Mentre i birrifici italiani ottengono importanti riconoscimenti all’estero e nuovi interessanti locali si affacciano sulla scena nazionale, a livello politico continua a tenere botta il discorso accise. Ormai la questione è stranota: le imposte di produzione sulla nostra amata bevanda hanno subito lo scorso ottobre un pesante rincaro, mentre altri aumenti sono previsti nei prossimi mesi. Per contrastare questi interventi a detrimento di una delle poche industrie italiane in salute, le associazioni del settore (Assobirra e Unionbirrai) hanno messo in campo tutte le loro risorse. Come vi avevo promesso Cronache di Birra continua a tenervi aggiornati su una vicenda che sta a cuore a operatori e appassionati e che procede con segnali contrastanti. In questo contesto il futuro dei microbirrifici è purtroppo sempre meno chiaro, perché quando entrano in gioco grandi interessi, i primi a essere dimenticati sono i più piccoli.
L’ultima considerazione nasce dall’importante udienza che ha visto Assobirra intervenire – nelle persone del presidente Alberto Frausin, del direttore Filippo Terzaghi e del vicedirettore Andrea Bagnolini – di fronte alla Commissione Finanze del Governo. Chiaramente si è trattato di un passaggio fondamentale per la questione accise, perché l’associazione degli industriali della birra ha potuto ufficialmente presentare le proprie perplessità al cospetto di una commissione chiave per definire i futuri provvedimenti. L’intero intervento è visibile sul sito della Camera dei Deputati e vi consiglio di spendere mezz’ora del vostro tempo per seguirlo interamente.
Credo di poter dire che il discorso di Frausin sia stato molto sintetico ed efficace, in grado di illustrare le ripercussioni negative che gli aumenti delle accise avranno sull’intero settore. Un momento importante è quando il presidente di Assobirra spiega che l’incremento delle imposte finirà per avere effetti controproducenti persino per le casse dello Stato. Secondo l’associazione, infatti, le nuove regole causerebbero un calo dei consumi del 5-6% – perché l’accisa poi si riverbera sul consumatore finale – con una ripercussione sui volumi di fabbricazione. Meno birra prodotta uguale meno accise, con una diminuzione del valore totale delle imposte pari a circa il 5%. Quindi per paradosso (ma neanche troppo) alzando il costo delle accise lo Stato finirà per ricavare meno soldi rispetto alla situazione attuale.
Le domande rivolte dalla commissione a Frausin sono molto interessanti. A parte la percezione di una conoscenza minima della problematica da parte di alcuni membri della commissione, c’è da segnalare una mezza proposta di eliminazione dell’iva sulle accise avanzata dall’on. Causi (minuto 22:30). Anche se può sembrare assurdo, infatti, i birrifici devono pagare l’imposta sul valore aggiunto sulle accise, che ovviamente su base annua ha un peso non indifferente. Se davvero si procedesse alla sterilizzazione dell’iva (come viene definita) si porterebbe un bel po’ di ossigeno ai produttori. Il problema è che dubito che una simile idea possa trovare riscontro e realizzarsi concretamente, sebbene anche solo averla pensata riaccende qualche lumicino di speranza.
Se avete accolto l’ultimo pensiero come un segnale positivo, aspettate di leggere la cattiva notizia. Sebbene l’intervento di Frausin abbia il merito di includere nella sua analisi l’esistenza del comparto artigianale, c’è un passaggio fondamentale, nel quale Assobirra sembra scaricare i birrifici artigianali. Siamo al minuto 27:50 e, su precisa domanda, il presidente dell’associazione spiega che l’impatto dell’aumento della accise per i microbirrifici sarà lieve, se non praticamente irrilevante:
Quelli che noi definiamo “micro” è un segmento di birre che oggi si posizionano su fasce alte, medie o altissime del mercato. […] È un segmento molto piccolo a quantità e discreto a valore. […] Diciamo che l’impatto per loro è molto basso per due ordini di motivi: primo perché se accedo a una birra come (se fosse ndR) un vino lo faccio una volta ogni tanto […] è un po’ come quando amiamo prenderci un vino particolare per una celebrazione e questo è il mercato oggi del micro… quindi è evidente che questo impatto su quel mondo lì è molto basso; l’impatto invece sui prodotti più bassi (cioè industriali ndR) […] è totale ed è una mazzata.
Se restiamo nei confini del ragionamento di Frausin le sue conclusioni sono inattaccabili. Purtroppo però è assolutamente sbagliato (nonché molto pericoloso) affermare che l’impatto sui microbirrifici è basso, perché si nasconde una grandissima parte di verità . Oltre a essere aziende piuttosto fragili, i microbirrifici si trovano infatti costretti a barcamenarsi con una disciplina delle accise che non ha mai tenuto conto delle loro esigenze e che invece è stata disegnata sul funzionamento delle grandi industrie. Di questo aspetto scrissi diffusamente in due articoli di fine 2009, quando tali problematiche emersero dai due confronti avuti rispettivamente con Unionbirrai e proprio con Assobirra.
Ora se mi leggete con assiduità saprete che nutro più di qualche perplessità sull’effettiva capacità di Assobirra (formata principalmente da industriali) di sostenere e tutelare gli interessi dei microbirrifici. Con l’audizione di fronte alla Commissione Finanze l’associazione ha secondo me perso una preziosissima occasione per illustrare le difficoltà dei birrifici artigianali italiani a un interlocutore fondamentale. E affermare che l’impatto degli aumenti dell’accisa sarà basso per i microbirrifici significa esporli a un serio pericolo, poiché la moda attuale nel paese è quello di spolpare il più possibile realtà che si ritengono in salute.
D’altro canto è anche in qualche modo fisiologico che un ente nato e sostenuto dagli industriali tenda a dimenticarsi degli artigiani quando la posta in palio diventa alta. Peccato però che la birra artigianale risulti utile quando si vogliono comunicare i plus di una bevanda che non fanno minimamente parte delle multinazionali. Se il destino della birra in Italia è più oscuro che mai, il futuro dei microbirrifici è sempre meno roseo. Staremo a vedere come evolverà la questione…
Saranno contenti i micro associati.
…credi?
Forse Lupi era ironico…
….forse Lupi non è associato… 😉
Fralleoni, forse hai sbagliato associazione… 😉
l’industria che travolge i + piccoli…chi l’avrebbe mai detto!
Quindi cosa si prefigura? Una franchigia sull’aumento delle accise per chi produce birra in volumi industriali? E su quale basi costituzionali si fonderebbe questa discriminazione?
Secondo me questa audizione non è servita a nulla perchè l’aumento delle imposte è stato già deciso. Probabilmente se una delle tante società che gestiscono i giochi in Italia (e che foraggia abbondantemente la classe politica) diventasse proprietaria di un biirrificio, allora si che si potrebbe sperare in una marcia indietro….
Noto un errore nell’articolo: il deputato che ha avanzato la proposta di sterilizzare l’iva sulle accise per i birrifici si chiama Causi (non Causio). Condivido che la proposta sembra essere velleitaria, ma quantomeno per il settore dei microbirrifici occorrerebbe assolutamente trovare forme di sostegno e non già penalizzazioni (anche perchè in questo particolare settore non è che al momento lo stato ci guadagni chissà che)
Grazie per la precisazione, in effetti dal video il nome si capiva poco
@Michele……solo gli stolti non cambiano idea 😉
…e cmq non è che le altre associazioni siano più “fattive”….
Non è un buon motivo per consegnarsi al nemico di sempre. Non te lo prescrive il medico di far par parte di un’associazione…
E poi a sentire Frausin, non mi pare che i vostri interessi stiano particolarmente a cuore ad Assobirra 😉
Nessuna replica ufficiale? Sinceramente me la sto aspettando. Come Malti da Legare ci siamo impegnati fin dal primo istante a divulgare la notizia, e l’abbiamo fatto senza schierarci ma avendo come unico obiettivo quello di proteggere la nostra amata birra artigianale italiana. Certo che se ora ancora i piccoli non contano…
Anche io mi aspettavo un minimo di spiegazione…