Il 2024 è appena iniziato e c’è subito un nuovo allarme accise. Come prevedibile, infatti, la Legge di Bilancio non ha rinnovato lo sconto sulle imposte di produzione della birra stabilito inizialmente nel 2022 e poi prorogato lo scorso anno. Una circolare dell’Agenzia delle Dogane (qui in pdf) passata qualche giorno fa, infatti, ha ricordato che a partire dal primo gennaio l’aliquota di accisa è tornata a 2,99 euro per ettolitro per grado plato (lo scorso anno era 2,97 euro). È cambiato anche lo sconto per i piccoli birrifici indipendenti (produzione sotto i 10.000 hl annui), ora tornato al 40% dopo il 50% degli ultimi due anni. Particolarmente gravosa è poi la situazione per i birrifici con produzione superiore ai 10.000 hl annui, che non godranno più di alcuno sconto e saranno (follemente) equiparati ai produttori industriali (accisa a 2,99 euro senza alcuno sconto).
Dunque ci ritroviamo esattamente allo stesso punto di inizio 2023, quando il comparto dovette ringraziare il decreto Milleproroghe per vedere estesa la precedente disciplina delle accise. E anche questa volta l’ultimo appiglio è proprio il famigerato decreto, al quale ora sono appese le speranze delle associazioni di settore. Non è escluso che lo schema possa funzionare nuovamente, considerando il supporto che il Ministro Lollobrigida ha sempre espresso nei confronti del settore brassicolo. Purtroppo però si sta di anno in anno perdendo di vista il vero obiettivo: una riforma strutturale della disciplina delle accise, con un funzionamento a scaglioni come suggerito dall’Unione Europea e adottato da alcuni paesi, Francia in primis. Al momento però tutti gli auspici sono legati esclusivamente a una ennesima proroga, in perfetto stile italiano.