Consulta il report su Beer Zone
Circa un anno fa pubblicammo su Cronache di Birra la prima edizione di Beer Trends, un report sulle nuove birre italiane prodotto grazie alle informazioni presenti in Beer Zone. Beer Zone, a sua volta, è un sito attivo da metà del 2020, in cui sono riportate e descritte migliaia di birre provenienti da tutto il mondo, con un occhio di riguardo – ovviamente! – per l’Italia. Di strumenti simili nel web se ne trovano a bizzeffe, ma la forza di Beer Zone è la profondità dei contenuti: per ogni birra vengono riportati molti dati aggiuntivi, compresi i luppoli impiegati e gli ingredienti speciali (quando dichiarati dai rispettivi birrifici). È inoltre un osservatorio permanente sulle novità dei nostri produttori, tanto che lo specchietto sulle nuove birre che trovate in homepage di Cronache di Birra è tratto dal suo database. Questo grande lavoro di aggiornamento permette, tra le altre cose, di estrapolare dati molto interessanti sulle tendenze del mercato, che analizzeremo di seguito. Potendo sfruttare per la prima volta il confronto con l’anno precedente.
Prima di addentrarci nei dettagli occorre fare qualche premessa. Innanzitutto su Beer Zone non sono riportate tutte le nuove birre prodotte nel corso dell’anno. Sarebbe impossibile, anche perché molti birrifici italiani sono ancora restii a comunicare con costanza le proprie novità . Tenete poi presente che l’analisi esclude tutte le variazioni di birre già esistenti sul mercato, come ad esempio le “annate” di Fresh e Wet Hop. Nonostante questi limiti il sito è comunque prezioso per capire come sta evolvendo il mercato della birra artigianale in Italia.
Numeri generali
Nel corso del 2022 abbiamo registrato 392 birre inedite da 127 birrifici italiani. Sono numeri nettamente in crescita rispetto al 2021, quando le novità inserite sul sito erano state 313. La differenza è evidente (circa +25%) e in parte può dipendere dalle limitazioni imposte dalla pandemia lo scorso anno. Per capire se questa è davvero la causa del forte incremento occorrerà attendere il report del 2023, intanto però possiamo sfruttare una base statistica non irrilevante, che conta quasi 400 produzioni inedite. Di queste quasi il 17% è rappresentato da birre collaborative – intese quelle tra due o più birrifici, non quelle tra un birrificio e un locale o altro soggetto analogo – con un +3,4% rispetto al 2021. In questo caso invece la fine delle restrizioni ha sicuramente giocato a favore del dato.
Birrifici più attivi
Il birrificio Alder è stato di gran lunga il birrificio più attivo del 2022 in termini di novità . Su Beer Zone abbiamo registrato 21 birre inedite, evidentemente tutte di ottimo livello visto il recente successo di Marco Valeriani a Birraio dell’anno. Non è un caso isolato, bensì una precisa strategia del birrificio brianzolo: anche nel 2021 risultò primo in questa speciale graduatoria, sebbene il distacco dagli altri produttori fu meno vistoso. Quest’anno invece il secondo birrificio più attivo, cioè Jungle Juice, si è fermato a 11 novità , tallonato dal terzetto composto da Liquida, Mister B e War (10 novità ciascuno). Interessanti le variazioni rispetto al 2021, perché alcune aziende hanno ridotto sensibilmente il lancio di novità assolute nel corso degli ultimi mesi, come nel caso di Rebel’s, Bonavena, Lambrate e Crak.
Gradazione alcolica
La gradazione alcolica media di tutte le nuove birre del 2022 è stata 6,2%, con una differenza pressoché irrilevante rispetto al 2021 (6,4%). La birra più alcolica è stata la Italian Uncommon Ale (13,5%) di Ritual Lab, un’Italian Grape Ale decisamente sui generis perché nata dalla base di un potente Barley Wine, maturato per un anno in botti ex gin con l’aggiunta di uva passa. La birra più leggera invece è stata la Evoqesour #9 (1,6%) di Evoqe Brewing, una Fruit Beer presente al Ballo delle Debuttanti che ha lasciato impressioni positive in chi l’ha assaggiata nonostante il tenore alcolico contenutissimo. Non sono ancora presenti su Beer Zone, ma in realtà le birre più leggere del 2022 sono state quelle del progetto Alcol Fri, frutto della partnership tra L’Olmaia e Birra Salento. Inutile sottolineare il titolo alcolometrico di queste creazioni.
Tipologie brassicole
Davvero in Italia c’è una tendenza a riscoprire basse fermentazioni e in generale gli stili quotidiani della tradizione europea? Grazie a Beer Zone possiamo confermare o confutare le nostre impressioni. Un grafico molto interessante del nostro report è quello che suddivide le birre inedite in base alla tipologia di appartenenza. Abbiamo messo da una parte le luppolate – quasi tutte di stampo americano – e dall’altra gli stili appartenenti a determinate culture brassicole (belga, britannica, tedesca/mitteleuropea). Tra queste ultime abbiamo anche previsto una categoria per le classiche birre americane (quelle non fortemente luppolate, come California Common e Wheat Beer) e una per i restanti stili europei (come Bière de Garde e Grodziskie). Infine abbiamo considerato una categoria per le birre speciali, nella quale rientrano gli stili non classificabili altrove (Wood aged, birre alla frutta, birre aromatizzate, ecc.). Confrontando questi dati con quelli del 2021 si può notare come le tipologie tradizionali abbiano effettivamente guadagnato spazio: in particolare quelle britanniche e quelle belghe hanno rosicchiato qualche punto percentuale alle luppolate. Quest’ultime tuttavia continuano a essere le più presenti sul mercato, subito seguite da quelle “speciali”.
Stili birrari
Come conferma di quanto espresso poco sopra, troviamo le American IPA saldamente al comando della classifica degli stili birrari del 2022. Tuttavia è bene considerare che in questa tipologia facciamo rientrare vari sottostili, come le cosiddette West Coast IPA e le Pacific IPA. Le Fruit Beer continuano a crescere, tanto da posizionarsi in seconda posizione, scalandone quattro rispetto al 2021. Calo vistoso invece per le New England IPA (o Hazy IPA, come preferite chiamarle), dimezzate rispetto all’anno precedente: un trend di cui ci eravamo accorti anche senza il supporto dei numeri – ma comunque è importante trovare conferma in questi ultimi. Bel balzo in avanti invece per le birre affinate in legno, una categoria che comunque è sempre esposta a variazioni evidenti. Tra gli stili tradizionali la crescita più netta è quella delle Bitter, uno stile con cui molti birrifici italiani si sono cimentati nel corso del 2022. Tenete presente che diverse birre presenti su Beer Zone sono registrate con due stili invece che uno, seguendo questa idea di catalogazione.
Luppoli
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato gli interessanti dati sulla coltivazione del luppolo negli Stati Uniti, secondo cui le varietà più prodotte nel corso del 2022 sono state Citra e Mosaic. Lo stesso dato è confermato da Beer Zone, con le due cultivar appaiate in testa nella graduatoria dei luppoli più usati nei passati dodici mesi. In realtà bisognerebbe parlare di varietà “citate” e non utilizzate, poiché non tutti i birrifici italiani svelano questi dettagli delle proprie ricette e spesso i luppoli menzionati sono solo quelli d’aroma e non quelli d’amaro. Rispetto al 2021 il podio è rimasto identico (Simcoe in terza posizione), ma dietro sono successe cose interessanti, come il ritorno del Cascade e dell’Amarillo, la prevedibile crescita dello Strata, l’ascesa dei tradizionali Tettnanger e EKG, il calo del Nelson Sauvin e dell’Idaho 7.
Ingredienti speciali
Infine anche l’uso di ingredienti speciali offre indicazioni interessanti sulle evoluzioni del mercato. Sottolineiamo però che su Beer Zone riportiamo gli ingredienti speciali solo quando non sono alla base della definizione di uno stile, come accade con il coriandolo e le scorze d’arancia per le Blanche o il miele per le Honey Beer. Nel 2022 condividono la prima posizione il caffè e il cacao, due materie prime estremamente accostabili tra loro. Nel primo caso una spinta è senza dubbio arrivata dal crescente interesse per i birrifici verso lo specialty coffee e le collaborazioni con torrefazioni artigianali. Le scorze di agrumi scendono in terza posizione dopo la prima del 2021, poi seguono il pepe e tre frutti tropicali: ananas, mango e passion fruit. Rispetto al 2021 si nota un calo evidente di vaniglia, cannella e lattosio, segno probabilmente che le Pastry Stout hanno fallito a trovare un loro spazio sul mercato. Interessante il balzo in avanti della guava e delle amarene, mentre il cocco scompare dalla Top 16 (forse anche per le difficoltà di gestione durante la cotta).
Conclusioni
I dati del 2022 dimostrano come molte impressioni provenienti dal mercato siano suffragate dai numeri. In effetti c’è stata una lenta crescita degli stili quotidiani europei, che hanno acquistato spazio soprattutto a detrimento delle birre luppolate. Questa tendenza è interessante e per certi versi inaspettata, perché era immaginabile che l’ascesa di certe tipologie avrebbe intaccato altre nicchie produttive. Evidentemente sulla contrazione delle luppolate deve aver giocato la fine della moda delle Hazy IPA. A proposito di mode al tramonto o comunque incapaci di decollare, rilevanti sono i mutamenti avvenuti nell’uso degli ingredienti speciali. Infine la tendenza alla produzione di collaborazioni andrà verificata il prossimo anno, per capire se anche questo è un trend ulteriormente in crescita.
[…] da aggiungere a quelli già trattati negli scorsi giorni e relativi ai luppoli americani e al mercato italiano. A metà dicembre, infatti, è stato presentato il documento European Beer Trends (qui disponibile […]