Partiamo da un dato sicuro: il 2019 è stato per la birra italiana un anno da record. L’ennesimo anno da record, per la precisione. È quanto emerge dal puntuale Annual Report di Assobirra (qui disponibile in formato pdf), che è stato presentato ieri durante un evento online che, per ovvie ragioni, ha sostituito le consuete conferenze stampa del passato. Questo semplice dettaglio ci ricorda che stiamo ancora vivendo una fase di profonda incertezza, che potrebbe far apparire trascurabile quanto avvenuto lo scorso anno. In realtà è proprio in un momento del genere che dobbiamo affidarci ai numeri e capire da quale punto si potrà ripartire. E i numeri ci dicono che la birra in Italia è in grande salute: crescono i consumi, cresce la produzione, crescono le possibilità di impiego nel settore. Ovviamente tutto questo si riferisce al periodo precedente all’emergenza sanitaria: il 2020 mostrerà cifre ben diverse e la speranza è che si possa riprendere velocemente l’entusiasmante trend mostrato fino a qualche mese fa. Ma intanto godiamoci le statistiche relative al 2019.
Il dato da cui mi piace spesso partire è quello relativo ai consumi pro capite, perché indicano quanto la birra è inserita nella quotidianità delle persone. Ebbene nel 2019 questa voce statistica ha rivelato un incremento del 3%, che corrisponde a un litro in più bevuto in media da ogni italiano rispetto al 2018. I consumi pro capite di birra in Italia hanno dunque raggiunto i 34,6 litri contro i 33,6 della precedente rilevazione statistica. È un valore davvero straordinario, perché documenta e conferma una cavalcata impensabile solo fino a qualche anno fa. Come si può vedere nel relativo grafico, questa straordinaria crescita è un fenomeno piuttosto recente, cominciato a partire dal 2015: in soli cinque anni ogni italiano ha aumentato il suo consumo annuo di quattro litri. Dopo l’ultimo Annual Report lanciai la sfida dei 40 litri pro capite: quella malsana idea sembra sempre più realistica e, se non fosse stato per il coronavirus, oggi potremmo fissare al 2025 la data per il raggiungimento di un obiettivo che sarebbe straordinario. Staremo a vedere…
Giova ricordare che in termini di consumi pro capite siamo però sempre fanalino di coda in Europa, più o meno alla pari dei nostri cugini transalpini. Per quanto riguarda i volumi prodotti, invece, siamo sempre più saldamente nella top ten europea, con un nono posto frutto di 17.247.000 ettolitri (un ottimo +5% rispetto al 2018). Ma il dato statistico che ha mostrato l’incremento più sostanzioso è quello relativo all’export, che nel corso del 2019 è cresciuto addirittura del 13%, avvicinando in termini assoluti il traguardo dei 3 milioni e mezzo di ettolitri. La nazione che si è rivelata particolarmente interessata alla birra italiana è stato il Regno Unito, verso cui le esportazioni sono cresciute del 46%. Leggero incremento anche per le importazioni, il cui valore assoluto ha superato i 7 milioni di ettolitri – in pratica importiamo il doppio della birra che esportiamo, ma nel recente passato il rapporto era ben più sbilanciato. Eccezionale anche il dato relativo all’occupazione, con 3.300 posti di lavoro in più rispetto al 2018 tra addetti diretti e indiretti.
Per quanto riguarda la birra artigianale, la produzione nel corso del 2019 è aumentata del 2,8%, raggiungendo i 523,000 hl (rappresenta circa il 3% dell’intero settore). Secondo i dati di Assobirra, tuttavia, quello passato è stato il primo anno in cui il numero di microbirrifici italiani è leggermente calato, passando dagli 862 del 2018 agli 841 del 2019. È un calo che potrebbe suonare come un campanello d’allarme (o come una boccata d’ossigeno secondo altri), ma prenderei il dato per le pinze perché le fonti a cui si affida Assobirra per questa voce statistica sono diverse e frammentarie. Insomma, è possibile che i numeri reali siano leggermente diversi, ma in ogni caso è confermato che è in atto quella drastica frenata che avevamo documentato già in passato. La birra artigianale non è più un fenomeno con incredibili tassi di crescita: siamo al cospetto di un fisiologico assestamento prima della ripartenza o di fronte al segnale di una crisi imminente? Per diversi motivi io propenderei per la prima ipotesi.
Spenderei qualche parola sul tipo di contenitore, una voce statistica che in passato ho sempre ignorato perché poco interessante. Ebbene tra le varie forme di confezionamento previste per la birra italiana, il 7,46% del totale è rappresentato dalle lattine. Un dato che di per sé significa poco e che dunque può essere confrontato con quello del 2018, scoprendo che in un anno l’incremento è stato pari al 54%. La variazione è impressionante e conferma quanto questo contenitore stia acquistando spazio nel nostro paese. In aggiunta nel 2019 è stato registrato il primo segno di un’inversione di tendenza – e che inversione di tendenza! – dopo anni di calo costante per le lattine.
L’emergenza coronavirus è comunque un fattore anche tra i contenuti dell’Annual Report, in particolare nella parte finale in cui Assobirra avanza le sue proposte per ripartire dopo la crisi sanitaria. Proposte che si realizzano essenzialmente in due interventi: un abbassamento delle accise, al fine di ridare slancio all’economia del settore, e un supporto al comparto Horeca, che copre più della metà dei volumi del comparto. In assenza di politiche di sostegno, infatti, il rischio è di bruciare le grandi potenzialità che sta mostrando la birra in Italia. Se il secondo intervento avrebbe ripercussioni positive soprattutto per la birra artigianale (che dipende quasi esclusivamente da locali, ristoranti e bar), il primo rappresenta una richiesta che riguarda specialmente i grandi produttori industriali, avendo recentemente quelli craft ottenuto uno sconto del 40% sull’imposta di fabbricazione.
Per concludere riporto le dichiarazioni di due importanti esponenti di Assobirra. Partiamo dalle parole di Michel Cason, presidente dell’associazione:
Il 2019 ha confermato la crescente predilezione degli italiani per la birra che, anno dopo anno, assume un ruolo sempre più di rilievo nel panorama del beverage italiano e di conseguenza nell’economia nazionale. Tuttavia, l’emergenza sanitaria da COVID-19 mette a rischio la sopravvivenza di molte realtà e le prospettive di crescita a medio termine dell’Italia (e non solo). Se tale situazione non sarà fronteggiata in tempi rapidi e con misure e strumenti non convenzionali, l’impatto sull’economia sarà rilevante. Quanto al nostro settore, siamo convinti che le potenzialità insite nella filiera dell’orzo, così come nella coltivazione del luppolo, meritino un’adeguata valorizzazione soprattutto a livello europeo di politica agricola comune (PAC). Prioritario è, inoltre, un potenziamento degli incentivi fiscali, a cominciare da una progressiva riduzione delle accise.
Le dichiarazioni di Alfredo Pratolongo, vice presidente di AssoBirra con delega a Relazioni Istituzionali e Comunicazione, si concentrano invece sugli interventi illustrati in precedenza:
La prima misura che chiediamo riguarda un intervento strutturale che, mediante la riduzione delle accise, consenta al comparto di rimanere competitivo nello scenario attuale e fronteggiare al meglio il calo stimato dei volumi e dei consumi Made in Italy nel 2020» interviene Alfredo Pratolongo, Vice Presidente di AssoBirra con delega a Relazioni Istituzionali e Comunicazione. «Non tutti sanno, infatti, che in Italia la birra è l’unica bevanda da pasto a pagare le accise, su cui pesa ancora la penalizzazione assolutamente ingiustificata che ha visto un aggravio fiscale del 30% tra l’ottobre 2013 e il gennaio 2015. La seconda richiesta riguarda invece un sostegno immediato al canale Ho.Re.Ca. tramite un apporto concreto di liquidità destinato ai singoli esercenti, con l’inserimento di un credito di imposta sull’acquisto di birra in fusto. Una misura a totale beneficio del punto di consumo, migliorando i margini per l’esercente.
È un peccato non poter festeggiare i risultati del 2019 a causa delle difficoltà subentrate nel corso del 2020. Però non possiamo non accogliere quantomeno con soddisfazione i risultati dell’Annual Report sperando che gli obiettivi raggiunti servano a ripartire a pieno ritmo nel minor tempo possibile.
[…] i mesi più caldi. È una visione che per fortuna è stata superata in tempi recenti, tanto che i consumi pro capite sono aumentati addirittura del 20% in soli sei anni (2014-2019) insieme a una considerazione meno superficiale della bevanda. In questo tiepido cambio di paradigma […]