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Su Netflix la serie tv dedicata all’Oktoberfest (che ha fatto infuriare l’Oktoberfest)

Una serie tv incentrata sulla birra? A ben vedere non è una novità: nel recente passato abbiamo parlato della sit-com Brews Brothers, ma in precedenza già c’erano state produzioni televisive di stampo divulgativo e ricreativo, come quelle con Sam Calagione, i fondatori di Brewdog o il mitico Michael Jackson. Da qualche giorno è disponibile sulla piattaforma Netflix una nuova mini-serie storica tedesca intitolata Oktoberfest: birra e sangue (Oktoberfest 1900 nella versione originale), che ovviamente ruota intorno alla grande festa di Monaco di Baviera e all’industria brassicola dell’epoca. La serie è infatti ambientata nella Germania di inizio XX secolo e consta di sei puntate, trasmesse in patria tra il 15 e il 23 settembre sui canali del gruppo televisivo ARD. La messa in onda ha fatto infuriare gli organizzatori dell’Oktoberfest per il modo in cui sono raccontate le vicende dei protagonisti, sollevando un polverone non indifferente. Per capire il motivo, bisogna partire dalla trama della serie.

Il protagonista di Oktoberfest: birra e sangue si chiama Curt Prank ed è un visionario imprenditore di un importante birrificio della Franconia. Nel tentativo di espandere il proprio business, comincia a coltivare un’idea ambiziosa: portare la propria birra all’interno dell’Oktoberfest, sovvertendo il rigido oligopolio delle “sei sorelle” di Monaco di Baviera. E qui per i meno esperti occorre fare una prima precisazione. Ancora oggi alla festa monacense sono ammesse esclusivamente le produzioni di sei birrifici della città: partecipando troverete solo birra a marchio HB, Lowenbrau, Augustiner, Spaten, Paulaner e Hacker-Pshorr. Gli sceneggiatori sono partiti da questa antica consuetudine per immaginare il complesso di rapporti umani e professionali lungo cui si dipana la serie tv. Grazie a una serie di atti criminali (estorsioni, corruzione, omicidi), Prank riuscirà a sottrarre cinque terreni adiacenti il Theresienwiese per installare un tendone gigante sulla falsariga di quelli presenti all’Oktoberfest, capace di ospitare 6.000 visitatori e dominare la manifestazione monacense.

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Chiaramente le vicende sono totalmente fittizie: non è mai esistito un birraio di nome Curt Prank, né un birrificio francone con ambizioni del genere. L’impalcatura storica che serve da pretesto alla narrazione è però piuttosto intrigante per gli appassionati di birra, perché presenta alcuni spunti interessanti. Innanzitutto gioca sulla regola estremamente restrittiva che permette la partecipazione a soli sei birrifici, i quali dispongono di un privilegio non indifferente rispetto a tutti gli altri competitor di mercato. Il punto di partenza è dunque una regola realmente esistente e forse una delle più curiose nel patrimonio birrario internazionale. Il secondo aspetto, ancor più stimolante, risiede nella regione di provenienza del protagonista: Curt Prank è infatti un imprenditore della Franconia, cioè la regione tedesca rimasta più strettamente legata alle tradizioni brassicole del passato e considerata ancora oggi una meta imprescindibile per ogni amante della bevanda. Inoltre tra la Franconia e il resto della Baviera (di cui costituisce la parte più settentrionale) non corre buon sangue, tanto che tra gli anni ’80 e ’90 la scissione sembrò molto vicina. Insomma, guardando Oktoberfest: birra e sangue è impossibile non simpatizzare con il protagonista e con il suo folle progetto.

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Il titolo della serie suggerisce che nel corso degli episodi si susseguiranno aspri conflitti con i rappresentati degli altri birrifici, contornati da omicidi efferati, menzogne, doppi giochi, azioni criminali, ma anche da passione e sesso. Tutti ingredienti che abbiamo visto in molte serie di stampo storico-drammatico e che qui si sviluppano nella cornice di Monaco di Baviera del 1900. Proprio a causa dell’ambientazione e dell’impianto narrativo, Oktoberfest: birra e sangue ha attirato le critiche degli organizzatori della festa bavarese. In una lettera inviata alla Bild, i portavoce Peter Inselkammer e Christian Schottenhamel hanno sottolineato che la serie è un rappresentazione “cattiva e impudente” della manifestazione e capace di arrecare un grave danno d’immagine. Ancora più netta la presa di posizione del funzionario economico di Monaco, Clemens Baumgärtner, che ha dichiarato:

Raccontare l’Oktoberfest come un ambiente ossessionato dal potere per attirare il pubblico è totalmente sbagliato. Non ha nulla a che fare con la realtà.

Polemiche a parte, la serie merita la visione? Noi ancora non l’abbiamo vista, quindi possiamo solo affidarci a qualche recensione online, come quelle di Nospoiler e Nocturno. Nonostante il cast di discreto livello e una produzione di buona qualità, Oktoberfest: birra e sangue pare non essere particolarmente avvincente: sembrerebbe un mix di situazioni narrative viste e riviste in tanti altri prodotti televisivi, senza la capacità di aggiungere qualcosa di nuovo per stuzzicare lo spettatore. Eppure per il tema trattato e il contesto storico in cui si muovono i protagonisti, non è escluso che possa garbare a più di qualche appassionato di birra. Magari torneremo sull’argomento quando avremo concluso la prima stagione.

Andrea Turco
Andrea Turco
Fondatore e curatore di Cronache di Birra, è giudice in concorsi nazionali e internazionali, docente e consulente di settore. È organizzatore della Italy Beer Week, fondatore della piattaforma Formazione Birra e tra i creatori del festival Fermentazioni. Nel tempo libero beve.

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