Aggiornamento del 12 marzo – La campagna di crowdfunding di Baladin ha raggiunto l’obiettivo dei 5 milioni di euro in soli sei giorni e ora resterà aperta per entrare nella fase di overfunding.
Nelle ultime settimane la notizia che sta tenendo banco nell’ambiente della birra artigianale è senza dubbio quella relativa ai piani di espansione di Baladin. Il progetto di crescita del produttore piemontese, con un orizzonte temporale che arriva al 2028, ha sicuramente portato una ventata di novità in un settore che appariva essersi arenato in una pericolosa staticità, in parte dovuta a una inevitabile fase conservativa, in parte all’erosione di dinamiche commerciali sempre identiche a sé stesse. In un colpo solo Beer Revolution ha sconfessato tante opinioni date per certe, dimostrando che la birra artigianale in Italia non è morta, che si possono pensare strategie distributive alternative e che si può ancora crescere e pensare in grande. E questo a prescindere dalla capacità di Baladin di riuscire a realizzare o meno i suoi obiettivi. Intanto però un primo importante traguardo è stato raggiunto: dopo sole 24 ore dalla sua partenza, la campagna di crowdfunding ha raccolto 2,5 milioni di euro.
Il primo dato quindi è più che pregevole e lascia ben sperare per gli obiettivi a lungo termine. Le prime avvisaglie di una potenziale buona risposta di pubblico si era avuta con l’early bird, la fase di pre-lancio della campagna che aveva raccolto l’interesse di 3.000 sottoscrittori. Ciononostante il risultato ottenuto nella giornata di ieri, grazie al contributo di circa 800 utenti, è andato oltre ogni più rosea aspettativa, conseguendo già la metà degli investimenti massimi previsti – in Italia il crowdfunding non può superare i 5 milioni di euro. Mentre scriviamo gli ultimi dati aggiornati della piattaforma Mamacrowd parlano di 1.086 investitori per un totale di quasi 2,8 milioni di euro raccolti. Il traguardo finale, che fino a qualche giorno fa sembrava difficile se non impossibile, ora appare a portata di mano, o quasi.
Comprensibilmente Teo Musso ha commentato il risultato con toni entusiastici:
La risposta alla campagna “Beer Revolution” sta andando oltre le più rosee aspettative. Il nostro principale obiettivo era quello di aprire il capitale dell’azienda a quante più persone possibile per crescere insieme alla nostra community e condividere il percorso di crescita che abbiamo immaginato. Non cercavamo un singolo investitore ma una molteplicità di compagni di viaggio che condividessero con noi valori identitari e filosofia del birrificio. Avere a bordo, dopo poche ore, già 800 investitori è motivo di grande soddisfazione e ci conferma che la strada intrapresa è quella corretta. I Baladiniani non potevano farmi un regalo più grande per i miei 60 anni.
Ricordiamo che la raccolta fondi serve per sostenere i piani di sviluppo di Baladin, che si dipaneranno lungo tre direttrici: la crescita della produzione e dell’azienda nel complesso, l’avvio di un grande birrificio collettivo denominato Open Hub e la costruzione di un pozzo per l’approvvigionamento dell’acqua in un’ottica di economia circolare. L’ambizione è di raggiungere entro il 2028 i 50 milioni di euro di ricavi, 100.000 hl di produzione annua divisa tra i due impianti (Baladin e Open Hub) e non solo.
L’ottima partenza della campagna di crowdfunding ridimensiona molte delle perplessità che sono state espresse nell’ambiente all’indomani della conferenza stampa di presentazione di Beer Revolution. Ma non solo, perché dimostra quanto la birra artigianale, se ben comunicata, sia ancora in grado di attirare l’attenzione di grandi e piccoli investitori, molti dei quali sono semplici consumatori. È dunque possibile – se non verosimile – che la birra artigianale italiana abbia raggiunto una fase di maturità piuttosto che di declino. Lo stesso birrificio Baladin sembra oggi avere una forza neanche paragonabile a quella di sei o sette anni fa, quando in teoria la birra artigianale era di moda e presente sulla bocca di tutti. Basti pensare che nel 2016 l’azienda di Piozzo lanciò un’altra campagna di crowdfunding per lo sviluppo del polo produttivo, che raccolse appena 80.000 euro (neanche il 50% dell’obiettivo fissato in partenza).
Lo ripetiamo: a oggi non sappiamo se Beer Revolution sarà un successo o un fallimento, o se Baladin riuscirà a raggiungere tutti i suoi ambiziosi obiettivi. Ma sicuramente questa iniziativa ha rimescolato le carte e in parte ridato vigore all’immagine della birra artigianale, soprattutto nei confronti degli osservatori esterni al nostro mondo. Forse era lo scossone che serviva all’ambiente della birra artigianale per svegliarsi dal torpore in cui era caduto, anche solo in termini di discussioni e circolazione delle idee. E non è un caso che a infondere questa nuova vitalità sia stato Teo Musso e il birrificio Baladin.