Oggi, giovedì 2 agosto, è l’Ipa Day, cioè la giornata internazionale dedicata allo stile delle India Pale Ale. Si tratta della seconda edizione dell’evento, nato lo scorso anno nella comunità degli appassionati americani e subito accolto con entusiasmo dai movimenti birrari di tutto il mondo. Ma non da me. Proprio così, a me questa storia dell’Ipa Day non va giù. Lungi da me fare il bastian contrario o pormi in modo snob rispetto a questa iniziativa, il problema è che veramente non ne capisco il senso. Nel 2011 l’ho accettata facendo buon viso a cattivo gioco, ma quest’anno veramente non riesco ad assecondarla senza esprimere le mie perplessità, che vado subito a spiegare.
Perché mai dovremmo dedicare una giornata allo stile birrario più diffuso al mondo? Eventi come questo dovrebbero servire a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su tematiche importanti. Come ad esempio, rimanendo nel nostro settore, su stili birrari a rischio di estinzione. Invece si celebra una tipologia che possiamo trovare ovunque e che in talune realtà è diventata a dir poco inflazionata. Se giro tra pub e beershop romani – ma il discorso può tranquillamente essere esteso anche ad altri contesti – trovo un’infinità di Ipa e loro derivate, che praticamente monopolizzano spine e scaffali a discapito di altri stili. Si sente veramente la necessità di puntare ulteriormente i riflettori su birre tanto diffuse?
Negli ultimi giorni avevo il timore che questo mio prurito dipendesse da un atteggiamento inconsciamente un po’ snob. Per fortuna non solo l’unico a pensarla in questo modo, visto che anche Erik Lars Myers sul suo Top Fermented esprime concetti analoghi. Ecco qualche passaggio che racchiude il senso del discorso:
IPA? Veramente? Lo stile più venduto in assoluto nel mondo della birra artigianale? Ogni maledetto giorno è un Ipa day. Non necessita di una celebrazione apposita. […] Perché non celebriamo uno stile che ha realmente bisogno di un po’ più di attenzione? Bitter! Bock! Pilsener! (parlando di uno stile sottovalutato) Schwarzbier! Vienna Lager! Baltic Porter! Qualsiasi altro che non sia IPA!
E il punto è proprio questo. Non sarebbe più sensato dedicare una giornata internazionale a uno stile poco diffuso? Oppure, invertendo il discorso, non è superfluo e ridondante dedicare una celebrazione al più dominante stile della rivoluzione artigianale? O ancora, non si potrebbe per un giorno sacrificare la promozione delle Ipa a favore di tutti gli altri stili?
Ecco, l’ultima domanda mi sembra interessante. Perché invece di un Ipa Day non organizziamo un No Ipa Day? Una giornata in cui i riflettori sono puntati su tutti gli altri stili, dove per una volta la proporzione tra Ipa e le altre decine di tipologie torna a essere equilibrata?
A questo punto penserete che ce l’ho a morte con le Ipa, ma una simile conclusione non ha alcun senso. Evito sempre di ragionare per compartimenti stagni, figuriamoci se posso vestire i panni dell’ultrà o del detrattore di uno stile birrario. La birra buona mi piace tutta, non ho uno stile preferito, ma proprio per questa ragione mi preoccupa vedere una tipologia dominare su tutte le altre. Soprattutto quando il sottotitolo di un evento come l’Ipa Day diventa “La celebrazione universale della birra artigianale”.
Celebrazione universale della birra artigianale? Come sarebbe a dire? Le Ipa rappresentano solo uno stile birrario, uno dei tantissimi che contribuiscono alla fantastica ricchezza della birra artigianale. Se la si vuole celebrare nel giusto modo, avrebbe più senso organizzare un Craft Beer Day, o un Good Beer Day, oppure un Better Beer Day. Ma investire un solo stile del ruolo di ambasciatore unico e universale della cultura birraria è secondo me molto pericoloso, e sicuramente fuorviante.
Così rilancio la provocazione del No Ipa Day, che vi spiego come funziona:
- Se avete un pub, per un giorno non attaccate alle vostre spine neanche un’Ipa.
- Se avete un beershop, per un giorno lasciate gli scaffali più in bella vista a stili che non siano Ipa e derivate.
- Se siete un’associazione, organizzate in questo giorno delle degustazioni per dare il giusto lustro a stili trascurati.
- Se siete dei consumatori, solo per oggi evitate di bere una Ipa.
Vi piace come proposta? Quanti sarebbero disposti ad aderire?
P.S. Sia chiaro che stasera già mi vedo con un bel bicchiere di Ipa in mano 🙂 .
La migliore celebrazione del NoIpaDay l’hanno già fatta a febbraio i giudici di birra dell’Anno, non assegnando la medaglia d’oro nella categoria.
Un segnale che nessuno ha colto come doveva.
Ahahah giusto
Boh io l’ho trovata una cazzata non assegnare la medaglia d’oro nella categoria… molti a mio avviso erano piu’ che meritevoli…
Nomi…nomi…
in verità lo hanno fatto anche per altri stili.
Più che altro l’ #ipaday è significativo per gli usa in quanto è lo stile che ha definitivamente fatto emergere la craft beer. Altri stili come le pale ale, lager o stout sono sempre stati relativamente diffusi e solo recentemente le ipa hanno superato le apa come vendita. Non mi ricordo invece se sono riusciti a superare le (craft) lager.
Se si vede dal punto di vista della situazione romana invece sono d’accordo 😀
Sì beh è una constatazione che parte dall’analisi locale, anche se il post che ho citato dimostra che il nostro non è un caso esclusivo.
A parte lo Stout Day, quali altre giornate celebrative esistono?
A parte lo stoutday effettivamente non ne ricordo altri. Mi sembra ce ne sia stato uno generico dedicato alla birra craft, ma potrei sbagliarmi.
#stoutday che invece al nostro movimento farebbe anche bene.
Va pure detto che un eventuale #schwarzbierday (o similari) potrebbe avere pochi aderenti per mancanza di materia prima
Viva le manifestazioni come il PILS PRIDE!!!
Vuoi dire che mi stai consigliando di non aprire la prima bottiglia della mia prima creazione?? La N1??? ;(
Le proprie birre non contano 😉
Prendiamola all’opposto, di vere espressioni di IPA come da origini (equilibrate e non solo amare…) non ce ne sono poi cosi’ tante…
Discorso che sollevai lo scorso anno in occasione della medesima celebrazione. Quest’anno mi sento più polemico 😛
Assolutamente d’accordo.
Ci piaci così, battagliero e propositivo! D’accordissimo con te!
Facciamo i Mild Ales Day!
In realtà il Camra organizza già il mese delle Mild! Non lo sapevo…
http://www.camra.org.uk/mildmonth
Però se volessimo fare una cosa del genere dovremmo centrarci su quello che vogliamo promuovere e non su quello che vogliamo “screditare”.
Il “No Ipa Day” pone sempre l attenzione sulle Ipa, l’evento dovrebbe essere “Craft Beer Day” e poi al max hai solo un Ipa.
Il “No Ipa Day” taglia fuori un sacco di gente che si sta avvicinando al mondo artigianale grazie alle Ipa, se gli dici che non ci sono non vengono neanche, allora fai un Craft Day dove verranno anche gli amanti delle Ipa, ai quali poi farai provare tutti gli altri stili favolosi, così inizia a farsi una cultura.
E comunque il succo è che basare il nome di un evento su quello che non ci sarà non è il massimo, meglio puntare sulle grandi cose che promuoverai.
bye
Sì, come ho scritto è ovviamente una provocazione.
Comunque occhio a pensare che i clienti non vengono perché non ci sono Ipa: è proprio il pensiero sbagliato che ha spinto il mercato romano (e non solo) in una certa direzione.
al momento la parolina “ipa” è un grimaldello di marketing fenomenale. dal punto di vista delle comunicazione è un “teaser” in grado di richiamare l’attenzione. se si vuol comunicare questo mondo in zone dove ancora non ha preso, allora non fare l’ipaday equivale ad avere messi e non farlo giocare (vabbè facciamo più un giocatore-pippa ma che segna sempre, un inzaghi, toh).
altrimenti hai ragione, può essere un po’ stancante (io stesso ho un rapporto di amore/odio verso il genere).
ad esempio, personalmente avrei molto piacere che ci fosse un mercato genovese pieno di ipa. poi giuro che mugugno. ma almeno avrei un mercato 🙁
Sìsì, il mio riferimento è a coloro che a oggi entrano in un locale e chiedono Ipa, che di partenza si arenano su quello stile e se vuoi che allarghino le loro vedute, devi offrirgli un evento completo senza negargli alcun stile.Probabilmente, secondo me, i più esperti non hanno bisogno di un evento simile perchè passano da un tipo di birra ad un altro proprio per variare.
è un discorso un po’ complesso, che forse riguarda solo un tipo di bevitore che ancora deve saper apprezzare gli sltri stili, quindi che di strada ne ha da fare, diciamo.
Ciao!
Beh e’ un discorso generico che forse andrebbe allargato piu’ ai proprietari di pub/locali/beershop che dovrebbero orientare maggiormente la clientela…
Discorso che ho affrontato recentemente http://www.cronachedibirra.it/opinioni-e-tendenze/6088/sono-publican-ed-esercenti-i-responsabili-dellattuale-omologazione-birraria/
CONCORDO! E AGGIUNGO SECONDO VOI CHI AVREBBE IL CORAGGIO DI FARE UN KOLSCH DAY?
Vi segnalo invece che il 5 agosto si festeggia ormai dal 2007 l’International Beer Day, al quale partecipa anche il mio locale “Birre & Galupperie”. Ecco il sito ufficiale:
http://www.internationalbeerday.com/
E poi se si beve solo Buona BIRRA che ben vengano tutte le celebrazioni di questo mondo!
Buone Vacanze e salute e saluti
Paolo
Il punto, secondo me almeno per la realtà italiana, è che l’offerta che la stragrande maggiornanza dei pub commerciali hanno sempre dato negli anni passati è stata quella di Lager, birra d abbazia, bock… in sintesi birre tendenti al dolce (scusate le definizioni povere e approsimative ma è per far capire il concetto), fino a quando piano piano sono state introdotte le prima Ale, Apa e Ipa che sono state una ventata fresca di gusto e sapori mai trovati in una birra e che di conseguenza sono state uno sfogo e una novità per coloro che per anni hanno bevuto uno stile opposto.
è normale che oggi in molti tendano a bere Ipa, soprattutto chi si affaccia da poco in questo mondo e non ha mai bevuto una birra così amara, probabilemente se il tutto si fosse evoluto al contrario oggi avremmo avuto una bassa richiesta di Ipa e il “Tripel Day” chi lo sa.
Succede spesso che la gente che entra nel mio locale, anche di 25 anni, non abbia mai bevuto amaro, cioè per anni ha bevuto birre tendenti al dolce trascurando che lui in realtà ama le birre più amare; non vi dico quando gli faccio assaggiare 2/3 tipologie di birre che reazione ha quando beve una Apa o un Ipa…
Voglio dire, ad oggi la realtà romana/italiana è questa, nuovi amanti che si buttano sulle Ipa mai bevute prima, tanti beershop che danno solo Ipa…la scena italiana sta crescendo da poco, ma la fase di crescita potrà durare ancora anni e anni e sono pochissimi coloro che di Ipa ne hanno bevute tante e ora non ne possono più, sono stufi di queste Ipa e riapprezzano tutti gli altri stili. Prima che potremmo tirare su un serio No Ipa Day qui, secondo me ne passera di birra nei fegati…
Poi probabilmente consideriamo che le Ipa non sono forse solo una moda, ma sono buone e piacciono molto evidentemente.
Comunque per la cronaca io sono stufo delle Ipa 🙂
ciao!
Secondo me non è tanto un discorso di “amaro vs dolce” (rabbrividiamo), ma di un insieme di fattori:
le ipa sono sì amare, ma anche (relativamente) alcoliche e, nella concezione più recente, una bomba di facili sapori sparati violentemente dal bicchiere al palato. Non andrebbe sicuramente dimenticato che sono birre (sempre relativamente) rinfrescanti e che nonostante tutto sono facili da bere. Molte caratteristiche, tranne l’amarezza ovviamente, IMO si ritrovano nelle triple. E anche quest’ultime sono, o erano, molto apprezzate da una moltitudine di giuvincelli che si avvicinava alla birra di qualità prima dell’esplosione delle ipa.
Altrimenti dovremmo spiegare perché le APA (che fatte a dovere pure hanno un amaro da non sottovalutare) non hanno lo stesso successo, o perché invece sta emergendo molto lo stile delle imperial pils;stile che sinceramente somiglia più ad un ipa con nome diverso che a qualche lager più alcolica.
A parte questo non so se per gli operatori c’è un ritorno economico nello spingere questo stile o semplicemente assecondano la domanda.
Credo anche che difficilmente molti di coloro che attualmente sono fossilizzati sulle IPA passeranno ad altro. È più probabile che ritorneranno allo spritz o alla vodka economica passata la moda della birra artigianale.
Mai confondere (o peggio, sovrapporre) il pubblico delle IPA con quello delle Tripel.
Il secondo è molto peggio, ma più sano.
allora facciamo così…:
oggi celebriamo l’IPA day!! per buon volere degli americani e di tutto il mondo!!!
Domani celebreremo il NOIPADAY (a favore delle birre locali) come controtendenza alla globalizzazione della birra che in un certo senso le IPA hanno indotto.
Basta ragionare un attimo sullo scopo per cui la prima IPA fù creata ed il passo alla pastorizzazione come soluzione stabilizzante è breve, quindi, per farla corta, domani si bevono le due birrettine di casa…
-Royale Rocket – Progetto BeeRocket ft. Birra Del Borgo Bottega
-PiPPA – Birra Picena L.S. Styrian Golding ft. Birrificio IL Mastio
…per buon volere dell’ Andrea Turco beersnoob che è in noi!!!
Salute e Saluti!
P.S. in un anno ci sono ben 365 giorni ma maggio è il MILD MONTH per il resto rimangono 334 BEEEEEEEEEERDAY
La cosa peggiore per questi america #ipaday così 2.0 è dire loro che ti stai bevendo un Lambic De Cam del 2000 per aperitivo. Schiattate hop addicted 😉
Approvo la manifestazione,difatti adesso sto con una punta di hornbeer ipa…
Più che un IPA Day, piuttosto che uno Stout Day, Bitter Day o Pilsner Day, io proporrei un bel F*CA Day (o F*CK Day per essere più trasversale..). Per una sera, se avete un pub tenetelo chiuso, se avete un beershop chiudete un’ora prima, se avete un’associazione fregatevene, e se siete consumatori CONSUMATE!!
W LA F*CA, CHE SIA STOUT O CHE SIA IPA!!!
Ahahah grazie Frizz
Amen
Dall’alto del mio Eremo attuale quoto e straquoto Frizz!!
la pesantezza dell’ essere italiani. Malarazza
Spiega. Oppure taci.
minchia addirittura taci? 🙂
non ce l’avevo con te ma con il lamento perpetuo dell’italiano pseudofrick e malarazza. la provocazione ci può stare me far passare per modaiolo uno stile totale come quello dell’IPA è davvero troppo. ho letto addirittura qualcuno che inneggiava alle lambic in contrapposizione! ecco li mi sono cadute le palle degli occhi.
Ho risposto a tono con tono, semplice. Ora che hai spiegato il tuo pensiero si può discutere… mi sembra un po’ meglio come situazione 🙂
Non so cosa intendi per “stile totale”, ma ti assicuro che in certe realtà le Ipa sono modaiole, almeno quanto lo erano i Bacardi Breezer qualche anno fa. Con la differenza che questi ultimi erano nati proprio con quello scopo, mentre per la birra c’è tutto un mondo dietro che però rischia di restare nell’ombra.
ti parla uno non apprezza il vino e che è vissuto a prosciutto e birra.
vengo da una famiglia di distributori di birra e ho chiamato il mio cane Hacker 🙂
Apprezzo tutte gli stili di birra…TUTTI e considero l’IPA totale perchè è uno dei pochi stili che riesce a mostrare valentemente l’importanza di tutti i componenti utilizzati per creare la nostra amata Birra.
ora è un po’ di tempo che c’è del fighettume in giro. lo noto soprattutto fra i commercianti. se la credono troppo….tipico malarazzismo provinciale italiano cazzarola. ora dopo che per anni ci hanno massacrato le tedesche (non ho mai capito il perchè) adesso deve essere il turno delle IPA soltanto perchè li ha superati in ficaggine? 🙂
secondo me il massacro delle tedesche e lo snobbismo verso le ipa derivano da situazioni e persone diverse; forse giusto accomunati da una grande superficialità (incompetenza?) di fondo.
Per il rersto condivido l’analisi di Ricci verso le problematiche dello stile.
Andrea perdona se intervengo da niubbo completo nell’arena birraria più pettinata del momento ma leggevo il tuo post e i vari commenti e mi sono messo a considerare la cosa dal punto di vista della comunicazione. Così a occhio, mi sembra che voi che rappresentate la parte pi evoluta del mondo birraio e della comunicazione birraia italiana, dovreste cercare di avere un ruolo più di stimolo a conoscere che di boicottare qualcosa.
L’errore che anche nel vino si fa sempre è pensare che il mercato sia quello rappresentato da quell’insignificante nicchia di cui facciamo parte noi che ne sappiamo qualcosa quando invece è tutto il contrario. Le masse rappresentano la maggior parte del mercato del vino complessivo, la gente che gira per enoteche o cantine è un’infinitesima parte di quella che si approvvigiona a tavernello, sono numeri. Ora, immagino che per il mondo birraio la proporzione non sia molto differente. Sono molto d’accordo con tutto quello che ha scritto Gubbo12. Il fatto che vi sia un #ipaday è già qualcosa ed è la conseguenza del successo di quello stile nel mondo. Voglio dire, tecnicamente ha un senso.
Poi ci stanno tutti i ragionamenti conservatori e allo stesso tempo reazionari, il desiderio insomma di preservare il mercato (almeno quello italiano) degli early adopters da un’eccessiva contaminazione da questo stile preponderante ma se anche fosse quello il modo per avvicinare più gente a passare da una industriale da 33 ad una biccia più seria, perché no.
Insomma, penso che abbiate il compito e la responsabilità di diffondere anche cultura ma che dovreste farlo in modo propositivo e non passando per i boicottaggi che non vi portano nulla in più. Organizzate piuttosto voi molti festival alternativi o intere giornate se credete, solo essendo propositivi e aggiungendo anziché sottraendo secondo me potete conservare un ruolo prezioso nel mondo birraio, soprattutto nei confronti di chi vi si vuole avvicinare.
Io per dire son partito dalle Blanche e dalle Saison e le sto sviscerando piano piano e non ho mai bevuto un’ipa però mi avete fatto venire una curiosità tale che presto andrò a comprarmene una). Pensate sempre a chi è fuori del giro, il modo migliore per portarlo dentro è essere costruttivi e più cresce il movimento birraio e il numero di appassionati più ne ha da guadagnare la scena birraia italiana. Ecco, questo volevo dire.
Ciao, Fil.
Ciao Filippo, innanzitutto parlare di boicottaggio mi sembra un po’ esagerato, poiché il post è una semplice provocazione. Ho cercato di esporre i miei pensieri col massimo della cautela e il PS finale dovrebbe anche far capire il tipo di atteggiamento che ho rispetto alla questione.
Se mi segui da un po’, sai bene che non rientro nella cerchia dei beer snob che criticano senza proporre. Nel mio piccolo ho cercato (e sto cercando) anche io di promuovere la cultura della birra artigianale, ad esempio con un evento come la Settimana della Birra. Che, appunto, tende a celebrare la birra di qualità in quanto tale, senza limitarsi a uno stile o a una nazione in particolare.
Parlando con tanti appassionati di Roma, molti sono concordi nel sottolineare che il successo delle Ipa ha creato alcune aberrazioni, finendo per modificare profondamente l’offerta dei locali e la percezione dei consumatori. Vorrei poter fare un parallelo col mondo del vino, ma non capendoci niente, direi solo stupidaggini. Molti tra l’altro potrebbero pensare che le mie sono solo pippe mentali da beer geek, e forse hanno ragione, ma se non me le facessi, sicuramente non esisterebbe questo blog. E penso sempre che sia meglio porsi delle domande che subire passivamente l’evoluzione delle cose.
Credo che la grandezza della birra risieda nella sua cultura. Un tempo non si potevano far appassionare nuove leve senza far cultura, oggi la moda ha preso talmente piede che non è più indispensabile. Se però ami la birra devi chiederti quanto la sua cultura sia tutelata. E secondo me questo crescente dominio di Ipa e derivate comporta dei problemi, perché tende a ridurre l’accesso a tutta la ricchezza birraria del mondo. Le Ipa possono essere la porta d’ingresso per la cultura birraria? Benissimo, lo sono già adesso. Perché allora dare loro ulteriore risalto? Si vuole fare comunicazione oppure strizzare fino all’osso una presunta gallina dalle uova d’oro?
ti dico la mia
tu ragione velatamente da commerciante, e ci sta quello che dici. ci sarebbe da fare un’ipa-day al giorno se servisse a erodere mercato alle birracce a favore di uno stile che se ben fatto è un grande stile. questo porterebbe utili a tutto l’indotto
il punto è che nei commenti non ci trovi pro, ma bevitori. ed anche Andrea, forse perché nel mondo della birra al di fuori di chi produce e chi vende ci sono forse briciole per altri, ragiona più di fegato che di strategia
quella di Andrea è una bonaria provocazione. di suo fa già la settimana della birra artigianale, non lo si può tacciare di sfascismo. e dice una cosa molto semplice: che senso ha fare (o importare) la giornata dello stile più modaiolo del globo? è un po’ come se facessero il cabernet sauvignon day, solo che le IPA sono molto più modaiole. la cosa negli States può avere un senso celebrativo, nel senso che le A-IPA le hanno reinventate loro. ma, in ultima istanza, senza prenderci per i fondelli, l’intento è biecamente commerciale. nel tuo intervento parli di cultura, ma bisogna stare molto attenti a non confondere la cultura con il commercio. nell’IPA day di culturale c’è proprio poco a mio parere, anzi la moda delle IPA e dell’amaro amerciano sta purtroppo stroncando la varietò birraria soprattutto nei piccoli nuovi luoghi della birra artigianale, dove il gestore magari non è un espertone, i convertiti diventano subito degli hophead, i birrifici battono il ferro delle IPA finché è caldo ed ogni stile “eretico” presto tramonta
il boicottaggio lo prendo come una boutade, ma se è davvero la cultura birraria che sta a cuore, si faccia un Blonde/Pils/Bitter day
che bello che non hai mai provato una IPA cmq 😛
Grazie Ste, hai riassunto meglio di me i miei pensieri
in verità a me piaceva di più il tuo, io sono sempre grezzo, venale e terra a terra 😛
un discorso geek senza il beer:
l’#ipaday si appoggia a twitter, blogger, SN e viralità della rete, nulla vieta di promuovere anche domani la #giornatadellabirraallecastagne 😀
Ovviamente con l’#ipaday si vince facile. CMQ il concetto resta che oltre a saper fare ottima birra, sanno sfruttare bene anche la rete.
Visto che oggi è l’IPA DAy consiglio a tutti di provare una Worthington White Shield…l’unica vera IPA in bottiglia da provare in Italia..poi all’estero o in GB non so..illuminatemi voi grazie!!
Fatto qualche giorno fà!! Era prossima alla scadenza ma si difendeva molto bene!! Mi ha fatto venire una gran voglia di copiarla!!! Preferibile a molte A-Ipa e simili i.m.h.o
Andrea massima stima da parte mia, rispondevo a te in quanto autore del post ma parlavo in generale di atteggiamento del mondo birraio più colto (che ha così tante analogie con quelle della critica del vino fine anni ’90 o primi 2000, oggi è cambiato molto).
Bisogna aggiungere secondo me, non sottrarre, tutto qui.
Se domani – e rispondo anche a Stefano – ci fosse il cabernet sauvignon day, probabilmente non ci andrebbero gli enostrippati ma il pubblico del tavernello magari un giro ce lo farebbe e sarebbe un primo gradino di avvicinamento al vino. Che poi la base degli enostrippati (e dei birrofili) si sbatta ogni giorno per far conoscere quanto di buono e altro c’è in giro (e anche il cabernet, così come le ipa mi par di capire, può regalare grandissime gioie) è un altro discorso che però non vedo in conflitto col primo. C’è del commerciale nell’operazione ipaday? Belin, ovvio! La birra, così come il vino la si fa per venderla. La poesia ce la mettiamo noi ed è la parte che ci fa appassionare.
Ad ogni modo, son qui per leggere ed imparare, volevo solo dire che secondo me dovreste battervene un po’ più la ciolla degli eventi che non vi piacciono e di organizzare invece – così come fate – quelli che vi piacciono cercando di fare le cose più aperte possibile in modo da poter attrarre più appassionati e niubbi possibile.
Ciao, Fil.
In linea di massima ti do ragione, ma pensare che un evento del genere nasce dalla comunità per esaltare uno stile che sta togliendo spazio a tutti gli altri, non mi va giù. Il prossimo anno organizzerò un evento sportivo: si chiamerà Calcio Day e il sottotitolo sarà “La celebrazione universale del mondo dello sport”.
secondo me idealizzi un po’. l’IPA day quanti nuovi appassionati vuoi mai che attragga? non so come funziona nel vino, ma nella birra si risolverebbe che vai al pub e al posto di 1 IPA ne trovi 10, e nient’altro. bell’affare
mi sbaglierò, ma non vedo queste masse che di solito vanno in enoteca o farsi aperitivi che vanno a farsi di IPA. oltretutto è uno stile da geek, non è per nulla un birra grimaldello, assaggia e dimmi. alla fine sarebbe poco più di una scelta di singoli gestori. non è un festival e non crea nuove occasioni, è solo una trovata che si ripercuote sull’offerta in un dato giorno. qual è veramente il target?
negli States la questione è ben diversa, diverso il mercato, ben più diffuso l’uso e l’abuso dei sn, e concedimi su queste cose sono molto meno critici e più “entusiasti”, che per me a volte è sinonimo di rincoglioniti…
Ah, che palle la moderazione dei commenti! 🙂
Bell’articolo! Sono completamente d’accordo con te. Peccato che l’ho letto solo oggi e non ho potuto partecipare al No Ipa Day…va bè, allora oggi le IPA/APA le metto al doppio del prezzo ordinario 🙂
Nel mercato milanese della birra artigianale le ipa apa e simili, non sono assolutamente le birre più vendute.Vi posso dire dalla mia esperienza di proprietario di 7 locali, che le birre piu vendute sono le Blanche, weisse, pils,tripel,golden ale e belgian strong golden ale.
che era quello che succedeva a roma fino a 2/3 anni fa…
quello che non ho mai capito, antropologicamente parlando, è se a Roma la moda sia nata dai romani bevitori o dai romani pubbari
secondo me se a Roma qualcuno apre un locale chiamato No-IPA fa il botto
Credo che sia un po’ il problema della precedenza di nascita tra l’uovo e la gallina. Una volta però chi chiedeva la birra più forte era considerato uno sfascione, oggi chi chiede la birra più amara è considerato un imprescindibile fonte di sostentamento per il proprio business.
Ah, chiaramente se dovessi fare una birra da vendere a Roma, farei un’Ipa 😛
beh, parliamoci chiaro, la Spaceman è stata fatta apposta per il ricco mercato romano, e si sente (buonissima eh!)
però con qualche milione di abitante in giro, se sei capace di proporre, penso che ci possano essere altri stili in grado di raccogliere successo. d’altronde probabilmente il primo che messo sotto una IPA a Roma qualche anno fa gliel’avranno sputata in faccia i vari bevitori di Tennent’s
quello che a me pare invece un trend più generale è il successo crescente nel gusto medio delle birre amare, magari anche secche. ricordando che anche una Pils è amara (se è fatta bene). e che una birra amara può anche essere dolce. chi se la beve più una birra un po’ dolciona?
ricordando anche che il canale blanche/weisse, che amare non sono, lavora eccome
Beh come dicevo in un altro post, se anni fa tutti quelli che aprivano pub si fossero limitati a mettere su Tennent’s, Guinness e Slalom, oggi col cavolo che avremmo la possibilità di bere bene
Per la mia esperienza sono spesso i gestori dei pub che guidano i clienti nella scelta delle birra. Secondo me la moda delle ipa e apa è nata proprio da loro.
la penso esattamente come te. tant’è che se giri le nostre zone trovi pub completamente diversi nella personalità e nell’offerta, specchio di chi li gestisce
i clienti alla fine spesso li plasmi come la creta, posto che gli dai qualità, e si fidelizzano se vengono dalle industriali, che gli appassionati veri restano sempre una nicchia (per fortuna direi)
parlo da amante delle birre tradizionali, soprattutto quelle belghe.sono pienamente d’accordo sul no-ipa,anche se molte meritano.comunque questa politica contro le ipa sta diventando un modo per snobbare chi, per moda, si avvicina al meraviglioso mondo della birra artigianale.questo è lo stile che, ora come ora, fa quadrare i conti dei birrifici,pub,beer shop.e se questo e’ il prezzo da pagare per veder crescere questo movimento benvengano le ipa,io bevo il resto…
Curioso che quando il movimento era agli albori non c’era necessità di immolarsi a un solo stile per far quadrare i conti e ora che iniziano a girare un po’ di soldi non si possa fare business senza seguire la moda delle Ipa.
che poi, almeno dalle mie parti, non è assolutamente vero che c’è gente che si avvicina alla birra di qualità grazie alla moda delle IPA. ci si avvicina tipicamente con la “birra bionda”. POI, per moda, per le selezione del gestore che è un hophead, perché l’amaro dà dipendenza, scatta la scimmia del luppolo americano…
se la gente non bevesse IPA, berrebbe qualcos’altro, senza veder fallire birrifici. e ci sono tanti birrifici che fanno la loro fortuna azzeccando birre “semplici”, magari amare, ma ben fatto, che van via a litri. non risulta che il Birrificio Italiano o il Bi-Du siano sull’orlo della bancarotta perché non fanno IPA
No, ma è anche vero che sono due birrifici nati in un’altra epoca.
E comunque il discorso delle Ipa come stile “gateway” è solo un aspetto della questione.
boh, il Ducato non credo campi di sola IPA, per citarne di più recenti. Extraomnes mi pare venda come un matto e non credo abbia in cantiere una IPA
io credo che puntare tutto sulle IPA sia solo la stada più semplice (ma anche affollata…) per un birrificio giovane, e spesso è anche lo stile preferito dal birraio, e non c’è niente di male
io vedo piuttosto, già l’ho detto, una nuova forma di appiattimento del gusto, con le debite differenze rispetto alle lageracce industriali. e anche stavolta gli artefici sono chi il prodotto lo vende, non chi lo compra. troppo difficile far percepire una differenza abissale col prodotto industriale partendo da Pils o Belghe, troppo simili a una Moretti o a una Affligem. le IPA sono amare, sono riconoscibili, ci sono riusciti, han creato dipendenza, e cavallo che vince non si cambia
pure io farei una IPA se fossi un birraio, che mi piacciono. ma farei anche tanta altra roba. e forse non farei D-IPA per esempio, stile che nel 95% delle sue realizzazioni è organoletticamente una “forzatura”
Sì beh è come chi cura i palinsesti delle tv e si difende accusando gli utenti di volere pessimi programmi
Certo, ad averne di programmi pessimi come le Ipa 😛
che poi in Italia spesso IPA è un concetto flessibile che vuol dire “birra fatta con us 05, una carriola di luppoli americani, dalla gradazione imprecisata e che non è una stout”
Và, ma alla fine, per ‘sto IPA DAY c’è qualche sconto da qualche parte o no?
Io adoro le IPA, mi pare chiaro =)
Mi ricordo quando nel 2007 fummo i primi ad avere le Flying Dog e le Great Divide a Roma ed in Italia. Prima di INTERB e SAGA. Fresche cosi in europa non le ho mai piu bevute. Fu un periodo di flame totale alla Brasserie420. Andarono immediatamente a ruba, senza bisogno di spingerle o pubblicizzarle. Sinceramente erano quelle che economicamente mi convenivano proprio di meno, ma la gente ne beveva un sorso e rimanevano elettrizzati.
Per non parlare di quando importammo le Pizza Port e ci arrivarono dei fusti freschissimi al 420… Credo che le IPA hanno galvanizzato i bevitori Romani. C’è ancora molto pubblico da galvanizzare ma io sono contento di quello che le IPA hanno sacatenato negli avventori. Adesso sembra proprio che Roma stia prendendo una piega West Coast. Una piccola San Diego (brassicola) Italiana in West Coast Italy.
E devo ammettere che mi era gia stato profetizzato da Vince Marsaglia nel 2008, praticamente colui che ha reinventato le IPA nel West Coast USA e il bere bene a San Diego ormai +30anni fa. Quando venne a visitarmi a Roma mi disse che sembrava proprio che stessero accadendo le stesse cose che erano successe a SD ed era sicuro che negli anni ad avvenire le IPA sarebbero spopolate a Roma, coinvergendo tantissimi bevitori al bere bene.
Credo però che non c’è da creditare nessuno per questa piacevole reinassance Romana, le IPA semplicemente piacciono a tante persone.
Ho ovviamente i miei gusti e le mie preferenze, ma sono pro a qualsiasi cosa faccia bene al movimento e attragga attenzione al bere bene, che porti piu persone a bere artigianale. Quindi sono pro a tutte le iniziative di cui sopra, ma forse contro iniziative provocatorie, iniziative “anti”.
Anzi, piu che esserne contro, ne saro pacificamente non partecipante.
Beati a voi ventenni che adesso potete bere un’IPA da panico proprio sotto casa. Io sto lusso proprio non ce l’ho avuto!! =)
beh, quando parliamo di certi birrifici e certe IPAs secondo me il problema nemmeno si pone 😀
Hai ragione! Se fosse cosi Sarebbe proprio!!
Ma la differenza è che io non mi difendo affatto. E se veramente fossi io a scegliere i gusti dei miei clienti, e quindi a fare il mio “palinsesto” di conseguenza, sarei ben fiero che apprezzano tutti IPA!!
Ma non sento di potermene arrogare i crediti. Le IPA (e chi le fa sopratutto) meritano tutto il credito di piacere e coinvolgere cosi tanta gente.
=)
Comunque mi sembra che si stia perdendo il senso del discorso iniziale, che non è se le Ipa sono buone o meno, ma se è sensato o meno celebrarle con un evento apposito
“la provocazione ci può stare ma far passare per modaiolo uno stile totale come quello dell’IPA è davvero troppo.”
Totalmente daccordo!
Alessio docet.