Nei giorni immediatamente successivi all’alluvione dell’Emilia-Romagna, avvenuta a inizio maggio, ho lanciato l’iniziativa Beer&Cycle con l’obiettivo di raccogliere fondi a favore delle popolazioni colpite dalla calamità naturale. L’idea era nata “per caso” qualche giorno prima da una chiacchierata con Alessio, gestore del Birrino (pagina Facebook) di Forlì , alla quale era seguito un rapido alternarsi di messaggi con publican, amici, birrai e birrifici. Si è creata così una catena solidale che ci ha permesso di raccogliere 1.079 euro, donati successivamente al Comune di Forlì. Inizialmente avrei dovuto portare personalmente in bicicletta il “bottino” al Birrino, ma il viaggio su due ruote è effettivamente iniziato solo da Bologna, che ho raggiunto in treno poiché i giorni a mia disposizione si erano ridotti drasticamente.
La mia prima tappa è Argenta (FE), che raggiungo seguendo l’itinerario BO21, un percorso consigliato alle bici che si snoda lungo strade secondarie a bassa frequentazione. Qui mi raggiunge, in sella alla sua bicicletta, Michele, birraio e titolare del marchio Lost Road (sito web) di Ferrara, che dopo aver saputo della raccolta fondi ha voluto subito aderire all’iniziativa. Con lui si è sviluppato un feeling immediato, perché condividiamo sia la passione per la birra che quella per la bicicletta e questi due interessi si ritrovano anche nella sua attività brassicola: le birre di Lost Road, infatti, vengono consegnate da Michele tramite una cargo bike.
Ad Argenta mi fermo giusto il tempo utile per una piadina e torno subito in sella. Il percorso tra Argenta e Forlì era stato studiato in modo da percorrere gli argini dei fiumi e dei canali che, a seguito delle esondazioni e delle rotture degli stessi, erano diventati tristemente noti nelle settimane precedenti al mio viaggio, con l’allagamento delle zone circostanti. Il mio obiettivo era di eseguire una sorta di mappatura della zona per capire la situazione. Il primo fiume che incontro è il Reno, che lungo il suo argine dispone di una bella ciclabile, la PVM1, che tuttavia riesco a percorrere solo per pochi chilometri poiché una recente ordinanza comunale ne vieta il transito sugli argini per motivi di sicurezza. La situazione sarà la stessa anche per i fiumi Santerno, Senio, Lamone e Montone, tutti contraddistinti da argini non percorribili e segni tangibili dei danni. Sono parecchie le strade ancora chiuse al traffico e nel mio vagare in cerca di soluzioni alternative, passo davanti a zone in cui il fango è stato ammassato per liberare le strade, a cumuli di elettrodomestici e mobili inservibili portati via dalle case allagate, a gru e ruspe al lavoro dappertutto.
Procedo dritto fino a Forlì dove, alle porte della città, vedo i primi segni dell’alluvione. Il fango è stato tolto dalle strade, ma è ancora presente nei parchi e negli spazi verdi della città. Mi dirigo direttamente al Birrino, dove Alessio mi accoglie con una Corsini West, l’American Pale Ale di Birra Bizantina. Il locale è molto piacevole e rimango stupito da due aspetti: il primo è che la stragrande maggioranza di birre viene venduta in lattina\bottiglia; il secondo è che praticamente tutti i clienti possiedono grandi competenze birrarie e sanno bene cosa ordinare, ma allo stesso tempo sono aperti ai consigli del publican. Dopo aver cenato con una Best Bitter di Lost Road, Alessio mi guida alla scoperta della “scena” forlivese della birra artigianale.
Per quanto relativamente piccola la città offre parecchie opportunità in termini di birra artigianale, non limitate solo al Bifor, la destinazione più famosa dal punto di vista birrario. Il primo locale che visitiamo è il Beer Out (pagina Facebook), pub che vanta una tap list decisamente interessante e dove mi concedo una Super Lemon Ale di Ritual Lab. La seconda tappa è il Barbeer (sito web), locale molto ampio che non sfigurerebbe in città ben più grandi di Forlì, dotato di quattro frigoriferi a doppia anta pieni di birre artigianali e un buon numero di spine. Dopo aver notato il medaglione di una birra nel quale è raffigurata una bicicletta, la mia scelta cade sulla Dark Steering, la Schwarzbier del birrificio irlandese Whiplash.
Il giorno seguente, prima di iniziare la risalita verso Bologna, dedico un po’ di tempo all’esplorazione della città per vedere a che punto sia la ripresa post alluvione. C’è indubbiamente ancora molto da fare: in alcuni cortili sono ancora in funzione ruspe che portano via il fango secco, cantine e box sono lasciati aperti in attesa che si asciughino gli interni, cumuli di mobili e materiali lungo le strade sono una costante. Alcuni proprietari di negozi si sono trasferiti con i camper fuori dalle proprie attività commerciali per potersi dedicare completamente alla ricostruzione.
Per ottimizzare i tempi decido di proseguire lungo la via Emilia con la convinzione che non sarebbe stata assolutamente bike friendly, ma rimango piacevolmente colpito perché ci sono lunghi tratti dotati di pista ciclabile ben realizzata con ombra e fontanelle. A Imola faccio una doppia sosta, partendo dal birrificio Hopinion (sito web), dove i titolari, mentre sorseggio la loro IPA Dago, purtroppo mi raccontano della dura decisione di sospendere la produzione. La seconda fermata è alla Fiera Agricola del Santerno, dove è presente un’area dedicata ai birrifici artigianali. Dopo essermi fermato a bere e a chiacchierare presso gli stand dei birrifici Beerserk, La Mata e Claterna, riparto senza tappe intermedie alla volta di Ca’ del Brado, che proprio in quei giorni sta organizzando la prima edizione del festival Farmhouse Pride.
L’evento è molto interessante e frequentato, nonostante sia dedicato a uno stile birrario piuttosto di nicchia in Italia. Ci sono sia produttori nostrani (Bellazzi, Birrifici Italiano, Birrificio Rurale, Brasseria della Fonte, Cantina Errante, Klanbarrique, Menaresta, Opperbacco, Podere la Berta, Sièman) che stranieri (Rulles, Thiriez, Brasserie Au Baron) e la scelta delle birre è davvero ampia e variegata. Essendo un amante delle Saison più classiche mi concentro su queste e comincio dalla Jana di Bellazzi, passo alla luppolata Etoile du Nord di Thiriez e infine concludo con la Nessun Dorma, la Vieille Saison dei padroni di casa.
Da lì in poi è un susseguirsi di stili e sapori differenti tra birre acide, spontanee e barricate. Tra tutte quella che mi ha colpito maggiormente è stata la Frustòn, una collaborazione tra Ca’ del Brado e i francesi di La Malpolon, presentata proprio in occasione del festival. La birra mi ha ricordato subito la Duchesse de Bourgogne per le sue note acetiche, il suo colore rosso borgogna e le note di marasca, frutta secca e spezie; nonostante la sua complessità tuttavia risulta una birra di facile beva, complice anche la ridotta carbonazione. Il Farmhouse Pride ha rappresentato un’ottima conclusione del mio tour, che mi ha restituito un po’ di pace dopo gli ultimi giorni di viaggio, faticosi soprattutto dal punto di vista emotivo.
Bravo Fabio Marrale.
La cronaca è molto bella.
Ma il valore vero, GRANDE, è quello dell’iniziativa: encomiabile.
Ancora uno: bravo!