Più volte su queste pagine abbiamo parlato della difficile situazione vissuta dal movimento birrario tedesco, caratterizzato da incapacità di innovarsi, mancanza di creatività e problemi derivanti dal calo generale dei consumi. Mentre è notizia di questi giorni che Berlino sta pensando di proporre la birra tedesca come patrimonio Unesco (quella prodotta tradizionalmente secondo i dettami della Reinheitsgebot), è interessante notare come il più grande successo commerciale degli ultimi anni per un microbirrificio nazionale sia arrivato con una bevanda analcolica. Su suggerimento di Max, un lettore assiduo di Cronache, oggi vi parlerò di Bionade, un prodotto che ha salvato dal fallimento un’azienda brassicola familiare locale, lanciandola in una sfida contro le multinazionale del settore.
Come riportato da un vecchio articolo di Beverfood, la storia della Bionade ha dell’incredibile e inizia alla fine degli anni ’80. A Ostherim, nella parte bavarese della riserva naturale di Hohe Rhoen, opera Dieter Leopold, un birraio a capo di una piccola azienda a conduzione familiare. Come tanti altri colleghi, la sua attività è a rischio a causa della crescente competizione, guidata in primis dai prodotti delle industrie internazionali. Quando la situazione diventa insostenibile, Leopold decide di aprire una discoteca all’interno del birrificio per tamponare la situazione.
Dopo anni passati a produrre birra, Leopold però non può certo accontentarsi della nuova occupazione. Così dopo lunghi esperimenti, mette a punto la ricetta di una bibita analcolica realizzata dalla fermentazione di orzo biologico. Nasce così la Bionade, che si rivelerà un grandissimo successo.
Ecco come viene illustrato – in modo non molto chiaro ahimè – il metodo di fabbricazione della bevanda:
La fabbricazione della nuova bibita, denominata Bionade, poggia su una classica fermentazione a base d’acqua e malto con una trasformazione e una maturazione biologica che nel caso di Bionade non si finalizza con la produzione di alcool, ma di un enzima fisiologicamente importante nell’alimentazione, l’acido gluconico, normalmente presente anche nel miele prodotto dalle api. A contatto con l’acqua , questo permette la formazione di gluconati minerali come i gluconati di calcio e magnesio. Dopo la fermentazione il liquido è filtrato, diluito con acqua e arricchito di anidride carbonica e di essenze naturali di frutti e/o erbe che conferiscono alla bevanda, assolutamente analcolica, una nota deliziosamente fruttata con una punta di amaro.
Inizialmente Leopold propose la ricetta a diversi produttori di birra, ma dopo aver ricevuto risposta negativa da tutti i suoi interlocutori, decise di realizzarla in proprio. Una scelta rivelatasi vincente: dal 1998 è iniziata una lenta ma graduale ascesa, impennatasi negli ultimi anni. Nel 2004 l’azienda produceva 7 milioni di bottiglie, che divennero 22 milioni un anno dopo e 66 milioni nel 2006. Parallelamente alla sua esplosione, la Bionade ha anche differenziato la propria offerta, con 4 gusti (zenzero e arancio, sambuco, lichti ed erbe) e 2 confezioni (vetro e PET).
Come in un romanzo, Leopold si è preso la rivincita sulle multinazionali: se da birraio ha dovuto mollare l’attività a causa della concorrenza dell’industria, anni dopo si è ritrovato a sfidare nomi come Coca-Cola e Pepsi partendo praticamente da zero. Il settore è evidentemente cambiato, ma la mitologica sfida Davide contro Golia si è riproposta in tutto il suo fascino.
Ma da cosa deriva il successo della Bionade? Cornelius e Fabian Lange hanno cercato di spiegarlo in un articolo di qualche anno fa:
[Nella Bionade] non ci sono coloranti, c’è una bassa carbonazione e poco zucchero – all’incirca metà rispetto ad altre bevande simili. Al palato è estremamente rinfrescante grazie alla sua delicata acidità. Al secondo sorso la bibita svela il suo segreto e rompe gli schemi di tutti gli altri soft drink. […] Il consumatore assetato a una scelta non solo tra i quattro gusti di Bionade, ma anche tra il bene e il male, tra gli appiccicanti prodotti delle multinazionali […] e la piccola, innocente bevanda, prodotta nel distretto francone di Rhon.
Insomma, quella della Bionade sembra la classica storia in stile Slow Food: la piccola produzione “buona, pulita e giusta” ottiene un successo commerciale tale da sfidare le grandi industrie. Talvolta queste storie finiscono con la multinazionale di turno che acquista il piccolo marchio… in questo caso non è andata così, sebbene gli interessamenti dell’industria non siano mancati.
Morale della favola? Beh gli spunti di riflessione sono diversi. In primis quello accennato in apertura: in una scena birraria così cristallizzata come quella tedesca, fa un po’ tristezza pensare che l’ultimo successo commerciale di una piccola azienda brassicola sia legata a un prodotto analcolico. In seconda analisi è interessante notare come costantemente si rinnovi la sfida contro le multinazionali e come anche in Germania ci sia ampio spazio per prodotti “slow” (e per la moda “bio”).
la bionade è percepita da chi la consuma come l’alternativa all’essere beoni tracannatori di birra. Sicuro che se ne voglia parlare? 😀
Un po’ come la birra artigianale in Italia insomma 🙂
OT
Non sarebbe una cattiva idea dedicare un post alla recente invasione di rating “ad minchiam” comparsi su ratebeer e riguardanti i locali italiani. Due su tutti, il Ma che siete venuti a fà e la brasserie 4:20, recentemente martoriati da recensioni negative ai limiti del demenziale. Ma mi riferisco anche ai locali di nuova apertura, per lo più modesti, che vengono subito presi d’assalto con recensioni generosissime. Capisco che ci sia una certa ritrosia a parlare di quel sito, perché in Italia la situazione è degenerata, ma si tratta pur sempre della più grande enciclopedia di birre e locali di birra al mondo. Il fatto che la sezione Italia sia diventata una farsa è un danno incalcolabile a livello di immagine e secondo me la questione meriterebbe un articolo. Non basta lavarsene le mani non appena le cose cominciano a non andare. Io vorrei che ratebeer fosse per le birre italiane e i locali italiani altrettanto attendibile come lo è con i locali stranieri. Un articolo, e magari anche una presa di posizione congiunta sarebbe auspicabile. Di sicuro così non si può andare avanti.
FINE OT, e scusate se mi sono intromesso.
Bove in realtà se ne è parlato diffusamente, mi sembra anche tra queste pagine, almeno per quanto riguarda i commenti. Lo trovo un discorso di una tristezza monumentale, quindi non mi piace tornarci. Figura di merda a livello planetario, basta definirla tale.
Già ma dopo un periodo di relativa tregua ora sembra che il fenomeno si sia ulteriormente aggravato, e insomma secondo me sarebbe bene che un blog importante come questo ne parlasse. Non si può ignorare o far finta di vedere ciò che accade nel più importante sito al mondo dedicato alla birra. Per me una parola forte e autorevole (oltreché unitaria) andrebbe spesa per provare a fermare questa vergogna.
Certa gente se sta sotto i riflettori si diverte ancora di più.
Forse gli unici che potrebbero essere ascoltati sono i publican stessi.
Di riflesso non ci stanno facendo una bella figura.
Magari su cronache postare la classifica dei pub con rating inquinato potrebbe essere un tentativo…
ragazzi per i problemi di ratebeer semplicemente contattate ratebeer o parlatene sul forum. Gli amministratori mica ve magnano 😀
Anzi, maggiore partecipazione di appassionati italiani può portare a risolvere queste situazioni.
Il fatto è che certte recensioni a valanga non sono nemmeno utili! Recensioni tipo “a bere dar mejo”, “una parola sola: grande giorgioneeeeeeeeeeeeee”, condite con vere e proprie falsità , come il fatto che al 4:20 non ci sono session beer o che al ma che siete venuti a fa le birre le spillano male!
Scusate per l’OT. In caso possiamo continuare a parlarne in un post dedicato all’argomento oppure altrove.
INDASTRIA: non è più solo un problema di ratebeer è un problema di tutto il movimento. La figura di merda colossale non la fanno certo gli anonimi che si nascondono dietro un link, la fanno i PUBLICAN e chi in questi locali ci lavora. La facciamo noi italiani tutti quando diamo un motivo in più per essere giudicati inaffidabili e truffaldini. Non sarebbe bello che i locali italiani siano finalmente liberi da certe recensioni farsa? Al di là del voto, davvero non si possono proprio più leggere. Possibile che non si riesca a prendere una decisione unitaria e chiedere in maniera ufficiale che si prendano provvedimenti? A me ratebeer piaceva, ma ora l’hanno rovinato e non capisco perchè debba essere io o voi ad andarsene e non chi se lo meriterebbe. Ci hanno tolto il piacere di discutere di birra e di locali con gente che se ne intende davvero. Ripiamose sto sito, e mannamo via i troll!
Bove ma tu che provvedimenti prenderesti? Non esiste soluzione, è un malcostume diffuso in certe persone… anche se banni, l’utente può tranquillamente crearsi un altro account
@bove io penso che gli interessati vari non debbano fare niente (tranne evitare di mettere rating falsi casomai)
Il problems riguarda ratebeer, i suoi users e i suoi admins.
Tralasciano le ratewar che ogni tanto ci sono (evidentissime), i commenti di parte ci saranno sempre. Fa parte del Gioco.
Per quanto possano esistere giudizi oggettivi su locali top come il macchè o il 420, ci sta pure che qualcuno non abbia trovato in essi l’esperienza che cercava.
Ti garantisco che oramai è diventato difficile anche il discorso inverso: dare un brutto voto a locali che oggettivamente lo meritano; c’è molta gente permalosa in giro.
Non sono convinto che gli users italiani siano penalizzati nel conteggio ma visto che la maggior parte degli incriminati ha pochi rating non vengono considerati a prescindere.
Come diceva colonna si è presa l’abitudine di inserire nel database anche il pizzicagnolo sotto casa che vende la peroni mentre ci dovrebbe essere più selezione e giudizio nel segnalare i locali. Io stesso all’inizio ho commesso errori del genere.
CMQ, e secondo me è la cosa più importante, il problema di ratebeer vs italy è la scarsa partecipazione attiva dei nostri connazionali. Si nota come il sito viene consultato parecchio, vengono inseriti parecchi rate ma nessuno lo utilizza appieno.
Il risultato è che sia su ratebeer che su beeradvocate parecchie scene brassicole molto meno attive di quella italiana hanno la loro sezione dedicata, casomai nel loro idioma (sì, ritengo che la lingua inglese sia ancora uno scolgio per molti) mentre noi niente
BASTA!!!!!! Pienamente ragione al Presidente, il discorso è vecchio, gli amministratori sanno tutto da un pezzo, tanto che i voti degli italiani non vengono più conteggiati (bella figura!). E’ stato un segno della degenerazione di qualche personaggio che mi ricorda tanto chi tagga e insozza i muri di Trastevere.
Per quanto mi riguarda non penso che la reputazione costruita dai locali che tu citi (riconosciuta facilmente ovunque tu vada) possa essere intaccata da qualche recensione visibilmente fuori posto, e dare ancora peso a questi bambocci gli fa acquisire solo più importanza. Chi SA, sa dove andare a bere, non penso che la gente non vada al Toronado perchè non è in “classifica” e chi SA, sa come usare quel sito.
Se poi c’è ancora qualche gestore che pensa che facendosi fare recensioni dagli amici, basta che ti diverti a vedere il 50 che gli molla il primo vero Ratebeerian che ci entra.
Discorso vecchio, lascia fare, non cambia nulla. Gettare ancora lumi è alimentare la figura di merda
Colonna ti assicuro che i voti vengono conteggiati e che sia il Macche che il 4:20 risultano danneggiati. Altro che recensioni positive! Prova a togliere i voti italiani e fai una media dei restanti, ci vogliono 5 minuti a rendersene conto. I voti italiani sono di gente che ha massimo 10-15 locali recensiti e una manciata di birre così tanto per non lasciar vuoto lo spazio. Ma chi sono questi? Ma non si può chiedere e ottenere un ban collettivo di chi con ogni evidenza non ha alcun interesse a recensire birre?
@Bove
ma davvero ti importa qualcosa del giudizio che hanno i ratebeerians dei raters e dei locali italiani??? mah…
quel sito è uno strumento, lo si usa quando serve, con un po’ di cervello e incrociando informazioni da altre parti si trova tutto quello che serve. non è la guida Touring, è una cosa per nicchioni che penso se la sappiano cavare nonostante la solita ineluttabile manica di imbecilli italiani
Come ti ripeto le recensioni non vengono conteggiate nella classifica annuale, te lo assicuro, quindi nessun problema. Poi io sono uno dei publican che dovrebbe secondo te incazzarsi, ma non me ne frega niente. Secondo te perchè?
Se continuiamo a parlarne, non si fa altro che dare ulteriore vetrina a quel sito. Non c’è problema, c’è un’ottima reputazione di quei locali all’estero, non cambia nulla nel far bene il nostro lavoro.
Come ti scrivevo prima e come ha fatto SR dopo, chi SA conosce il giusto uso di quel sito, e allora che importa?
Ne abbiamo già discusso tanto. Tu sai dove bere bene? E allora fregatene di quello che scrivono, non cambia nulla nell’economia o nella reputazione dei tuoi locali preferiti o nella mente del ratebeerians medio, te lo assicuro.
COLONNA. Può darsi anche che le recensioni non contino a fine anno ai fini del punteggio (chi te l’ha detto poi?) ma di sicuro non le cancellano e le fesserie scritte rimangono!
Parole sante! Perchè qui non si parla mai di rate beer? Eppure molti lettori di questo blog sono iscritti a rate beer.
Masciarelli, di Ratebeer ne ho parlato spesso, fai una ricerca.
Sul fenomeno delle recensioni fasulle, non trovo niente di interessante da scrivere di cui non si sia già discusso in passato.
beh ragazzi anche Beba c’ha provato, i prodotti erano validissimi, purtroppo per altri motivi ha dovuto smettere 🙁
Ma se non sbaglio anche baladin mette il nome ad analcolici (prodotti però vicino a casa mia).
Assaggiate le Bionade al Sana 2008. Ma!! Di sicuro in Italia sapremmo fare di meglio. Sul processo produttivo vorrei capirne di più che la storia dell’acido gluconico non mi convince troppo.
Infatti non sono un granché. Si inseriscono bene in un mercato delle soda molto attivo. inoltre sia lo status di bio che l’essere considerata una “birra non birra” (hanno saputo spendere molto bene la cosa) aiutano di molto le vendite.
in pratica è la bevanda ufficiale di hipster e giovani alla moda.
Io consiglio invece l’africola che riesce a stendere un bue per quanta caffeina ha 😀
Indubbiamente anche il mercato delle soda artigianali sta e troverà sviluppo
Posso dire la mia sull’OT sollevato anche se sono un “signor Nessuno” come certi utenti di Ratebeer (al quale sono iscritto anch’io)? Spero che il mio intervento venga preso in considerazione nonostante la mia “verginità” birraria.
Sono, come dicevo, un signor Nessuno appassionato da qualche anno di birra. Frequento manifestazioni, visito locali e beershop, ho una piccola cantina dove faccio scorta periodica di birra e da qualche mese mi cimento con l’homebrewing. In attesa di affinare le mie capacità e di frequentare qualche corso di degustazione cerco di informarmi sul mondo birrario utilizzando questo potente strumento, internet. E devo dire che grazie a blog come questo e a utenti competenti come molti di voi la mia preparazione in materia sta decisamente migliorando. Ma rimango un ignorante, “so di non sapere”. Nonostante questo vorrei fare una considerazione su quanto detto in precedenza.
Personalmente non capisco questo animosità nei confronti di certi commenti apparsi su Ratebeer. Per prima cosa l’inserimento del proprio locale in un sito del genere ha i suoi aspetti positivi (pubblicità in primis), ma anche negativi. Quelli elencati sono appunto gli aspetti negativi della faccenda: commenti fuori luoghi, recensioni di una pochezza imbarazzante, redatte da persone ignoranti come me. Ma si può negare a queste persone la possibilità di esprimersi? Si può farlo davvero senza attaccare alcuni princìpi fondamentali ben più importanti dei discorsi su un locale birrario? Personalmente non lo ritengo possibile e lo ritengo ben più controproducente di un giudizio negativo espresso su questo o quel locale.
Ripeto però e sottolineo: è giusto essere indignati dalla pochezza dei commenti di certe persone. Ma questo è quel che accade regolarmente su internet, fa parte di questo grande gioco. E lo dice uno che ritiene il pluralismo una posizione filosoficamente imbarazzante e che farebbe volentieri a meno di leggere certi cose (anche in siti non birrari).
Ultimo appunto. Ho spulciato le recensioni incriminate (soprattutto riguardanti il 4:20, ma appena avrò tempo leggerò anche quelli sul Macché). Molti pongono l’accento sul rapporto qualità prezzo della cucina e sul servizio. Non sono mai stato in quei locali e quindi non ho intenzione di esprimersi, qui come altrove, però mi sembra che non servano particolari competenze birrarie per esprimersi su questi argomenti.
Scusate l’intromissione dell’ignorante di turno!
Premesso che non sono un grande esperto di birra neanche io, mi fa specie leggere non tanto i commensi negativi sui due locali sopra citati, quanto, in abbinato a questi, commenti oltremodo positivi nei riguardi di altri locali che non valgono la metà dei suddetti due. Poi ci sono le evidenti falsità che vengono a galla subito e sono evidenti anche ai meno esperti. Come dice Bove, non puoi affermare che al 4:20 non ci sono session beers quando hai 12 impianti a pompa inglese. Mi sorge il dubbio che molti recensori non siano mai stati al 4:20. Infatti il primo a scrivere una simile boiata è stato aner73, non so se mi spiego, ma dovreste conoscerlo bene. Poi sono venuti gli altri a ruota. Secondo me c’è una strategia precisa, e d’altra parte basta spulciarsi le recensioni come hai fatto te per capire cosa c’è sotto. Basta davvero cercare un po’ con google per scoprire quello che c’è dietro. Non mi dilungherò su questo, d’altra paret basta leggerle queste recensioni per ritrovare sempre gli stessi termini. Il locale potenzialmente bellissimo, le porzioni piccole, insiste su stili luppolati, mancanza di session beers e di birre tedesche, servizio maleducato o non adeguato. La cosa che stupisce è che nessuno ci abbia fato caso. Togliendo i voti italiani il 4:20 si ritrova ad avere 92.2, tra i soli utenti premium prende 95.7
Ti prendo in considerazione io, publican coinvolto, sperando che non abbia però un seguito. Non c’è pubblicità nell’essere su Ratebeer, non c’è svolta commerciale, a meno che non lo usi in altre maniere…Ma sono altri discorsi. Inserirsi su quel sito (e a Roma ci sono 40 locali iscritti, per lo più dagli stessi gestori) porta ad avere tre o quattro nerds birrari (nel senso buono della parola) che ti rivoltano come un pedalino se non sei un gestore pronto. E allora? Ormai chi sa di birra, il nicchione, sa cosa trovare da noi o al 4:20, non gliene frega niente se il locale tracolla in classifica, perchè molti locali che IO andrei a visitare (ho fatto l’esempio del Toronado) non sono in classifica. C’è stato un “fraintendimento” nell’uso del sito che fa parte di una degenerazione italiana ma un pò più romana…siamo una città dove anche il porchettaro vende birre artigianali, dove il paninaro diero al mio locale si compra le “artigianali” e mi viene a chiedere se una Saison sia una weisse un pò più amara… E poi mi dice di fermarsi là con gli acquisti perchè se no mi fa concorrenza…Ecco, lì andrei ad aprire una discussione seria, la degenerazione di Ratebeer è solo un piccolo aspetto di questa scarsa attinenza con la realtà. Perchè altrimenti manco ti iscriveresti a Ratebeer.
Come dici tu poi, giustamente, non servono competenze particolari per capire che il Macche faccia schifo, che i cessi sono inguardabili e che sia impossibile da frequentare perchè piccolo e stracolmo come un uovo. A me Ratebeer è servito, ne ho discusso in proposito con SR giusto l’altro giorno, ma pochi hanno capito a cosa sia servito…Ora basta, accogliamo i ratebeerian e ci divertiamo con loro, come con qualsiasi persona che dimostra di star bene da noi e bere quello a cui noi piace, non è importante nel nostro lavoro.
Scusa l’OT Presidente, spero che si chiuda qui, ma spero che un paio di riflessioni un pò più importanti sulle degenerazioni di cui sopra vengano accese, in privato.
Chiudo l’OT anch’io e ringrazio per le delucidazioni. Sono argomenti nuovi per me, ma sono interessato a seguire (e a contribuire, come ho tentato di fare) queste discussioni per meglio comprendere certi aspetti del mondo birrario italiano.
Scusa Colonna ma tu ora snobbi ratebeer ma fino a poco tempo fa eri in prima linea per denunciare questo schifo. O sbaglio?
Io seguo rate beer e sono schifata quanto voi ma non capisco quali provvedimenti possano risolvere la situazione se non un bannaggio generalizzato che nessuno comunque vorrebbe.
Ma aner73 non scrive anche su mobi? Comunque su questa cosa che al 4:20 mancano session beer ne scherzavano spesso sul gruppo del beer party di alex. A tal proposito, leggetevi il rate di tdtm82, utente premium inglese. “I was most imprssed with how they kept the cask ale and this is the best place I have had cask ale outside England”.
Suggerirei di placare un po’ questo OT selvaggio, dato che i commenti si stanno avventurando un po’ troppo nel dettaglio del discorso
Hai pienamente ragione, se mi lasci un ultimo intervento potremmo chiudere l’OT.
Data la figura di merda (che vedo continua), alcuni amministratori del sito mi contattarono l’anno scorso, poco dopo che denunciai la cosa su vari siti (sapevo PERFETTAMENTE quali e quanti erano i gestori e la loro cricca che stavano facendo recensioni ad minchiam, non capendo a cosa andavano incontro, niente nomi però, gli interessati già sanno), non per una difesa del Macche o d altri locali, ma per la figura merdosa a cui stavamo andando incontro.
Gli admin, dopo un pò di parlottate, hanno deciso di segare le recensioni italiane e cambiare metodo di conteggio…Che non vi dico, altrimenti siamo capo a prima ;-). Qualcuno voleva segare completamente i locali in questione (con uno è stato fatto), ma ovviamente i nomi di 4:20 o Ma che siete sono ormai straconosciuti e non avrebbe avuto senso ma non c’eravamo solo noi in mezzo. Quindi TUTTE le recensioni che non corrispondono a questo nuovo criterio non vengono contate, ok? Ve ne dovreste essere accorti alle classifiche del 2011.
Sulla questione di Aner se ne è discusso ampiamente in altri siti, non c’è nessun complotto o cospirazione (mi hanno rifilato due 45 di cui uno diceva che c’era solo una lager alla spina :-)), ci dovrebbe essere più buon senso e prendere la classifica come quello che è, un gioco. Se si è sicuri del proprio lavoro non c’è niente da temere (ce lo vedi il gestore del Toronado dire in giro “aò, non so fra i primi 50, e mo che faccio???”), la merdata è stata scoperta, quindi basta.
Se continuiamo a parlarne alimenteremo gli ego delle “nuove leve” del beer-tasting italiano o della voglia di mostrarsi da parte di qualche fraschettaro che vende birra, capiamoci e facciamola finita qui, non ha senso, non c’è il problema…Non so come farvelo capì, bah…
Sarà, ma io alcune recensioni vecchie dello scorso anno palesemente fasulle ancora le leggo. Che poi non siano conteggiate a fine anno poco importa, nessuno le ha mai cancellate e sono ancora lì perfettamente leggibili. Riguardo aner73 è incomprensibile come si possa difenderlo quando scrive delle palesi falsità, di sicuro non accuso lui di fa parte della cricca, ma ricordo la discussione in merito, disse che avrebbe cambiato rating e col cavolo che l’ha fatto. Si qualifica per quello che è, uno che può anche essere esperto quanto vuoi e al di sopra di ogni sospetto ma ha scritto una marea di minchiate consapevole di farlo. Che al 4:20 non ci sono session beer non è solo una pleateale cojonata, è qualcosa di più, dato che non ricordo a memoria nessun locale nemmeno in Inghilterra che abbia una scelta di session beer paragonabile a quella del 4:20. Dopo di lui sono arrivati altri baldi troll come Utopia a ribadire il concetto. Gli è anche stato fatto notare da più parti che stava scrivendo una plateale fesseria, ma a quanto pare se n’è fregato, qualificandosi per quello che è.
Bove ho chiesto di terminare con l’OT e mi sembra tu sia lontano dal chiudere il discorso, cosa che mi fa pensare che te ne stia fregando della mia richiesta. Inoltre ti chiederei cortesemente di non nasconderti dietro l’anonimato del tuo nick. Grazie
Chiedo scusa non avevo letto. In che senso anonimato del nick? Cerca La Bove su ratebeer e mi trovi. Ti ho anche scritto privatamente, hai anche la mia email. Anche INDASTRIA scrive col suo nick.
chiudo l’ot
Scusami Bove ma se mi hai scritto in privato a me non risulta, non ho mail ricevute dall’indirizzo che hai usato. Indastria scrive col suo nick, come altri utenti, ma proprio come loro so chi è e posso “garantire” su di lui e sull’autenticità dei suoi commenti
Per tornare IT, personalmente a me la Bionade piace, è un’ottima alternativa quando vuoi bere qualcosa di analcolico che non sia la solita roba strazuccherata.
Che poi in Italia saremmo capaci di fare di meglio sono d’accordo ma in Italia abbiamo anche molte più alternative su bevande analcoliche nei bar
Andrea, ti ho mandato due email all’indirizzo che ho trovato sopra, dove è scritto “contattami via email” (info at cronachedibirra.it).
Ma poi basta che cerchi Labove su rat beer, sono io
Bove la tua prima mail mi è finita *stranamente* nello spam…
Comunque che tu mi mandi un messaggio in privato o che scriva su Ratebeer non è che mi dice molto sulla tua identità.
Libero tu di volerti mantenere nell’anonimato, ci mancherebbe. Basta dirlo.
Noi non ci conosciamo se è questo che intendi. Ma cronache è un blog pubblico o è riservato agli amici? Non sono un troll se è questo che pensi.
Non necessariamente conoscerci, ma avere qualche informazione su chi sei al di là del tuo nick. Perché aner73 lo conosco, ma te no. E se tu cominci a – diciamo – criticarlo, voglio poter garantire che dietro la tastiera c’è un utente “in buona fede”. Altrimenti la situazione è sbilanciata: un utente con una sua identità precisa contro uno che si mantiene nell’anonimato.
Mi sembra chiaro che Cronache sia un blog pubblico aperto a tutti, ma vorrei che il confronto seguisse alcune semplici regole. L’idea di un blog dove chi lo cura decide chi può scrivere e chi no è un’aberrazione. Pensa che c’era qualcuno che voleva fare una cosa del genere…
Allora visto che lo conosci chiedigli come fa ad affermare che da Alex non ci sono session beer. Ci ho fatto un salto giusto ieri e c’erano la pils e la zwickl di Maxlrainer alla spina, a pompa c’era la Merlins Magic bitter di Moor, la Gadds #5 e altre 3 bitter di Dark Star (Partridge, Festival, Winter Meltdown), oltre alla Old Chestnut e la Original da 4% e 5%. E a caduta c’era un’altra bitter di un birrificio nuovo, Wantsum. Magari passa qui e ci risponde…
Lo hai fatto tu, magari interverrà personalmente per chiarire la cosa.
Invece tu perché non chiarisci la questione delle 2/3 identità diverse che usi per scrivere su Cronache?
Questa è un’accusa bella e buona… io ho solo cambiato il nome del nick rispetto a quello che usavo tempo fa perché me lo bloccavi in automatico e non ho mai capito il motivo. Ma sono mesi ormai che uso regolarmente questo. Ti saluto e me ne vado definitivamente da qui. Sei solo un maleducato. Sei tanto bravo ad insinuare cose sapendo benissimo che così non è, perché puoi verificarlo senza problemi che io sono io e basta. Ma i fatti provati e verificati non li vuoi mai vedere. Lascia pure in pace aner, tanto è amico tuo e quello che fa è sempre giustificato. Ma lasciati dire una cosa: non esiste solo la tua comitiva di amici fidati e birrosecchioni.
Maleducato? Ti ho solo fatto una richiesta legittima
Accusa bella e buona? L’hai confermata tu stesso. O forse dovrei scrivere “tu stessa”, visto che ti sei divertito/a a cambiare anche genere della tua identità
Sai benissimo perché non ti ho fatto passare i messaggi di cui parli: a una mia richiesta di evitare l’anonimato, te ne sei ampiamente fregato. Forse non è chiara una cosa: non porto avanti Cronache di Birra per permettere alla gente di attaccarne altra nascondendosi dietro a un nick o a una tastiera. Volete fare critiche precise? Sacrosanto, basta che ci mettete la faccia, come ce la mette chi si trova dall’altra parte.
Ma probabilmente devo aver toccato un nervo scoperto visto il modo in cui reagisci di fronte a una mia legittima richiesta di trasparenza.