Se siete lettori assidui non vi sarĂ sfuggito che nelle ultime settimane qui su Cronache di Birra ho riportato i risultati di diversi concorsi nazionali e internazionali. Il caso ha voluto infatti che quest’anno molti contest si concentrassero nello stesso periodo, al punto che per me (e non solo) è stato impossibile non valutare l’interesse di certe iniziative. In particolare nel post dedicato all’International Beer Challenge mi sono chiesto quanto avesse senso tenere in considerazione una rassegna che inserisce nello stesso calderone, e in maniera indiscriminata, sia prodotti artigianali che industriali. Ma il discorso potrebbe essere ampliato tenendo in considerazione altri elementi dei regolamenti, che chiaramente cambiano da concorso a concorso. PoichĂ© ritengo che questi aspetti siano molto importanti per valutare la bontĂ dei contest, nell’articolo di oggi snocciolerĂ² i meccanismi alla base di quelli piĂ¹ importanti.
Partiamo allora dai principali concorsi esteri, nazionali e internazionali:
International Beer Challenge (sito web) – Questa competizione suddivide le birre partecipanti in grandi macro-famiglie, assegnando poi un numero variabile di medaglie (oro, argento e bronzo) in ognuna di esse (nel 2013 sono state ben 283). In una seconda fase l’immenso elenco dei premiati viene scremato per eleggere i vincitori delle singole categorie, derivate dalle famiglie di partenza. Il concorso accetta indistintamente produzioni industriali e artigianali, ma ciĂ² che stride è l’ampia affermazione delle prime, anche nella scrematura finale.
Mondial de la Bière (sito web) – Su Cronache ci siamo quasi sempre occupati della versione europea di questo concorso canadese, che tuttavia si basa sullo stesso meccanismo. Qui non esiste una suddivisione in categorie, ma le birre vengono valutate tutte insieme per le loro “caratteristiche intrinseche”. Alla fine vengono assegnate un numero variabile di medaglie d’oro (intorno a una decina, senza argenti e bronzi) e un’unica medaglia di platino, che rappresenta la birra piĂ¹ meritevole del contest. Fino a oggi le birre premiate sono appartenute a poche nazioni ricorrenti, tra cui l’Italia, con l’assenza di nomi stranieri davvero importanti.
European Beer Star (sito web) – Questo concorso internazionale tedesco è a mio avviso uno dei piĂ¹ autorevoli in assoluto. Il meccanismo è di impostazione classica, simile ad altre iniziative del genere: viene individuata a priori una serie di tipologie brassicole (piĂ¹ o meno corrispondenti a precisi stili birrari) e poi assegnato un oro, un argento e un bronzo per ognuna di esse. I birrifici devono essere abili a iscrivere le proprie birre nella giusta categoria e la valutazione dei giudici tiene conto delle rispettive aspettative organolettiche. Sebbene ci sia una preponderanza di categorie di stampo tedesco (che facilitano i birrifici di casa), i podi sono ben assortiti e le nazioni vincenti variano parecchio, nonostante ci sia un certo dominio di quelle piĂ¹ solide (oltre alla Germania anche Belgio e USA). Ampia e validissima la giuria.
Champion Beer of Britain (sito web) – Il concorso del GBBF si basa sempre sul sistema dei podi per diverse tipologie, sebbene il loro numero sia piuttosto ridotto e chiaramente incentrato su stili classici anglosassoni. Le vincitrici di ogni categoria si affrontano poi tra loro per determinare la birra migliore del festival. L’ampio numero di birre partecipanti da una singola nazione rende a mio avviso il concorso molto interessante e autorevole.
World Beer Cup (sito web) – Se non sbaglio è il concorso piĂ¹ importante in assoluto, aspetto testimoniato dal numero incredibile di categorie previste (nel 2012 ben 95). Come avrete capito il funzionamento è quello classico: un oro, un argento e un bronzo per ogni categoria, senza la determinazione di una birra vincente in assoluto. Ci sono invece i premi assoluti per i birrifici e i brewpub (divisi in base alla grandezza), assegnati calcolando tutte le medaglie ottenute dalle rispettive birre. Anche qui la giuria è di primissimo piano. Due le note meritevoli di attenzione: il dominio costante dei produttori americani (il contest è organizzato dalla Brewers Association) e la presenza tra i vincitori di birre industriali, sebbene in numero piuttosto ridotto rispetto alle artigianali.
World Beer Awards (sito web) – Questo contest internazionale si basa su un meccanismo piuttosto arzigogolato. Si parte da un gran numero di categorie, corrispondenti piĂ¹ o meno ai vari stili birrari esistenti e si stabiliscono dei vincitori per ognuna di esse. Le categorie vengono poi accorpate in poche macro-famiglie, per ognuna delle quali viene eletta una birra vincitrice. Infine si procede ad analizzare le vincitrici di ogni macro-famiglia per stabilire la birra vincente definitiva.
Da questo elenco (non esaustivo) si evince che i concorsi piĂ¹ importanti sono il World Beer Cup e lo European Beer Star – non ho citato il concorso del GABF, ma solo perchĂ© ricalca in salsa USA il WBC. In entrambi i casi il meccanismo è quello classico, segno che probabilmente altre soluzioni sono meno efficaci. La suddivisione in categorie permette infatti – tanto ai giudici quanto ai consumatori – di ordinare le birre premiate e dare un senso ai risultati. Bisogna tener presente tuttavia che un concorso puĂ² permettersi un’impostazione simile solo quanto il numero di birre iscritte è sufficientemente alto da poter prevedere divisioni logiche delle stesse.
E per quanto riguarda l’Italia? A parte qualche iniziativa grottesca, gli unici due concorsi sono Birra dell’anno di Unionbirrai e il Campionato Italiano delle Birre Artigianali di ADB. In entrambi i casi le birre sono suddivise in categorie predefinite e per ognuna di esse viene stilato un podio finale. Nel 2013 Birra dell’anno ne ha contate 24, mentre il CIBA appena la metĂ . In entrambi i contest sono assegnati dei premi assoluti, ma mentre in quello di Unionbirrai viene eletto il birrificio dell’anno (calcolando le varie medaglie), quello di ABD stabilisce un podio generale con le tre birre piĂ¹ meritevoli in assoluto. Un’altra differenza riguarda le modalitĂ di partecipazione: mentre Unionbirrai richiede la classica iscrizione (a pagamento) da parte dei birrifici, ADB si rifornisce personalmente (a proprie spese) delle birre in locali e beershop italiani.
Ok direi che abbiamo snocciolato dettagliatamente l’argomento, ma se volete approfondire il discorso vi rimando a questa proposta che Nicola Perra di Barley rilanciĂ² sul blog tempo addietro. Che ne pensate di questi concorsi? Ci sono meccanismi che ha senso tenere in considerazione e altri che sarebbe meglio ignorare?
Credo la foto che hai inserito sia di questo http://www.brewingawards.org/home_1_1_home.html che pero’ non e’ citato e secondo me e’ valido e la giuria e’ ristretta ma veramente notevole.
Vi hai partecipato come giudice Giada? O come birrificio? (oppure non vi hai mai partecipato)
No, c’era il mio ragazzo.
“non ho citato il concorso del GABF, ma solo perchĂ© ricalca in salsa USA il WBC”
non ho ben capito il senso della frase e della salsa: la WBC è organizzata dagli americani quanto il GABF… peraltro entrambi dalla Brewers Association…
fra i due persĂ² c’è una differenza fondamentale: al GABF (che al massimo ricalca in salsa USA il GBBF come concorso, probabilmente volevi dire quello) partecipano SOLO birrifici USA, la WBC è mondiale ma con scarsa copertura del panorama per alcuni stili e sovraffollamento di americani, motivo per cui, come sempre, trovo di gran lunga piĂ¹ interessante il GABF che riguarda il proprio panorama nazionale
No intendevo quello che ho scritto. Proprio perchĂ© sono entrambi organizzati dalla BA, il funzionamento è simile, con la differenza che il GABF riguarda solo gli USA. Il WBC lo intendo come “un’estensione” del GABF, basato sulle stesse regole.
e quindi al massimo è la WBC che ricalca il GABF e non viceversa. non è una frase che fila molto cmq. amen
Ah ok grazie
Parlando di Rimini bisognerebbe far notare come la maggior parte dei birrifici italiani affermati non partecipi da diversi anni. Insomma, piĂ¹ che la Champions sembra la Europa League.
Beh riformulei la frase in “alcuni dei birrifici italiani affermati”
Alcuni mi sembra riduttivo, mi sembra che tra i “grandi nomi” quelli che partecipano ogni anno a Birra dell’Anno si contino sulle dita di una mano (Teo Musso, Agostino Arioli, Giovanni Campari) o giĂ¹ di lì, e il prestigio del premio ne stia di anno in anno risentendo.
Dimmi, l’anno scorso dei quattro vincitori (Valter Loverier, Nicola Perra, Riccardino Franzosi, Gino Perissutti) del premio Birraio dell’Anno quanti avevano iscritto birre?
Poi ci sarebbe anche la deriva beer firm che a mio avviso non giova al concorso, ma magari sono l’unico a pensare che non dovrebbero partecipare.
Eh appunto nei hai citati quattro, quindi “alcuni”
Tu hai parlato di maggior parte
Se vuoi ne cito altri, ma non credo sia questo il punto. Birra dell’Anno diventa sempre piĂ¹ il concorso di chi deve farsi un nome, partecipa appena è abbastanza sicuro dei suoi prodotti (ma non è detto), appena porta a casa due medagliette passa la mano e lascia ai nuovi arrivati.
E per un concorso che dovrebbe rappresentare lo stato dell’arte della scena birraria italiana mi sembra un problema non da poco.
Alessio, e quello che tu descrivi (che è vero, anche se solo in parte) ti sembra un problema di Birra dell’Anno? a me pare un problema dei birrifici italiani piuttosto
i concorsi possono piacere o non piacere e uno puĂ² decidere o meno di iscriversi e di pagare la quota, ma la questione di base è che l’italiano, nella birra, nei concorsi, come in qualunque altra cosa, è un individualista. i concorsi non si fanno solo per il vantaggio di vincere, ma anche per il piacere di parteciparciper contribuire ad un movimento organico (che in Italia non esiste). senza il calcolo taccagno del tipo: sono giĂ famoso, se poi non vinco faccio una figuraccia, meglio non partecipare. secondo te Sierra Nevada o Dogfish Head o New Belgium cosa hanno da guadagnarci a partecipare al concorso del GABF? eppure ci sono sempre e comunque
in Italia, forse il piĂ¹ famoso dei non partecipanti è fiero di non esserci e dice peste e corna dei concorsi. poi perĂ² qualche anno fa aveva “provato” a mettere assieme addirittura una nuova associazione di produttori e non perde l’occasione di inveire contro Unionbirrai perchĂ© non si adopera contro burocrazia ed accise. tutto molto coerente e aggregante: ci sarei pure, ma solo quando mi fa comodo. la tipica mentalitĂ del bottegaio
Inoltre non è nota la lista delle birre che partecipano.
Dal lato del consumatore è totalmente inutile un concorso del genere.
Il produttore invece spera di fare u po’ di marketing vincendo qualcosa tra il bollino da mettere sullla bottiglia e qualche marchetta sui giornali locali dove in pompa magna si scrive che la birra piĂ¹ buona d’italia è in provincia di xxx.
@ SR: sì, alla lunga secondo me è un problema del concorso, l’ho giĂ detto, molto piĂ¹ di quanto sia un problema di chi per un motivo o l’altro sceglie di iscriversi. Problema del birrificio in che senso? Non mi sembra che ci sia la fila di gente che si strappa i capelli dicendo “ommioddio sono rovinato, dovevo partecipare a Birra dell’Anno, perchĂ© non mi sono iscritto?”
@ Anon: e il fatto che non sia sia utile al consumatore per me è un problema del concorso, come non poter consultare la lista di chi si è iscritto e chi no. Per carità , accetto di avere una posizione isolata, ma non capisco a chi giovi non sapere chi si è iscritto nelle varie categorie.
Guarda che in realtĂ la lista dei birrifici partecipanti viene sempre pubblicata dopo qualche giorno
@Alessio
la soluzione quindi? non fare piĂ¹ nessun concorso? è una soluzione possibile. io preferisco prendere i concorsi per quelli che sono, ma seguirli (quelli nazionali, quelli internazionali come dicevo non mi interessano), tanto alla fine il giudice supremo resta soltanto la mia bocca
è un problema dei birrifici (come al solito hai capito al volo…) inteso come movimento e identitĂ , due cose che se coltivate fanno mercato. gli americano l’hanno capito benissimo. gli italiani che sono furbi in molti casi invece sono troppo occupati a lucidare le penne per fare la ruota del pavone e a giocare al risiko dei poveri
io rispetto a questi ultimi esalto e sottolineo sempre e comunque il risultato del concorso che subliminalmente vorrebbero depotenziare facendo mancare la loro preziosissssssssssssima partecipazione: non me ne frega un accidente se la birra vincitrice è la migliore, non lo è quasi mai in nessun concorso, migliore è un concetto molto volatile nella birra, a me basta che sia buona
@Turco
Certo ma non è dato di sapere con quali birre ed in quali categorie essi partecipino.
Quello è un altro discorso, io semplicemente rispondevo all’affermazione di Alessio
Il CIBA di ADB mi sembra decisamente piĂ¹ assimilabile all’Europa League. Dimostri di conoscere poco sia le competizioni birrarie che quelle calcistiche…
Ma non vedo perchĂ© dovrei sparlare del CIBA, posso giudicare Birra dell’Anno per quello che è? Tre-quattro top team, qualche rivelazione, un sacco di sparring partner dai campionati minori. E tu questa la chiami Champions? LOL.
“Tre-quattro top team, qualche rivelazione, un sacco di sparring partner dai campionati minori”.
Guarda che se dai un’occhiata ai vari gironi che compongono la Champions League, scoprirai che hai descritto alla perfezione la massima competizione continentale :D. La vecchia Coppa dei Campioni, con la formula dell’eliminazione diretta, era ben altra cosa. Il Ciba invece, che considero al momento inferiore al Birra dell’Anno, mi viene naturale paragonarlo alla triste Europa League.
Alcuni di questi concorsi internazionali non sono molto credibili, soprattutto quelli nei quali gareggiano le birre industriali. E’ una cosa che non dovrebbe esistere!
Teniamoci stretto “Birra dell’anno”… La proposta di Perra è ottima sulla carta, ma alquanto utopistica.
per me un concorso dove partecipano assieme birre industriali e birre artigianali è giĂ di per se fuffa, poi alcuni hanno meccanismi davvero assurdi e complicati. Secondo me poi come in parte qualcuno ha detto il fatto che i nomi grossi (italiani e non) possano snobbare manifestazioni di questo tipo porta come conclusione il fatto che spesso possano vincere birre che non capiamo come possano essere giudicate la migliore al mondo/europa in quello stile/categoria/metodi di giudizio vari e che spesso vincano birre sconosciute ai piĂ¹
Un mio personale pensiero…. in tutti i concorsi, gare, appalti e Premi, ci sono sempre interessi economici alle spalle, purtroppo a volte i premi piĂ¹ meritati sono di concorsi “paesani” dove i candidati al premio non sanno nemmeno di essere presenti;
Premi di “importanza” minore non vengono seguiti con lo stesso interesse di quelli piĂ¹ popolari, e secondo me questo accade anche nel settore birra, perche tutto il mondo è paese…. sicuramente ci saranno ottime birre a premio, ma probabilmente a volte non le migliori. Inoltre il settore birra mi sembra molto legato ad una telenovelas spagnola, dove cè chi si odia, chi si ama, e anche questo influisce molto, sempre secondo una mia personale opinione. Cmq alla fine piĂ¹ premi al mondo esistono, piĂ¹ gente contenta esiste, e piano piano ogni concorso ha sempre piĂ¹ premi, sembra tipo una sfilata di miss italia, dove per evitare che lo zio o il padre o il nonno di una che non puĂ² essere miss italia rimane contento perche gli danno la fascia di miss televisione, miss sorriso, miss scappa la pipi…. ecc ecc… Speriamo che almeno tra tutti questi concorsi ci sia spesso qualche birra che vince tutto, cosi siamo sicuri che è la vera vincitrice di quell’anno (sempre se non è la birra fatta dal cugino di Berlusconi) đŸ˜€
Secondo me la questione e` stata perfettamente riassunta dal primo commento di Schigi nella discussione che e` linkata alla fine dell’articolo.
Poi da che mondo e` mondo,ai concorsi o si partecipa o non si partecipa,non e` che si possa avere un concorso fatto su misura per ogni produttore! Gli assenti poi hanno sempre torto,le competizioni si giudicano in base a chi partecipa non in base a chi rimane a casa.
avete lasciato fuori il A.I.B.A.
Australian International Beer Awards,
“si dice” che quest’anno abbia avuto piĂ¹ partecipanti di tutti…