In questi mesi abbiamo visto come l’emergenza sanitaria ha profondamente modificato le abitudini d’acquisto di tutti noi. Questi cambiamenti hanno un impatto minimo se rapportati al singolo individuo, ma possono avere effetti radicali se considerati su larga scala. Così la chiusura dei locali ha spostato l’interesse dei consumatori verso gli scaffali dei supermercati, con un aumento considerevole della domanda di bibite confezionate in lattina. Di conseguenza da parte delle multinazionali del beverage – parliamo dei colossi del settore birrario, come AB Inbev e Molson Coors, ma anche del segmento analcolico, come Pepsi e Coca Cola – è aumentata considerevolmente la richiesta di recipienti in alluminio, tanto da lasciare a secco i microbirrifici. In altre parole il movimento internazionale della birra artigianale sta affrontando una grave penuria di lattine, con pesanti ripercussioni che si aggiungono alla crisi economica derivante dal periodo che stiamo vivendo.
L’allarme è stato lanciato a inizio febbraio dall’americana Brewers Association, ma ora sta cominciando a riverberarsi anche in Italia. Ieri il birrificio Crak ha infatti raccontato la vicenda sul suo sito, spiegando che le prossime cotte di alcune loro birre (After Sauna, Smoked After Sauna e Amber After Sauna) saranno confezionato nelle lattine di Guerrilla con la “vecchia grafica”, che erano rimaste inutilizzate dopo il cambio di direzione compiuto dall’azienda veneta poco più di un anno fa. Conoscendo l’abilità comunicativa dei ragazzi di Crak è impossibile non intravedere elementi di marketing dietro la loro scelta, ma è indubbio che alla base c’è la reale valutazione di un problema che potrebbe diventare molto pesante con il passare delle settimane.
Se la birra artigianale italiana sta cominciando solo ora a comprendere le difficoltà che potrebbero nascere dalla questione, ben diversa è la situazione dei birrifici craft americani. In un mercato dominato quasi esclusivamente dalle lattine e caratterizzato da numeri neanche comparabili ai nostri, la bassa disponibilità di recipienti in alluminio può avere effetti disastrosi. Come accennato, la Brewers Association ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica con una lettera (qui consultabile in pdf) che Bob Pease, presidente e CEO dell’associazione, ha inviato ai produttori di lattine. Pease ha poi spiegato che:
I nostri membri riferiscono che le notizie sulla fornitura di lattine stanno peggiorando, con una riduzione dell’approvvigionamento che in alcuni casi ha raggiunto anche il -40%. Alcuni birrifici stanno scoprendo solo ora che i loro ordini per l’acquisto di lattine relative al primo trimestre sono stati annullati. Altri hanno saputo che non potranno ricevere lattine prima del secondo trimestre del 2021. Queste aziende semplicemente non potranno sopravvivere così a lungo senza lattine.
Il successo di un birrificio dipende spesso dall’efficacia del packaging nel soddisfare le aspettative dei consumatori. Sebbene a breve termine i produttori di lattine possano fare poco per correggere lo squilibrio tra domanda e offerta, la Brewers Association ritiene che ridefinendo la distribuzione, garantendo maggiore trasparenza e assicurando conoscenza condivisa si possano salvaguardare sia gli interessi dei birrai che dei produttori di lattine, favorendo una relazione costruttiva per gli anni a venire una volta superata la pandemia.
Come si può leggere tra le righe delle dichiarazioni di Bob Pease, il timore della Brewers Association è che i produttori di lattine, di fronte a un sostanziale aumento della domanda, stiano favorendo le richieste della grande industria a discapito della birra craft. Purtroppo non è un fenomeno nuovo: nel 2017, ad esempio, si scatenò una diatriba “artigianale contro industriale” per la fornitura di luppoli di nuova generazione provenienti dal Sudafrica, che AB Inbev bloccò per favorire i suoi marchi crafty a danno del resto del mercato. In questo senso vanno letti i passaggi in cui Pease in cui chiede maggiore trasparenza e condivisione delle notizie da parte dei produttori di lattine.
Nel frattempo la Brewers Association sta cercando di sostenere la già provata condizione dei birrifici americani con soluzioni momentanee, ma chiaramente di fronte a un problema del genere è difficile trovare alternative. Con la riapertura dei locali e il ritorno al confezionamento in fusto, la crisi dovrebbe rientrare considerevolmente. Tuttavia anche negli USA, dove la campagna vaccinale è in stato decisamente avanzato, il ritorno alla piena normalità è ancora lontano: anche in questo caso siamo al cospetto di una corsa contro il tempo, perché ogni settimana in più senza lattine rappresenta un ulteriore rischio alla stabilità dei birrifici americani. Fortunatamente almeno questo problema dovrebbe toccare marginalmente la birra artigianale italiana, che come sappiamo sta affrontando ben altri grattacapi.
E’ giunta l’ora della birra in tetrapak 😀