Con qualche mese di ritardo rispetto al 2011, anche quest’anno Assobirra ha pubblicato il consueto Annual ReportĀ (qui in formato pdf), che fotografa la situazione del mercato della birra in Italia. Come forse saprete, Assobirra ĆØ l’associazione che rappresenta principalmente le multinazionali del settore birrario e il documento in questione si concentra sulla birra in generale, riferendosi perciĆ² quasi esclusivamente al segmento industriale. E’ una pubblicazione che tuttavia ritengo molto importante anche per i microbirrifici, perchĆ© utile per comprendere la salute di un mercato che tutto sommato sembra non soffrire la crisi. Come dimostra il dato piĆ¹ importante: in 12 mesi la produzione ĆØ cresciuta del +4,7%, facendo registrare volumi (13.410.000 hl) vicini a quelli dell’anno di grazia 2007.
La crescita produttiva segue un movimento di ripresa giĆ accennato nel 2010 (+0,3%) e ora definitivamente avviato. Il merito ĆØ principalmente dell’export, cresciuto nel 2011 addirittura dell’11,6%, mentre l’import ĆØ rimasto pressochĆ© invariato. Parallelamente ĆØ cresciuto anche il consumo, stabilitosi sui 17.715.000 hl, che corrispondono a 29 litri pro capite: un incremento dell’1,4% che, seppure sia incapace di scollare l’Italia dall’ultima posizione in Europa, si inserisce in una tendenza generale caratterizzata da numeri positivi. E in un periodo come quello che stiamo vivendo, non mi sembra una brutta notizia.
Molto interessante ĆØ il dato della capacitĆ occupazionale del settore. Le oltre 400 unitĆ produttive (tra stabilimenti industriali, maltifici e microbirrifici) offrono un impiego a oltre 4.500 lavoratori, per un totale identico all’Austria e alla Danimarca e non lontano da una nazione a forte stampo birrario come il Belgio (5.600). Il valore dell’intero settore ĆØ pari a oltre 2 miliardi e mezzo di euro, mentre per lo Stato l’indotto proveniente da iva, accise, tasse e contributi ĆØ pari a 4 miliardi di euro annui. Si tratta di dati importanti, per i quali ci si aspetterebbe piĆ¹ attenzione nei confronti delle esigenze delle piccole e medie imprese operanti… ma sappiamo bene come funzionano le cose qui. Considerate che il solo ritorno della accise corrisponde a 464 milioni di euro, con un incremento del +4,5% rispetto al 2010.
Ancora piĆ¹ interessante ĆØ probabilmente la statistica riguardante la tipologia di birre consumate. Quelle di “livello superiore” (Premium e SpecialitĆ ) hanno raggiunto nel 2011 il 44% del totale, segnando rispetto all’anno precedente un incremento dell’1,2%. Se di per sĆ© la variazione puĆ² sembrare minima, bisogna perĆ² considerare che tutte le altre tipologie sono in contrazione: si tratta delle cosiddette Main Stream, Economy, Private Label e Analcolica. Un dato che sembrerebbe confermare un’evoluzione nel gusto dei consumatori, alla ricerca crescente di birra “buona”. Ed ĆØ difficile pensare che il segmento artigianale, nel suo piccolo, non stia guidando questo fondamentale cambiamento.
Non so infine come considerare l’ultimo dato, che mostra una costante contrazione dei consumi fuori casa rispetto a quelli in casa. Si tratta di un trend iniziato nel 2008 e che fino fino a oggi ha mostrato un calo dei consumi on trade di circa un punto e mezzo percentualeĀ ogni anno.
Ah, un’ultima statistica: se avete meno di 54 anni la vostra bevanda preferita ĆØ la birra. Spero di non arrivare mai a quell’etĆ š .
Andrea, di quei 4500 lavoratori totali (industri, micro e maltifici), quanti sono quelli che operano nel settore “artigianale”?
Si supera il 10%?
Secondo me quel dato ĆØ abbastanza approssimativo per il settore artigianale. I microbirrifici sono circa 450, il 40% dei quali ha da 1 a 3 dipendenti. Altro che 10%, qui stiamo intorno al 25-30%
…….”Ah, unāultima statistica: se avete meno di 54 anni la vostra bevanda preferita ĆØ la birra. Spero di non arrivare mai a quellāetĆ ”……
io ci arriverĆ² tra poco piĆ¹ di 3 anni ed ho iniziato a produrre birre solo da 12 mesi…….a quel punto faremo innalzare il limite…come per le “polveri sotttili” š