile????

  9. Cosa mi piace di BD:
    – lo stile schietto
    – molte loro birre
    – alcuni loro video stupidissimi nei quali si vestono da imbecilli 😀

    Cosa non mi piace:
    – le loro lotte del tipo “noi contro tutti voi”
    – alcune birre senza alcun senso

  10. Il marketing di guerriglia che avevano adottato va a farsi friggere quando sparano trovate con scoiattoli, birre per i novelli sposi reali, comunicati stampa reazionari ecc…
    Costruiscono e distruggono la loro immagine continuamente. Certo, Hardcore IPA e qualche altra valgono davvero. Ma dopo un po’ l’appassionato medio si stanca, perchè occludono la visione della birra artigianale e ti ipnotizzano con i loro esperimenti, più da piccolo chimico che da altro. Volano davvero in alto ma poi cadono giù senza paracadute (vedi Arrogant pub, birre al viagra…bleah)
    Li ho bocciati, pur dopo essere stato inizialmente attratto ed aver rischiato l’infatuazione. Infatuazione che in molti mi capita di notare spesso.
    Temo si metteranno a produrre robe tipo Elisir di Rocchetta andando avanti di questo passo…

  11. Secondo me le loro birre base sono ottime e la strategia mi sembra sensata:
    Linea base molto varia (low-alcool, lager, black lager, ipa, golden ale, amber ale, dipa, porter, imperial stout) di birre a posto, buone ed in grande disponibilita’ a prezzi molto bassi (viste delle 5AM a 0.95 £ nella GDO ed in ogni caso la hardcore ipa da tesco sta sotto i 2£ senza promo).
    Esperimenti, edizioni speciali, collaborazioni, affinamenti in botti etc a prezzi alti per aficionados e feticisti vari.

  12. cosa mi piace di brewdog?
    il fatto che loro riescono cosi tanto a farci parlare di loro!
    la punk e la alice porter
    i loro spot..
    cosa non mi piace?
    le lattine…anche se qualcuna ne ho bevuta..

  13. Lo ammetto io sono uno di quelli “infatuati” di cui parla Angelo Jarrett, in effetti ho molta stima dei due ragazzi, sia delle cose buone che di quelle cattive che sicuramente nel corso degli anni hanno fatto.
    Stà di fatto che hanno aperto il birrificio 4 mesi prima di me, con un impianto probabilmente poco più grande del mio, loro in un piccolo paesino del nord della Scozia, io in un piccolo paesino nel sud dell’Italia, ad oggi sicuramente loro producono almeno 100 volte quello che produco io, per cui chapeau!
    Appena avrò la possibilità, mi piacerebbe andarli a trovare e conoscerli di persona.

  14. Discussione animata e varia.. Molto interessante.

    E’ vero, Brewdog, secondo me con una qualità sopra la media (..anche senza “fuoriclasse”) utilizza qualcosa che nel mondo artigianale non viene visto di buon occhio.. quasi fosse qualcosa di proibito per i puristi e santissimi produttori artigianali: il marketing, questo strumento di vendita inventato dall’industria per crescere la produzione e far girare le macchine…

    Apprezzo le loro birre (non le ho assaggiate tutte.. !) soprattutto quelle “base” e il loro modo di comunicazione d’impatto e fuori dagli schemi.
    Sinceramente: funziona!
    In Italia, i nostri bravi produttori “artigianali” qualcosa dovrebbero fare: in primis, ammettere sinceramente che la birra la fanno per interesse, ci mettono passione, ma il fine è quello di guadagnarne del proprio lavoro (come del resto facciamo tutti) e poi, ripensare a qualcosa che permetta loro, anche in modo stravagante, inconsueto o “markettaro” di far sapere che fanno birra buona e genuina da bere..!

    Un’esempio lo abbiamo anche in Italia con Baladin. Non ditemi che non ci trovate similitudini… Esperimenti, ricette “aperte”, singole cotte, collaborazioni, locali a marchio e poi anche gli “elisir di rocchetta” con spume, gazzose ecc. Sinceramente, io non ci vedo niente di sbagliato in questo.. finchè le birre che vengono proposte tengono un livello di qualità medio alto non posso far altro che dire bravo a chi me le propone e continuare a seguirne gli sviluppi…

    • Anche a me piace il loro marketing, packaging e tutto il resto. Che sia d’impatto non cè dubbio. Che sia “fuori dagli schemi” mi sembra tutto l’opposto: un saggio su come veicolare la percezione del prodotto. In questo sono bravissimi e ne traggono tutti i vantaggi del caso.

      Che la loro qualità sia sopra la media dipende da che riferimento “medio” si prende.

      • La ritengo una comunicazione “fuori dagli schemi”, perchè appunto non è “nella prassi” per un produttore artigianale, un produttore che ritiene il proprio prodotto “di qualità” e si rivolge a chi è attento alla qualità di “ragionare” con un linguaggio forte, incisivo, e di utilizzare strumenti tipici di coloro che vendono per soddisfare richieste più “di quantità”..
        Comfermo che ritengo le loro birre “sopra la media” intendendo che oltre ad una buona qualità, dovuta ad una scelta “artigianale” delle materie prime e una filosofia “artigianale” di produzione, penso che tutte (o quasi) riescano ad avere carattere e a rappresentare uno stile della birreria stessa.. In parole più povere penso che una birra Brewdog (per chi le conosce) sia riconoscibile, più di tante altre birre artigianali che si trovano in giro.. e che ci si possa riconoscere una buona qualità dentro.. talvolta più difficile da ritrovare in altri luoghi..

        • non è nella prassi dal punto di vista italiano. di certo i BDs conoscono e conoscevano bene il mercato craft americano dove sono pratiche, non dico vecchie, ma abbastanza collaudate (rogue, stone, etc etc) Infatto il loro mercato di riferimento continua ad essere quello europeo più che americano dove la conocrrenza sul loro stesso campo è più fitta.

          sulla seconda parte non sono affatto d’accordo, son proprio nella media Idelle birre di un certo tipo. Anzi che son migliorate ultimamente. all’inizio era praticamente tutto Hype e marketing

  15. ..E che fine ha fatto la Ipa(se nn ricordo male) Brew Dog lasciata a maturare nelle botti legate ad una Nave in giro per i mari del Nord?!

  16. messaggio per Schigi e SR
    stavo aspettando notizie da BrewDog in merito ad alcune mie farneticazioni.
    Ho chiesto loro di permettermi di usare i loro sms ma senza risposta.
    Sapete per caso se sono in ferie?
    Attendevo una replica come promesso qui:
    http://badattitudebeer.blogspot.com/2011/06/mainstream-preferisco-i-cattivi-ai.html#more
    Ah! prima che lo dica tu SR lo so che non sei il mio maggiordomo ma magari visto che con Schigi avevate un contatto con James mi piaceva sapere come proseguiva la cosa.

    • e manco il PR… figurati se mi riscrive, che vorrai mai che mi dica?

      cmq ‘sto meditando una bella imboscata al GBBF se lo trovo dietro al banchetto, dipende se mi sale il sadismo e la voglia di attaccar briga… 🙂

  17. Un pò di factchecking non farebbe male – ‘t Koelschip non ha nessun primato. End of history è la birra più forte del mondo

  18. Dei BrewDog a me non dispiace il loro sensazionalismo, l’ipronta marketing, anche le stupidaggini tipo Pinguino e Bismark, cioè ho riso nel leggere la notizia, nel vedere i video, tanto mica me le sono comprate, stanno bene lì…
    Le base sono ottime , anche se la Punk ipa adesso è una birra nella media…peccato.
    Sono un appassionato di Paradox e amo molte loro sperimentazioni, le Abstracht per me sono solo soldi in più, non aggiungono molto alla loro produzione, si sono particolari più estreme, ma niente di non già bevuto. ( Ricordo che una birra DE MOLEN costa meno di una abstracht… )
    Ma una cosa che non accetto…è lo scoiattolo!
    Non ci credo che nessun birrificio inglese con un pò di dignità e associazioni animaliste non abbiano fatto causa ai BrewDog…E’ orribile la bottiglia con lo scoiattolo intorno. E le vendono. Costo di catturare e impagliare dei poveri scoiattoli in quel modo infimo = 2 sterline? Si vendono anche a 1700 euro.
    Io capisco che magari lo scoiattolo impagliato in scozia è tradizione. Ma tienitela per te la tradizione. Non la pubblicizzi in tutto il mondo, anche con vestitini ridicoli.

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