Circa una settimana fa è stata annunciata da parte dell’azienda tedesca Spiegelau la nascita di un bicchiere studiato appositamente per le Wheat Beer e le Blanche. L’iniziativa si inserisce all’interno della recente filosofia commerciale di Spiegelau, indirizzata alla creazione di bicchieri progettati per esaltare le caratteristiche di specifici stili birrari. Il precedente risale infatti a poco meno di due anni fa, quando furono svelati al pubblico due prodotti dell’azienda tedesca destinati al consumo di India Pale Ale e Stout. Una novità che evidentemente deve aver garantito un certo ritorno economico e di immagine, dato che a distanza di mesi si è dato seguito al progetto con questo nuovo bicchiere, pensato praticamente per tutte le birre di frumento che non rientrano nella cultura brassicola teutonica.
Bisogna ammettere che da un punto di vista meramente commerciale la mossa di Spiegelau è stata davvero ingegnosa. Ovviamente l’idea di bicchieri specifici per i diversi stili birrari non è una novità, ma esiste da quando esiste la birra – o quantomeno da quando esistono recipienti realizzati in materiali facilmente malleabili, come ceramica e vetro. Anche i meno appassionati tra voi conosceranno ad esempio la pinta inglese, il caratteristico bicchiere alto e slanciato delle Weizen o il classico boccale tedesco. Queste probabilmente sono le forme più famose, tuttavia le fattispecie non si fermano certo qui: in Belgio si fa spesso ricorso a coppe o balloon, a Colonia troverete i classici Kölschglass, le Pils vi verranno talvolta serviti in calici lunghi ed eleganti, ecc.
Perciò possiamo affermare che quello che ha fatto Spiegelau è stato riprendere in mano questo antico concetto e riproporlo in salsa moderna, andando a occupare degli spazi vuoti. Esistono infatti alcuni bicchieri che vivono quasi in un rapporto di “uno a uno” con la tipologia birraria di riferimento, come quello, già citato, delle Weizen: difficilmente lo useremmo per stili diversi (forse le Gose, che sono sempre birre tedesche di frumento), così come difficilmente penseremmo a un diverso recipiente per una Weizen. Stesso discorso per le Kölsch, le Belgian Strong Ale e, in parte, le Pils.
La situazione però può essere molto netta e l’esempio limite per eccellenza è rappresentato dalla pinta e dagli stili di stampo anglo-americano. Che chiediate una Golden Ale, una IPA, una Stout o una Bitter, potrete stare sicuri che vi verrà quasi sempre servita in pinta. Personalmente non è un problema, ma il punto non è questo. Il punto è che Spiegelau è intervenuta proprio sfruttando questo “bug” del sistema e proponendo dei bicchieri dedicati a specifici stili, non a una famiglia brassicola in generale. Ecco allora la nascita del bicchiere per le IPA – un colpo niente male, considerando la diffusione di questa tipologia – uno per le Stout e, ora, uno per le Wheat Beer.
Le forme dei tre bicchieri sono curiosamente molto simili. Il più caratteristico è probabilmente l’IPA Glass, il cui aspetto gli è valso il soprannome di Dildo Glass 😛 e di cui vi parlai a inizio 2013. Quello per le Stout e praticamente identico, se non fosse per la mancanza dell’impugnatura ondulata. L’ultimo arrivato ha invece una forma più tozza e un’impugnatura – ammesso che quella sia l’impugnatura – più bassa. In particolare le caratteristiche del Wheat Glass sono le seguenti:
- Parte superiore molto ampia, capace di valorizzare i delicati aromi del relativo stile birrario.
- Base aperta per la formazione di una migliore schiuma aromatica.
- Materiali in quarzo purissimo per una perfetta presentazione della birra.
- Forma conica perfetta per migliorare il gusto, il mouth feel e il finale della birra.
- Grande effetto estetico durante il servizio grazie alla particolare forma.
In queste descrizioni c’è chiaramente molto marketing (leggi fuffa), ma non solo. In passato ho avuto modo di provare i bicchieri per le IPA e le Stout e devo ammettere che l’effetto sulla birra è sorprendente: le forme sono davvero in grado di valorizzare determinate sfumature organolettiche.
Tuttavia l’idea di usare questi bicchieri non mi fa impazzire. Sono sì in grado di offrire un’esperienza (de)gustativa diversa dal solito, ma secondo me si perde molto del comfort di una bevuta informale. Non sono comodissimi da usare tanto per i consumatori che per i locali e le pareti sottili porteranno pure vantaggi in termini di esaltazione degli aromi, ma ti fanno perdere il piacere di bere da un bicchiere spesso – aspetto ancora più evidente con le Blanche belghe. Li ritengo insomma alla stregua del Teku: ottimi per le degustazioni, ma pochissimo adatti a una bevuta al pub o a casa tra amici.
Che ne pensate? Vi piacciono i bicchieri si Spiegelau? Li usereste per le vostre bevute quotidiane?
assolutamente d’accordo con te. ne ho uno per le Ipa ed uno per le Stout, avuti a seguito della loro presentazione al May B Rome. utilizzati al massimo 2 volte. preferisco di gran lunga la pinta americana o il balloon. mi trovo benissimo anche con il calice stile Fermentazioni 🙂
Sì anche io uso il calice Fermentazioni spesso, soprattutto quando lo stile che mi appresto a bere non ha un suo bicchiere preciso e si adatta a quella forma. Alla fine è abbastanza universale
miaccodo anche io al vostro pensiero. quando si ha un calice a tulipano basso, alto e un calice lungo per pils e un bicchiere per le weizen e una pinta si è più che a posto .-)
Per le blanche io uso abitualmente il bicchiere della Wittekerke e mi trovo benissimo. Per lo stile non mi convincono i bicchieri con una bocca dal diametro eccessivamente ampio (tipo il “bicchiere da frullato” della Hoegaarden, per capirci) e, per quel poco che si vede dall’immagine, il bicchiere che propone Spiegalau mi sembra troppo “ciccione”.
Invece io le Blanche fatico a immaginarle in un bicchiere diverso da quello della Hoegaarden. Mi piace proprio l’idea di poterle bere ad ampie sorsate per dissetarmi nelle giornate calde.
D’accordissimo sulla sorsata ampia (che anche questo ti consente http://www.beerables.net/wittekerke_belgian_hand_glass.aspx): con il bicchiere della H però non mi sono mai trovato per il cappello di schiuma che riesce a dare. Cmq credo che sull’argomento sia difficile trovare una quadra se penso alle proposte molto eterogenee lanciate dagli stessi produttori per le loro blanche (credo non basterebbe un altro post per discutere le differenze che passano tra un bicchiere di H., quello della Grimbergen e, ancora quello pensato per la Blanche des Honnelles…)
il design dei bicchieri Spiegelau sembra essere pensato più per il locale “fighetto” che per il pub “lercio”, nel senso che fa molta scena. vuoi mettere?? 🙂