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Le Birre d’Italia de L’Espresso: una guida alla filiera brassicola italiana

Da fine giugno è disponibile nelle edicole e nelle librerie (fisiche e digitali) l’ultima arrivata tra Le Guide de L’Espresso, la prima in assoluto dedicata alla nostra bevanda preferita. L’opera infatti si intitola Le Birre d’Italia e riassume in quasi 400 pagine la straordinaria ricchezza del patrimonio brassicolo nazionale, in tutte le sue espressioni. Non si parla dunque solo di birra artigianale, ma del settore nel suo complesso: marchi delle multinazionali, realtà della filiera brassicola, nozioni storiche e di cultura birraria, ecc. Il cuore dell’opera è però rappresentato dalle schede di circa 270 birrifici indipendenti artigianali, alla selezione della quale ho partecipato direttamente insieme a Carlo Schizzerotto e Mauro Pellegrini. È stato un lavoro impegnativo e divertente, di cui sono particolarmente soddisfatto e che ha richiesto un confronto costante e sempre stimolante con due professionisti (e amici) che stimo moltissimo.

Le Birre d’Italia è un lavoro mastodontico e corale, alla realizzazione del quale hanno partecipato diverse realtà ognuna con la propria visione di birra. Come accennato, la nostra si è concentrata sulla parte della guida dedicata alla birra artigianale. Siamo stati chiamati a scegliere i migliori birrifici d’Italia divisi per zona di appartenenza e quindi a scrivere le introduzioni ai vari capitoli “regionali”. L’attività di selezione dei produttori non è stata facile, perché in questi anni l’asticella della qualità si è alzata parecchio. Non solo abbiamo dovuto trovare una quadra tra noi – per la verità senza particolari affanni, poiché ci siamo trovati quasi sempre allineati – ma anche far convivere le nostre idee con le esigenze editoriali di foliazione. Come sempre in questi casi abbiamo dovuto prendere decisioni drastiche e avremmo voluto inserire tante altre realtà meritevoli, ma alla fine ritengo che l’elenco finale rappresenti in maniera degna ciò che di meglio la birra artigianale ha da offrire oggi ai consumatori italiani.

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I criteri di selezione sono stati diversi, ma chiaramente il più importante è stato quello relativo alla qualità. Qualità intesa non solo in termini puramente organolettici – che comunque abbiamo considerato primari – ma anche come capacità di mantenere livelli di eccellenza nel tempo e di mostrare una certa cura del lavoro a tutto tondo, dalla scelta delle materie prime fino al confezionamento e alla comunicazione. Abbiamo voluto rimarcare l’importanza di quei birrifici che negli anni hanno promosso il loro movimento locale da un punto di vista di cultura birraria, nonché coloro che per primi hanno fatto da traino per il settore (i cosiddetti “pionieri”). Inoltre abbiamo dato importanza ai produttori che tendono a valorizzare la filiera brassicola nazionale e che hanno creato una sinergia con il proprio territorio di appartenenza nell’ottica del turismo birrario. Da questi pilastri di partenza è scaturita una cernita di oltre 250 aziende, presentate con un profilo specifico elaborato dalla redazione della guida e divise in 17 zone geografiche (abbiamo accorpato alcune regioni). Per ogni zona, a sua volta, abbiamo individuato i birrifici più meritevoli, “premiati” con una scheda dettagliata. In ogni caso sono sempre presenti informazioni anagrafiche e alcune icone che indicano le peculiarità del produttore.

I capitoli dedicati ai birrifici indipendenti artigianali occupano la seconda parte della guida, sebbene non sia corretto definirla così: il suo peso sull’intera opera è preminente, tanto da impegnare 260 pagine sulle 380 totali. La prima parte invece racconta tutte le sfaccettature del prodotto birra: storia, materie prime, produzione, stili, degustazione, abbinamenti, servizio. Non manca una piccola finestra sull’homebrewing, nonché alcuni specchietti per brevi approfondimenti su alcune tematiche più o meno di contorno. Oltre alle schede sui birrifici artigianali, ci sono poi quelle dedicate ai marchi controllati dalle multinazionali del settore e ai produttori che operano in una sorta di terra di mezzo (ma che comunque non sono artigianali per la legge italiana). Anche in questo caso sono stati seguiti gli stessi criteri “narrativi” già espressi altrove.

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Le Birre d’Italia de L’Espresso è una guida decisamente valida, che rispetto ad altre pubblicazioni italiane dello stesso tenore riesce probabilmente a restituire una visione corale del settore. Questo aspetto non è secondario, perché negli ultimi anni l’ambiente è diventato molto più complesso e ha favorito lo sviluppo di profonde interrelazioni tra le diverse realtà operanti lungo tutta la filiera. Ciò che oggi troviamo nel nostro bicchiere è sempre più il risultato di un processo che ha coinvolto non solo il birrificio, ma anche tante altre aziende italiane. Senza dimenticare tuttavia che ciò che conta è la qualità del prodotto finale, motivo per cui lo scopo ultimo de Le Birre d’Italia è guidare il lettore alla scoperta dei migliori produttori nazionali. Aver partecipato proprio a questa parte dell’opera è dunque per me motivo di grande orgoglio e ringrazio il curatore Stefano Pesce per avermi coinvolto nel progetto. Mi auguro che la guida sia di vostro gradimento. Buona lettura.

Le Birre d’Italia
A cura di Stefano Pesce
Collana: Le Guide de L’Espresso
Edito da Gedi
Pagine: 380

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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