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Associazioni per homebrewers: quando l’unione fa la forza

Quando iniziai a produrre birra in casa, andai subito alla ricerca di un gruppo locale di homebrewers con cui poter scambiare opinioni e da cui ricevere consigli. Frequentavo un piccolo beershop di Roma, dove passavo spesso quando uscivo dal lavoro per prendermi una birretta e fare quattro chiacchiere con i proprietari del locale in zona Garbatella. Nel beershop trovavo spesso altri ragazzi, tra cui alcuni homebrewer, e fu grazie a quel luogo e che arrivai a frequentare con assiduità il gruppo Facebook degli Homebrewers Romani. Oggi quel beershop purtroppo ha chiuso e il gruppo Facebook è poco attivo, anche perché alcuni dei membri più influenti sono ormai entrati nel mondo della birra come professionisti. Ma senza l’aiuto degli Homebrewers Romani non sarei probabilmente mai riuscito a mettere in piedi il mio piccolo impianto, né avrei mai ricevuto pareri schietti e sinceri (e anche tecnici) sulle mie birre.

Da quel gruppo doveva nascere una vera e propria associazione, ma alla fine purtroppo non se ne è fatto nulla. E oggi, a Roma, si sente la mancanza di un gruppo di homebrewers attivi sul territorio che possa incoraggiare, guidare e anche mazzolare chi si affaccia nel mondo della produzione casalinga. Ma perché è così importante far parte di una associazione di homebrewers?

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Assaggi e scambio di opinioni con altri homebrewers

Il confronto, specialmente quello con altri homebrewers, è importantissimo per chi inizia a produrre birra in casa. Anche gli assaggiatori più esperti hanno dei forti limiti quando si tratta di assaggiare le birre che hanno brassato. È molto facile lasciarsi trarre in inganno quando si conoscono uno per uno gli ingredienti utilizzati e il processo che si è seguito per arrivare ad avere una certa birra nel bicchiere. Un fenomeno noto, questo, che il degustatore e homebrewer americano Randy Mosher definisce “cellar blindness”, ovvero quel condizionamento dettato dall’amore incondizionato per la propria creazione. Il confronto con altri homebrewers è importante perché i loro feedback saranno incondizionati e sinceri, ma allo stesso tempo delicati e morbidi, perché sanno bene quanto impegno ci sia dietro una produzione casalinga e sanno bene che ogni critica affonda nel cuore di un homebrewer come un coltello affilato.

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Far parte di un’associazione spinge all’incontro e al confronto e aiuta a crescere. L’organizzazione di incontri per assaggiare le autoproduzioni è quasi impossibile se la si lascia in balia di un semplice gruppo di amici, l’ho sperimentato di persona. Finisce sempre che non si riesce a stabilire un giorno per incontrarsi, né si riesce a trovare un luogo adatto. Le organizzazioni di solito hanno una sede o dei locali “amici” che non si fanno problemi se una sera al mese vengono invasi da un gruppo di homebrewers che si portano le birre da casa. Le associazioni decidono giorno e data: poi chi c’è, c’è.

Incontri tematici

Tra le iniziative promosse dalle tante associazioni sparse in giro per la penisola, mi hanno sempre colpito quelle finalizzate a un aspetto particolare della produzione o della degustazione. Trovo per esempio molto interessanti gli assaggi alla cieca, dove ci si riunisce e si assaggiano insieme diverse birre senza conoscerne né il produttore né lo stile. Poi si cerca di indovinare lo stile della birra e a volte ci si lancia addirittura nell’indovinare il produttore o il nome della birra. Oppure lezioni monotematiche sulla produzione di un determinato stile di birra, dove oltre agli assaggi viene raccontato il processo di produzione con suggerimenti e consigli.

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Interessanti anche i corsi per homebrewers organizzati dalle associazioni, spesso a costi convenienti e condotti da persone preparate e soprattutto fidate. È pieno in giro di corsi organizzati da sedicenti “mastri birrai” che poco sanno di produzione e che spesso hanno come unica finalità l’autopromozione o, peggio ancora, il mero ritorno economico. Quando si decide di frequentare uno di questi corsi, consiglio sempre di verificare bene il background dei “docenti” che si professano esperti, perché la fregatura è sempre dietro l’angolo. Far parte di una associazione aiuta a selezionare evitando di incappare in personaggi di dubbio gusto, anche perché solitamente i docenti fanno parte dell’associazione.

Esperimenti birrari

Questo aspetto è maggiormente diffuso tra le associazioni di homebrewers americani, ma qualcosa ho intravisto anche qui in Italia. Cosa si intende con esperimenti birrari? Se ne possono fare di diversi tipi, ma tipicamente quello che si fa è produrre una certa quantità di mosto e distribuirlo tra alcuni homebrewers iscritti all’associazione per produrre birre diverse partendo dagli stessi ingredienti. Si potrebbero ad esempio sperimentare fermentazioni parallele con lieviti ad alta e bassa fermentazione. Oppure luppolature diverse, o ancora fermentare con lo stesso lievito a temperature diverse. Certo, in questo caso l’associazione deve disporre di un piccolo impianto di produzione su cui fare la cotta; in alternativa un homebrewer dell’associazione potrebbe mettere a disposizione il proprio impianto per produrre il mosto e distribuirlo tra gli altri produttori casalinghi dell’associazione.

Si tratta di attività a mio avviso molto formative che difficilmente si riescono a portare a termine senza la spinta aggregativa di una associazione. Alcuni gruppi di homebrewers americani acquistano come associazione una botte da molti litri per riempirla con i mosti prodotti in casa dagli associati. Alla fine della fermentazione e della maturazione si imbottiglia tutti insieme e ogni homebrewer si porta a casa qualche bottiglia della birra invecchiata in botte. Insomma, gli esperimenti ipotizzabili sono infiniti e tutti potenzialmente molto formativi.

Scontistica e gruppi di acquisto

Qui andiamo sul banale, ma la scontistica sulle materie prime e sull’attrezzatura fa gola a molti. Solitamente le associazioni propongono un certo numero di negozi che applicano uno sconto del 10% agli associati. Non parliamo certo di cifre ingenti, ma a fronte di una modesta quota di iscrizione all’associazione (in genere sotto i 20€ annuali), nell’arco dell’anno si riesce a risparmiare qualcosina. In alternativa si possono organizzare dei gruppi di acquisto per un determinato ordine su un sito di ecommerce, beneficiando della divisione delle spese di spedizione e, a volte, anche di uno sconto applicato dal negozio a fronte di un ordine consistente sulle materie prime.

Fare rete e livello nazionale

Eccoci giunti al paragrafo del vaneggiamento. Inutile sottolineare, per l’ennesima volta, che su questo aspetto in Italia siamo molto indietro. MoBI qualcosa sta facendo e ha fatto, su questo non c’è dubbio. Le associazioni locali possono affiliarsi a MoBI e promuovere le loro iniziative a livello nazionale. Una pagina apposita del sito MoBI elenca le associazioni affiliate e un calendario dei principali eventi in programma: le associazioni affiliate a MoBI non sono moltissime, ma è già un inizio. Tuttavia non esiste ancora una vera rete nazionale di associazioni per homebrewers.

Io stesso ho avuto diverse difficoltà ad individuare quelle dell’elenco che vi riporto sotto, anche perché molte, come MoBI, non hanno come membri solo i produttori casalinghi ma sono aperte anche a semplici appassionati e sostenitori. Punto non trascurabile, a mio avviso, perché se la quota degli homebrewer nell’associazione resta bassa, le iniziative diventano meno specifiche. Il che non è un male in assoluto, per carità, ma si perde un po’ quel senso di appartenenza che lega i produttori casalinghi. Molte di queste associazioni sono attive a livello locale ma non trovano un punto di incontro (anche fisico) a livello nazionale. Non è detto che un giorno non ci si arrivi, ma per ora la strada da fare è tanta.

Chiudo il post con un elenco delle associazioni di homebrewers che sono riuscito a scovare in giro per il web (grazie anche all’aiuto degli utenti del Forum Della Birra). Sicuramente l’elenco non è completo, ma è almeno un punto di partenza. Ho cercato di elencare associazioni con una forte focalizzazione sull’homebrewing, evitando di elencare qualsiasi associazione che si occupi di birra e degustazione. Segnalo anche l’area geografica in cui l’associazione ogni associazione è maggiormente attiva.

  1. MoBI (tutta Italia)
  2. Southern Homebrewers (Campania)
  3. Birrando si Impara (Campania)
  4. Homebrewers Siciliani (Sicilia)
  5. Homebrewers Novaresi (Piemonte)
  6. Homebrewers Bresciani (Lombardia)
  7. Homebrewers Sardi (Sardegna)
  8. Fermento Sardo (Sardegna)
  9. Homebrewers Toscani (Toscana)
  10. Luppoli di Mare (Emilia Romagna)
  11. UNper100 (Emilia Romagna)
  12. Associazione Brassatori FVG (Friuli Venezia Giulia)
  13. Brasseria Veneta (Veneto)
  14. Associazione Alpha Acidi Homebrewers (Veneto)
  15. Umbra Birra (Umbria)
  16. Ars Birraria (Toscana)
  17. Luppoli di Mare (Lazio/Roma)

Quelle sopra dovrebbero essere tutte associazioni registrate. Segnalo anche alcuni gruppi Facebook:

  1. Homebrewers Romani (Roma)
  2. BAM – Birra Abruzzo Marche (Abruzzo/Marche)
  3. Homebrewers Lombardi (Lombardia)
  4. Homebrewers Lucani (Basilicata)
  5. The Hop Forge (Lazio/Frosinone)
  6. Southern Homebrewers (Gruppo dal 2011)
Francesco Antonelli
Francesco Antonellihttp://www.brewingbad.com/
Ingegnere elettronico prestato al marketing, da sempre appassionato di pub e di birre (in questo ordine). Tra i fondatori del blog Brewing Bad, produce birra in casa a ciclo continuo. Insegna tecniche di degustazione e produzione casalinga. Divoratore di libri di storia e cultura birraria. È giudice certificato BJCP (Beer Judge Certification Program).

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5 Commenti

  1. C’è anche la mia “gabbia di malti” (a nord di Roma) nata da nemmeno un anno, spinto dall’entusiasmo di quattro amici. Faccio birra in casa dal 2004 ed in uno dei primi festival della birra artigianale a Castellalto (TE) conobbi Andrea del Turco e da allora seguo moltissimo cronache di birra 😉

  2. Caro Francesco, voglio farti i complimenti per l’articolo, ma per correttezza di cronaca, hai dimenticato di segnalare il Gruppo Southern Homebrewers, nato nel 2011, che partecipa ed organizza, corsi Homebrewers, incontri tra Homebrevers, con e senza birrai professionisti, serate di degustazione ed altro, dal quale, è nata l’anonima associazione, e senza il quale, la stessa non sarebbe nata.
    Certo di una tua dimenticanza, rinnovo i miei complimenti!

      • Ciao Antonio,

        certamente l’omonimia tra gruppo e associazione non aiuta a far chiarezza. A ogni modo, appena possibile aggiungo il gruppo tra le segnalazioni. Dall’esterno il gruppo sembra uno strumento dell’associazione (come era in origine, immagino), anche se ho capito che le cose non stanno così e le due entità sono distinte.

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