Nonostante le alterne vicissitudini che caratterizzano le diverse realtà nazionali, possiamo affermare che la birra artigianale sta vivendo un discreto momento di forma in tutto il mondo, seppur con le dovute eccezioni. A parte le culture birrarie in ascesa (tra cui quella italiana), il paese che sembra più attratto dalla rivoluzione artigianale sono gli Stati Uniti, dove la penetrazione dei prodotti di qualità ha raggiunti livelli impensabili fino a qualche tempo fa. Come riportato recentemente da Beernews, la Brewers Association ha rivelato come il mercato sia in continua ascesa, registrando costantemente nuovi record.
Il dato più interessante è che grazie alla comparsa di tanti piccoli produttori negli ultimi anni, il numero totale di birrifici sul suolo nazionale ha raggiunto vette che non si toccavano dall’inizio del XX secolo. Il grafico che riporto in questa pagina è molto chiaro: nei primi anni del 1900 si contavano circa 1.500 birrifici, praticamente spariti intorno al 1930 a causa dell’entrata in vigore del proibizionismo; dopo il “rimbalzo” provocato dalla liberalizzazione dell’alcool, il trend è tornato a scendere drasticamente fino agli anni ’80. Da questo momento è iniziata la reinaissance che ha portato a un’esplosione di nuovi piccoli produttori, fino al raggiungimento del record del 2009.
La Brewers Association precisa che nella prima metà del 2009 il giro d’affari relativo ai microbirrifici è cresciuto del 9%, con un aumento della birra venduta pari al 5% (4,2 milioni di barili). Questo il commento di Paul Gatza, direttore dell’associazione:
In un periodo in cui molti giganti della birra sono in declino, i piccoli birrifici indipendenti stanno registrando una crescita organica della propria fetta di mercato, guadagnando spazio sugli scaffali e nei menù dei ristoranti.
Se gli USA sorridono, anche il Regno Unito mostra segnali incoraggianti. Un recente post di Roger Protz sul suo blog riporta che secondo uno studio della SIBA (Society of Independent Brewers), la vendita di birre regionali è cresciuta nell’ultimo anno dell’11,9%, mostrando un trend che fortunatamente risolleva la situazione birraria nazionale. In un momento in cui nel paese dilagano i provvedimenti neoproibizionisti, chiudono pub tradizionali e aumentano le tasse per i produttori, sapere che le ale locali sono in ascesa è certamente confortante.
Ecco come Julian Grocock, chief executive del SIBA, ha interpretato i dati:
Le birre regionali sono in crescita perché soddisfano la richiesta dei consumatori di prodotti dalla provenienza genuina, basati sulla filosofia “chilometri zero” e su una produzione sostenibile. Nonostante la recessione, questa domanda sembra non mostrare cali e un numero crescente di pub sta realizzando che proporre una ale locale non è solo offrire un qualcosa in più, ma effettuare un’indispensabile scelta commerciale.
Per rovinare l’idillio dobbiamo mettere piede sul continente e spostarci in Germania, dove invece la vendita di birra in generale ha toccato i minimi dalla riunificazione. Secondo quanto riportato, il motivo risiederebbe nell’aumento dei prezzi, nell’entrata in vigore del divieto di fumare nei luoghi pubblici, nonché nel cattivo tempo che ha colpito a lungo il paese. Nella prima metà del 2009 sono stati venduti 49,3 milioni di ettolitri di birra, con un calo del 4,5% rispetto all’anno precedente. Per quanto riguarda il segmento artigianale non c’è da stare allegri, ne avevamo parlato su queste pagine poco tempo fa.