Cosa succederebbe se nella microflora del nostro intestino fosse presente un’alta percentuale di Saccharomyces cerevisiae? Probabilmente che cominceremmo a produrre birra. Quella che sembra un semplice boutade è invece un fatto di cronaca realmente accaduto e la vittima è un uomo di circa 40 anni del North Carolina. Tutto è cominciato quando è stato fermato dalla polizia stradale in stato di ebbrezza: l’uomo ha giurato di non aver bevuto bevande alcoliche, si è rifiutato di sottoporsi all’etilometro ed è stato portato in ospedale, dove è stato confermato un livello di alcol nel sangue superiore allo 0,2%. All’inizio anche i medici si sono rifiutati di credergli, ma poi, dopo numerose verifiche, è risultato che l’uomo è affetto dalla sindrome della fermentazione intestinale, che in inglese è conosciuta con un nome molto più ironico (“auto-brewery syndrome”). In poche parole la microflora del suo intestino è in grado di metabolizzare gli zuccheri e gli amidi attivando una fermentazione alcolica, esattamente come succede nella produzione brassicola. È in pratica un birrificio umano.
Come riportato dal Corriere della Sera, la causa della sindrome deriverebbe da una cura antibiotica risalente ad alcuni anni prima, che avrebbe modificato il microbioma intestinale dell’uomo favorendo in particolare lo sviluppo di due ceppi di lievito: un fungo non precisato e il celebre Saccharomyces cerevisiae. A quel punto è stato sottoposto a una terapia antifungina e probiotica che sembra aver risolto la situazione, tranne una momentanea ricaduta avvenuta a causa di un pasto a base di pizza e cola.
Strano caso ma interessante sotto il profilo medico.