Dopo il post di ieri sul concorso del GBBF oggi rimaniamo in tema e continuiamo a parlare di contest birrari. E tra le altre cose rimaniamo proprio a Londra, perché è nella capitale inglese che negli scorsi giorni sono stati svelati i risultati dell’International Beer Challenge, giunto quest’anno – se non erro – alla sua diciassettesima edizione. Solitamente le premiazioni si tenevano a luglio, ma quest’anno l’organizzazione ha spostato di un mese la cerimonia determinando una curiosa sovrapposizione con il Champion Beer of Britain del Camra, considerando anche che i due concorsi si tengono nella stessa città . Un colpo basso o una semplice coincidenza? Personalmente interessa poco saperlo e preferisco concentrarmi sui risultati, che anche quest’anno hanno premiato diversi birrifici italiani.
In particolare c’è da segnalare l’oro di Collesi con la sua Imper Ale Nera, che ha anche conquistato un bronzo con la Imper Ale Rossa. Ottimo anche il piazzamento della Quinn di Turbacci, che si è portata a casa un argento, mentre Doppio Malto ha ottenuto due bronzi con la Mahogany IPA e la Noel Blanche, così come Valscura con la sua Porter. Sei medaglie in tutto per i nostri microbirrifici rappresentano un bottino assai modesto, soprattutto se confrontato con quello dello scorso anno, quando le medaglie totali furono più di 20 (con 3 ori). Come consolazione (si fa per dire!) bisogna però registrare le medaglie di tanti prodotti industriali: l’argento della Moretti Grand Cru e i bronzi di Moretti Doppio Malto, Moretti La Rossa, Moretti Zero, Peroni, Peroni Doppio Malto, Peroni Peroncino, Peroni Rossa e una curiosa Theresianer Unfiltered IPA. Brividi…
Per completezza ricordo che l’International Beer Challenge è un concorso molto “particolare”. In primis perché le medaglie totali assegnate sono ben 283 su un numero imprecisato di partecipanti, che solo in un secondo tempo saranno scremate per decretare i vincitori assoluti di ogni categoria. È un meccanismo arzigogolato e senza una chiara logica, ma che permette agli organizzatori di fare felici molti dei partecipanti, che si ritroveranno comunque premiati prima della scrematura finale. In secondo luogo è un concorso nel quale convivono birre industriali e artigianali: questo non capita di rado nei contest internazionali, ma in questo caso la presenza dei prodotti delle multinazionali raggiunge una densità considerevole – e fastidiosa, aggiungerei. Prendete il caso italiano: hanno ottenuto medaglie più birre industriali che artigianali, nonostante siano state valutate insieme in categorie che non facevano distinzione tra la loro natura.
È dunque chiaro che alla luce di queste valutazioni l’autorevolezza di un simile concorso ne esce decisamente ridimensionata. Un altro aspetto che lascia piuttosto interdetti è la ripetitività dei nomi dei birrifici premiati da edizione a edizione. Ogni anno sembra di leggere sempre le stesse classifiche, magari modificate nell’ordine delle birre premiate, però essenzialmente simili. I birrifici italiani a medaglia sono sempre gli stessi, ma il discorso si può estendere anche a quelli stranieri, industriali o artigianali che siano. Tutta lo logica dell’International Beer Challenge non ha alcun senso per me, sempre che l’obiettivo ultimo sia la consacrazione di birre particolarmente buone. Queste incoerenze però mi rendono ormai molto scettico al riguardo.
Per carità , sfogliando l’elenco dei vincitori si trovano anche nomi molto quotati, come Thornbridge, Harveys, Crouch Vale, O’Hanlon’s o il brasiliano Bamberg. Tuttavia l’incredibile numero di industriali e gli aspetti sopra menzionati non possono non lasciare interdetti di fronte a questi risultati.
A ogni modo mettiamo in cascina anche queste medaglie internazionali per l’Italia brassicola e andiamo avanti. Ma dubito che tornerò a parlare di un concorso del genere.
meccanismo assolutamente cervellotico…
Se hanno premiato Peroni, a meno che la categoria fosse “Anticalcare”, questo concorso non ha alcuna credibilità .
Fossi un birrificio artigianale italiano avrei vergogna a presentarmi, anche se sono categorie separate…..
D’accordo con te. Ma ho l’impressione che su questo punto i birrai siano molto meno intransigenti rispetto al popolo degli appassionati.