Domenica particolare quella appena passata, scandita dai racconti – birrari e non – di Kuaska e da ottime bevute. Una serata con Lorenzo è sempre un’opportunità unica di apprendere qualcosa in più sulla birra, ma soprattutto è un’occasione di passare piacevolmente qualche ora, soprattutto per chi non ha la possibilità di godere spesso della sua compagnia. Invece, lo scorso week-end Kuaska è passato proprio a Roma per condurre una fantastica degustazione pomeridiana al bir&fud, seguita dalle immancabili chiacchiere con amici e appassionati.
Come ho accennato la degustazione si è tenuta nel tardo pomeriggio, terminando giusto in tempo per il calcio d’inizio della finale degli Europei. Io sono arrivato a Trastevere poco prima, ho avuto solo qualche minuto per salutare la solita combriccola di via Benedetta, dopodiché sono entrato al Ma che siete per seguire la partita, sedendomi a un tavolo con lo stesso Kuaska, Manuele, Fabio e altri amici. E’ così che è iniziata una piccola sessione di calcio & birra, sicuramente piacevole.
In verità le chicche vere sono state solo due (se non vogliamo considerare tali le “solite” Alvinne Gaspar, Blanche de Namur e compagnia cantante alla spina), ma meritano comunque un minimo di attenzione. La prima è stata una rarità unica: Eylembosch Gueuze del 1984. Si tratta ovviamente di una birra a base di lambic, prodotta a suo tempo dal birrificio omonimo, che chiuse i battenti nel 1991 dopo essere stato acquistato, 2 anni prima, da Keermaeker (poi passata sotto il controllo di Alken-Maes). Più che una birra è una vera esperienza sensoriale, fantastica per chi è amante delle fermentazioni spontanee: un’esplosione di percezioni olfattive e gustative difficilmente riconducibili a riferimenti precisi, suscettibili inoltre di interpretazioni personalissime: io ho trovato qualcosa che mi ricordava il tabacco, ma nessuno dei presenti ha sostenuto questa tesi 😉 .
La seconda rarità della serata ci è stata offerta dal birraio in persona, Leonardo Di Vincenzo, che si è presentato con una bottiglia di DucAle vecchia di due anni. Devo ammettere che tra tutte le creazioni di Leonardo la DucAle è forse quella che ha ricevuto meno attenzione di quanto avrebbe meritato, probabilmente perché tra tante birre originali questa è la meno appariscente. Invecchiata invece acquista una fisionomia completamente diversa, ricordando quasi un barley wine: ho trovato un dolce piuttosto zuccherino inizialmente, ben bilanciato da un retrogusto tostato. Se consideriamo che arriva quasi a 9 gradi alcolici, forse il paragone con i “vini d’orzo” non è proprio campato per aria.
Terminato il giro di assaggi e dopo aver assistito al trionfo continentale della Spagna, ci siamo trasferiti al 4:20 per altre birre e altri aneddoti. Dopo un lambic di Girardin però ho abbandonato la combriccola, ho salutato Kuaska e gli altri e sono tornato a casa, soddisfatto della bella serata. Ringrazio Manuele, Fabio e Leonardo per le fantastiche chicche birrarie.