Come forse saprete, Israele è il paese che al momento è più avanti con le vaccinazioni: a metà febbraio la metà della popolazione aveva già ricevuto la prima dose, su un totale di 9 milioni di abitanti. Come riportato da Il Messaggero, il piano nazionale prevede anche il coinvolgimento di punti di vaccinazione “pop up” all’interno di bar e pub sparsi per la città di Tel Aviv, con l’obiettivo di convincere le fasce più giovani della popolazione a sottoporsi alla profilassi. Non è tutto, perché chi si vaccinerà riceverà un buono per un drink o una birra offerta dal locale: uno stratagemma con cui le istituzioni contano di aumentare sensibilmente il numero di vaccinati tra i giovani. Il coinvolgimento di pub e bar ha anche un valore simbolico, perché in condizioni normali Tel Aviv vanta una vita notturna molto vivace e l’obiettivo è poter tornare a esibirla come nel periodo precedente all’emergenza sanitaria.
Il concetto è ben riassunto dalle parole di Tomer Moore, presidente della Restaurateurs Stronger Together Association:
I ristoranti, le caffetterie e i bar sono chiusi da quasi un anno. Come parte significativa della vita quotidiana e della cultura culinaria della città, sentiamo molto la loro assenza. Vogliamo tutti tornare alla vita normale. Più saremo vaccinati, più saremo in grado di tornare alla normalità e riportare il cuore pulsante della città all’azione. La normalità è che dobbiamo andare tutti a farci vaccinare!
Parallelamente Israele sta portando avanti un progetto di riaperture solo per le persone vaccinate, certificate tramite un’applicazione. L’idea però sta anche incontrando forti critiche ed è fonte di confusione: secondo gli analisti gli stessi problemi saranno affrontati da tutti i paesi man mano che i piani vaccinali nazionali andranno avanti.