Nel 2023 addio allo sconto sulle accise, anzi no. Nel fine settimana sono arrivate buonissime notizie per il settore birrario italiano, grazie alla proroga per tutto l’anno in corso della riduzione delle accise stabilita a inizio 2022. L’intervento è stato possibile grazie al mitologico Decreto Milleproroghe, il cui testo è stato modificato in questi giorni dagli emendamenti del Governo approvati dalle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato. Si tratta di un’importante iniezione di ossigeno per un comparto che negli ultimi anni ha affrontato difficoltà non irrilevanti, nonostante si sia sempre dimostrato complessivamente in salute. Il provvedimento realizza ciò che le associazioni di settore avevano auspicato con la Legge di Bilancio, senza riuscire tuttavia a vedere accolte le proprie istanze a causa soprattutto della tormentata genesi della Finanziaria 2023. Quando ormai sembrava impossibile scongiurare l’aumento delle imposte sulla produzione brassicola, ecco arrivare una “toppa” decisamente gradita.
Ricordiamo che a fine 2021, grazie anche a un’attività congiunta di Unionbirrai, Assobirra e Coldiretti, il comparto birrario riuscì a ottenere un risultato storico: una revisione della disciplina delle accise, con una migliore definizione del meccanismo a scaglioni e un graduale calo dell’aliquota per i successivi tre anni. La Ragioneria dello Stato però bocciò l’operazione per ragioni di copertura economica, trasformandola in una delibera temporanea valida solo per il 2022. La norma perse dunque il suo impatto strutturale e, con l’avvento del nuovo anno, anche la sua efficacia: se non fosse stato prorogato lo sconto, il costo delle accise sarebbe tornato quello in vigore precedentemente. Su pungolo delle associazioni di settore, alcuni parlamentari presentarono un emendamento alla Legge di Bilancio che tuttavia, come spiegato, non venne accolto. A quel punto l’aumento delle imposte di produzione sembrò inevitabile, nonostante l’esplicito appoggio ricevuto dal Governo nella figura del ministro Lollobrigida.
In questi mesi il lavoro delle associazioni è andato avanti, fino al risultato ottenuto negli scorsi giorni. Il Decreto Milleproroghe ha infatti rinnovato di un anno l’attuale disciplina delle accise, che dunque rimane quasi identica a quella in vigore dall’inizio del 2022: 50% di sconto sulle accise per i birrifici artigianali sotto i 10.000 hl annui, 30% per quelli con produzione tra i 10.000 e i 30.000 hl, 20% per quelli tra i 30.000 e i 60.000 hl. La differenza è nell’aliquota generale, che cresce fino a € 2,97 per ettolitro per grado plato: un compromesso tra il valore dello scorso anno (€ 2,94) e quello a cui saremmo tornati senza il decreto (€ 2,99). È un provvedimento che rende tutti soddisfatti, in particolare l’industria e i birrifici artigianali di medie dimensioni (cioè sopra i 10.000 hl annui): quest’ultimi infatti non avrebbero goduto di alcuna riduzione di accisa, ritrovandosi incredibilmente nella stessa situazione di una multinazionale del settore. L’incremento di sconto per i piccoli birrifici artigianali avrà invece un impatto più contenuto, ma non certo trascurabile.
Il ministro Francesco Lollobrigida ha così commentato la novità :
Grazie alla misura si mettono a disposizione 8,15 milioni di euro per il 2023 e si mette in sicurezza il comparto brassicolo, consolidando il suo sviluppo e salvaguardando la produzione della birra italiana. L’eccellenza del nostro made in Italy passa anche per le nostre birre e per la maestria dei nostri produttori, che continueremo a sostenere con il massimo impegno.
Una posizione molto apprezzata da Assobirra, come emerge dalle dichiarazioni del presidente Alfredo Pratolongo:
A nome di AssoBirra desidero esprimere un sincero ringraziamento al Governo e ai partiti di maggioranza che hanno compiuto lo sforzo per rimediare in parte alla situazione che si era venuta a creare con la Legge di Bilancio. La birra in Italia è una bevanda da pasto ed è l’unica bevanda da pasto gravata da accise, un’anomalia che pesa su tutti, produttori, distributori e consumatori. Ridurre la pressione fiscale specifica per la birra contribuisce anche a promuovere e difendere il comparto birrario italiano rispetto al contesto internazionale, nel quale molti dei principali produttori – Germania e Spagna ad esempio – godono di un livello di accise anche 4 volte inferiore al nostro, che quindi favorisce la competitività delle aziende ivi locate e l’importazione di birra in Italia, che da anni infatti supera ampiamente il 30%.
Con uno sguardo più ampio l’inizio dell’anno è stato già ricco di sfide e si è aperto con chiare prese di posizione dei Ministri Tajani e Lollobrigida per scongiurare il sistema di etichettatura su vino e birra da parte del Governo irlandese, che arrecherebbe notevoli danni alle esportazioni nazionali verso l’isola. I due Ministri insieme con i Senatori e i Deputati si sono attivati convintamente in tutte le sedi opportune per fermare una decisione che nasconde una visione distorta circa il consumo moderato di bevande alcoliche, e che rende difficile comprendere le scelte di Dublino.
Guardiamo con attenzione tanto al contesto normativo che a quello dell’economia reale. L’aumento di tutti i costi – dall’energia al malto d’orzo nonché del vetro – ostacola una crescita sostenibile della filiera. Proprio per questo vorremmo proseguire nel dialogo con il Governo anche utilizzando la leva fiscale per favorire gli investimenti e la competitività delle produzioni, inserendo nella prossima Legge di Bilancio un calendario di riduzioni delle accise.
Soddisfazione anche da Coldiretti, che dopo aver promosso l’emendamento battezzandolo “salva birra”, ne ha evidenziato l’importanza nell’ottica dello sviluppo e del consolidamento di una filiera della birra 100% Made in Italy.