Il mito della birra trappista è pieno di aneddoti e nozioni affascinanti, che rappresentato uno degli ingredienti più gustosi della cultura brassicola internazionale. Capita ancora oggi che questi birrifici monastici possano raccontare storie interessanti, con risvolti più o meno positivi ma comunque intriganti: pensiamo a quando Westvleteren fu costretta ad entra nella gdo, oppure ai nuovi produttori che negli ultimi anni hanno ampliato la famiglia trappista. L’ultima vicenda meritevole di essere raccontata arriva dall’Abbazia di Notre-Dame de Saint-Remy, dove vengono brassate le celeberrime birre a marchio Rochefort. Ed è una vicenda che parla di un duro braccio di ferro tra la comunità monastica e l’industria mineraria Lhoist: in ballo c’è la sopravvivenza delle birre Rochefort per come sono state tramandate fino a oggi.
La questione è in ballo già da diversi anni e nasce dalle attività di Lhoist nelle vicinanze del monastero, dove la società controlla una cava di calcare adiacente alla sorgente di Tridaine e da dove proviene l’acqua che i monaci utilizzano per le loro birre. Nell’ottica di un ampliamento della zona di scavo (in vista dell’esaurimento della cava attuale), in passato Lhoist presentò una richiesta per testare il pompaggio dell’acqua e che fu approvata. Immediata arrivò la reazione della comunità monastica, preoccupata che un qualsiasi intervento minimamente invasivo potesse alterare per sempre uno degli ingredienti fondamentali per l’identità di una birra.
Il grido di allarme lanciato dai monaci di Rochefort ottenne un primo importante risultato a inizio 2014, quando il ministro vallone dell’Ambiente Philippe Henry decise di revocare il permesso a Lhoist. Le motivazioni erano da ricercarsi in una mancanza di sufficienti garanzie sulla sicurezza dei lavori per la qualità delle acque, nonostante Lhoist avesse obiettato di aver fornito tutte le documentazioni richieste dalle parti. Il progetto si arrestò ma fu chiaro che era ancora presto per mettere la parola “fine” all’intera vicenda.
Gli ultimi aggiornamenti risalgono a poco più di una settimana fa e non portano buone notizie per i frati. Lhoist ha infatti presentato la domanda per un nuovo permesso di intervento modificando la richiesta e sfruttando alcuni cavilli legali, sebbene i procedimenti precedenti siano ancora in corso di valutazione da parte del Consiglio di Stato e della Corte Costituzionale. In pratica l’industria ha anticipato i tempi, depositando una richiesta ex novo priva dei cavilli che avevano spinto il ministero a sospendere i lavori. Secondo il giornale L’Echo, le modifiche potrebbero risultare determinanti, consentendo a Lhoist di procedere con i testi sull’acqua.
La risposta dei frati di Rochefort non si è fatta attendere, con un comunicato stampa ufficiale di cui riporto i punti salienti:
L’Abbazia di Notre-Dame de Saint-Remy di Rochefort continuerà la sua la lotta contro la distruzione di un ecosistema. La nuova domanda di licenza presentata da Lhoist non è altro che l’applicazione dell’autorizzazione a distruggere Tridaine. La fonte di Tridaine è un sistema idrico naturale che esiste da secoli e se Lhoist otterrà la licenza, questo sistema sarà sostituito da uno totalmente artificiale. L’acqua di Tridaine, infatti, scorre per gravità, vale a dire semplicemente seguendo la naturale pendenza del terreno, fino a raggiungere l’abbazia e quindi la città di Rochefort. Un sistema naturale e spontaneo che ha il merito di preservare le proprietà dell’acqua.
Il nuovo sistema è industriale, costoso e consuma energia. In effetti le pompe non dovrebbero mai sostituire il meccanismo a gravità e questo significa che le persone che attualmente ricevono l’acqua di Tridaine dovranno pagare un costo supplementare. […]
L’abbazia non può accettare che siano eseguite prove di pompaggio dell’acqua, perché già quest test potrebbero compromettere irreversibilmente la sua qualità. L’Abbazia di Notre-Dame de Saint-Remy ribadisce la sua ferma opposizione all’intero progetto di Lhoist e continuerà a combattere per salvare la fonte Tridaine.
La speranza è che gli affari e gli obiettivi dell’industria non abbiano la meglio sulle tradizioni e la vita di una preziosa comunità monastica, che produce alcune tra le più splendenti gemme dell’intera arte brassicola mondiale. Come appassionato in generale e delle birre Rochefort in particolare, seguirò con apprensione l’evolversi della vicenda, sperando che tutto si concluda al meglio.
Una delle mie preferite e tappa obbligata per le vacanze in Belgio 🙂
Certo che è particolarmente sfigata, prima l’incendio, adesso un colpo basso all’acqua… spero che le analisi siano fatte veramente a regola d’arte e che se eventualmente dovessero procedere con i lavori non ci siano conseguenze, perché veramente sarebbe una perdita _inestimabile_ per tutti gli appassionati.