Come forse saprete il movimento italiano della birra artigianale cominciò a svilupparsi nella seconda metà degli anni ’90. Per molto tempo il suo baricentro fu decisamente spostato sul Nord Italia: una peculiarità quasi ovvia considerando la storia della bevanda nel nostro paese e l’influenza delle nazioni birrarie confinanti. Con il passare del tempo il fenomeno crebbe in maniera più omogenea, raggiungendo tutte le regioni italiane, eppure il Settentrione mantenne un ruolo privilegiato. Ancora oggi è quella la parte d’Italia dove si concentra il maggior numero di birrifici artigianali e se dovessimo individuare la migliore regione per quantità e qualità dei suoi produttori, probabilmente indicheremmo la Lombardia. Ciononostante negli ultimi anni è diventata evidente la rapida crescita brassicola del Centro Italia, dimostrata non solo dalla comparsa di tanti validi birrifici, ma anche da una serie impressionante di risultati in concorsi birrari di ogni genere. Spesso nelle nostre analisi abbiamo accennato a questo elemento, ma ora è giunto il momento di approfondirlo.
Partiamo dal più importante concorso italiano a tema, cioè Birra dell’anno di Unionbirrai. Come abbiamo visto di recente l’edizione 2022 ha celebrato il successo generale di Ritual Lab (sito web), che ha sbaragliato la concorrenza con un bottino di sette medaglie totali. Il birrificio alle porte di Roma ha così bissato la vittoria arrivata già nel 2020, interrotto nella sua serie solo dal marchigiano MC-77 (sito web), trionfatore lo scorso anno. Le Marche furono protagoniste anche nel 2019, quando il premio Birrificio dell’anno fu assegnato a Mukkeller (sito web), che già si era fatto conoscere da tempo nell’ambiente grazie alle sue ottime birre. L’ultimo successo di un birrificio non appartenente al Centro Italia fu quello di Crak del 2018, che arrivò dopo quello di Baladin l’anno precedente. Ma l’Italia centrale era stata ancora protagonista nel 2016 e 2015, quando a imporsi furono rispettivamente Birra Perugia (Umbria) e Birra del Borgo (Lazio). In altre parole nelle ultime otto edizioni del concorso di Unionbirrai il riconoscimento più importante è andato per ben sei volte a un produttore del Centro Italia. Da notare che, a conferma di quanto illustrato in apertura, la vittoria di Birra del Borgo nel 2015 (quanto era ancora un birrificio artigianale) interruppe un dominio dei birrifici settentrionali che durava sin dalla prima edizione del concorso.
Si potrebbe obiettare – e comunque i dati sconfesserebbero questa tesi – che Birra dell’anno non è un concorso che misura le reali condizioni del mercato italiano. Tuttavia anche Birraio dell’anno di Fermento Birra negli ultimi anni ha mostrato una tendenza simile, sebbene sia un concorso che si basa su meccanismi totalmente diversi. Se mettiamo da parte i risultati di quest’anno, su cui torneremo tra un attimo, gli ultimi a comparire nel palmares sono ancora loro: Ritual Lab, vincitore dell’edizione 2020, e MC-77, trionfatore dell’edizione 2019. Relativamente invece a Birraio dell’anno 2021, il premio è andato a Luigi Recchiuti di Opperbacco (sito web), storico birrificio della provincia di Teramo: secondo la definizione dell’Istat l’Abruzzo appartiene al Meridione, ma ci sembra una lettura un po’ riduttiva, soprattutto se rapportata all’evoluzione della birra artigianale in Italia. Dunque possiamo forzare la mano – sì stiamo portando acqua al nostro mulino, ma fino a un certo punto – e considerare anche le ultime tre edizioni di Birraio dell’anno appannaggio dei birrifici del Centro Italia, a conferma di quanto sostenuto finora.
Se passiamo ai concorsi internazionali, l’analisi diventa meno efficace perché l’elenco dei birrifici italiani da considerate (cioè quelli realmente iscritti) è molto più contenuto. Però anche in questo caso troviamo alcuni indizi a nostro favore, in particolare se volgiamo lo sguardo all’ultima edizione di quello che per molti è il più importante contest continentale, ossia lo European Beer Star. I risultati di fine 2021, infatti, evidenziarono le ottime prestazioni di Ritual Lab e MC-77 – eh sì, sempre loro – con sette medaglie totali: furono le due performance più luminose tra quelle di tutti i birrifici italiani presenti. Se invece vogliamo rimanere alle notizie degli ultimi giorni, è impossibile non sottolineare che l’unica medaglia italiana alla recentissima World Beer Cup è stata quella del marchigiano Collesi (sito web), grazie al bronzo ottenuto dalla Collesi Rossa. Mentre nell’edizione precedente, quella del 2018, i soli riconoscimenti all’Italia furono assegnati a due produttori toscani, entrambi della provincia di Lucca: Birrificio del Forte (sito web) e Bruton (sito web).
L’elenco potrebbe continuare ancora e considerare le singole classifiche di alcuni concorsi citati finora, ma sarebbe inutile. Di contro la nostra analisi non tiene in considerazione le ottime prestazioni di molti birrifici del Settentrione negli ultimi tempi. Sebbene queste ultime siano innegabili, a nostro avviso non appaiono così appariscenti come quelle dei birrifici del Centro Italia, sostanzialmente per due ragioni. La prima è che effettivamente in alcune iniziative, in particolare quelle nazionali di Unionbirrai e Fermento Birra, in anni recenti si è registrato un dominio pressoché totale. La seconda è che tale fenomeno risulta ancor più sorprendente perché tutti conosciamo come si è sviluppata la birra artigianale nel nostro paese e quali e quanti sono i birrifici dell’Italia settentrionale.
Il succo del discorso è allora proprio questo: celebrare lo splendido momento birrario di una zona d’Italia che, fino a qualche anno fa, in pochi avrebbero immaginato al top della produzione brassicola nazionale. Fin qui abbiamo citato solo alcuni birrifici, ma la verità è che oggi tra Toscana, Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo – ci mettiamo dentro anche l’Abruzzo, ok? – il numero di produttori di altissimo livello è davvero elevato. Fino a cinque o sei anni fa la situazione era totalmente diversa e ciò dimostra quanti passi avanti sono stati compiuti in tempi recenti. L’ambiente della birra artigianale ha il pregio di favorire lo scambio di idee e conoscenze: l’attuale momento dei birrifici del Centro Italia è sicuramente il frutto di un processo cominciato tanti anni fa, in una condivisione di visioni e aspirazioni. C’è molta passione, ma anche tanto interesse a crescere e a concretizzare le competenze acquisite nel tempo.