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Un resoconto del Wild Festival Groningen, il paradiso delle fermentazioni miste e spontanee

Giunto alla sua quinta edizione, il Wild Festival Groningen è uno dei più interessanti appuntamenti dedicati alle fermentazioni miste e spontanee, sidro e vino. Si tiene ogni anno a ottobre nella graziosa città di Groningen, nel nord dei Paesi Bassi, ed è organizzato da Beerdome, uno dei siti di vendita di birra online più importanti a queste latitudini, Bierselect, un importatore di birra di Groningen, e The BoilerMaker Group, società organizzatrice di eventi. Il festival, come nelle edizioni precedenti, si è tenuto presso l’EM2, una bellissima location per eventi situata in un ex sito industriale a una ventina di minuti a piedi dal centro di Groningen. Avevo messo questo festival nel mirino da parecchio tempo, dato che offre la possibilità di degustare prodotti internazionali di difficile reperibilità.

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Il festival è stato organizzato in tre sessioni da quattro ore ciascuna, spalmate su due giorni di evento (venerdì e sabato). Ogni sessione aveva una line up di birre diverse, la stragrande maggioranza delle quali rientranti nelle tipologie a fermentazione mista e spontanea, sebbene non mancassero Imperial Stout, Barleywine e qualche IPA. Era altresì presente un angolo dedicato al vino e diversi produttori di sidro e mead (idromele). Ogni gettone (3,5 euro cadauno) dava diritto a una degustazione da 10 cl e i prodotti in mescita erano disponibili al costo di 1, 1,5 o 2 gettoni.

L’atmosfera del Wild Festival Groningen è risultata calda ma non caotica, grazie al format che ha permesso di dialogare comodamente con i birrai presenti e gli altri avventori. Le file di attesa sono state quasi del tutto inesistenti, se non in concomitanza con le varie aperture delle Jeroboam – uno dei momenti clou del festival. Il pubblico era composto per la maggior parte da avventori avvezzi a questo genere di prodotti (beerhunter, beergeek), provenienti da diverse parti del mondo (americani e cinesi su tutti), ma non mancavano appassionati di birra locali. Nonostante in principio vietati, qua e là spuntavano spontanei “bottle share” con birre da tutto il mondo.

In concomitanza del festival Groningen si è trasformata nella capitale delle fermentazioni spontanee. A latere del festival, infatti, vari locali e ristoranti della città hanno ospitato diversi “side event” dedicati all’abbinamento cibo-birra con degustazioni di prodotti ricercati, come quelli di Bofkont, Bokke e altri.

La line up della manifestazione, composta dalla bellezza di 31 produttori, è apparsa molto ricca e variegata. Sugli scudi vanno citati grandi classici come Cantillon e 3 Fontenein, il top dell’hype europeo del momento (Antidoot e il già citato Bofkont) ed eccellenze americane come Sante Adairius Rustic Ales e Private Press. Fra gli altri produttori presenti a questa edizione si sono segnalati i francesi di Levain e La Malpolon, il progetto Insight Cellars di Copenaghen (al suo ultimo festival dato che è stato dichiarato fallito pochi giorni fa), Cloudwater di Manchester, il birrificio brasiliano Spartacus, l’americano Dekkera, il norvegese Marlobobo (specializzato nella produzione di mead) e i belgi di Dust e Pellicle.

Restando invece alla scena locale dei Paesi Bassi, meritevoli di menzione sono stati Symbiose Brewing/Blending, l’emergente Henkebier e due birrifici originari di Groningen: Vandenbroek e Folkingebrew. Quest’ultimo, microbirrificio molto in crescita specializzato nella produzione di – a mio avviso – ottime IPA, era il produttore (insieme a Copenhagen Commons, marchio fratello di Insigh Cellars) rivestito del compito di dissetare gli avventori con prodotti diversi da sour e da fermentazioni  spontanee. Interessante anche lo spazio dedicato ai produttori emergenti più recenti, dove erano presenti gli olandesi di Bakkum, G3B e Elixer, i belgi di Duron e Onderkelder, i tedeschi di Moryson e gli americani di Conscious Ales.

Fra gli assaggi più interessanti segnalo la Arrow of Time, un eccellente blend di Saison di varie annate passate in botte di Sante Adairius Rustic Ales, la Kampot di Henkebier (Sour Beer con semi di pepe nero cambogiano), la BF Hold My Head (blend Solera invecchiato in botti di Vin Jaune) di Bakkum, l’Elevage MacVin di Levain e, fra i “pesi massimi”, una magnifica Ring of Splendors di Private Press (blend di 3 differenti Imperial Stout invecchiate rispettivamente in botti di Heaven Hill, Blantons and Woodford) e la Back&Future 1 dei brasiliani di Spartacus Brewing (Barrel Aged Stout con caffè e dulce de leche).

A mio parere il Wild Festival Groningen merita una promozione a pieni voti. Pur non essendo propriamente “economico”, scelta di birre, format e location sono di altissimo livello. A eccezione dei birrifici americani, che mostrano spesso una marcia in più con certe specialità brassicole, una menzione particolare va agli olandesi Henkbier e Bakkum – quest’ultimo di fatto è ancora un progetto homebrewed – di cui a mio parere sentiremo parlare nei prossimi anni. Aggiungo anche il piacere di essere tornato a Groningen, dove già ero stato in passato per la birra e che offre locali molto interessanti dal punto di vista birrario come Koffer, Mout e la recente taproom di BaxBier.

Niccolo' Querci
Niccolo' Querci
Bergamasco di nascita. Vive a Bruxelles dal 2011 dove si occupa di fondi europei. Ha ottenuto la qualifica di Beer Sommelier presso la Beer Academy di Londra, ha scritto una guida birraria su Bruxelles ed è membro della British Guild of Beer Writers. Ama girovagare per il Belgio e per l'Europa per scoprire nuovi birrifici e nuove birre. Ha una predilezione per le Saison e una venerazione per la birra trappista Orval.

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