Molti appassionati italiani stanno aspettando con trepidazione l’arrivo del weekend, quando a Firenze andrà in scena il festival legato a Birraio dell’anno, il concorso indetto da Fermento Birra che ogni anno incorona il miglior produttore dei precedenti dodici mesi. Dopo la pausa del 2021, quest’anno torna l’appuntamento con Birraio emergente, premio collaterale chiaramente dedicato ai “giovani” birrai (le virgolette sono d’obbligo e più avanti capirete perché). Questo riconoscimento, sebbene di minore importanza, è secondo noi quasi più interessante perché permette di conoscere nomi validi e poco consolidati nell’ambiente invece di concentrarsi sui soliti 20-30 professionisti – quelli cioè che ogni edizione tornano in finale a Birraio dell’anno, con poche variazioni di volta in volta. A questo aggiungete che mai come questa volta gli esiti di Birraio emergente sono in bilico: i cinque finalisti partono tutti con identiche aspettative ed è difficile lanciarsi in previsioni. Per questa ragione, come ormai tradizione, abbiamo deciso di raccontare chi sono e qual è la loro filosofia produttiva.
Lorenzo Beghelli (Muttnik)
Come talvolta accade nel concorso di Fermento Birra, può succedere che un candidato a Birraio emergente non sia così “emergente”, almeno in termini di militanza nell’ambiente. Lorenzo Beghelli è una vecchia conoscenza del mondo della birra artigianale italiana, tanto che gli appassionati più attempati come il sottoscritto lo ricorderanno con lo pseudonimo “Biffero” – erano i tempi dei newsgroup, roba di un’altra era di Internet. Dopo tanti anni passati a coltivare la propria passione, nel 2016 finalmente lanciò il suo marchio Birra Muttnik, incentrando tutta l’identità visiva su un tema molto originale: i cani spaziali, che scrissero una parte importante della storia dell’esplorazione del cosmo. Ma se Birra Muttnik ha aperto cinque anni fa, come fa Lorenzo a essere candidato a Birraio emergente? Domanda lecita, che ci permette di approfondire un punto del regolamento: per la partecipazione al premio il conteggio esclude gli anni passati alla guida di una beer firm. Birra Muttnik è infatti diventato produttore a tutti gli effetti all’inizio del 2019, peraltro con un’operazione inconsueta che ha previsto l’acquisizione delle quote del birrificio Opera. Comunque già come beer firmer Lorenzo Beghelli aveva subito dimostrato un grande talento, che è riuscito a evidenziare ancora meglio nell’ultimo biennio. La sua è una candidatura molto forte.
Luca Dalla Torre (Bondai)
Come Lorenzo Beghelli, anche Luca Dalla Torre del birrificio Bondai proviene da una lunga carriera come homebrewer, durante la quale ha ottenuto riconoscimenti in numerosi concorsi a tema. Nel suo curriculum c’è anche la partecipazione al Corso in tecnologia della birra all’Università di Udine, tenuto dal mitico Prof. Buiatti. Nel 2020 è arrivato il momento del grande salto: Luca ha aperto il suo birrificio Bondai nel piccolo comune di Sutrio, situato alle pendici delle Alpi Carniche, in Friuli. Nonostante il periodo non fortunato per iniziare un’avventura del genere, Luca Dalla Torre è riuscito a imporsi all’attenzione degli appassionati e degli operatori del settore, sfruttando al meglio le poche possibilità concesse dall’ultimo biennio. Segno che alla base c’è un progetto serio e solido, destinato a far parlare di sé nel prossimo futuro. Magari già a partire da sabato pomeriggio.
Francesco Goretta (Malcantone)
Il birrificio Malcantone (sito web) rientra di diritto nella new wave di birrifici italiani ossessionati (in senso positivo) dalle tradizioni brassicole europee. La sua gamma si compone infatti di una miriade di basse fermentazioni e tipologie ispirate alla cultura birraria tedesca – rari sono gli sconfinamenti verso stili luppolati – tutte accomunate da un livello qualitativo eccellente. Il merito è chiaramente da ascrivere al birraio Francesco Goretta, pugliese di nascita e ormai bolognese d’adozione, che vanta una lunghissima esperienza come homebrewer e un diploma come Birraio Artigiano. La sua scelta apparentemente anti-commerciale si è rivelata al contrario molto azzeccata, perché ha coinciso con il rinnovato interesse italiano per le Lager. La sua filosofia produttiva è guidata dall’intenzione di replicare gli stili tradizionali con grande attenzione ai particolari, riuscendo contemporaneamente a realizzare birre di grande personalità. Attenzione perché potrebbe essere proprio lui il vincitore finale.
Eva Pagani e Nicola Lunardi (Busa dei Briganti)
Di tutti i finalisti a Birraio emergente, Busa dei Briganti è probabilmente al momento il progetto più solido. Produttore agricolo, impianto con sala cottura da 12 hl e un grande locale a Padova, dove è anche possibile mangiare molto bene. E soprattutto una coppia di birrai molto affiatati, Eva Pagani e Nicola Lunardi, che interpretano il loro ruolo dimostrando grandi capacità e una lodevole devozione alla causa. Curiosamente però l’evoluzione di Busa dei Briganti è stato molto simile a quella di Muttnik: nacque nel 2016 come semplice beer firm, per poi acquisire lo status di birrificio tre anni dopo. È dunque una realtà al pieno delle sue potenzialità solo dal 2019, tuttavia è riuscita a imporsi sin da subito per un’identità ben sviluppata e una gamma di birre di ottimo livello. In aggiunta la sua buona distribuzione sul territorio nazionale potrebbe valergli la vittoria finale.
Daniele Menin (Torre Mozza)
Restiamo in Veneto per presentare l’ultimo candidato a Birraio emergente, cioè Daniele Menin di Torre Mozza (sito web). A nostro avviso anche lui può essere inserito nel novero di coloro che hanno deciso di seguire fedelmente gli stili tradizionali europei, sebbene rispetto a Francesco Goretta mostri una maggiore apertura alle diverse culture brassicole, tuttavia con una predilezione per quella anglosassone: nella sua gamma figurano Old Ale, Strong Ale, Pale Ale, Mild, Foreign Extra Stout, Golden Ale, ma anche IPA (inglesi e americane) e alte e basse fermentazioni di stampo tedesco (Rauch, Keller, Weisse). Sin dagli esordi (cominciati nel 2017 come beer firmer), Daniele ha dimostrato capacità non comuni nella sua professione, conquistando da subito le attenzioni del settore. Un’ottima dote di partenza, che sabato potrebbe acquistare ulteriore valore.
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