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L’errore di Unionbirrai: snobba Report e perde un’occasione unica (con giustificazioni discutibili)

Chi è quantomeno vicino al mondo della birra artigianale, nella puntata di Report andata in onda domenica ha notato un’assenza significativa: quella di Unionbirrai, l’associazione che rappresenta i piccoli birrifici indipendenti italiani. Un’assenza importante, perché la trasmissione di Rai 3 ha restituito un ritratto piuttosto corretto del segmento artigianale, sottolineandone le virtù in contrapposizione alla birra industriale. Ma ha parlato anche di altro: del servizio della birra (seppur con parecchie imprecisioni), di produzione, della varietà della cultura birraria nazionale e internazionale. Sono stati intervistati diversi rinomati microbirrifici, molti dei quali associati a Unionbirrai, nonché le associazioni di settore: sono state poste domande ad Alfredo Pratolongo, presidente di Assobirra, ed è stato interpellato più volte Carlo Schizzerotto del Consorzio Birra Italiana. Unionbirrai invece non è mai comparsa, né è stata menzionata. Per quale ragione?

Il motivo lo abbiamo scoperto ieri, quando la stessa Unionbirrai ha fornito un chiarimento sui suoi canali social per voce del vicepresidente Andrea Soncini. E la spiegazione è che l’assenza è stata decisa dalla stessa associazione, che ha preferito respingere l’invito di Report a partecipare alla trasmissione. Ora per trasparenza è opportuna una precisazione. Negli scorsi mesi anche io sono stato contattato dalla redazione di Report per essere intervistato, ma ho preferito declinare l’offerta. Prodotti televisivi del genere mettono molta carne al fuoco e impongono un montaggio forsennato per restare nei tempi. Il taglia e cuci che ne consegue talvolta finisce per veicolare messaggi in maniera non precisa e il rischio è che una dichiarazione o una frase sia snaturata o decontestualizzata, con le conseguenze che potete immaginare. Quindi, anche riconoscendo la validità degli interlocutori scelti da Bernardo Iovine per la varie interviste, ho preferito desistere.

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Il punto è che io rispondo per me e per Cronache di Birra, non rappresento centinaia di birrifici indipendenti il cui lavoro è centrale nella puntata di Report. L’assenza di Unionbirrai stride, stride tantissimo in quel contesto, tanto più che il movimento è stato raccontato in maniera tendenzialmente corretta, evidenziandone i molti aspetti positivi. Stride ancora di più perché la decisione non è stata presa dalla redazione, ma dalla stessa Unionbirrai, che ha scelto deliberatamente di non comparire. Posso capire i motivi, perché probabilmente sono gli stessi che hanno alimentato i miei dubbi, ma c’è un discorso di responsabilità nei confronti degli associati e del movimento, a cui Unionbirrai è venuta meno. Su queste pagine abbiamo sempre sottolineato l’ottimo lavoro fatto dall’associazione in molte occasioni; questa volta, secondo noi, è stato commesso un errore madornale.

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A peggiorare la situazione sono arrivate proprio le dichiarazioni di ieri, forse suggerite dalle tante richieste di delucidazioni ricevute dall’associazione. Dichiarazioni pessime perché non solo hanno reso pubblica la posizione di Unionbirrai, ma l’hanno accompagnata con una serie di giustificazioni che sanno di arrampicata sugli specchi. L’associazione ha preferito declinare l’invito perché “ha scelto di non alimentare un dibattito tra birre “buone” e “meno buone””, spiegando poi che i veri problemi del settore sono altri, con un evitabile mix di politichese e benaltrismo. Premesso che la puntata di Report non si è concentrata solo sulla dicotomia tra birra industriale e artigianale – che poi, che ci sarebbe di male nel ribadire una cosa che Unionbirrai ripete da sempre? – quale migliore occasione per presentare su un canale generalista le esigenze e le istanze dei microbirrifici? Se Unionbirrai pretende “semplificazione amministrativa, fiscalità proporzionata, azzeramento delle accise, incentivi agli investimenti produttivi e al radicamento delle filiere locali”, perché non è andata in prima serata su Rai 3 a spiegare tutto ciò? Non era la sede opportuna? E quale sarebbe quella giusta per sensibilizzare l’opinione pubblica e spiegare a tutti – a tutti, non a quattro gatti – le necessità e le difficoltà del comparto artigianale?

Uno dei passaggi più orwellianamente inquietanti delle dichiarazioni di Unionbirrai è verso la fine:

Altrettanto fondamentale, però, è l’investimento nella cultura del consumo consapevole: dobbiamo saper raccontare al grande pubblico il valore della birra artigianale, come negli anni si è fatto – con successo – in tante occasioni. Non per creare un’élite di esperti, ma per avvicinare in modo semplice e accessibile ogni consumatore alla qualità, alla filiera corta, alla diversità e alla ricchezza che il prodotto artigianale porta con sé.

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Se l’obiettivo è raccontare al grande pubblico il valore della birra artigianale, dov’era Unionbirrai domenica sera? Al netto di imprecisioni più o meno evidenti, Report è riuscita proprio in questo intento. Per motivi televisivi ha calcato molto sui limiti delle birre industriali, è vero. Ma quei limiti ci sono, sono incontrovertibili, e Unionbirrai lo sa e lo ribadisce in ogni occasione. La puntata di Report è stata vista da quasi un milione e mezzo di telespettatori ed è difficile credere che Unionbirrai abbia la forza per raggiungere lo stesso bacino di utenti con le sue sole forze. Per farlo bisognava adattarsi a un format non perfetto? Certo, nulla è regalato. Ma stiamo pur sempre parlando di Report, non dell’Isola dei Famosi. E Unionbirrai avrebbe dovuto cogliere al volo questa opportunità, pur con i suoi rischi, piuttosto che venir meno alle sue responsabilità.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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