Da circa un anno e mezzo Cronache di Birra ha attivato un portale denominato Beer Zone. Si tratta di un sito basato su un database molto dettagliato, che per ogni birra riporta una marea di dati: non solo quelli consultabili online tramite altre risorse (nome della birra, birrificio, gradazione alcolica, IBU, EBC, ecc.), ma anche informazioni circa i luppoli utilizzati, gli ingredienti speciali, l’anno di rilascio, le uve impiegate (nel caso di Italian Grape Ale) e altro ancora. Inoltre su Beer Zone teniamo traccia di gran parte delle nuove birre che vengono prodotte dai birrifici italiani: lo specchietto che trovate in homepage di Cronache di Birra è ottenuto proprio grazie alle informazioni provenienti dal relativo database. Questa attività ci permette non solo di fornirvi una finestra costantemente aggiornata sulle novità del settore, ma anche di elaborare dati molto interessanti sulle tendenze in corso. Così analizzando le caratteristiche delle birre italiane inedite lanciate durante il 2021 possiamo capire quali trend hanno caratterizzato l’anno appena concluso. Vediamoli insieme.
Nel corso del 2021 abbiamo censito 311 birre inedite da 100 birrifici diversi. È una base di tutto rispetto, costituita esclusivamente da creazioni totalmente nuove, escluse quindi le variazioni di birre già esistenti come le “annate” di Imperial Stout o Barley Wine o le release di Wet e Fresh Hop. Chiaramente non siamo riusciti a tenere traccia di tutte le birre lanciate nel corso del 2021, poiché i produttori italiani sono quasi un migliaio. Tuttavia possiamo considerare il panel piuttosto rappresentativo delle tendenze in atto nel comparto (parliamo pur sempre di un centinaio di birrifici). Delle 311 birre censite 42 rientrano nella categorie delle collaborazioni (13,5%): abbiamo considerato come tali solo quelle tra due o più birrifici e non quelle tra un birrificio e un locale o un fornitore di materie prime. Probabilmente la percentuale delle collaborazioni vi sembrerà alta o bassa in base alle vostre aspettative, ma è indubbio che sia influenzata dalle difficoltà di movimento legate alla pandemia.
Secondo voi qual è il birrificio che ha lanciato più novità nel corso del 2021? Secondo i dati di Beer Zone è stato Alder, con 16 birre inedite, seguito da Liquida e Rebel’s con 15. Tuttavia prendete questa classifica con le pinze, perché come spiegato non riusciamo a stare dietro a tutte le release. Più che per ottenere una graduatoria, l’elenco è utile per capire quali aziende sono più propense a cavalcare l’effetto novità : nelle prime posizioni troviamo anche Bonavena, Lambrate, Chianti Brew Fighters, Crak, Birra dell’Eremo e Porta Bruciata. Nel corso del 2021 tutti questi birrifici hanno lanciato una birra nuova almeno ogni mese e mezzo. La media alcolica delle nuove birre è stata pari al 6,37%, con gli estremi rappresentati dalla Dryanuary IPA (3%) di Crak (una IPA realizzata per l’omonima pratica di non consumare alcol a gennaio) e dalla prima Symphony From The Barrel (13%) di Brasseria della Fonte (una delle tante Imperial Stout del birrificio toscano).
Per molti osservatori il 2021 è stato l’anno delle basse fermentazioni, ma cosa ci dicono i dati a tal proposito? In realtà scopriamo che hanno rappresentato poco meno del 16% di tutte le nuove birre italiane, una percentuale che di per sé ci dice poco e che dovrebbe essere comparata con quella degli anni precedenti – cosa che potremo fare solo in futuro. Tra le Lager lo stile più presente è quello delle Pils, dettaglio che non ci meraviglia affatto. A proposito di stili, quello più presente nelle oltre 311 novità del 2021 è incarnato dalle American IPA (40), una definizione che su Beer Zone usiamo anche per le West Coast IPA. Le New England IPA (o più generalmente le Hazy IPA) continuano a imperversare nel mercato (35), mentre le Double IPA (26) superano ampiamente le Session IPA (18). Insomma le luppolate sono ancora la tipologia più prodotta dai birrifici italiani, sebbene in questo elenco si notino due trend interessanti. Uno è rappresentato (35) dalle birre speziate (dalle Pastry Imperial Stout alle generiche birre con spezie), l’altro dalle birre affinate in legno (27). Anche le birre alla frutta si sono difese bene (22). Se i conti non vi tornano è perché su Beer Zone usiamo due riferimenti stilistici per birre a cavallo tra diverse filosofie produttive, come spiegato in un articolo di qualche anno fa.
Un dato molto interessante riguarda i luppoli. La varietà più utilizzata (o meglio citata) nel corso del 2021 è stata l’inossidabile Citra (42), seguita a ruota dal Mosaic (36). Insieme hanno rappresentato quasi il 25% di tutte le varietà “denunciate” dai birrifici italiani nei passati dodici mesi. Staccatissime le altre varietà , con un mix di cultivar nuove e meno nuove nelle prime dieci posizioni (Idaho 7, Simcoe, Ekuanot, Galaxy, Nelson Sauvin, Chinook, Cascade, Saaz). Per quanto riguarda gli ingredienti speciali più utilizzati nel corso del 2021, la prima posizione spetta alle scorze di agrumi, una spezia molto duttile. A seguire troviamo molti ingredienti usati in Stout di stampo moderno, come Breakfast e Pastry: lattosio, cacao, vaniglia e avena. Tra la frutta tropicale si spartiscono la prima piazza il passion fruit e il mango. Precisiamo però che su Beer Zone inseriamo ingredienti speciali solo quando non previsti dallo stile di appartenenza: perciò non sarà mai indicato il coriandolo e le scorze di arancio in una Blanche o l’uva in una Italian Grape Ale.
Tirando le somme il 2021 non è stato un anno rivoluzionario per le abitudini produttive dei birrifici. Le luppolate continuano a dominare il mercato, sebbene la scelta delle varietà risulti spesso poco varia (Citra e/o Mosaic). Le basse fermentazioni continuano a essere una realtà di nicchia, ma chiaramente non potevamo aspettarci che avessero preso il controllo del mercato. Piuttosto sarà interessante valutare la loro variazione il prossimo anno – pur con tutti i limiti analitici insiti in un database del genere. Le birre affinate in legno continuano a crescere vistosamente, sconfinando spesso nel campo delle birre speziate (l’esempio più celebre è quello delle Pastry Stout). I birrifici con più novità sono spesso quelli più celebrati (molti sono stati finalisti a Birraio dell’anno), ma c’è anche da dire che nella nostra attività di censimento finiamo per premiare i nomi più conosciuti. A ogni modo la rincorsa all’ultima novità è una costante del nostro mondo e continuerà anche nei prossimi anni.
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