Riuscire a prevedere cosa accadrà nel 2023 è un esercizio complicatissimo, se non addirittura inutile considerando l’instabilità di molti aspetti che influenzano la nostra quotidianità. Paradossalmente l’anno scorso fu molto più facile lanciarsi in pronostici, nonostante il 2022 si fosse aperto con la pandemia ancora nel vivo, l’imposizione altalenante di restrizioni in base all’andamento dei contagi e l’avvento di una nuova variante del virus che aveva portato nuove incertezze. Eppure per diversi motivi non fu difficile immaginare come sarebbe evoluta la situazione e, di conseguenza, quali ripercussioni avrebbe avuto sul mercato birrario italiano. Questa volta è tutto molto diverso, perché ciò che accadrà nei prossimi mesi dipende da fattori diversi, spesso interconnessi, che potranno avere sviluppi imprevedibili. Senza contare che l’emergenza sanitaria non è ancora completamente archiviata.
Il primo problema che dovrà affrontare il settore birrario sarà l’aumento dei prezzi. È un fenomeno con cui purtroppo abbiamo già preso confidenza nel corso del 2022, ma non per questo sarà meno gravoso. Anzi, se fin qui molte realtà sono riuscite a tamponare situazioni complicate, è chiaro che con il passare dei mesi sarà sempre più difficile tenere la barra dritta, evitando criticità di vario genere. Per fortuna però la sensazione è che molti operatori godano ancora di buona salute, complice anche il forte rimbalzo che ha registrato la birra artigianale dopo la fine delle restrizioni più limitanti. La Legge di Bilancio, approvata qualche giorno fa, destina gran parte dei 35 miliardi della manovra a misure di contenimento dei rincari energetici: l’energia non è l’unica voce che ha subito aumenti importanti, ma questi meccanismi di calmieramento dovrebbero offrire un po’ di ossigeno a molte aziende (nonché a tante famiglie).
Purtroppo la stessa Legge di Bilancio non ha evitato l’aumento delle accise, o meglio la scadenza dello sconto istituito lo scorso anno, di cui le associazioni di categoria avevano chiesto una proroga. Si tratta di una grande occasione persa, perché sembrava che il mondo della politica fosse pronto ad accogliere le richieste del comparto, tuttavia la travagliata genesi della Legge di Bilancio non ha permesso di intervenire in maniera efficace. L’aumento avrà un impatto relativo sui birrifici italiani, la maggior parte dei quali si trova nella fascia sotto i 10.000 hl annui che già aveva goduto di sgravi in passato. Sarà decisamente pesante invece per gli artigianali più grandi, nonché per l’industria, che tornerà a pagare € 2,99 per ettolitro e per grado Plato.
Il problema dei prezzi dipende dagli stravolgimenti che si sono verificati di recente a livello internazionale. Il fattore decisivo è stata lo scoppio della guerra in Ucraina, che a differenza di qualche previsione iniziale non si è risolta in tempi brevi. Nelle ultime settimane anzi si è stabilizzata su una situazione di stallo che sembra essere destinata a continuare per molto ancora. L’impressione dunque è che nel 2023 difficilmente si arriverà a una soluzione delle ostilità, con tutte le instabilità che ne conseguiranno. Instabilità che, tuttavia, potrebbero ridursi rispetto alla seconda parte del 2022 e principalmente per due motivi: la “normalizzazione” del conflitto – perdonate l’espressione asettica – e la crescente indipendenza dei paesi europei (o almeno di alcuni di loro, compresa l’Italia) dal gas russo. Nei prossimi mesi saremo dunque costretti a ulteriori sacrifici a causa dell’aumento dei costi, tuttavia le ipotesi più apocalittiche dovrebbero essere scongiurate. La situazione comunque non sarà uguale per tutte le realtà brassicole europee, come ad esempio abbiamo già visto nel corso del 2022 in Regno Unito. Ci saranno tante altre chiusure, non di rado eclatanti, ma presumibilmente poche in Italia.
Sulla stabilità internazionale, inoltre, peseranno i destini della Cina, che proprio sul finire dell’anno appena concluso ha deciso di cambiare totalmente politica nei confronti della pandemia. Al momento la toppa sembra peggiore del buco e le difficoltà sono state sfruttate subito da tante testate italiane, che ne hanno approfittato per lanciarsi nell’immancabile terrorismo psicologico in salsa sanitaria – ne sentivate la mancanza, non è vero? Al di là dei titoloni, la riapertura della Cina non dovrebbe avere alcuna ripercussione sostanziale sull’andamento della pandemia in Italia, bensì potrebbe portare benefici a livello internazionale una volta che la nazione asiatica avrà trovato il modo di convivere con il virus – ahimè a costo di contare molti morti. Occhio però a eventuali shock provenienti da Taiwan, altro luogo delicato nello scacchiere mondiale.
Le difficoltà non dovrebbero impedire l’arrivo di ulteriori investimenti nell’ambiente della birra artigianale, sebbene difficilmente si tratterà di progetti di ampio respiro. Non mancheranno nuove aperture e upgrade di impianti, dunque, ma anche l’adozione di sistemi di sostenibilità ambientale grazie a incentivi ad hoc. La birra artigianale sarà sempre meno una moda e sempre più una consuetudine (relativamente) radicata nella quotidianità, perciò sarà importante valutare i dati dell’Annual Report di Assobirra, con particolare attenzione ai consumi pro capite: questa voce statistica segnerà un nuovo record storico? I presupposti ci sono tutti, considerando che rispetto all’anno precedente, nel 2022 i locali hanno potuto operare con una certa libertà. Di spirito diametralmente opposto sarà il costante declino del consumo fuori casa e forse finalmente questo limite comincerà a essere percepito davvero come un problema per il settore birrario italiano.
Gli stili quotidiani continueranno a guadagnare spazio, con un incremento di birre ispirate ai banconi britannici, ai biergarten tedeschi e persino alle birrerie della Repubblica Ceca. Nuovi avanzati prodotti per la luppolatura si affacceranno sul mercato, ma il segmento in maggiore crescita sarà quello delle birre analcoliche, chiaramente in chiave artigianale. I festival godranno di un grande seguito di pubblico, confermando una tendenza apparsa in maniera deflagrante durante il 2022: le persone avranno ancora voglia di rivedersi dal vivo, partecipando ad appuntamenti collettivi e accompagnando il tutto con ottima birra.
Il 2023 sarà un anno complicato e pieno di insidie, che difficilmente ci permetterà di guardare al presente (e al futuro) con tranquillità. Ciononostante il settore birrario continuerà a crescere e a mostrare il solito, entusiasmante fermento. Ci saranno sfide da affrontare, più grandi o comunque diverse da quelle del passato, che richiederanno interventi collettivi e strategie comuni. Sfide che forse contribuiranno ad accrescere il livello di maturità nel nostro ambiente.