Qualche tempo fa mi contattò Claudio Cafaro, presidente dell’associazione Beer Tasting di Torino. Mi parlò di un’idea che gli ronzava nella testa: voleva provare a organizzare un meeting dedicato esclusivamente agli hombrewer, con incontri e degustazioni. Una giornata di aggregazione per i produttori casalinghi di birra. Anche Claudio fa birra in casa, come me è giudice BJCP e grande appassionato di birra. L’idea era ambiziosa, ma non di facile realizzazione. Non esitai a dare la mia disponibilità, anche se avevo qualche dubbio sulla fattibilità dell’evento. E sull’eventuale interesse anche avrebbe suscitato nella comunità dei produttori casalinghi.
Sono anni che tra noi homebrewer sogniamo un evento di aggregazione del genere, come se ne vedono in altri paesi. In passato, sono stato un paio di volte alla BrewCon di Londra, un evento che ho raccontato su queste pagine qualche tempo fa. Nel 2020 avevo pianificato di volare fino in America, a Nashville, per partecipare alla Homebrew Con americana, dove avrei dovuto fare un intervento sull’ossidazione. Saltò tutto per via del Covid, l’intervento alla fine lo feci online dalla cucina di casa mia. Entrambe queste manifestazioni, purtroppo, non si fanno più. La speranza che si potessero replicare in Italia si era ancora affievolita – se possibile – negli ultimi anni.
Un evento ancora resiste, la Hembrau Convention degli homebrewer tedeschi. Si tiene una volta all’anno in una bellissima location un po’ sperduta nel cuore della Germania, vicino alla cittadina di Romrod. Quest’anno avevo pianificato di andare, ma la location è piuttosto complicata da raggiungere dall’Italia, il che mi ha fatto desistere. Andreas Krenmair (autore, tra gli altri, del libro Vienna Lager) ha raccontato la sua esperienza come partecipante e relatore all’edizione del 2024.
E in Italia? Niente, eventi di questo tipo non ci sono mai stati. O meglio, non che io ricordi. Da quando ho iniziato a fare birra, nel 2012, non ho memoria di un evento di aggregazione di questo tipo organizzato nel nostro paese. Questa è anche la ragione per la quale mi sono avvicinato, da subito, al mondo americano, di cui seguivo a distanza – con una certa invidia – le mirabolanti convention annuali dove approdavano appassionati da tutta la nazione per passare una giornata tra chiacchiere, scambio di birra ma soprattutto interessantissimi workshop e seminari. Ho passato anni ad ascoltarmeli tutti dal sito della AHA.
Potete immaginare il mio stupore (e la mia trepidazione) quando Claudio mi contattò per raccontarmi la sua idea di convention, quella che avrebbe voluto organizzare a Torino. Quella a cui ho partecipato lo scorso sabato: il Torino Homebrewing Lab.
Come è stato organizzato l’evento
Sebbene si trattasse di una prima edizione mirata ad un pubblico ridotto, l’impostazione è stata quella delle convention più grandi. Dieci workshop/seminari da 45 minuti ciascuno, dedicati ai temi più svariati, si sono alternati in due sale. Il mio intervento è stato sul dry hopping, ci sono stati poi interessanti laboratori sui difetti con tanto di assaggi, sessioni dedicate al lievito, alla contropressione, brainstorming sulla creazione delle ricette.
La gestione dei tempi e l’alternanza degli interventi, nonostante qualche piccolo contrattempo causato dal ritardo dei treni, è stata gestita molto bene. Se qualche presentazione andava per le lunghe, c’era sempre qualcuno dell’organizzazione pronto a fare cenni dal fondo della sala. Essenziale in un cotesto del genere, altrimenti si finisce per mandare all’aria tutta la scaletta. Per entrare bisognava iscriversi all’associazione Beer Tasting Torino, versando una quota più che ragionevole per coprire i costi dell’evento. Tutto è stato gestito via mail. Aspetto migliorabile, questo, ma come prima volta ci sta.
La location scelta è stata la Casa del Quartiere Crocetta di Torino, abbastanza centrale e facilmente raggiungibile. Due le sale allestite, con una capienza di una cinquantina di posti quella grande, poco meno la più piccola. La sala al piano di sotto era ben attrezzata, con tanto di proiettore; quella al piano di sopra era più rustica, senza proiettore, ma funzionale allo scopo. Una terza sala, raggiungibile dall’esterno, con tavoli e frigoriferi, è stata utilizzata per un laboratorio ma, soprattutto, come punto di aggregazione per mangiare, fare quattro chiacchiere e confrontarsi sulle birre fatta in casa a fine evento. L’ingresso ai laboratori andava prenotato in anticipo, è stato gestito con gettoni in modo da regolare l’afflusso alle sale. Per il pranzo sono arrivate delle ottime pizze, che andavano prenotate al momento dell’iscrizione.
La gestione dell’evento, a cura di Beer Tasting Torino, è stata supportata anche da volontari dell’associazione Birrafecendo. Gestione ottima, direi: c’era sempre qualcuno che indicava dove e quando si sarebbero svolti i vari seminari. Lo spazio non era enorme, ma ha ben accolto i partecipanti all’evento. Alla fine, a occhio, credo ci fossero una cinquantina di persone. Numeri non spaziali ma un buon inizio, considerando che qualcuno era venuto anche da molto lontano.
Un momento di aggregazione che mancava
Come dicevo nell’introduzione, ho sempre pensato che in Italia mancasse un evento del genere. Ci sono i concorsi di homebrewing, certo, in occasione dei quali capita che ci si ritrovi insieme agli altri produttori casalinghi. Specialmente nei casi in cui sono previsti laboratori al seguito, ma si tratta comunque di eventi spot che di solito si svolgono in locali aperti al pubblico. Finisce che gli homebrewer si trovano a un tavolo a fare quattro chiacchiere, ma finisce lì. Il Torino Homebrewing Lab (finalmente!) è stato qualcosa di diverso. I tanti seminari hanno scandito la giornata, lasciando però ampio spazio per le chiacchiere e il confronto. Ho finalmente incontrato tanti volti che fino a quel giorno erano state solo un nome dietro una chat.
Il fatto che non ci fosse un concorso associato alla convention è stato positivo, a mio parere. Gli eventi americani e inglesi avevano un concorso associato con giuria e premiazione. Questo può essere un elemento in più, ma devo dire che non mi è mancato, anzi. Quando c’è un concorso c’è anche una giuria, a cui spesso partecipo, che mi porta via mezza giornata seduto su un tavolino ad assaggiare birre. Questa volta invece ho passato l’intera giornata a seguire seminari e chiacchierare con gli homebrewer. Ho percepito l’assenza della tensione che la competizione mette inevitabilmente addosso a chi partecipa al concorso, elemento che secondo me può incidere negativamente sull’atmosfera della giornata. Il clima di sabato è stato totalmente rilassato, scandito solo dai workshop, dal pranzo e dalla voglia di stare insieme.
Evento per me promosso, senza ombra di dubbio. Qualcosa da migliorare c’è, ma come primo tentativo direi più che riuscito. Bravo Claudio che ci ha creduto, bravi Beer Tasting Torino e Birrafacendo. Grazie anche ai relatori che si sono spostati da tutta Italia per dare il proprio contributo. E bravi tutti gli homebrewer che rendono questa comunità così speciale. Alla prossima!