Nel fine settimana sono stati resi noti i risultati del World Beer Cup, una delle più importanti competizioni birrarie al mondo. L’edizione del 2010 ha registrato la partecipazione di ben 3.330 produzioni da 44 diversi paesi, divise in categorie di appartenenza redatte sulla base delle linee guida della Brewers Association, l’associazione americana che organizza l’evento. Ebbene, l’Italia ha ottenuto un grandissimo risultato, essendo riuscita a piazzare la Vùdù del Birrificio Italiano al primo posto tra le German-Style Dark Wheat Ale, meglio conosciute come Dunkel Weizen, birre di frumento scure tipiche della Germania.
Al fantastico exploit del Birrificio Italiano bisogna aggiungere la medaglia d’argento ottenuta dalla Via Emilia del Birrificio del Ducato, produttore ormai abituato a raccogliere successi nei vari concorsi internazionali. Curiosamente, la Via Emilia non è stata inserita tra le Pils, come ci si sarebbe aspettato, ma tra le Keller/Zwickel… scelta particolare, anche perché i due stili hanno caratteristiche piuttosto diverse e bevendo la Via Emilia l’associazione naturale è con le Pils, non certo con le Keller. Al di là di questo dettaglio, non resta che fare i complimenti ai due produttori per il successo ottenuto.
Per il resto le classifiche (qui nel dettaglio) sono un trionfo di birrifici statunitensi, onnipresenti soprattutto per il fatto di giocare in casa. La stragrande maggioranza dei premiati sono nomi poco o per niente conosciuti in Europa, anche se non mancano aziende più famose. Ecco che spulciando la lista si incontrano allora birrifici come Brooklyn Brewery, Great Divide, Rogue, Dogfish Head, Flying Dog, Port Brewing, ecc. Si riscontra un dominio americano anche in stili di tradizione strettamente europea, spiegabile dal dato di birre statunitensi iscritte: ben 2.371.
Tuttavia non mancano certo birrifici stranieri premiati con piazzamenti di prestigio. Bisogna quindi citare il primo posto della Hardcore IPA (Brewdog) nell’affollata categoria delle Imperial IPA, la seconda piazza dell’inglese Thornbridge con la sua Bracia al miele, le tre medaglie della danese Nørrebro, il bronzo della Plain Porter dell’irlandese Porterhouse, la doppietta di Boon tra le Belgian-Style Sour Ale. Interessantissima la conferma del belga The Musketeers, che dopo aver trionfato qualche giorno fa allo Zythos Bier Festival, ottiene una medaglia d’oro con la Troubadour Blond.
Spulciando tutti i risultati, non può passare inosservato che tra i vari piazzamenti compaiono anche diverse produzioni delle multinazionali del settore, coma Carlsberg, MillerCoors, AB-Inbev, ecc. E’ una caratteristica da sempre presente al World Beer Cup, dove perciò i giudici sono chiamati a esprimersi tanto su prodotti artigianali, quanto su quelli industriali. Come poi questi ultimi in diversi casi riescano anche ad ottenere risultati importanti è un mistero…
Proprio per la natura “aperta” del concorso, i premi generali sono divisi in base alla dimensione dell’azienda. Sono stati eletti quindi 3 “birrifici dell’anno” – Asia Pacific Breweries (grande), Firestone (medio) e Ballast Point (piccolo) – e 2 “brewpub dell’anno” – Iron Hill (grande) e Devils Backbone (piccolo).
Per chiudere, il sito Craftbeer riporta alcune statistiche interessanti, che offrono indicazioni interessanti per capire i trend del movimento brassicolo americano. Ecco alcuni dati, a voi le conclusioni:
- 37 birre iscritte in media per ogni categoria.
- La categoria con il maggior numero di birre iscritte è stata quella delle Wood and Barrel-Aged Strong Beer (113), seguita dalle Herb and Spice Beer or Chocolate Beer (108).
- Le quattro diverse categorie destinate alle birre acide hanno registrato un numero di birre quasi doppio rispetto al 2009.
- Sono quasi raddoppiate anche le categorie dedicate alle birre al caffè e alle Baltic Porter.
- Categorie quali American IPA e Imperial IPA hanno confermato la loro costante crescita.
LA MIA AMATA VUDU MEDAGLIA D’ORO!!!!!!!!! GRANDE AGOSTINO!!
Abbiamo iscritto la Viaemilia nelle Keller lager (cioè lager non filtrate) e non nelle pils perchè non è filtrata, infatti all’edizione del 2008 la iscrissi nelle German Style Pilsner e dalle schede dei giudici scoprii che venne subito scartata perchè all’aspetto visivo non risultava brillante.
Anche la Tipopils, tra l’altro, era iscritta nella stessa categoria, così come la Viaemilia lo era in quella stessa (Kellerpils) dell’European Beer Star 2009 dove la Tipopils vinse il bronzo.
Capisco la motivazione portata qua da Giovanni Campari, però rimane il fatto che ha vinto in una categoria non sua.
Poi, a mio avviso è un ottimo prodotto, però boh, mi rimane un po’ di perplessità sia per la scelta della categoria, sia per i giudici che non hanno capito cosa si trovavano esattamente tra le mani.
@Davide
Più che ai giudici, la responsabilità credo sia da imputare all’impianto organizzativo del concorso, evidentemente legato in modo troppo rigido ad alcune linee guida imposte per catalogare le birre.
Considerare Keller una Pils solo perché non filtrata ha poco senso, soprattutto perché si trascura completamente la natura e i caratteri originali di Keller e Zwickel
Ovviamente questo nulla toglie al risultato ottenuto dal Ducato, che si conferma tra i migliori produttori nazionali
http://www.brewersassociation.org/attachments/0000/2207/BA_Beer_Style_2010.pdf
pag. 20
sia le german che bohemian style pilsners hanno come linne guida il fatto che debbano essere limpide; in entrambe non si accenna a dry-hopping.
pag. 22
keller/zwickl accettano un leggero livello di opalescenza (eventualmente anche limpidezza – da collegare a un lungo periodo di maturazione); accettato inoltre anche l’utilizzo di dry-hopping.
a me l’iscrizione nella categoria pare centrata (sia per Viaemilia che per Tipopils)
ma sosprattutto: meno pippe no eh?
@Andrea
Alla fine la vedo come te, non volevo certo fare una polemica diretta con Giovanni e i suoi prodotti che ho sempre apprezzato e bevo sempre con piacere.
I complimenti sono d’obbligo, si capisce.
Ragionavo piuttosto sulla struttura di un concorso e su quanta affidabilità si possa dare a un evento così organizzato. Fermo restando che i concorsi spesso sono più colore che sostanza..
@Davide
No certo ci mancherebbe. Sull’affidabilità poco da dire, credo che da quel punto di vista cambi poco la categoria di appartenenza
Io non vedo troppo scandalo nella “categoria”, tra l’altro proprio qui ci si chiedeva fino a che punto avesse senso perdersi in categorie e denominazioni.
La categoria zwickel tra l’altro in Italia è quasi sconosciuta e “perfetta” (in questo caso), perché non ha altre connotazioni specifiche che non siano la mancata filtratura del prodotto.
Quoto in pieno le parole di leo e aggiungo anche che se qualcuno prima di parlare ragionasse sarebbe molto meglio…leggete un attimo cosa viene detto nel bjcp per una pils e una zwikel e poi parlate..in Italia di zwikel tedesche VERE se ne trovano pochissime e quindi il pensiero porta alle keller che sono tendenti al dolce..la nota secca,Piu o meno marchata, in una zwichel sono caratteristica classica.quindi ritrovo in pieno sia la tipopils che la via emilia..stracomplimenti sia a Ago che a Gio..e per riquotare un pensiero saggio..meno pippe no eh?!?
@LoSte
Complimenti per i toni rilassati, qui magari c’è chi si fa le pippe mentali, ma anche chi se la prende un po’ troppo sul personale discutendo di birra… chissà allora chi è che dovrebbe ragionare prima di parlare…
Passando dalla forma alla sostanza, il bjcp per me non è la Bibbia, così come non lo sono le linee guida della BA. Tipopils e Via Emilia sono sempre state considerate da tutti delle Pils, poi se il World Beer Cup si basa su criteri assurdi per catalogare le birre (di esempi ce ne sono a bizzeffe) il problema forse è del concorso. Comunque per la precisione la categoria era una sola: Keller/Zwickel
Rilassato e delicato come mi piace essere grazie…la cosa è diversa..non me ne frega niente ne del bjcp ne di altro..ma se vogliamo fare i precisi su quello che è o non è facciamolo in tutto e per tutto non solo su quello che ci fa piacere..quindi cerchiamo di essere felici per il lavoro svolto da un grandissimo birrificio italiano…categorie..stili..ma sti caxxi..ha vinto!tanto di cappello!
@LoSte
Eh sì, molto rilassato vedo. Ho difficoltà a capire dove non è stata espressa soddisfazione per i risultati, visto che qui leggo solo complimenti per i nostri due birrifici. Se poi si fa notare un dettaglio curioso – del tutto estraneo rispetto al valore delle medaglie ottenute – non ci vedo nulla di male.
Ho solo risposto tecnicamente al dettaglio curioso allora!tanto per semplificare se vai in Germania una pils non filtrata è denominata zwikel!in ogni caso..ok..mi sono già dilungato troppo..3 post per uno che non segue mai queste cose multimediali è fin troppo..
beh, anche a me la tipo è sempre sembrata una zwikel o similari
più che una pils. CMQ sono appunto “finezze”
@ Andrea: ok, ma senza scaldare i toni è vero che in Italia una zwickel non si sa manco cosa sia, e in effetti è comprensibile: persino le guide specializzate hanno difficoltà (Good Beer Guide to Germany: “unfiltered, bottom-fermented beer, so-named because of the zwickel (tap) used to draw the beer from the conditioning tank. Often, zwickel is simply one of a brewery’s beers that has been left unfiltered. Much more common in the south than in other parts of the country”, Steve Thomas), e ratebeer fa un bel calderone (zwickel-land-keller, a memoria). Il problema è che la zwickel è appunto un “non genere”, e quindi non facilmente identificabile come altre tipologie. Questo non implica che sia uguale alle classiche keller che si trovano in commercio in Italia. Come dicono in diversi (pur non condividendone i toni) una zwickel, tendenzialmente, è una pils non filtrata. Con la keller ha in comune la zona di produzione e la mancata filtratura. Al limite si potevano separare le zwickel dalle keller in due categorie distinte, ma lì il problema è a monte e per me di categorie ce ne sono già fin troppe in quel concorso. E d’altra parte su una rassegna americana è giusto che rispecchino con particolare accuratezza i generi e sottogeneri più praticati da quelle parti.
@Alessio
Ok che Zwickel e Keller sono “non stili”, ma considerare Keller una Pils non filtrata è come considerare Rauchbier qualsiasi birra che impiega un minimo di malti affumicati. Personalmente ho imparato che le Keller e le Zwickel sono birre ben definite, con caratteri specifici, non assimilabili a qualsiasi Lager non filtrata (benché lo siano, ovviamente). Fino ad oggi in molti hanno sempre considerato la Via Emilia e la Tipopils delle Pils, dopo tutto ci sarà un motivo…
Ah una domanda, senza alcuna malizia: dici che in Italia non esistono Zwickel, ma che invece siamo pieni di Keller. Quali sono queste Keller in commercio in Italia?
penso che sia solo per fare un esempio quindi nomino 2 tra le birre importate di media qualità:kulmbaker keller ovviamente di kulmbaker e norbertus keller importata da radeberger..se andiamo un pò sui microbirrifici st.georgen keller importata da bailoni…mentre per le zwikel c’ era naturtrub della hutt importata da beer concept ma non viene più importata..
“Pieni” è ovviamente una iperbole, riferita più alla facilità di accesso che alla varietà di prodotti, che resta relativamente scarsina (ma certo molto più che di zwickel) anche in posti più o meno specializzati. Come nomi ti farei i più ovvi più St. Georgen, come facile reperibilità, pure in botticella da 20 o 30 litri.
Facilità di accesso nel senso che qualunque locale di birra (tedesca, ma non solo) di solito ha una spina dedicata alla Keller, che pare pure essere una delle birre più vendute, secondo quanto mi dice chi gestisce questi posti.
@ LoSte: provate tutte nel locale dove ho lavoricchiato l’estate scorsa, uno dei soci era un fanatico di birra tedesca. Ce n’è pure qualche altra, credo sempre da Bailoni (tipo Ahornberger).
@Alessio
Mah sarà un discorso geografico e di distribuzione, da queste parti ad esempio è più semplice trovare Zwickel. Sempre che abbia senso distinguere i due stili in modo netto. Vabbè siamo finiti ampiamente OT…
Alessio fa male lavorare al Bock…strano che non so chi sei…
Se ho capito chi sei tu invece dovresti sapere chi sono, almeno di vista.
La Vudù è la mia birra preferita.
Appena posso andrò alla Ratera a frmene un tubo!.
Grazie Agostino!
Tra due anni ci andrai con la Prima,ok?
🙂
brilla l’italia che spilla… come dice un mio amico ristoratore!!! Bravi Agostino&co. e Giovanni&co. una conferma per la loro alta qualità!